Rivista Anarchica Online
Ricordando Anacleto
Anacleto è ancora molto vicino e molto vivo in me per riuscire a parlarne in un modo
staccato, al passato. Se ne
è andato troppo all'improvviso in un momento che per noi era molto felice, anche se le condizioni attorno
a noi,
anzi attorno a lui ultimamente diventavano veramente insostenibili, difficli, preoccupanti. Personalmente non
riesco molto ad accettare che non ci sia più. Il ricordo che ho di Anacleto è molto sfaccettato,
di una persona piena di contraddizioni. Anacleto con il cuore
in mano, Anacleto rivoltoso, Anacleto mediatore fra litiganti, Anacleto ubriaco e sentimentale, Anacleto
contadino (contadino che coltiva però solo fragole, viti e pere), Anacleto in piena attività ed
energia per aiutare
a qualcuno, anacl eto dispettoso e polemico, Anacleto fotografo militante sempre presente, Anacleto pigro e
dormiglione spesso inaffidabile, Anacleto che legge libri di guerra per giorni e giorni, Anacleto che adora la
libertà, tutti questi aspetti contrastanti e altri che adesso non mi vengono in mente io li ho vissuti nel
quotidiano
con lui. A volte sembrava che tutti questi personaggi facessero a botte tra loro, nei suoi sogni quando dormiva
scoppiavano grandi risse piene di vetri rotti, pugni, gente buttata giù da un treno e così
via. Mi sono accorta prestissimo della sua capacità di mettersi in sintonia con le persone che stavano
male, che
immediatamente recepivano la sua solidarietà veramente autentica, troppo sincera per essere solo una
presa di
posizione, la solidarietà reale che si trova solo in chi è stato in carcere o ha vissuto situazioni
estreme e le ha
sapute superare solo con la propria intelligenza e il proprio idealismo, con vitalità e ironia. Poi era
bello il suo amore per la libertà, che per molti libertà vuol dire chiusura, diffidenza, ma per lui
era apertura
totale e una sfida continua la sfida di sapersi rapportare con tutti con rispetto per tutti, senza essere mai
condizionato o fare compromessi contro la sua volontà - o almento questo era il suo intento. Io che soffro
spesso
di un senso di soggezione verso persone "importanti" posso testimoniare che la sua libertà interiore era
tale da
metterlo sempre alla pari con tutti, in tutta la molteplicità di ambienti nei quali si muoveva sia per la sua
attività
di fotografo sia per tutte le sue attività sociali, un mettersi alla pari scherzoso e allegro, che con una
battuta e una
pacca sulla spalla livellava tutto. Il ricordo più bello e più intenso che ho è quello
della nascita di Gemma, dove come prevedibile ha avuto una
grande partecipazione soprattutto quando nel momento culminante ha dato uno spintone all'ostetrica, dicendole
"è mia figlia e la prendo con le mie mani" con l'emozione di un piccolo esserino che il destino ha voluto
far
nascere con un pugnetto chiuso contro il nasino, quasi nella sua immaginazione un pugno alzato (oltreatutto
diceva lui la mano sinistra) Dopo sembrava che avesse partorito lui, da come ne parlava... Ma per me
è stata bella la quotidianità con lui, inventarci tutta la nostra vita assieme, a volte con delle
difficoltà,
condividere tante cose della mia vita e della sua. La cosa più bella, che mi ha reso più felice in
assoluto è stato
conquistare la sua fiducia e la sua stima. Mi ricordo anche l'ultimo giorno della sua vita in un precipitare di
eventi che lo hanno portato alla morte. Dicono
che si muore come si è vissuto, penso che ben pochi se ne siano andati come lui, circondato da belle
ragazze e
bestemmiando contro la morte, lottando fino alla fine. Sembrerà una cosa macabra ma ha veramente
lottato fino
all'ultimo: poco prima di andare in coma, nonostante le sue condizioni di estrema stanchezza si è
irrigidito, ha
alzato il pugno come per picchiare qualcuno e guardando nel vuoto ha urlato con tutte le sue forze:"vattene porco
di d. , via ! " Forse ce l'aveva con chi era venuto a prenderselo...
Iaia (Milano)
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