Rivista Anarchica Online
Compagno sfruttatore
di Emilio Cipriano
Il PCI contende al Vaticano il primato della speculazione
Fortebraccio, caustico corsivista de "L'Unità ", deve essere molto
distratto. Nei suoi virulenti e divertenti
attacchi agli esportatori di capitali deve essersi dimenticato che anche il suo partito, il PCI, adotta - e
non da oggi - la stessa politica speculativa. Holdings (*) in Svizzera e nel Liechtenstein, società
immobiliari, società di import-export, evasioni fiscali... Il PCI non è secondo, in Italia,
che al Vaticano.
Se l'Unità non ne parla, se gli sprovveduti militanti del PCI non lo sanno, vediamo di parlarne
noi. Da più parti si va affermando che l'Italia è sempre più ingovernabile
senza la collaborazione del PCI;
ebbene ciò è vero non solo perché esso controlla ed ingabbia attraverso il proprio
apparato e attraverso
i sindacati la forza rivendicativa della base operaia, ma anche perché dispone di una potenza
economica impressionante. Il PCI ha iniziato la sua scalata al potere economico all'indomani della
liberazione per mantenere
finanziariamente l'apparato che gli permetteva di mobilitare quelle enormi masse di lavoratori che lo
porteranno al governo. Vennero così create numerosissime cooperative (pallidi fantasmi di
quelle costituite all'inizio del secolo)
inserite nei settori qualitativamente più poveri della produzione. Vi era anche il grande
campo dell'edilizia ed ancor più numerose furono le cooperative edificatrici.
Queste divennero poi arma di pressione nei confronti dei lavoratori inquilini. Tutto questo
però non poteva bastare per coprire le aumentate esigenze del partito ed allora
cominciarono ad essere costituite società di tipo apparentemente privato (S.p.A., s.r.l., ecc....)
con soci
di nome, ma non di fatto, che operavano nei settori qualitativamente più ricchi e redditizi
dell'industria
e del commercio. Tutto questo però si realizzò (e continua a realizzarsi) sulle spalle
degli sfruttati, infatti il PCI a questo
punto doveva scegliere: o minare il sistema economico padronale o diventarne parte integrante. Inutile
precisare che scelse quest'ultima alternativa che rientra perfettamente nella logica di tutti i partiti che
pretendono di dirigere la lotta degli sfruttati. Così agendo divenne sostenitore dello
sfruttamento non nelle parole ma nei fatti. Cosicché mentre d'un
lato, per ragioni politiche, reclama aumenti salariali per gli operai, dall'altro opera da anacronistico
capitalista concedendo stipendi da fame ai dipendenti delle aziende di sua proprietà. Il PCI,
divenuto quindi una componente essenziale del sistema dominante, ne attua anche gli imbrogli
più reazionari ed ecco che dietro la facciata politica con la quale si denunciano i capitalisti italiani
perché esportano valuta all'estero, le aziende del PCI fanno lo stesso gioco (proprio
perché non ci si
può sottrarre alle leggi economiche del profitto). Ed ecco il PCI costituire società
finanziarie (holdings) in Svizzera e nel Liechtestein che oltre alle
funzioni speculative hanno quelle di permettere l'evasione fiscale legalizzata. È in questa
prospettiva che la proprietà dell'intero capitale di numerose società italiane del PCI viene
trasferito a società holdings con sede a Lugano, Vaduz, ecc. tramite i servigi della Discount Bank
(Overseas) Limited, o della Union Banques Suisses, ecc... La logica economica e la precisa
volontà di divenire in un futuro l'unico sfruttatore del proletariato
italiano inducono il PCI (sempre sotto mentite spoglie) a operare, tra l'altro, speculazioni sulle aree
fabbricabili nel riminese tramite gli accorti servigi di un funzionario del P.S.I.U.P., e a Corsico (sindacato
comunista) in combutta con uno dei più grossi capitalisti di Milano (imponibile accertato ai fini
dell'imposta di famiglia L.250.000.000). Tutti i rami economici recano tracce dell'infiltrazione di questo
nuovo padrone dell'Italia: immobiliari sotto la veste sociale di innocenti società in accomandita
semplice
(immobiliare Risorgimento Sestese s.a.s.,...) cinema d'essai (Rubino, Anteo,...) imprese di
pubblicità,
società di importazione ed esportazione (S.I.P.A.M. S.p.A.,...) imprese di rappresentanze
industriali
(Rest-Ital s.r.l.,...) case editrici, agenzie di viaggi (Italturist,...) ed altre ancora. E per coloro che spinti
da curiosità volessero vedere un po' più a fondo queste società (utilissima a
questo riguardo una visita negli archivi della Cancelleria delle società commerciali presso il
Tribunale,
o in quelli della Camera di Commercio) vedrebbero che per quasi tutte, l'intero capitale è
detenuto da
holdings straniere (Insem Anstalt -Vaduz,...). Da queste premesse come poi stupirsi se qualche
funzionario, un po' più furbo degli altri, cerca di
deviare parte del flusso di quattrini diretti verso Via Botteghe Oscure nelle proprie tasche? Questi
casi stanno diventando sempre più frequenti e basterà citare quello di un certo G. C. che,
posto
dal partito a capo di una fittizia cooperativa edificatrice di Novate Milanese (in effetti i soci erano
salariati) di grossa entità, prese a perpetrare ruberie mediante interessi privati nella conduzione
delle
società. L'entità di queste operazioni anomale assunse tali proporzioni e coinvolse
tanti e tali interessi che
l'unica prospettiva rimasta al partito fu quella di far firmare a questo egregio signore una lettera di
dimissioni dalla carica ricoperta senza nulla intraprendere contro di lui. Oggi egli, grazie ai capitali
accumulati, agisce quale privato imprenditore nel campo dell'edilizia. "... non c'era da chiedersi ora
che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori
guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era
loro
impossibile distinguere fra i due". (George Orwell - La fattoria degli animali).
Emilio Cipriano
(*) Le holdings sono società finanziarie che per statuto non
possono compiere operazioni industriali o
commerciali, ma possono unicamente assumere partecipazioni in altre società. In Svizzera,
Liechtenstein,
Lussemburgo, e Panama le holdings godono di particolari facilitazioni ed esenzioni fiscali, risulta quindi
oltremodo vantaggioso costituire holdings in questi paesi e quindi trasferirne "nominalmente" la
proprietà del
capitale delle società italiane. Con questo sistema si ottengono due scopi: occultare i reali
proprietari, sfuggire
le tassazioni che ne deriverebbero.
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