Rivista Anarchica Online
Il dilemma
istituzionale
di Franco Melandri
Pubblichiamo in
queste pagine i resoconti critici, forzatamente sintetici, di tre
forum svoltisi a Pescara. Il primo di
questi resoconti è dedicato al dibattito sul tema "Fare
politica o che farne?". Avrebbe dovuto
sancire, nella speranza di molti leader politici delle liste verdi,
il consenso generalizzato alla linea istituzionale da loro proposta.
Ma si sono sentite numerose voci discordi, in vario grado e per
diverse ragioni contrarie a quella linea. A conferma del fatto che
l'arcipelago verde è appunto un arcipelago.
È indubbio che il
"polso politico" del convegno Internazionale dei verdi sia
stato il forum "Fare politica o che farne?". Il perché è
semplice, ed è da ricercare nel fatto che il Coordinamento Italiano
delle Liste verdi, organizzatore del convegno, si sta trasformando -
soprattutto in vista delle elezioni politiche - in Federazione delle
Liste verdi, cioè in qualcosa di più accorpato e definito di quanto
sia stato - o potesse essere - il coordinamento. Tale operazione
abbisognava tanto di una verifica "di base" quanto di un
trampolino di lancio e tale appunto è stato - in buona parte - il
convegno e soprattutto il succitato forum (il più numeroso e di più
lunga durata). Ciò che da esso è emerso non è stato tuttavia
univoco. Molti partecipanti
(fra cui ampia era la presenza di consiglieri comunali e regionali
verdi) hanno dato per scontato tanto che la nascente Federazione
fosse il "braccio politico" dell'intero movimento
ecologista quanto che la "scelta istituzionale" fosse "un
passaggio obbligato per l'intero movimento verde", come ha detto un
rappresentante della Lista verde Ligure. Un passaggio che, nella sua
visione, reca con sé anche la necessità di porsi nell'ottica di "in
qualche modo governare". Come si diceva, sono stati parecchi gli
interventi su questa stessa lunghezza d'onda e molti già ora si
preoccupano delle alchimie necessarie per fare le liste dei futuri
deputati. Un gran desiderio
di "fare politica" nel senso peggiore del termine insomma,
tant'è che c'è pure stato chi ha proposto che la Federazione nomini
subito un paio di responsabili che, per un anno più o meno, ne
gestiscano l'intera attività perché "se non c'è chi decide
non c'è possibilità di confronto". Nonostante tutto questo,
molti sono anche stati coloro che hanno espresso, su tali proposte,
dubbi più o meno profondi o chiari dissensi. È stato il caso di
un rappresentante della Lista verde di Marghera che ha sostenuto come
non bisogna dare per scontato che si debba "fare politica"
mettendo inoltre in guardia i verdi a non cadere "nella logica del
fine che giustifica i mezzi" e sottolineando come la Federazione
stia nascendo in un "clima politico interno non chiaro" che non
favorisce la presenza e la partecipazione paritaria alla stessa di
tutte le Liste verdi. Più a fondo è andato Giannozzo Pucci di
Firenze (uno dei "padri" italiani dell'ala "fondamentalista")
il quale ha sostenuto che "l'ecologista profondo non crede nello
stato" e deve battersi per "comunità di villaggi",
mentre la Federazione ancora in fasce gli pare "già troppo
accentratrice". Qualcuno poi - come un "cane sciolto
ecologista" romano - si è dichiarato assolutamente contrario ad
una presenza elettorale verde perché "anche gli eletti verdi
inseriti nel palazzo diventeranno più interessati alla poltrona che
occupano, ed a farsi ad ogni costo rieleggere, che al movimento che
li ha sostenuti e di cui dovrebbero essere solo delegati". Non sono nemmeno
mancati gli interventi tesi a sottolineare come le Liste Verdi non
rappresentino, e non possano rappresentare, tutto il movimento
ecologista, ma siano solo una sua componente al pari di altre. Non
devono quindi avere la pretesa di esserne la sola espressione
politica reputando invece fondamentale che il movimento verde rimanga
diversificato e vario tanto nelle matrici culturali quanto nelle
iniziative pratiche, nelle proposte politiche, nei metodi di lavoro
ed azione. In sostanza dal
forum "politico" non è venuto quel plauso generalizzato alla
logica istituzionale che molti dei leader della neo Federazione si
aspettavano ed anche se non è emersa una loro (impossibile)
sconfessione è a tutti apparso chiaro come - Federazione o no -, il
movimento ecologista sia ancora un arcipelago in cui non è detto
sarà facile, per i capitani di "lungo corso" alla Boato e
alla Langer (che già ipotizza concordanze col "Movimento Popolare"
in nome della "difesa della vita"), navigare come meglio credono. In conclusione due
parole sulla presenza degli anarchici al convegno; o meglio sulla
loro assenza, visto che nelle tre giornate di compagni se ne sono
visti ben pochi (forse un po' anche a causa del concomitante convegno
di Milano per il cinquantenario della rivoluzione spagnola) e con un
unico, meritorio, stand (quello di "A"). Ma è stata
soprattutto nei vari forum che una presenza dichiaratamente
antiautoritaria è mancata, col risultato che - in un convegno che
doveva avere fra i relatori d'apertura Bookchin - un'"ecologia
sociale" di stampo libertario non ha avuto non dico gli "onori
della cronaca" ma nemmeno la possibilità di essere posta a
confronto con le altre teorizzazioni ecologiste. Un vero peccato,
credo, perché in questo Convegno esisteva lo spazio per intervenire
e la disponibilità a discutere. Tanto più che l'approccio
libertario, inserendo la tematica ecologica in un più globale quadro
socio-economico, può fornire stimoli ed idee alle numerose domande
che ripetutamente i Verdi, in questi giorni, si sono posti. Non mi
pare cosa da poco.
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