Rivista Anarchica Online
Vegetariani come e perchè
di Valerio Pignatta
"Mucca pazza" ha ridato fiato ai sostenitori del vegetarianesimo. Vediamo più da vicino le loro ragioni
Il vegetarianismo (alimentazione che non contempla il consumo di carni o pesce)
è strettamente connesso con le
vicissitudini dell'umanità su questo pianeta. Il filo di questa etica alimentare in Europa si inabissa poi
nei sotterranei della storia dei popoli e ogni tanto
riaffiora qua e là a testimoniare la sua resistenza. Lo ritroviamo ad esempio fra i Quaccheri del Seicento
inglese
così come tra gli anarchici andalusi di fine Ottocento. Non dobbiamo comunque dimenticare che parlare
di dieta
vegetariana alle popolazioni rurali italiane e di tanta parte del Mediterraneo nel medioevo e sino in pieno XX
secolo poteva essere superfluo. La carne rimarrà infatti per questa gente consumo raro, spesso solo
festivo, o
addirittura assente. Nell'Europa contemporanea poi il vegetarismo si sviluppa e trova simpatie e
apprezzamenti soprattutto in
Inghilterra, forse in conseguenza dei legami coloniali con l'India, patria dell'alimentazione vegetariana, e in
Germania dove filosofi come Schopenauer già agli inizi dell'Ottocento sviluppavano per la prima volta
un tipo
di pensiero filosofico che non era più prettamente occidentale proprio perché influenzato dalle
dottrine orientali
e nel suo caso specifico dalle Upanishad, scritti speculativi dell'induismo che costituiscono la parte conclusiva
dei Veda, composti tra il sec. IX e il VI a.C., dove compaiono per la prima volta la teoria della trasmigrazione
delle anime e la legge del karman, strettamente legate anche al tipo di alimentazione perseguito dal «ricercatore
di verità». Infine alcune grandi figure del Novecento come Tolstoj o il mahatma Gandhi, hanno
contribuito alla crescita e
alla nascita delle prime associazioni vegetariane nel mondo occidentale come quelle appunto inglese, tedesca e
americana e anche la stessa italiana. In Italia infatti si arriva alla fondazione di una associazione vegetariana
sull'esempio delle consorelle occidentali
con il pedagogista e teorico della nonviolenza Aldo Capitini (Perugia 1899-1968) nel 1952. Capitini, libero
pensatore, antifascista e pacifista, cercò di elaborare una sorta di liberal-socialismo nonviolento
e antisovietico che potesse coniugare libertà individuale e giustizia sociale. E tra tutto ciò che gli
sembrò possibile
fare per cambiare questa società propugnò anche il vegetarianismo pensando che potesse
contribuire non poco
a una trasformazione in senso positivo della condizione umana. Sostenitore della libertà e della coscienza
individuali contro ogni forma di autorità istituzionalizzata per Capitini la liberazione dell'individuo dai
limiti e
dalle chiusure impostigli deve essere perseguita come conquista personale perpetuamente rinnovata. Egli si
ispirò
alla teoria gandhiana della educazione alla non-violenza, precisata non come inerte rassegnazione, ma come
mezzo per combattere l'altrui violenza. Più volte imprigionato durante il fascismo per le sue idee, fu anche
tra
gli elaboratori delle tesi economico-sociali del Partito d'azione. La Società vegetariana italiana (poi
Associazione Vegetariana Italiana) costituitasi a Perugia grazie anche
all'appoggio e all'impulso di Emma Thomas, una quacchera vegetariana ivi stabilitasi, tenne da allora ogni anno
un congresso e si pose quale punto di riferimento per i vegetariani in Italia dedicandosi a diffondere la conoscenza
degl'ideali e della pratica del vegetarismo (cosa che continua a fare tuttora). Oggi le motivazioni di chi si
avvicina a questo tipo di alimentazione possono essere di varie specie. Una buona
parte finisce con l'aderire a questa scelta alimentare sulla base di considerazioni di tipo religioso, spirituale o
comunque etico. Gli aderenti e i simpatizzanti dei movimenti religiosi o spirituali che perseguono tali
insegnamenti hanno certamente contribuito alla diffusione del fenomeno vegetariano. Ma non bisogna dimenticare
anche chi si è avvicinato a questa filosofia alimentare per pure esigenze igieniche o fisiologiche di tipo
salutista.
É ormai accertato che un'alimentazione a base di prodotti vegetali diminuisce del 40% il rischio di cancro,
del
20% quello di malattie ischemiche, del 50% quello di calcolosi renale, ecc... ecc... Parecchie persone allettate
dagli eccellenti risultati che conferisce alla propria salute l'adozione di una dieta vegetariana vi si gettano
entusiasticamente. Da ultimo, tra le molle che spingono alla rinuncia dell'alimentazione carnea non dobbiamo
dimenticare le
motivazioni di tipo politico dato che è il consumo eccessivo di carne, latticini e uova nei paesi
industrializzati che
sta alla base della distribuzione non equa delle risorse alimentari mondiali. In Occidente oltre a nutrire noi stessi
nutriamo un'enorme popolazione di animali di allevamento spesso alimentati con proteine vegetali originarie del
«Terzo Mondo» adatte invece ad essere consumate direttamente dagli esseri umani. Più del 60% dei
cereali prodotti nel mondo non nutre direttamente le persone ma gli animali degli allevamenti
intensivi e tale percentuale negli USA sale al 90%. Tutti i cereali dati in pasto agli animali potrebbero nutrire
direttamente almeno i 15 milioni di persone che
muoiono di fame ogni anno nel «Terzo Mondo», mondo dal quale provengono buona parte dei cereali che i paesi
industrializzati importano. L'Italia ad esempio importa annualmente 30.000 miliardi di prodotti alimentari di cui
15.000 destinati al solo acquisto di carni. Invero un appezzamento di terra coltivato è in grado di
sostenere più di 7 persone se queste si nutrono
direttamente dei prodotti vegetali che esso produce e di 1 solo individuo se questo segue una dieta basata sul
consumo di prodotti di origine animale. Infine si può riflettere sul fatto che anche deforestazione e
desertificazione di intere aree sono in parte collegate
agli allevamenti intensivi di animali da macello gestiti nel Sud del mondo per conto di svariate multinazionali
dell'hamburger. Tutte queste ragioni si coagulano nel militante politico o nell'attivista di qualche
organizzazione del volontariato
inducendolo ad aderire all'opzione vegetariana. Esistono vari tipi di vegetarianismo oggi: il vegetariano in
senso proprio che include nella sua dieta oltre ai
vegetali anche latte, uova e formaggi; il vegetariano o vegan che si attiene perentoriamente al consumo di prodotti
vegetali escludendo derivati del latte, uova e miele; il crudista che si alimenta solo di cibi di origine vegetale
cruda; il fruttariano che si ciba soltanto di semi e frutta. Queste tipologie di vegetariani non sfuggono
comunque alla classificazione che già Capitini fece con concretezza
in un numero unico del giornale della Società nel luglio del 1963. Capitini affermava che le ragioni
del vegetarianismo si riducono alla fine a quattro: «per non uccidere animali,
per una ragione naturistica, per un pressante motivo medico, per miseria». A suo parere il vegetarianismo
più
sincero però si attua solo nel primo caso «perché si stabilisce un rapporto diverso del proprio
animo... con
numerose categorie di esseri viventi...». Insomma la giustificazione etica sta alla base del sistema filosofico in
questione. Precisando quindi che la scelta vegetariana è una scelta nonviolenta ed è appunto
scelta e non adesione fanatica
ad un dogma uguale per tutti che si impone dittatorialmente è difficile vedere una qualche sorta di
vegetarianismo
integralista, organizzato o meno, salvo quelli di tipo individuale. Può cioè succedere che qualche
fautore del
vegetarianismo estremizzi la sua scelta trasformandola nell'esatto suo opposto, cercando di imporla o
malgiudicando coloro che non si attengono ad essa, ma ciò può accadere sempre e comunque solo
a titolo
individuale. Anche il jaina, infatti, che pur adotta uno stile di vita e quindi un regime alimentare che potrebbero
sembrare integralisti, in realtà proprio per la nonviolenza intrinseca a ciò che egli porta avanti,
resta esonerato e
tutelalo da qualsiasi scadimento nell'intolleranza verso il suo prossimo. Se incontriamo qualche ardente
sostenitore dell'abolizione coatta del regime carneo lo possiamo sicuramente considerare, per quel che ne sappia,
come uno dei pochi casi isolati. Le tipologie di questi presunti, o comunque sparuti, integralisti vegetariani
sono l'espressione dell'esasperazione
della motivazione principale che ha spinto il simpatizzante a compiere il passo decisivo e se ne distinguono tre
specie: il religioso, il salutista, il terzomondista. Il «religioso» tenderà a snobbare e a considerare
come esseri impuri coloro che si macchiano della colpa di
uccidere altri esseri per cibarsene. Enfatizzerà la sua scelta come l'unico vero possibile passaggio
obbligatorio
per un mondo migliore sia terreno ma anche celeste. I «religiosi» possono arrivare, e talvolta arrivano, ad
identificarsi in una specie di classe eletta, agli occhi del Creatore, che sovrasta i comuni mortali immersi
nell'ignoranza più nera. Il «salutista» invece sarà aggiornatissimo su percentuali e statistiche
sanitarie legate all'argomento che sbandiererà
ai quattro venti trascurando di dire (o di sapere) che un corretto nutrimento non basta per una salubre esistenza.
Un'alimentazione naturale non può essere separata da una vita sana e naturale. Non esistono formule
magiche
per non ammalarsi e la dieta vegetale non sfugge a questa regola. Il «salutista» però cercherà
chiaramente di
affermare la sua superiorità fisiologica sui paria che accettano la medicalizzazione inevitabile conseguente
l'assimilazione di cibo carneo. L'integralismo del «terzomondista» forse è ancora più raro
da trovare (non ne ho mai incontrati) ma si può
supporre che si fondi sull'idea di aver trovato la panacea per tutti i mali della società e che coloro che non
vi si
adeguano siano i mostri da combattere senz'esitazioni. É ovvio che in alcune persone che aderiscono
all'etica vegetariana si possono ritrovare variamente frammischiate
tutte e tre le tipologie come è anche possibile che alcuni passino durante il loro cammino nel
vegetarianismo
attraverso tutte e tre le fasi che abbiamo illustrato. Mi pare in ogni modo di poter affermare che nessuno di
loro, proprio per quanto su riferito, arriverebbe a forme
violente di imposizione di questa antica filosofia. L'unico risultato che un fondamentalismo di questo tipo
otterrebbe, sarebbe quello di togliere al significato dell'azione intrapresa in tal senso, anche quella presunta
spiritualità o umanità che ha mosso inizialmente il sostenitore della «dittatura vegetariana». In
sostanza non si
può negare la violenza appoggiandosi ad un'altra seppur più sottile variazione della stessa specie
di abusi
normalmente perpetrati ai danni dei più deboli, siano essi umani, animali o vegetali. In Inghilterra
oggi si contano 3,2 milioni di vegetariani, il 6% della popolazione, 1 persona su 17. Negli Stati Uniti
d'America sono circa 15 milioni gli aderenti a questa scelta alimentare mentre in Italia ci
troviamo di fronte ad oltre 2 milioni di vegetariani con un aumento annuo del 15%. Si tratta comunque in gran
parte di cammini individuali e di obiezioni silenziose anche se per questo non meno
influenzanti o determinanti ai fini di un cambiamento delle abitudini e delle organizzazioni e strutture sociali (e
a diretta comprova di ciò possiamo citare l'allarme degli allevatori inglesi di fronte ad un calo del
consumo di
carne che interessa qualcosa come più del 40% della popolazione di quel paese). É un popolo
molto eterogeneo che si riconosce tuttavia per un comune aspetto unificante: la nonviolenza e il
rispetto per l'altro, chiunque esso sia, uomo o animale. Le forme estreme di animalismo che taluni possono
appoggiare o praticare (come ad esempio l'Animal Front Liberation) o le tesi «integraliste» sostenute a titolo
personale da qualcuno non inficiano, a mio parere, la grande propositività e umanità che l'etica
vegetariana offre
nel suo complesso.
Chi volesse ricevere documentazione sui principi e sulle attività dei vegetariani, si metta in contatto
con la sezione
laziale dell'Associazione Vegetariani Italiana, via Collina, 48 00187 ROMA Tel. (06) 47 44 589.
Leggere
vegetariano
- L'idea vegetariana - rivista dell'Associazione
Vegetariana Italiana
- G. Zanga - Filosofia del vegetarianesimo - Bresci,
Grignasco
- AA.VV. - Enciclopedia delle religioni - Garzanti,
Milano, 1989
- K. Clements - Perchè vegetariani - Red,
Como, 1991
- M. Livi Bacci - Popolazione e alimentazione - Il
Mulino, Bologna, 1987
- AAm Terra Nuova - rivista dell'area eco-pacifista
(in particolare n. 70-71, maggio/agosto 1993)
- Lev N. Tolstoj - Contro la caccia e il mangiar carne
- Isonomia, Este, 1994
- N. Valerio - L'alimentazione naturale - Mondadori,
Milano, 1980
- F. Delor - Compendio di dietetica vegetariana -
edizione a cura dell'Associazione Vegetariana Italiana,
Ragusa (ma Novate Mil.), 1984
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