Rivista Anarchica Online
Ricordando Umberto Marzocchi
di Giorgio Sacchetti
Dieci anni fa moriva a Savona Umberto Marzocchi (1900-1986), una delle figure più note e attive
dell'anarchismo
militante
Abbiamo conosciuto Marzocchi, che ha conosciuto Borghi, che ha conosciuto
Malatesta, che ha conosciuto
Cafiero, che ha conosciuto Bakunin... Sta in una filastrocca la parabola immaginifica di una generazione di
anarchici - quella del Sessantotto - che non ha mai cessato di inseguire, affannosamente, le tracce di una Storia
vecchia di un secolo. Sono passati dieci anni da quando Umberto Marzocchi, classe 1900, ci ha lasciato. Nella
sua vita avventurosa ci eravamo riconosciuti e identificati in molti. Noi, cresciuti all'ombra delle sacrestie o delle
case del popolo di un interminabile dopoguerra italiano, già in conflitto permanente con il pragmatismo
istituzionale della generazione dei padri, avevamo subito simpatizzato con le tensioni movimentiste e la
creatività
rivoluzionaria di questi giovani settantenni. Di loro ammiravamo ribellione e coerenza, caparbietà nella
lotta per
la felicità ora e subito, ed una scelta di campo senza tentennamenti: dalla parte degli ultimi. L'esperienza
straordinaria di Umberto, insieme a quella di pochi altri compagni suoi coetanei che hanno attraversato le vicende
tormentate di questo Novecento, è stata insomma anche il luogo d'incontro fra le nostre rivoluzioni
piccole (eco
lontano della beat generation prima e del maggio francese poi) e quelle grandi di cui avevamo letto soltanto sulle
edizioni proibite dell'Anarchia. Era così che un certo radicalismo libertario, assolutamente antiautoritario,
talvolta
indefinito seppur vivace, si innestava in maniera tumultuosa nell'alveo ampio ed un po' prosciugato della
tradizione autogestionaria del movimento operaio. Marzocchi accettava il difficile dialogo, con fermezza e con
pazienza, disposto anche a capire le ragioni degli altri. Del resto la sua lunga militanza sindacale lo portava
naturalmente a questo atteggiamento e l'estremismo verbale proprio non gli si confaceva. A vedere i suoi modi
gentili, le sue attenzioni premurose perfino per i problemi spiccioli degli altri, nessuno avrebbe potuto immaginare
quest'uomo dall'aspetto così aristocratico con le armi in pugno nella lotta antifascista fra gli Arditi del
Popolo
già nel 1921, in Spagna e nel maquis francese. Una vita di sofferenze e di persecuzioni non gli avevano
tolto la
serenità che sembrava quasi volerci trasmettere insieme alla sua incapacità a odiare.
L'esperienza di Umberto, maturata in mille situazioni specie nell'esilio, era stata segnata indubbiamente
dall'epopea spagnola e dall'aver anche vissuto - testimone impotente - l'assassinio di antifascisti da parte di altri
antifascisti. Le figure di Berneri e Barbieri eliminati dagli stalinisti a Barcellona tornavano sempre nei suoi
discorsi. E questa che appariva, ancora nell'immediato secondo dopoguerra, una sorta di «petite histoire» tutta
interna al variegato mondo della dissidenza di sinistra, sarebbe diventata invece uno dei punti di forza per aprire
poi un vasto processo di destalinizzazione nel movimento operaio e sindacale. Umberto Marzocchi ebbe
modo di vivere anche la stagione dei movimenti, principalmente quello delle Donne
ed il Settantasette, gli «Indiani» e i Punk, che pure attraversarono - mettendone spesso a nudo i limiti storici - la
F.A.I. come tutto il milieu anarchico. La sua attenzione fu sempre altissima, malgrado l'età ormai
avanzata. A
margine mostrò anche di non comprendere quei comportamenti di costume metropolitano «innovativo»,
teorizzati
da qualcuno e «politicamente» motivati con la necessità della riappropriazione sociale, del tipo: viaggiare
a sbafo
sull'autobus o uscire dalle trattorie senza pagare il conto. La sua permanenza ultradecennale alla segreteria
della C.R.I.F.A. (la Commissione di relazioni dell'Internazionale
anarchica) lo aveva reso certo prigioniero di un ruolo «istituzionale». Eppure questa incombenza a cui si
sottoponeva con sacrifici non gli avrebbe mai impedito, nel corso di una vita così lunga, di restare giovane
e
rivoluzionario.
Umberto Marzocchi
(1900-1986)
1900 - Nasce a Firenze il 10 ottobre, da genitori livornesi. 1917 - Operaio all'Arsenale
di La Spezia, frequenta i corsi serali delle Scuole di Arti e mestieri, ricostituisce
il sindacato metallurgici aderente all'USI, diventandone segretario. 1919 - Partecipa alle agitazioni
sociali del dopoguerra e alla riorganizzazione del movimento anarchico con
Pasquale Binazzi ed il Libertario. Subisce per questo la sua prima carcerazione a Sarzana ed
è poi condannato
per "eccitamento all'odio di classe". 1920 - E' coinvolto in un tentativo rivoluzionario nella roccaforte
militare di La Spezia: assalto alla polveriera
di Val di Locchi, occupazione delle fabbriche. 1921 - Si rifugia a Savona dove è attivo nel
locale gruppo anarchico e nel comitato antifascista della Alleanza
del Lavoro. Partecipa con gli Arditi del Popolo al moto insurrezionale di Sarzana in seguito al quale è
costretto
a riparare in Francia. 1936 - Con Berneri fa parte della Colonna Italiana Francisco Ascaso delle
milizie CNT-FAI in Spagna sul
fronte d'Aragona. 1939 - Rientra in Francia dopo la sconfitta spagnola, si occupa come minatore sui
Pirenei e prende contatti con
la resistenza francese. 1944 - Attivo nel "maquis", intraprende un giro di propaganda per conto
dell'associazione Solidarietà
Internazionale Antifascista con Gaston Leval. 1945 - Rientra in Italia dove intraprende una febbrile
attività propagandistica e pubblicistica. Si occupa di
relazioni internazionali nell'ambito della neocostituita Federazione Anarchica Italiana. Contemporaneamente
fa parte dei "Gruppi di difesa sindacale" e, per un decennio, è anche nella CGIL segretario provinciale
del
Sindacato dipendenti enti locali a Savona. 1958 - E' delegato della FAI al congresso internazionale
anarchico di Londra. 1968 - E' l'animatore del congresso costitutivo dell'IFA, Internazionale delle
Federazioni Anarchiche, tenutosi
a Carrara. 1969 - Dopo la strage di stato subisce una perquisizione della polizia. 1971
- Il congresso dell'IFA di Parigi lo nomina segretario della Commissione di relazioni dell'Internazionale
(CRIFA), carica che manterrà per dodici anni. 1977 - Promuove la ricostituzione dell'Unione
Sindacale Italiana e partecipa con Carlo Cassola alla Lega per
il Disarmo Unilaterale. Viene arrestato in Spagna, quindi espulso, mentre partecipa ad una riunione anarchica
internazionale. 1982 - Tiene a Livorno il comizio conclusivo della manifestazione nazionale
antimilitarista. A Pisa inaugura
il monumento a Franco Serantini. Partecipa ad un dibattito televisivo in RAI sulla guerra di
Spagna. 1983 - Ad Ancona è relatore ad un convegno per il 50° della morte di Errico
Malatesta. 1984/86 - Collabora fattivamente, malgrado i gravi problemi di salute, con il nuovo
segretario del CRIFA.
Muore a Savona il 4 giugno 1986. |
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