Rivista Anarchica Online
Leggere senza imposizioni
di Roberto denti
Anche sulla lettura di bambini e ragazzi pare si stiano addensando ombre
cupe. Come è noto, i primi libri per l'infanzia avevano una decisa impronta moralistica, ed erano
costituiti da racconti
edificanti o nozionistici. Il "Giannetto" del Parravicini, ad esempio, sembra che abbia venduto nella seconda
metà
del secolo scorso circa due milioni di copie: si trattava di una specie di enciclopedia del sapere (come del resto
sono ancora oggi i "sussidiari" della scuola elementare) triturata in rudimenti che dovevano venire imparati a
memoria senza pretenderne la comprensione. Il caso più clamoroso, in campo narrativo, resta la
grande passione degli adulti per il "Cuore" di De Amicis, eletto
a modello del ben leggere e del ben comportarsi, a casa come a scuola. Enrico Bottini (protagonista di "Cuore")
pensa e agisce soltanto in base alle indicazioni di mamma papà e maestro. Un bambino non può
-e non deve-
essere autonomo: gli adulti, prima di lui, sanno già tutto e quindi lui non può che affidarsi alle
imposizioni
derivanti dalla loro esperienza. Evidentemente, J.J.Rousseau ha scritto inutilmente l'"Emilio"! Del tutto sbagliato,
quindi, il personaggio di Pinocchio, che privilegia il "piacere" rispetto al "dovere" e si comporta in modo
trasgressivo, sia quando vende l'abbecedario per andare al teatro dei burattini sia quando decide di continuare a
giocare (anche se la minaccia è quella di diventare un asinello). Pinin Carpi, nell'avvertimento al suo
ultimo libro per bambini Il Mare in Fondo al Bosco (ed.Einaudi Ragazzi
1997) afferma: "I libri per bambini, devono essere appassionanti, emozionanti, devono farli ridere, devono
affascinarli con un susseguirsi di fatti sorprendenti, devono renderli felici. Insomma devono essere belli, sia
perché sono belle le storie, sia perché sono belle le figure, fantastici o realistici che siano. E
anzitutto non devono
mai proporsi di educarli, di istruirli, di insegnare come ci si comporta, non devono contenere niente che li annoi,
li infastidisca, che li spinga a smettere di leggere, soprattutto non devono mai torturarli, come spesso succede, con
i torvi spettri delle schede didattiche". L'atteggiamento di molti adulti è invece improntato
esattamente dal contrario: si tende a imporre un metodo di
lettura coercitivo e strettamente didattico e si consigliano libri di narrativa che dovrebbero indicare "valori" e
modelli di comportamento ("Cuore" di De Amicis non lo si legge quasi più, per fortuna, ma non è
tramontato il
suo ruolo di parametro come esempio di lettura specificatamente finalizzata). Così, si dimentica che le
nuove
generazioni hanno raggiunto -a partire dagli otto anni se non prima- un alto grado di autonomia nella scelta dei
libri che "piacciono". Nella scuola media dell'obbligo la tendenza prevalente da parte degli insegnanti
è quella di suggerire un libro di
narrativa. Tuttavia, la norma ministeriale fa obbligo della scelta da parte dell'insegnante ma non dice "un libro
uguale per
tutti". Invece la scelta cade inequivocabilmente su un solo libro (con apparato didattico di "schede di
comprensione" davvero terrificante) che viene letto in modo "didattico" da ottobre a maggio, con il ritmo di circa
un capitolo alla settimana. Già la durata del tempo di lettura dimostra tutta la sua inutilità. Le
scuole elementari e medie dell'obbligo italiane, inoltre, sono le uniche in Europa che non hanno al loro interno
le "biblioteche scolastiche" (l'istituzione implicherebbe i locali indispensabili all'attività, la
disponibilità
economica annuale per l'aggiornamento del patrimonio librario e la figura specifica e competente del
bibliotecario). Si fa scuola quindi con il libro e non con i libri: questo è un preciso indice di mancanza
di libertà. Se questo modo di imporre libri nella scuola media purtroppo costituisce ormai un metodo
di cui non si scorge
-se non in rare eccezioni- alcuna possibilità di cambiamento, le cupe ombre che recentemente cercano
di
avvolgere la questione della lettura di bambini e ragazzi, finalizzandola esclusivamente alla sua utilità
"morale"
(ma quanta confusione con il moralismo!) - rischiano di trovare terreno fertile nell'ambiente scolastico: un
ambiente ancora restìo a rendersi conto che "insegnare" (secondo i canoni aristotelico-tomistici) è
un'operazione
superata e che tutto quello che possiamo fare per i bambini e ragazzi è "aiutarli ad imparare". Aiutiamoli
quindi
a leggere senza imposizioni, senza quei metodi e quelle scelte che niente hanno a che vedere con le
capacità che
bambini e ragazzi dimostrano di possedere. Ignacio Paco Taibo II (che insegna all'Università di
Città del Messico) nel suo ultimo romanzo Ma tu lo sai che
è impossibile (ed.Marco Tropea, 1997) lascia cadere a pag.38 un avvertimento, forse non del tutto
casuale: "Perché vuoi andare a scuola? Vuoi diventare stupido?"
Roberto Denti, nato nel 1924 a Cremona, dopo aver esercitato diversi mestieri
manuali e intellettuali, ha
fondato a Milano con la moglie Gianna nel 1972 la Libreria dei Ragazzi, la prima del suo genere in Europa.
Ha scritto un romanzo (Incendio a Cervara, 1974), due saggi (I bambini leggono,
Einaudi 1978 e Come far
leggere i bambini, Editori Riuniti 1982) e diversi racconti per ragazzi, come Ti piace la tua
faccia (E. Elle
1983), La Luna, i delfini e i gatti (E. Elle 1989), Il cerchio dei tre fratelli (Mondadori
1990), Athanor
(Mondadori 1994). Due annni fa, per Eleuthera, ha pubblicato Conversazioni con Marcello Bernardi (Il
libertario intollerante). |
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