Rivista Anarchica Online
Armando Borghi
a cura della Redazione
Sono passati tre lustri dalla morte di Armando Borghi, notissima figura di militante anarchico ed
antifascista, protagonista di primo piano della lotta politica e sociale italiana, soprattutto nel primo
quarto di secolo. Ci riferiamo naturalmente all'altra storia, a quella degli oppressi, degli emarginati,
dei refrattari, dei rivoluzionari: quella storia che nonostante le tanto strombazzate
«modernizzazioni» non trova spazio sui libri di testo e nella storiografia ufficiale. Dalla Grande Guerra all'avvento del fascismo Borghi è stato segretario dell'Unione Sindacale
Italiana, la principale organizzazione di classe rivoluzionaria della nostra storia: divenne segretario
in contrapposizione con gli interventisti rivoluzionari, sostenne e difese la connotazione
internazionalista, antistatale e rivoluzionaria dell'USI, e poi nel primo dopoguerra visse fino in
fondo tutte le agitazioni proletarie fino all'occupazione delle fabbriche. In seguito alla vittoria
riformista e all'ondata reazionaria, finì in carcere con Malatesta ed altri. Basta questo breve cenno
biografico per situare la figura di Borghi tra quelle emblematiche di un'intera epoca della storia
italiana. All'interno del movimento anarchico Borghi - che per un trentennio visse esule in Francia e negli
USA, per poi rientrare definitivamente in Italia negli anni '50 - è sempre stato una figura molto
discussa, amato e odiato, sostenuto e criticato. In particolare fece discutere molto il suo rifiuto,
maturato nell'esilio, di quella pratica sindacalista rivoluzionaria di cui era stato in gioventù
l'esponente più noto in campo anarchico. Dedicando ad Armando Borghi questo dossier, non abbiamo alcun intendimento agiografico né
vogliamo polemicamente verificare la «giustezza» o meno delle scelte di volta in volta operate da
Borghi. Molto più modestamente (e concretamente), ci limitiamo qui a fornire elementi per
esaminare ed affrontare alcuni problemi che si posero a Borghi (e agli altri militanti) con lo spirito
di trarre degli insegnamenti dalla storia, per riesaminare criticamente il nostro passato. Apre questo dossier uno scritto di Gianpiero Landi, promotore di quell'Archivio Armando Borghi
che a Castelbolognese (la cittadina romagnola dove Borghi nacque e cui rimase sempre
legatissimo) sta raccogliendo, dal gennaio 1982, sempre più materiale (lettere, foto, ecc.) relativo a
Borghi. Seguono due delle relazioni presentate nel corso della «Giornata di studio su Armando
Borghi» tenutasi a Bologna, a Palazzo Montanari, il 12 novembre 1978, per iniziativa del Centro
Studi Libertari «G. Pinelli» di Milano: tra le altre, abbiamo scelto quelle di Maurizio Antonioli (che
affronta il tema dell'«anarcosindacalismo» di Borghi) e di Nico Berti (che, esaminando «l'ultimo
Borghi», traccia un bilancio critico della sua esperienza di militante anarchico al contempo dentro e
contro la storia). Illustrano il servizio ancune fotografie tratte dall'Archivio Armando Borghi.
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