Rivista Anarchica Online
Unità sindacale sulla pelle dei lavoratori
Militanti U.S.I. di Sestri Ponente
A Firenze dal 26 al 29 ottobre 1970 si sono riuniti i consigli generali delle tre centrali sindacali CGIL,
CISL e UIL, per i soliti approcci sull'unificazione sindacale, con i soliti discorsi che riempiono tanto la
bocca (unificazione "organica", incompatibilità ecc.), con i soliti documenti che riempiono tanto
le pagine
dei giornali (c'è stata anche una dichiarazione di dissenso da parte di 21 membri dell'assemblea,
se così
la si può chiamare). In ogni caso l'orientamento generale sulla via da seguire per attuare questa
famigerata unità è rimasto quello di prima ed è stata riconfermata la
volontà (da parte sempre dei
"vertici" sindacali) di attuare al più presto questa riunificazione. Un'analisi
superficiale potrebbe a questo punto farci concludere che tutto questo bailamme, stile
cafè-chantant, non abbia nulla a che vedere con la reale unità dei lavoratori, intesa come
un momento
fondamentale della lotta rivoluzionaria degli sfruttati, ma purtroppo questo non è
vero. La natura riformista e la strumentalizzazione da parte padronale delle tre grandi
centrali sindacali non
è, crediamo, una novità per nessuno (le esperienze storiche d'altra parte ce ne danno la
conferma più
ampia, il tradimento consumato alle spalle della classe operaia nel '20 da parte dei social-riformisti della
CGL, padri spirituali del sindacalismo moderno, è oggi illuminante più che mai). D'altra
parte questo
processo di integrazione del sindacato nei confronti del sistema è oggi in piena evoluzione
(esemplare
a tale proposito la revoca dello sciopero generale nazionale durante l'ultima crisi di Governo) e non
serve a questo proposito notare che durante gli ultimi scioperi, contrattuali e non, i sindacati hanno
mostrato di far proprie alcune parole d'ordine che provenivano dalla base (comitati di reparto, delegati,
scioperi articolati ecc.). Ci interessa piuttosto il fatto che non ne potevano fare a meno, a causa della
ritrovata combattività di larghi strati della classe operaia, pena la loro definitiva
squalifica. Vediamo anche come sono state stravolte queste parole d'ordine: i comitati e
i delegati di reparto sono
diventati presto docili strumenti nelle mani delle sputtanatissime commissioni interne e tramite queste
dei padroni; gli scioperi articolati un mezzo per danneggiare ancora di meno la produzione e via
discorrendo. Che cosa rappresenta quindi il sindacato unico in questo allegro (si fa per
dire) panorama? Rappresenta, secondo noi, un ulteriore passo nell'ufficializzazione di
questo organismo rispetto alle
strutture del sistema, la quasi completa "tradeunionizzazione" delle organizzazioni tradizionali della
classe operaia. Il sindacato diventa ufficiale, tende sempre più a partecipare alla gestione
dell'impresa
diventa il propugnatore di una rinnovata efficienza produttiva, partecipa in misura sempre crescente alla
gestione del potere economico a livello nazionale. Mostra insomma la sua vera faccia di sostegno alle
forze nuove del capitalismo e nello stesso tempo getta le basi per un nuovo potere di classe: non il
potere del proletariato, beninteso, come essi vanno dicendo, ma quello della
loro classe, la piccola
borghesia tecno-burocratica. Nei confronti degli operai e delle loro lotte questa escalation
piccolo-borghese raggiunge dei vertici di
pompieraggio difficilmente emulabili dal miglior corpo dei VV.FF., le esigenze di lotta autonoma e
spontanea che vengono dalla base operaia sono boicottate, ingabbiate e tradite con ogni mezzo; la
figura dell'operaio non iscritto al sindacato sta scomparendo dalla fabbrica (ogni mezzo è buono
per
intruppare i lavoratori nelle file della "loro" organizzazione: ricordiamo tra l'altro le 3.000 lire di trattenuta
imposte i nostri iscritti per l'acquisto del libretto sugli accordi contrattuali contro le 1.000 per i
"sindacalizzati"). L'unità reale della classe operaia si fonda sulla continuità
delle lotte e sulla loro spontaneità ed
autonomia (lotte quindi non mediabili da accordi di nessun tipo, gli interessi reali degli sfruttati sono
rivoluzionari perché tendono a distruggere la divisione classista della società e del lavoro,
a eliminare
sfruttamento e sfruttatori e non a ricercare una illusoria e falsa pace sociale con questi
ultimi). Contro tutto questo si pone decisamente il processo di unificazione, la tendenza
al sindacato unico e
"ufficiale", benedetto e santificato da Confindustria e padronato, ma noi crediamo che la classe operaia
possa trovare in sé la maturità e quindi la capacità di smascherare definitivamente
questo pugno di
traditori e di burocrati, per imboccare decisamente l'unica strada giusta, quella della lotta a oltranza allo
sfruttamento capitalista, attraverso una rinnovata unità dei lavoratori, verso la costruzione di una
società
senza classi, senza sfruttatori e sfruttamento.
Militanti U.S.I. di Sestri Ponente
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