Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 241
dicembre 1997 - gennaio 1998


Rivista Anarchica Online

L'amico fragile contro il potere

Nel desolante panorama musicale italiano c'è ancora una stella che brilla di luce propria: Fabrizio de André.. Sebbene sia in procinto di compiere 57 anni, Fabrizio ha dimostrato di non aver perso la sua carica eversiva e scomoda al grande pubblico che comunque alimenta il suo successo. Sempre senza remore non si è mai peritato di esprimere, sia nei dischi che nei concerti, il suo anarchismo. Da Bocca di Rosa ad Anime salve non ha mai cessato di essere il miserabile che aiuta altri miserabili - definizione di anarchico di Errico Malatesta - e poeta maudit. Nella sera del 25 marzo ha tenuto un concerto al Palastampa di Torino in cui ha dimostrato, come al solito, la sua grande genialità e professionalità. Musica eseguita da musicisti di alto livello e migliaia di altre qualità che non elenco ma che potete immaginare, data l'immarcescbilità del personaggio in questione.
Ciò su cui intendo soffermarmi sono le parole da lui proferite in merito alle sue canzoni ed alla sua visione del mondo. Riguardo a Dolcenera - canzone del suo ultimo LP Anime salve - ha affermato che è dedicata alla solitudine ed a quei fortunati che, come lui, possono permettersela, ricordando la matrice individualista del suo anarchismo. Coloro che, a suo dire, non possono permettersela sono gli anziani, i malati ed i politici. A questo punto ha additato il pubblico a lui antistante ed ha continuato: "Sì, tu che sei politico, tu fottuto!". Ha concluso questa parentesi discorsiva affermando di non temere l'uomo solo, ma al contrario di temere molto l'uomo organizzato, come il politico.
In un secondo intermezzo discorsivo alla musica, e precisamente prima di Desamistade, ha ripreso il discorso precedente parlando dell'aggregazione degli uomini; cosa che comporta che qualcuno imponga la sua volontà sugli altri e che si uccida l'ultimo assassino.
In seguito ha ricordato i nichilisti anarchici russi del primo novecento, che inizalmente erano intenzionati ad attentare alla vita di alcuni potenti. Infatti si riteneva necessario uccidere tali sfruttatori. Ma quando si chiesero se fosse giusto uccidere un uomo, la risposta fu negativa, poiché la vita è la prima a non avere prezzo in un mondo in cui ha valore solo ciò che ha prezzo. E' perciò nsensato opporre la desamistade, la disamicizia, alla sventura, alla sorte comune a tutta la razza umana. Fabrizio ha aggiunto che la divulgazione del nichilismo potrebbe diminuire il numero di omicidi e, quindi, il nichilismo dovrebbe essere almeno accennato nelle scuole.
Tutto ciò è stato affermato al cospetto di un pubblico borghese, benpensante e passivo nei confronti dei suoi discorsi, ma pronto ad andare in visibilio per la canzone di Marinella.
Concludo riportando alcuni versi tratti da Storia di un impiegato, LP del '73, che spero piacciano agli amici di "A":
Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni.

Fabio Rosana (Fossano)