Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 28 nr. 242
febbraio 1998


Rivista Anarchica Online

Ricordando Anacleto

Anacleto è ancora molto vicino e molto vivo in me per riuscire a parlarne in un modo staccato, al passato. Se ne è andato troppo all'improvviso in un momento che per noi era molto felice, anche se le condizioni attorno a noi, anzi attorno a lui ultimamente diventavano veramente insostenibili, difficli, preoccupanti. Personalmente non riesco molto ad accettare che non ci sia più.
Il ricordo che ho di Anacleto è molto sfaccettato, di una persona piena di contraddizioni. Anacleto con il cuore in mano, Anacleto rivoltoso, Anacleto mediatore fra litiganti, Anacleto ubriaco e sentimentale, Anacleto contadino (contadino che coltiva però solo fragole, viti e pere), Anacleto in piena attività ed energia per aiutare a qualcuno, anacl eto dispettoso e polemico, Anacleto fotografo militante sempre presente, Anacleto pigro e dormiglione spesso inaffidabile, Anacleto che legge libri di guerra per giorni e giorni, Anacleto che adora la libertà, tutti questi aspetti contrastanti e altri che adesso non mi vengono in mente io li ho vissuti nel quotidiano con lui. A volte sembrava che tutti questi personaggi facessero a botte tra loro, nei suoi sogni quando dormiva scoppiavano grandi risse piene di vetri rotti, pugni, gente buttata giù da un treno e così via.
Mi sono accorta prestissimo della sua capacità di mettersi in sintonia con le persone che stavano male, che immediatamente recepivano la sua solidarietà veramente autentica, troppo sincera per essere solo una presa di posizione, la solidarietà reale che si trova solo in chi è stato in carcere o ha vissuto situazioni estreme e le ha sapute superare solo con la propria intelligenza e il proprio idealismo, con vitalità e ironia.
Poi era bello il suo amore per la libertà, che per molti libertà vuol dire chiusura, diffidenza, ma per lui era apertura totale e una sfida continua la sfida di sapersi rapportare con tutti con rispetto per tutti, senza essere mai condizionato o fare compromessi contro la sua volontà - o almento questo era il suo intento. Io che soffro spesso di un senso di soggezione verso persone "importanti" posso testimoniare che la sua libertà interiore era tale da metterlo sempre alla pari con tutti, in tutta la molteplicità di ambienti nei quali si muoveva sia per la sua attività di fotografo sia per tutte le sue attività sociali, un mettersi alla pari scherzoso e allegro, che con una battuta e una pacca sulla spalla livellava tutto.
Il ricordo più bello e più intenso che ho è quello della nascita di Gemma, dove come prevedibile ha avuto una grande partecipazione soprattutto quando nel momento culminante ha dato uno spintone all'ostetrica, dicendole "è mia figlia e la prendo con le mie mani" con l'emozione di un piccolo esserino che il destino ha voluto far nascere con un pugnetto chiuso contro il nasino, quasi nella sua immaginazione un pugno alzato (oltreatutto diceva lui la mano sinistra) Dopo sembrava che avesse partorito lui, da come ne parlava...
Ma per me è stata bella la quotidianità con lui, inventarci tutta la nostra vita assieme, a volte con delle difficoltà, condividere tante cose della mia vita e della sua. La cosa più bella, che mi ha reso più felice in assoluto è stato conquistare la sua fiducia e la sua stima.
Mi ricordo anche l'ultimo giorno della sua vita in un precipitare di eventi che lo hanno portato alla morte. Dicono che si muore come si è vissuto, penso che ben pochi se ne siano andati come lui, circondato da belle ragazze e bestemmiando contro la morte, lottando fino alla fine. Sembrerà una cosa macabra ma ha veramente lottato fino all'ultimo: poco prima di andare in coma, nonostante le sue condizioni di estrema stanchezza si è irrigidito, ha alzato il pugno come per picchiare qualcuno e guardando nel vuoto ha urlato con tutte le sue forze:"vattene porco di d. , via ! " Forse ce l'aveva con chi era venuto a prenderselo...

Iaia
(Milano)