Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 241
dicembre 1997 - gennaio 1998


Rivista Anarchica Online

Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)

& ragni velenosi...

Fizzé è un mio "amico di penna" da quasi dieci anni, dai tempi cioè in cui andavo in giro per il mondo (...via posta, fax e telefono) a caccia di contributi musicali per il primo volume di "Voix Vulgaires". Lui allora aveva da poco -e non troppo felicemente - interrotto la sua collaborazione con i Nimal, uno dei gruppi svizzeri che negli anni Ottanta seppe ben distinguersi nel ribollente ed oscuro magma locale per energia positiva e capacità inventiva: i Nimal suonavano una musica obliqua e ricercata, un genere indefinibile perennemente e divertitamente (ecco) in bilico tra jazz, avanguardia, rock e new wave. Roba strana, insomma, rispetto alla stragrande maggioranza dei rumori che fin qui arrivavano dalla terra del cioccolato e degli orologi: la RecRec di Zurigo ci aveva abituato al suo universo di musiche impegnative suonate da musicisti impegnati (impegnato nel senso di "committed", come si usava negli anni Settanta, per intenderci), l'indie Organik sorrideva di gioia all'abrasività e al "fastidio" più che all'entertainment sonoro, la piccolissima Percaso scheggia impazzita tra jazz introspettivo e chissà quali incubi elettronici.
Qualcuno, non ricordo chi (forse proprio Marcus dell'Organik, o forse Cédric Vuille, che avevo incontrato a uno dei primissimi MIMI Festival), aveva parlato a Fizzé delle mie dis/avventure discografiche, e gli aveva passato il mio nome ed indirizzo: messaggio dopo messaggio, telefonata dopo telefonata, siamo diventati buoni amici anche senza esserci mai incontrati di persona. Diversità e stranezza: le sue lettere erano proprio diverse dalle altre, soprattutto perché -invece che carta e penna- Fizzé mi mandava (...e lo fa tuttora) delle cassette con dentro la sua
voce e un sacco di versioni work in progress dei pezzi che registrava in giro per il mondo (preferibilmente in Giamaica) e che ricomponeva pazientemente nel suo home studio.
Il frutto di queste infinite notti passate a respirare musica sopra alla tastiera di un mixer in studio di registrazione, ore ed ore a incollare e sforbiciare, mescolare e sovrapporre, è raccolto nei dischi di cui Fizzé è, anche se nascosto dietro pseudonimi e maschere da gregario, protagonista. Vale a dire il primo ed unico album del gruppo fantasma Kulu Hatha Mamnua (press'a poco significa "qualsiasi divertimento è proibito" in lingua araba) ed il contemporaneo e sottovalutato album eponimo dei Manoeuvres d'Automne del suo amico e compagno di viaggio Gilles-Vincent Rieder.
Il grande (e non impossibile, come poi vedremo) sogno-progetto di Fizzé è una collaborazione aperta tra musicisti di diversa provenienza geografica e culturale: un'invenzione polemicamente avversa alla cosiddetta musica popolare tradizionale proposta ai turisti dei Club Med... Non è il folk da cartolina e da classifica. Non è "world music", tiene a puntualizzare (leggete, a questo proposito, il suo intervento nel libretto che accompagna "Voix Vulgaires #1"). Non è una fusione di culture per vendere un nuovo prodotto musicale: piuttosto, è l'accostamento di individualità forti e diverse, e che da questa differenza traggono la loro vitalità e forza.
Il gioco è difficile, ma il primo album di Peeni Waali è davvero affascinante: in un unico CD di un'ora sono raccolte musiche lontanissime eppure mirabilmente incastonate, che rappresentano vere e proprie testimonianze d'amore. Continuando a giocare ancora un po' sul luogo comune, Peeni Waali è un'enorme forma di emmenthal le cui gallerie -vaste, luminose e ricche d'aria buona- ospitano una popolazione brulicante e multicolore: vi ritroviamo lo spirito di Duke Ellington e il fumo delle canne di Bob Marley, riempiono i nostri occhi e il nostro naso il carnevale di Notting Hill Gate ed i reels irlandesi, il reggae aromatico delle spiagge di Kingston ed il profumo pungente del cioccolato amaro, le nostre orecchie cariche dell'atmosfera delle birrerie e del suono sottile di una fisarmonica solitaria, e forse malinconica, suonata all'angolo della strada.
Dopo sei anni, il ritorno: Peeni Waali è ancora in giro, la sua strada non si è fermata neanche di fronte alla sfortuna di malattie, sfratti e ristrettezze. Per molti versi il ritorno di Fizzé è una festa. E, come alle feste in grande stile che si fanno ricordare, le sorprese non mancano e sono davvero gradite. Anche se la formula creativa di base è la stessa (registrazioni fatte un po' a casa, un po' in Giamaica e il resto in giro dove capita, poi si prende il tutto, lo si porta a casa e si passano mesi e mesi a cercare di dare forma ai sogni), più che del "ritorno di Peeni Waali" si potrebbe parlare dell'arrivo del suo fratello minore, o magari del figlio... come nelle saghe dei mostri spaziali giapponesi. Spieghiamoci meglio.
Differenza numero uno: il ruolo di Fizzé, nel primo album, era essenzialmente tecnico ed organizzativo. In questo invece Fizzé suona, e suona moltissimo -e davvero bene-: flauto, organo, vibrafono e un sacco d'altre cose. E due: se il primo disco era generalmente caratterizzato da un diffuso senso (come dire) di rispetto ed impegno, qui è evidente ed incontenibile il senso di gioia e la luminosità degli arrangiamenti. Una svolta creativa probabilmente ispirata dalla recente nascita del piccolo Linton... Mah, inutile andare avanti nel gioco delle differenze, e meno utile ancora cercare di descrivervi i vari pezzi: mi sembra più corretto considerare questo come un concept album più che una collana di fotografie sonore scattate durante le vacanze.
Peeni Waali è tornato, gente, e non è tornato da solo, ma in compagnia di dozzine di musicisti eccezionali: Dennis Bovell, Rico Rodriguez, Cédric Vuille, Taj Mahal, Linton Kwesi Johnson e... Bentornati tutti, ci fate felici. Ma per favore Fizzé fa sì che per "The return of the son of Peeni Waali" non si debba aspettare ancora a lungo!
Il CD è autoprodotto, e non credo sia ancora distribuito commercialmente in Italia (tentate tramite il Megatalogo, che dovrebbe avere disponibile anche tutta la precedente produzione). Alcune copie di "The return of Peeni Waali" sono state messe a disposizione di A/Rivista Anarchica come sottoscrizione: consultate la lista di Musica per A e fate come sapete. Contatti diretti: Mensch Music, Oberau 27, CH-9476 Weite, Switzerland. Tel. / fax +41 (81) 7833369.