Rivista Anarchica Online
Questo monumento
non s'ha da fare
di Patrizio Biagi
Contro
l'iniziativa di un gruppo di cittadini di Carrara di erigere a
proprie spese un monumento a Gaetano Bresci sono intervenuti anche
Craxi, Scalfaro e Cossiga. La stanno facendo così grossa che anche
noi, che pure del monumento potremmo benissimo fare a meno...
Non vorrei che
quanto scrivo suonasse come una critica nei confronti di quei
compagni che si trovano oggi impegnati nella battaglia per erigere il
monumento a Bresci. È
giusto infatti che ognuno s'impegni in ciò che ritiene più valido. È
solo che i monumenti, sia quelli dedicati agli anarchici che quelli
dedicati ad altre persone indistintamente, mi procurano un senso di
fastidio e di rigetto ed è per questo che l'idea del monumento mi ha
trovato finora abbastanza scettico, se non addirittura contrario. Scettico e
contrario per almeno tre ragioni: 1) Perché da
sempre lo stato, il potere, l'autorità civile, l'autorità militare,
l'autorità ecclesiastica confezionano, ad immagine e somiglianza del
loro modo di pensare, rivestendoli dei propri valori (che a volte
contrastano con quelli di cui erano portatori i "ricordati"),
martiri, patrioti, santi ed eroi e li immortalano dedicando alla loro
memoria vie, monumenti, lapidi, ecc. ecc., e penso sia già questo di
per se stesso un buon motivo per cui non si dovrebbe ricorrere agli
"stessi" vuoti, freddi e retorici simboli, usati dal
potere, per ricordare avvenimenti, vittime e uomini del passato. 2) Perché in
quanto anarchici siamo (o dovremmo essere) contro ogni tipo di
simbologia retorica così come dovremmo essere contro la confezione
di martiri e di eroi e non dovremmo di conseguenza essere tra i
fautori dell'erezione di un monumento che, in quanto monumento, fa di
Bresci un'eroe e un martire posto su di un piedistallo che ne
sottolinea comunque la "migliore" tempra rispetto
alla comune mediocrità. Bresci fu un
combattente che assassinò un uomo responsabile del massacro di
centinaia di proletari, e in questo compì un'opera di giustizia,ma
resta tuttavia un semplice combattente tra combattenti, senza meriti
speciali, rispetto agli altri suoi compagni di lotta, che richiedano
di onorarlo o ricordarlo in modo diverso da loro. Noi non abbiamo
nessun eroe, martire o santo da immortalare con monumenti, abbiamo
solo i nostri caduti, caduti nella lunga lotta per l'emancipazione,
da ricordare e l'unico modo con cui possiamo farlo è quello di
portare avanti quella che fu la loro lotta, e che oggi deve
continuare ad essere la nostra, per una società più libera e più
giusta. 3) Perché il gesto
di Bresci e le vittime, per vendicare le quali egli armò la propria
mano, meglio sarebbero ricordati eliminando dalle strade e dalle
piazze di questa Repubblica, democratica e sedicente antifascista,
ogni simbolo e ogni ricordo del coronato boia sabaudo. Ma... c'è un ma!
Se la questione si fosse esaurita solo nell'erigere il monumento
riterrei ancora valide in toto le ragioni di cui sopra, visto però
che, dalle "frenetiche attività" di un ministro (e sembra
anche del presidente del Consiglio) e di alcuni magistrati nonché
dalla capziosa e squallida polemica messa in piedi da costoro, da
tutto un ventaglio di laidi personaggi intrisi del più bieco
perbenismo conformista, da quegli anacronistici rimasugli del passato
che sono i seguaci dell'assassino Vittorio Emanuele o del potenziale
dinamitardo Amedeo d'Aosta e da coloro i quali vorrebbero dare a
questa Repubblica un carattere diciamo più "sociale" (!)
magari spostando la capitale dalle parti di Salò, mi sembra di
capire che la posa del monumento dia parecchio fastidio a qualcuno,
se non a molti, mi trovo inevitabilmente costretto a dover modificare
leggermente la mia posizione. Se l'erezione di un monumento può
turbare i tranquilli sonni dei destri e dei perbenisti democratici,
se può far loro venire qualche travaso di bile, qualche emicrania,
qualche ulcera perforante, se può far loro saltar le coronarie ogni
volta che ci pensano o che lo vedono, se può rappresentare una spina
nel fianco del loro "ordinato" sistema, una voce discorde e
stonata nel loro univoco e intonato coro, allora ben vengano non uno
solo ma dieci, venti, trenta monumenti a Bresci, a Passanante e
anche, perché no, ad Acciarito! L'"affaire"
Bresci , tra l'altro, ha portato in luce un ben "strano"
modo di pensare, modo di pensare che ha i suoi "campioni",
tanto per non far nomi, nel ministro degli interni O. L. Scalfaro, in
tutta una serie di personaggi "grandi" e "piccoli"
e in un paio di magistrati che hanno, nell'adempimento del loro
dovere s'intende (chissà perché la magistratura sempre così ligia
e repentina nel bloccare iniziative dove c'entrano gli anarchici
diventa poi goffa e impacciata in altre occasioni?! Inspiegabile!),
spedito mandati di comparizione l'uno e comunicazioni giudiziarie per
apologia di reato l'altro (non conosco molto bene le strane leggi che
regolano questo paese ma mi parrebbe, e in questo so di apparire
molto ingenuo, che anche il mantenere, in questa Repubblica
democratica nata da un referendum e bla, bla, bla..., lapidi, vie e
monumenti dedicati al massacratore Umberto dovrebbe essere
considerato e perseguito come apologia di reato, o meglio apologia di
strage se non di genocidio! Ma tant'è!) a tutti quei consiglieri
comunali di Carrara che hanno approvato la cessione di una piccola
area sulla quale possa venire eretto il monumento a Bresci. Il modo "strano"
di pensare di cui parlavo sopra è che mentre la normale prassi
stabilisce che ogni fatto successo dovrebbe venire vagliato e
interpretato, senza fare raffronti azzardati e basati sul nulla,
analizzando il periodo storico, il quadro politico e i fermenti
sociali in cui il fatto è maturato e avvenuto, nel caso Bresci si è
proceduto a "ruota libera" estrapolando completamente il
fatto dal suo contesto storico e soprattutto lo si è scollegato
dalle motivazioni ideali che hanno spinto il suo autore a compierlo,
banalizzandolo come gesto terroristico tout-court, condannandolo
moralmente come tale, accostandolo e assimilandolo a ideologie e a
pratiche con le quali Bresci, e con lui tutti gli anarchici, non ha
mai avuto nulla a che spartire. Leggendo le
demenzialità con cui i sinceri democratici, quelli per intenderci
che hanno in orrore il sangue (quello dei potenti) e la violenza
(quella delle classi subalterne), hanno riempito i giornali, una
domanda si affaccia nella mente, una domanda alla quale, se posta,
non giungerebbe nessuna risposta o se giungesse sarebbe talmente
intrisa di bassa retorica patriottarda da disgustare chiunque
l'ascoltasse e fors'anche coloro i quali si fossero assunti la briga
di rispondere: se, stravolgendo a proprio piacimento la storia e
adattandola alle proprie tesi e posizioni propagandistiche di parte,
Bresci deve essere assimilato al terrorismo non sarebbe il caso di
rivedere, alla luce di questo "strano" modo di pensare,
anche le posizioni di un Oberdan e di un Orsini (tanto per fare due
nomi a caso), attentatori (o meglio terroristi!) pure loro ma che, a
differenza di Bresci, vengono celebrati dalla storia patria perché
irredentista uno e repubblicano mazziniano l'altro e di conseguenza
non anarchici? Per la cronaca Oberdan fu l'autore di un fallito
attentato all'imperatore d'Austria (capo di Stato!) mentre
l'attentato dell'Orsini ebbe un bilancio molto più tragico. Attentò
a colpi di bombe alla vita dell'imperatore Napoleone III (altro capo
di Stato!) ma per un qualche "disguido tecnico" finì con il
fare strage di otto passanti ferendone diversi altri. E cosa dire della
fallita insurrezione tentata a Sapri da Carlo Pisacane, o di quella
tentata in Calabria dai fratelli Bandiera? Tentativi insurrezionali
contro uno stato legittimamente e legalmente costituito e
riconosciuto, quindi colpevoli i suoi autori, secondo i parametri
attualmente in voga, di reati di terrorismo, insurrezione contro i
poteri dello stato, associazione sovversiva, costituzione di banda
armata, porto abusivo d'armi, procurata evasione (Pisacane), ecc.
ecc., reati punibili con il massimo della pena, oggi l'ergastolo ieri
la pena di morte! Quindi non patrioti e martiri, come erroneamente ci
è sempre stato fatto credere, ma terroristi e banditi che hanno
avuto ciò che si meritavano! Alla luce dello
"strano" modo di pensare che sembra prendere molto piede
tra i democratici di punta, si dovrebbe riscrivere daccapo la storia
patria, perché, sinceramente, costoro, per essere coerenti, non
possono usare due pesi e due misure! Qualora si decida di giudicare
solo i nudi fatti mondandoli delle loro motivazioni morali e ideali
non si possono certo celebrare gli Orsini, gli Oberdan, i Bandiera, i
Pisacane, ecc., come eroi, martiri e patrioti immortalandoli nei
marmi, nelle lapidi, nelle strade, bensì si deve condannarli
duramente ed esecrarli moralmente, non potendo più intentare azioni
giuridiche nei loro confronti, come volgari terroristi. E allora: Pisacane,
Orsini , Mazzini (creatore di gruppi clandestini, ispiratore di moti
insurrezionali e teorico e propugnatore della rivoluzione e
dell'abbattimento del legittimo istituto monarchico), i fratelli
Bandiera, Oberdan, Garibaldi (persino lui! Con un corpo di volontari,
in maggior parte "stranieri", andò a suscitare
un'insurrezione vittoriosa nel legittimo Stato borbonico), Bresci...
tutti, tutti quanti terroristi!
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