Rivista Anarchica Online
Durruti nell'obiettivo
di Dino Taddei
Il 1996 è stato l'anno del ritorno d'interesse per la Rivoluzione Spagnola,
innumerevoli iniziative di orientamento
diverso hanno cercato di riportare l'attenzione sui contrasti interni al fronte repubblicano ed alla progressiva
separazione del binomio guerra antifascista - rivoluzione sociale, andata di pari passo con l'emarginazione della
CNT-FAI che faceva dell'impossibilità di scindere i due aspetti l'unica strategia possibile per tagliare la
strada
all'avanzata franchista. Ben s'inserisce quindi, questa iniziativa editoriale volta a ricordare Buenaventura Durruti
(AA.VV., Durruti 1886-1996, Milano 1996, pag.204, lire 28.000), l'uomo che forse
più ha incarnato
nell'immaginario collettivo questa tensione alla liberazione sociale, di quello che poteva essere e non è
stato, della
combattività non di un singolo eroe ma di un intero popolo; aspetto quest'ultimo più volte
rimarcato nel libro:
pregio indiscutibile in un periodo di facili agiografie. In effetti, nelle oltre duecento fotografie raccolte (molte
delle quali assolutamente inedite) si persegue un quadro
d'insieme piuttosto che scivolare in una tardiva santificazione di un Guevara nostrano, si cerca di ricostruire
attraverso la versatilità che la vita di Durruti offre (operaio, espropriatoer, giustiziere, galeotto, unomo
carismatico
della rivoluzione e quant'altro) il clima drammatico dei primi decenni del secolo con cui il movimento anarchico
iberico ha dovuto fare i conti, sempre stretto nel cerchio insurrezione mancata - repressione conseguente e poi,
dopo il pronunciamento militare, tra una guerra tecnicamente persa in partenza e la feroce normalizzazione
stalinista; la rivincita degli apparati statali e l'incapacità di conservare un proprio autonomo spazio politico
di
manovra. Per fortuna Durruti non farà in tempo a vedere il peggio: la sua colonna di miliziani
trasformata in divisione
regolare, le collettività agricole spazzate via, i tristi fatti di Barcellona nel '37, il suo stesso ricordo
manipolato
ad uso di una guerra sempre più fine a se stessa e sempre più decisa nelle cancellerie delle capitali
europee. Eppure, a distanza di 60 anni dalla sua morte nella battaglia dell'Università di Madrid,
l'esempio di Durruti ci
stimola, ci pungola la sua intransigenza, il suo entusiasmo, la sua irriducibilità o forse, scusate il mio
infantilismo,
il fatto che - una volta tanto - qualche legnata l'abbiam pure tirata anche noi... Un libro da tenere stretto nelle
incipienti depressioni invernali, estremamente ragionato nella scelta delle
immagini che hanno la forza emotiva introvabile in qualsiasi scritto storico, volutamente pubblicato da cinque
case editrici diverse in cinque lingue a sottolineare la portata internazionale degli eventi spagnoli, delle aspirazioni
di libertà di un popolo valide per tutti i popoli, della singolare avventura di un anarchico rimasto tale a
Cuba come
in Francia, in Belgio come sulle pietraie d'Aragona.
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