Rivista Anarchica Online
RASSEGNA LIBERTARIA
a cura della Redazione
Questa rubrica vuole essere anche una finestra sul mondo. Senza alcuna pretesa di completezza,
vuole infatti segnalare alcune delle numerose pubblicazioni anarchiche e libertarie che vengono
stampate in inglese, francese, castigliano, tedesco, olandese, giapponese e nelle altre lingue in cui si
esprime - in tutta la sua varietà - il movimento anarchico su scala internazionale. Ci sono giornali
che durano per decenni, ce ne sono altri che non vanno oltre il breve volgere di una stagione o poco
più. Ma ce ne sono anche altri che progettati per una certa periodicità non ce la fanno a mantenerla
e rallentano il passo, ma non scompaiono. E' questo, per esempio, il caso di Open Road, nato «trimestrale» nella seconda metà degli anni 70.
Le redazioni che si sono avvicendate hanno sempre fatto fatica a rispettare i tempi d'uscita. Negli
ultimi anni, poi, di numeri ne sono usciti pochissimi, col contagocce: al punto che nel breve
editoriale del n. 16, datato «primavera '84», è lo stesso collettivo redazionale ad ironizzare sul fatto
che «siamo l'unico trimestrale ad uscire una volta all'anno». La stagione migliore di Open Road
sembra essersi conclusa da tempo: manca ormai al giornale quel respiro, quella vivacità (che
trovava un'immediata traduzione nella grafica originale) che lo caratterizzava anni fa. Su questo
numero segnaliamo, tra gli altri, un resoconto della situazione giudiziaria di Leonard Peltier, Robert
Wilson e Albert Garza, tre esponenti dei movimenti di liberazione degli indiani d'America detenuti
da quasi un decennio con l'accusa di aver ucciso due agenti del FBI nell'ambito dello scontro fra
indiani e forze repressive USA nella riserva di Pine Ridge, nel Sud Dakota, nel '75 (due anni prima
la stessa zona era stata occupata sempre dagli indiani). La vicenda di Peltier e dei suoi compagni è
andata assumendo un valore simbolico per gli indiani, le altre minoranze discriminate e quanti ne
appoggiano le rivendicazioni contro il governo federale di Washington. Un altro caso politico-giudiziario del quale Open Road riferisce ampiamente è quello dei «5 di
Vancouver», di cui abbiamo già riferito su «A». I cinque giovani libertari sono accusati di numerosi
reati connessi con attività «terroristiche» (si va da imputazioni associative generiche quali la
cospirazione fino ad episodi specifici come il possesso di esplosivi, il furto d'auto, ecc.). A
Vancouver, il principale centro canadese della costa pacifica, è stata portata avanti in questi mesi
un'intensa attività di controinformazione, di cui i redattori di Open Road (che appunto si stampa a
Vancouver) sono stati parte attiva. Un primo processo si è già concluso: ma altri processi, sempre
per la stessa serie di reati, li attendono. Il prossimo è fissato per 1'11 luglio. Dalla Germania Federale ci è giunto il secondo numero di quest'anno (il 14° dall'inizio delle
pubblicazioni) del periodico Schwarzer Faden, che significa «filo nero». 64 pagine, 1.700 copie di
tiratura, ampio spazio alle foto e in genere alla grafica, questo numero è particolarmente ricco di
informazioni e di articoli. Ci limitiamo qui a segnalare alcuni degli argomenti trattati: l'installazione
dei missili Cruise sui sommergibili, l'occupazione segreta delle isole Faröer, la storia
dell'antimilitarismo tedesco prima del '45, la questione della settimana lavorativa di 35 ore, le
ragioni dell'astensionismo alle elezioni europee, chi sono gli ecolibertari, l'ultima intervista con
Augustin Souchy, ecc.. Segnaliamo infine (ormai è diventata un'abitudine, ma che volete farci: è davvero un'ottima
pubblicazione) l'ultimo numero (n. 42) di Comunidad, la rivista bimestrale edita in tutti i suoi
aspetti (da quello redazionale a quello tipografico) dal gruppo cooperativo e comunitario che
appunto anima, oltre alla rivista e ad una casa editrice (la Nordan), un'esperienza di vita e di lavoro
associati di grande interesse. Nel nome, nel patrimonio di pensiero ed anche (in parte) nei suoi
stessi componenti l'attuale Comunidad si presenta come la diretta continuazione di quella
Comunidad del Sur che negli anni Cinquanta, Sessanta e nei primi anni Settanta dette vita ad
un'esperienza di grande intensità umana, sociale, militante a Montevideo, in Uruguay - per poi
venir definitivamente cancellata in Uruguay dal regime militare. Comunidad è caratterizzata da
una grafica sobria, puntuale, moderna ma al contempo discreta: riflette in questo lo stile pacato,
«ragionante», equilibrato che ispira il taglio redazionale e soprattutto gli editoriali. Anche questo
numero è ricco di articoli dai/sui paesi latinoamericani (Argentina, Colombia, Cile, Brasile, ecc.).
Segnaliamo in particolare l'analisi dell'attuale situazione argentina fatta dai Grupos de autogestion.
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