Rivista Anarchica Online
Un altro "signornò"
di Dario Sabbadini
Avrebbe dovuto iniziare la naja a
fine giugno. I "soliti" 12 mesi. Invece no. Dario Sabbadini
di Milano, si è presentato alla caserma di Ancona cui era
stato destinato ed ha spiegato che lui no, il servizio militare non
intendeva proprio farlo. Arrestato, trasferito nel carcere
militare romano di Forte Boccea, quindi tradotto alla Spezia per il
processo, Sabbadini è stato condannato - il 12 luglio - ai
"soliti" 12 mesi di carcere militare. Attualmente è detenuto (come
un altro obiettore totale anarchico, Fabrizio Falciani) nel Carcere
Giudiziario Militare di Forte Boccea, via Boccea 251, 00167 Roma. Ecco il testo della sua
dichiarazione di obiezione, datata "Milano, giugno 1988".
È
da molto tempo che parlo e studio il militarismo e il rapporto che
c'è tra il potere e il suo braccio che è l'esercito. Ma
soprattutto ho meditato sopra queste cose cercando di non reagire
impulsivamente alle situazioni che ti arrivano addosso. Questo è
il mio modo di agire, il mio modo di affrontare il mondo: molto
semplice, così come è molto semplice il mio modo di
scrivere anche se come succede talvolta, alla fine si arriva a dire
cose complesse.
È
una scelta contro l'uso che il potere fa del linguaggio. Il potere
usa i canali di comunicazione per cercare di sottomettere e
controllare ogni fuga, ogni ribellione che cerchi di usare il
linguaggio come comunicazione fra esseri umani. Questa è la mia scelta attiva:
usare la parola LIBERTÀ
una sola volta in questa breve lettera. Libertà, la spinta per
cercare l'uomo. L'uomo si nasconde, è nascosto dietro un piede
che lo sta schiacciando, infine sparisce: questo è il cammino
del potere. L'uomo sopravvissuto in me dice che devo percorrere la
strada opposta vedere il piede e affermare la mia dignità per
fare in modo che l'uomo cresca e che il piede non possa più
schiacciarlo. Il modo per affermare la propria dignità di
fronte al militarismo è rifiutare.
Il militarismo è educare alla
sottomissione e all'omologazione, il servizio militare è la
forma più evidente del militarismo: la divisa, gli ordini, le
marce, sono gli evidenti segni dell'omologazione,
dell'antieducazione, dello sfruttamento. Ma anche il servizio civile
alternativo è una forma meno evidente, di militarismo, una
valvola di sfogo che tenta di mascherare questi segni, basta porsi
sul livello di coscienza di poco superiore per vedere il braccio
militare che educa l'imposizione, cerca la sottomissione delle forze
umanitarie e omologa, mette sullo stesso piano i principi della mano
tesa verso gli altri.
L'obiezione di coscienza si basa anche
sulla conoscenza del mondo complesso che abbiamo di fronte. Spesso la
complessità cela a una prima vista il motore che è il
potere. Ma ci sono delle possibilità: creare ed educare
un'etica personale che abbia come centro la propria coscienza è
un punto molto importante per cercare di affrontare la complessità
che ci sta di fronte senza affogare le cose importanti, che sono
quelle per cui vale la pena di vivere.
So che queste considerazioni ovvie mi
porteranno dritto in carcere ma sempre da queste considerazioni segue
che il carcere peggiore è essere soldato.
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