Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 139
estate 1986


Rivista Anarchica Online

A Barcellona mezzo secolo dopo
di Domenico Pucciarelli

Dimenticare è la parola d'ordine del governo, dei partiti, dei mass-media. Dimenticare le lotte, l'autogestione, la rivoluzione. Ma gli anarchici catalani hanno dato vita ad alcune iniziative commemorative. Tra i non molti venuti da fuori, il nostro collaboratore Domenico Pucciarelli. Ecco il suo reportage.

"La rivoluzione spagnola?" "Quale rivoluzione?", Ma quella iniziata il 19 Luglio del 1936!" "Ah! tu vuoi parlare della guerra civile! Si, la conosco, ma ormai tutto ciò è una vecchia storia di cui ricordo alcuni nomi: Franco e i repubblicani".
Questo dialogo immaginario si può' considerare come uno specchio della realtà quella vera e non quella che noi anarchici vediamo con piacere scorrere davanti ai nostri occhiali rosso-neri.
Infatti, se, per gli anarchici di tutti i paesi quella data (19 Luglio) rappresenta ancora una fonte sicura a cui ispirarsi per dimostrare ai nostri interlocutori la praticabilità di un'Utopia, per la gente "comune" in Spagna (figuriamoci altrove!) quella data rimane soltanto un avvenimento lontano, triste da ricordare. E poi ci sono i mezzi d'informazione ed il governo che aiutano a seppellire quella "incredibile" storia di comunismo libertario, collettività che parallelamente alla guerra civile continuò per circa tre anni.
Il 18 luglio (1986) mi sono recato alla sede della Federazione regionale della Catalogna della CNT-AIT, a Barcellona, dove si è tenuta una conferenza-stampa del Segretario Generale attuale di questa organizzazione, in cui si è parlato, davanti ai due o tre giornalisti che hanno voluto parteciparvi, della situazione attuale dell'organizzazione e annunciato il meeting del giorno dopo.
Già da alcuni giorni ero arrivato in questa città che cinquanta anni fa era dipinta in rosso e nero, e avevo girato di sindacato in sindacato, di conferenza a dibattito, nelle varie esposizioni che ricordavano quegli avvenimenti. Ero insomma, come i militanti delle due CNT e i pochi "internazionalisti" venuti per l'occasione, in una specie di trance che ci prende ogni qualvolta ci si aspetta di partecipare ad un avvenimento importante. E con questo stato d'animo, dopo la conferenza mi sono recato in uno dei tanti ristoranti del quartiere gotico. Qui oltre al menu del giorno, ho chiesto al cameriere di accendere il televisore poiché ero curioso di sapere come il telegiornale avrebbe trattato il tema più importante del giorno: il sollevamento militare, l'inizio di quella che fu una guerra civile e di una rivoluzione libertaria.

La Spagna deve dimenticare
La mia attesa non fu vana. Il cronista iniziò proprio con questa informazione. Un'informazione seguita da un lungo comunicato del governo che il cronista e la sua collega lessero integralmente. Eccone in breve il riassunto: tutti dobbiamo dimenticare quei giorni di odio e di violenza espressa dalle due parti e pensare che ormai la riconciliazione è un fatto sanzionato dall'approvazione del referendum del '78 sulla nuova costituzione que ya estableciò la paz entre los hermanos españoles en el reño democràtico de Juan Carlo ("che già assicurò la pace tra i fratelli spagnoli sotto il regno democratico di Juan Carlos"). Alla lettura del comunicato seguirono due o tre minuti di immagini mute dove si potevano ammirare scarponi e mitraglie, Guernica e "soldati in marcia", qualche colpo di fucile e nessuna sigla o bandiera, nessun "personaggio storico" se non il Caudillo. Il cronista, senza battere ciglia, salta ad un altro argomento...
Io rimango con il boccone di paella in bocca e per alcuni attimi non riesco ad ingoiarlo. Finalmente due persone, vicini di tavola, si alzano rumorosamente e mi permettono di ingoiare il boccone e di rendermi conto che sull'avvenimento per cui ho fatto tanti chilometri e per cui batte forte il mio cuore, non c'è più nessun commentario, nessuna intervista, nessuna "analisi storico-critica, sociologica, economica politica" o che so io!
La Spagna deve dimenticare!
Ecco insomma il motto di quell'informazione televisiva, ma anche di una buona parte dei titoli dei quotidiani. In realtà credo che ha ragione il nostro Murray Bookchin quando, parlando delle profezie del libro "1984", dice che una delle più importanti tra di esse è questa volontà esplicita del potere, dei poteri di "far dimenticare la lotta dell'umanità per la sua emancipazione".
Ma rimettiamoci gli occhiali rosso-neri e vediamo di ricordarci le impressioni di quella Barcellona libertaria che ho visitato 50 anni dopo. Una Barcellona libertaria con le sue due CNT; i suoi atenei, ristoranti autogestiti (la Rivolta e La Fragua), il nuovo "Cafè Voltaire" che è uno dei ritrovi dei punk. ecc..
In questo mese di luglio si potevano visitare in questa città le tre esposizioni commemorative di quegli anni di guerra e rivoluzione: una organizzata dalla CNT-Catalunia, una dalla CNT-AIT, e la più interessante e bella quella organizzata dall'Ateneu Enciclopédic Popular in un luogo centralissimo dove più di diecimila persone (turisti, curiosi e persone interessate) hanno potuto ritrovare esposte alcune realizzazioni libertarie della rivoluzione: libri, monete, francobolli, attività delle collettività, periodici, manifesti e foto; e in una sala attigua alcuni video documentari di quel periodo o recenti. Sempre a Barcellona si sono svolti per commemorare il 50° anniversario della rivoluzione spagnola un meeting organizzato dalla CNT-AIT che si doveva svolgere in una grande piazza (Catalunia) ma il permesso non è mai arrivato, e che alla fine si è svolto in una sala chiusa dove un migliaio di persone venute dalla Catalogna ma anche da altre regioni della Spagna hanno applaudito l'ormai storica figura dell'anarchismo spagnolo Federica Montseny, il segretario nazionale J. Garcia Rua e un rappresentate della Commissione di Relazioni dell'Internazionale di Federazioni Anarchiche, Massimo Varengo (della FAI italiana).
La serata del diciannove un'altra parte della Barcellona libertaria si è recata al concerto punk organizzato dall'altra CNT insieme ad alcuni gruppi e collettivi, dove diverse centinaia di giovani punk hanno potuto bere birra e ascoltare la loro musica preferita. Qui, al contrario del meeting della mattina, dove gli anziani compagni e compagne e i giovanissimi studenti o operai e anche qualche contadino hanno potuto comprare la stampa della CNT-AIT e i libri esposti dai vari atenei e sindacati, non c'era, con mia grande sorpresa, nessun tavolo con la stampa libertaria o altra.

Il problema della scissione
Ecco che già le due commemorazioni indicano chiaramente il grave problema della spaccatura, della scissione in cui si trova la variegata Barcellona libertaria: le due CNT, organizzazioni distinte, rivali e nemiche (?).
Insomma al di là dell'entusiasmo che si può avere nell'incontrare tanti compagni e compagne, resta questo scoglio insormontabile. Non esiste nessun contatto tra le due CNT, tranne di quelle poche persone che hanno degli amici nell'altra CNT. Anzi, i soli contatti che ci sono spesso rischiano di diventare degli scontri, soprattutto quando attacchinando manifesti ci si accorge che gli altri ricoprono o staccano i tuoi manifesti. Una scissione che crea una confusione enorme: CNT organo della CNT-AIT riceve delle informazioni di una federazione locale di Barcellona che appoggia una lotta dentro un supermercato, ci sono alcune foto con un testo; la redazione del periodico telefona allora alla Federazione regionale per sapere di quale CNT si tratta, perché sulle foto hanno visto scritto solo CNT e non CNT-AIT. Un altro aneddoto curioso che mi è capitato di vivere è stato quando mostrando il numero speciale di Soli uscito per il 19 luglio un militante della CNT-AIT incuriosito dal formato inabituale e dalla testata diversa, prima di pronunciarsi sulla rivista ha voluto sapere chi l'aveva fatta, e quando poi ha letto che era un supplemento della Soli della CNT-AIT, solo allora ha detto che era bella e buona.
Comunque resta al di là degli aneddoti il problema della scissione che, pur essendo un problema di fondo, "non è nuovo nella CNT", così come ci ha detto Luis Andrés Edo direttore del quindicinale Solidaridad Obrera della CNT-AIT di Catalunia (esiste anche un Solidaridad Obrera fatta a Madrid dall'altra CNT...). È una vecchia storia che è sempre esistita da quando la CNT fu creata 76 anni or sono. Soltanto che, in altre occasioni, non ci fu "usurpazione" di sigla.
Durante i periodi di crisi interna, aggiunge L.A. Edo, "tra i sindacalisti puri e gli anarco-sindacalisti si è passati da uno status quo a una fase di maturazione che lentamente spingeva la scissione verso una dinamica di dissoluzione".
Questa volta però è diverso, la stessa sigla, la pretesa da ambe le parti del "patrimonio storico" e dulcis in fundo le due sentenze che hanno prima indicato nella CNT-AIT la sola CNT, e una seconda emanata in giugno che afferma il contrario.
Un dilemma, una confusione e delle sentenze che nascondono il vero problema che è quello di sapere, così come ci ha detto Domingo Ruiz del Comitato Confederal della CNT-Catalunia, "se si vuole oppure no creare un forte sindacato anarcosindacalista".

Quale futuro per l'anarcosindacalismo
Ma qui, a parte le enunciazioni di principi (che al limite possono essere accettate dalle due CNT), c'è un problema di strategia: intervenire o no alle elezioni sindacali. La CNT-AIT dice di NO! e organizza il boicottaggio. Mentre la CNT-C. vi partecipa e a volte con buoni risultati. Per Domingo Ruiz questa è la strada che sta "facendo crescere la nostra CNT". Ma questa strada non è così semplice e sicura come può sembrare a prima vista e poi ci sono dei casi che contraddicono quello che afferma D. Ruiz.
Per esempio nel metrò di Barcellona la CNT-C quando si presentò per la prima volta alle elezioni ebbe nove delegati, mentre alla seconda essi scesero a 2. Un altro esempio, alla Ford due anni fa la CNT ebbe sei delegati, gli stessi che ha avuto alle elezioni svoltesi nel mese di luglio di quest'anno.
Forse si potrebbero portare degli altri esempi contrari a quelli che conosco e ho citato, ma resta il fatto che la crescita della CNT non è il semplice risultato numerico delle elezioni.
Quello che ho chiesto in questi giorni passati a Barcellona ai compagni/e delle due CNT è se essi credono che l'anarcosindacalismo abbia un avvenire nei paesi europei e nella Spagna di oggi.
Sia L.A. Edo, che D. Ruiz pensano di sì! Luis perché dice che comunque "il movimento libertario non ha saputo o potuto dotarsi di una nuova struttura che possa rimpiazzare quella anarcosindacalista, anche se l'anarcosindacalismo deve mantenere, là dove esiste o può esistere, un'orientazione mutativa di questa sua struttura". Domingo Ruiz, invece, pensa che esiste un futuro perché "un settore maggioritario dei lavoratori è stanco della politica e delle posizioni sindacali che hanno contribuito a che la situazione economica e nel mondo del lavoro si trovi in queste condizioni". Insomma, insiste Ruiz, "esiste un futuro, primo perché esiste uno scontento e poi perché si accettano sia il nostro tipo di funzionamento che le nostre rivendicazioni".
Come vedete la Barcellona libertaria, cinquanta anni dopo, o almeno una parte di essa, quella organizzata nelle due CNT, ha fiducia nelle possibilità di ricreare un anarcosindacalismo forte. Però questa fiducia non riusciamo a condividerla, soprattutto perché non ci sembra il frutto di discussioni, analisi, di pratiche o di lotte alternative che prospettino un'accelerazione o uno sviluppo dell'anarcosindacalismo. Certo, esistono delle esperienze isolate dell'una e dell'altra CNT, ma non sono rappresentative dell'insieme della situazione spagnola. (Per esempio una di queste esperienze è quella pratica autogestionaria del sindacato del textil di Barcellona, che purtroppo dobbiamo limitarci a indicare vagamente poiché i compagni/e del sindacato "CNT-AIT de textil" non pensano sia ancora venuto il momento di propagandarla).
Esiste infine una Barcellona libertaria che, anche se ha visto diminuire il numero degli atenei da una ventina a quattro, secondo Josè (dell'Ateneo libertario del Poble Sec) "è una realtà presente in tanti gruppi marginali" e poi, aggiunge Josè, tutti quei libertari "nati" alla morte di Franco, pur non essendo militanti, sono sparsi nella società, e pronti a spuntar fuori un giorno. E sono tanti!".
Ho passato una decina di giorni nella Barcellona libertaria, con la nostalgia di un cinquantenne che guarda un video dove si vedono delle barricate innalzate nelle Ramblas. Le Ramblas, che cortesemente accolgono gli stranieri e i catalani in questa passeggiata interminabile, offrendo prodotti artigianali e Chocolate (hashish) o piccoli spettacoli. Le Ramblas dove di domenica mattina incontrerete una coppia sulla sessantina che fedelmente vende la stampa anarchica, e dove incontrerete di tanto in tanto un viso dolce e aperto con una A cerchiata sul petto.