Rivista Anarchica Online
Occhio al settarismo
Ho letto, con molto interesse, le pagine della rivista ("A" 210, 213) dedicate a due figure
rilevanti del pensiero
libertario, ovvero Andrea Caffi e F. Saverio Merlino. Non nego che le asserzioni e i principi del
"socialismo libertario" abbiano aperto una breccia nella mia
coscienza, per quanto già avvezza e sensibile a certe tematiche. Inoltre, dirimente è stata
la recensione-chiarificazione ("A" 213) di Giampiero Landi riguardo il libro di
Giampietro Berti su Merlino, specie dopo l'acquisto e la lettura di quello scritto (Francesco Saverio Merlino,
Dall'anarchismo socialista al socialismo liberale, ed. Franco Angeli, 1993). La sintesi delle
istanze libertarie con l'ethos sociale (uguaglianza e solidarietà) e la critica socialista al
capitalismo è quanto di meno lontano da una realizzabilità storica. Le sole pratiche libertarie
non sono
sufficienti a garantire una società futura migliore dell'attuale (cfr. Dizionario di sociologia, UTET, voce
"Autogestione"), come anche l'assolutizzazione dei principi (la tradizione insurrezionalista del socialismo
rivoluzionario e anarchico, il determinismo liberista e marxista). Il socialismo libertario mi piace proprio
per il suo spirito revisionista a sinistra e critico a destra, tuttavia alcuni
dubbi rimangono radicati e credo sia utile che io li esponga in modo tale che possano essere liberamente
dibattuti o affrontati su questa rivista. Quanto di settario ed elitario permane in questa dottrina una volta
scemata la critica radicale al sistema
borghese? E quanto di rivoluzionario? Noto, con non poco sgomento, una certa nostalgia in Caffi per certe
forme di associazionismo borghese, elitario e massonico, anche se riferiti ad un secolo (il XVIII) dove
determinate istanze erano sicuramente progressiste se non rivoluzionarie (v. "A" 210, pag. 53), ciò
ritengo sia
rivelatore di una matrice culturale tipica di chi ritiene che il libertario, individuo critico e progressista (e in
grado di autogestirsi in una società complessa) sia quello fornito di conoscenze e sensibilità
superiori alla media:
in definitiva una considerazione, forse, classista. Landi sostiene (v. "A" 213), a ragione, che nel libro di
Berti, già citato, si propugna una tesi volta a dimostrare
un Merlino della maturità moderato e ormai convinto dell'ineluttabilità di un sistema dove la
presenza delle idee
libertarie e socialiste si autodelimita alla mera difesa dagli inevitabili soprusi di chi detiene le leve del potere,
ma entro i crismi della legalità statuita. Sottace, invece, sul termine "settario", largamente usato da Berti
soprattutto in merito alla mai del tutto rinnegata matrice fideistico-anarchica dell'avvocato napoletano.
C'è
molto di settario nel movimento anarchico e nella prassi e propositi che ne derivano: se essere anarchici
significa appartenere a un gruppo di persone che professano una particolare dottrina politica in contrasto con
quella maggioritaria, crogiolandosi masochisticamente nella consapevolezza della propria marginalità,
non
posso definirmi anarchico (ma neanche libertario e socialista settario). Credo che il socialismo libertario
debba maggiormente confrontarsi sulla valutazione empirica dei fatti sociali
e storici (una via già proficuamente adottata dal neoanarchismo), trovando giustificazione al proprio
ideale-speranza nelle rivendicazioni di maggiore giustizia, libertà e autogestione provenienti dalla base
delle
organizzazioni sociali e produttive e non (solo) dalle élites illuminate delle stesse. A questo
proposito (senza voler sostenere che l'unica vera democrazia sia quella diretta e che quella
rappresentativa sia la sola possibile) è utile capire che le pratiche libertarie (come l'autogestione, cfr.
op. cit.,
UTET), pur non bastando da sole, possono portare a un buon grado di emancipazione culturale e politica anche
chi parte da livelli molto bassi di scolarità e di coscienza di classe. La libertà è un
bisogno innato, il pessimismo un dono di natura, la speranza ... una giusta propensione. Cordialmente
Alessandro Milazzo (Cerro Maggiore)
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