Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 228
giugno 1996


Rivista Anarchica Online

Segnali di fumo
a cura di Carlo E. Menga

Se dico Nutella

Dev'essere proprio vero che la memoria di un evento, complessamente rielaborata dalle più varie strutture del cervello per essere richiamata e riutilizzata, riesce a volte a trasformare quell'evento originario in un evento del tutto diverso, molto più simile a quello che è il desiderio attuale del soggetto ricordante nei riguardi dello svolgersi dell'evento medesimo, di quanto non lo sia all'evento storicamente determinatosi. In sostanza, ricordiamo quello che ci fa più piacere ricordare (e anche una cosa spiacevole vuol dire che ci fa comodo ricordarcela così).
È quanto non disdegna di confermarci, sia pure ricorrendo a ipotesi di rielaborazione del tutto assurde il cui sapore ricorda un po' quello delle digressioni psicoanalitiche del Woody Allen più divertente, lo spot della Nutella.
Ed è un vero peccato che la Nutella non fosse ancora stata inventata al tempo in cui il dottor Sigmund Freud faceva stendere sul lettino i suoi primi pazienti intervistandoli col metodo delle libere associazioni, date le virtù miracolose nello scatenare cateratte di associazioni, a quanto pare possedute dalla cremina in questione (il cui aspetto, per inciso, confermerebbe anche la bontà dell'intuizione freudiana nel postulare uno stadio sadico-anale della sessualità infantile).
Infatti, quando la voce fuori campo dell'intervistatore pronuncia la prima e unica fatidica domanda: «Se dico 'Nutella', lei cosa dice?», la signora intervistata strabuzza gli occhi verso l'alto e va in trance ipnotica. Risponde: «Ah ... Nutella! ...» e comincia a ripercorrere la sua vita, cominciando ordinatamente dall'infanzia e ricordando tutto «perfettamente» senza tralasciare alcuno stadio, guarda caso sempre connesso all'evento centrale dell'assunzione dell'alimento alle nocciole. La versione della psicoanalisi del dottor Ferrero risulta palesemente edulcorata e colorata di rosa, giacché non c'è alcuna traccia di trauma di alcun genere e la libido, nella sua specie spalmabile, risulta essere vissuta sempre gioiosamente, anche se, trasformandosi il racconto della signora da linguistico a visuale, viene rispettato l'assunto analitico che «il sogno è la strada maestra verso l'inconscio».
Che da bambina la signora insieme con le sue sorelline e fratellini, e amichetti e cuginetti che fossero, si radunassero entusiasticamente attorno al barattolo scoperchiato come galline al lancio del granturco, può anche essere considerato normale e comprensibile. Come altrettanto può darsi che sia «normale» la memoria di momenti di intimità con colui che palesemente è il marito e con lo stesso barattolo nei panni di oggetto del desiderio di entrambi (cfr. le mele nello spot alleniano per la Coop). Nonché il riproporsi dello stadio infantile (e il richiudersi del cerchio) allorquando il ricordo s'avvicina all'attualità e si capisce la condiscendente identificazione della signora con i propri figli nel propinare loro la stessa sostanza. È strano, per altro, che, sia pure per giustificati motivi storici (ma per meno giustificabili motivi ideologici), il ciclo vitale non preveda le esigenze della terza età. Ve la immaginate la ex dinamica signora, con la dentiera temporaneamente devastata e resa inutilizzabile dal diabolico trigliceride? Evidentemente, nella filosofia della Ferrero, la vita, anziché cominciare, finisce a quarant'anni.
Ma quello che risulta completamente e disperatamente assurdo è il quadretto onirico dell'adolescenza della signora, oggi rispettabile madre di famiglia. Indovinate un po' che cosa facevano ai concerti la signora e il suo boy-friend d'allora? Si passavano ... non una canna, né una bottiglia di whisky, e nemmeno la più ingenua sigaretta, bensì il barattolo di Nutella («ma come si può?» direbbe Beppe Grillo). Visto come siamo cresciuti sani, sereni e felici noialtri che avevamo diciotto anni negli anni settanta? In fondo, che cosa ci voleva? Una cosa semplicissima: niente di più e niente di meno che l'onnipresente barattolo. Una regola quasi banale. Tutto quello che è andato storto dagli anni del boom a oggi è evidentemente dovuto a questo singolo errore. Esattamente come chi era calvo non aveva mai usato la Brillantina Linetti, così l'errore di quei pochi di noi che non sono né felici né sereni né sani è direttamente riconducibile a null'altro che una grave forma di deprivazione di Nutella.
La contraddizione non spaventa la dialettica hegeliana del dottor Ferrero. La regola, come non mancherebbe di rassicurarci lo stesso Achille Campanile, è confermatissima: è fatta di sole eccezioni.
E allora: vai con la Nutella! Diamo alle nuove generazioni questa possibilità che non tutti i loro predecessori hanno saputo sfruttare. Riconvertiamo Chernobyl in un enorme barattolo e facciamone saltare il tappo cosicché una nuova nube di nocciole affoghi in questo pool di oralità e analità le magnifiche sorti e progressive della nostra gioventù.
Tutto sommato, con un po' di buona volontà, questo scopo potrebbe anche essere considerato rivoluzionario. Scagli la prima pietra chi di noi non ha mai criticato Freud e la sua psicoanalisi perché voleva, sviluppando la «sana» sessualità genitale del bambino, farne un adulto integrato e responsabile, negativizzando il diverso, il malato, come autoescludentesi dall'ideale sociale borghese di cui è istanza l'Io, tramite e mediatore fra la rigidità aristocratica del Super-Io e le pulsioni incontrollabili e animali dell'Es.
Forse anche noi, che pensavamo di essere i veri rivoluzionari, abbiamo commesso un errore. Non ci resta ora che indossare il nostro cilicio di plastica e cospargerci il capo di crema di nocciole.
Penitenziagite! Forse le pagine del secondo libro della Poetica di Aristotele erano intrise di Nutella.