Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 2 nr. 13
giugno 1972


Rivista Anarchica Online

Eugenio Cefis: il feudatario ribelle
a cura della Redazione

Eugenio Cefis, il tanto chiacchierato presidente della Montedison, mostra ogni giorno di più le sue tendenze autonomistiche.
Cefis, uomo formatosi negli apparati economici dello stato (ENI, ecc.), logicamente avrebbe dovuto essere nella grande industria chimica a partecipazione statale e privata, un mandatario del Parlamento che spostasse sempre più l'indirizzo dell'azienda verso una gestione pubblica. Ma Cefis è divenuto presidente della Montedison anche attraverso operazioni finanziarie che l'ENI, sotto la sua direzione, aveva fatto in quella società per un valore complessivo di 120 miliardi. Giunto nella posizione di potere, ha iniziato operazioni finanziarie e di intervento miranti a rendere lui e il suo staff dirigente sempre più autonomo sia dal Parlamento sia dai capitalisti. Tutto questo soprattutto con ben congegnate operazioni di possesso incrociato di azioni. Già nell'operazione Bastogi (cf. A n.8) e in quelle successive (cf. A n.9) avevamo indicato questa linea di tendenza della gestione Cefis nella Montedison.
Oggi egli chiede finanziamenti agevolati, sovvenzioni, contributi a fondo perduto per un totale di 1.800 miliardi, di cui 800 per gli investimenti nel sud, 400 per quelli del nord e 170 per risanare la Snia Viscosa. Inoltre vuole costituire una holding al 50% con l'ENI per controllare il settore delle fibre ed un'altra holding, sempre al 50% con l'ENI, per controllare le ricerche nel settore della chimica fine e della farmaceutica. In cambio di tutto questo Cefis non dà nulla, anzi chiede che il Governo autorizzi, per la parte di capitale pubblico, un'operazione di svalutazione del capitale sociale della Montedison. Chiede cioè di annullare una parte del capitale impiegato dallo stato e dai privati. La Montedison sta diventando sempre più uno stato nello stato e sempre più sta aumentando la propria autonomia; si emancipa dal vassallaggio economico e politico e impone, con l'aiuto strumentale di forze politiche conservatrici (dorotei, fanfaniani, ecc.) un programma essenzialmente rinnovatore per quanto riguarda gli equilibri di potere.
Cefis è sempre meno un funzionario dei padroni ed è sempre più un tecnocrate, nell'accezione più completa del termine. Un tecnocrate che, limitato dalla natura giuridica del rapporto di proprietà, supera questo ostacolo con i mezzi giuridici che la società attuale gli offre, il tutto in visione di uno sganciamento dai controlli dei suoi mandanti per l'affermazione di fatto oggi, e di diritto domani, del nuovo assetto di potere. Perché con il superamento, anche a livello istituzionale, della proprietà privata dei mezzi di produzione si rafforza e si istituzionalizza il potere della nuova classe dirigente di cui Eugenio Cefis è un alfiere.