Rivista Anarchica Online
"Rifiuto l'istituzione
esercito"
di Lorenzo Sartori
Avrebbe dovuto presentarsi in
caserma a metà settembre. Ma si è rifiutato,
rivendicando il diritto di essere ammesso al servizio civile in
qualsiasi momento, non solo - come prevede la legge - presentando la
domanda con mesi di anticipo. In questa sua dichiarazione, fatta
pervenire alle autorità militari, Lorenzo Sartori spiega
perché la coscienza non possa basarsi sul calendario del
Potere.
Io sottoscritto Lorenzo Sartori nato a
Milano l'11.08.1965, residente a Milano in corso Lodi n° 112,
iscritto nelle liste di leva del comune di Milano, in possesso dei
titoli di studio diploma di maturità scientifica e diploma di
grafico disegnatore di fumetto, professione disegnatore e studente
iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università
Statale di Milano, distretto militare di Milano, chiedo di essere
ammesso a prestare il servizio sostitutivo civile a norma della legge
772 del 15 .12.1972.
Dichiaro:
di svolgere le
attività di disegnatore e di studente; di non essere titolare
di licenze o autorizzazioni relative alle armi di cui agli articoli
28 e 30 del T.U. di P.S. e di non essere mai stato condannato per
detenzione o porto abusivo d'armi; di essere contrario in ogni
circostanza all'uso personale delle armi per imprescindibili motivi
di coscienza.
Dichiaro inoltre il mio più
assoluto rifiuto dell'istituzione esercito e di qualsiasi pratica che
comporti violenza fisica o psicologica. Dichiaro la mia adesione
all'ideale e alla pratica sociale e politica della nonviolenza intesa
gandhianamente come sforzo costante affinché la propria azione
porti alla maggior riduzione possibile della violenza a lungo termine
e in tutte le sue forme.
La logica della forza bruta
Rifiuto l'istituzione esercito come
tutte le istituzioni di natura politica, caratterizzate dalla
capacità di imporsi alle persone e alla società civile
attraverso la minaccia di una punizione violenta implicita e
connaturata ad esse. Rifiuto ogni forma di sfruttamento, oppressione
e spoliazione culturale che nel nord come nel sud del mondo, all'est
come all'ovest ogni forma di potere, politico, economico, militare,
burocratico, tecnocratico, culturale, perpetra incessantemente sulle
masse dei deboli.
Rifiuto ogni forma di potere in quanto
tale, perché potere significa avere la possibilità e i
mezzi per imporre il proprio volere contro le volontà altrui,
calpestando più o meno vistosamente (e talvolta col consenso
della vittima stessa) i diritti di coloro che al potere sono
estranei.
Rifiuto l'esercito in quanto strumento
di guerra e di sterminio. Rifiuto la logica militarista che è
la logica della forza bruta: indipendentemente da chi ha ragione e
chi torto vince la parte più forte, chi distrugge più
vite. Rifiuto l'esercito in quanto scuola di sottomissione e
obbedienza indegne di esseri umani autonomi. Rifiuto il rispetto
della gerarchia e l'ossequio dell'autorità che sono fondamento
delle forze armate.
Rifiuto il servizio di leva come
strumento di generale condizionamento psicologico, come tappa
inevitabile nella vita di ogni maschio che fin da piccolo viene
cresciuto con la prospettiva che, presto o tardi, prima di divenire
uomo (e anzi PER divenire tale), metterà la testa a posto, si
piegherà, obbedirà - trasformandosi a sua volta in
continuatore della sottomissione nei confronti di coloro che nel
corso della sua vita riterrà essergli inferiori o sottoposti.
Oltre all'uso della violenza e delle
armi nell'esercito i giovani imparano a sentirsi inutili, impotenti a
respingere imposizioni e condizioni di vita irragionevoli, a sentirsi
anonimi dentro a divise che li negano come individui, a rinunciare
alla dignità della propria indipendenza.
Rifiuto l'esercito che storicamente si
sostanzia come strumento del Potere a sostegno dell'ordine costituito
interno ed internazionale e delle classi privilegiate, luogo di
sperpero immorale delle risorse rapinate dallo Stato ai lavoratori.
Affermo di credere in altri valori.
Credo nella libertà come diritto inviolabile e come condizione
indispensabile per la crescita e la maturazione di ogni individuo e
per il progresso materiale e spirituale di ogni gruppo sociale.
Credo nell'uguaglianza fra le persone
come condizione naturale e razionale del genere umano. Auspico la
fine di qualsiasi discriminazione di qualsiasi natura. In campo
economico accetto il criterio: da ciascuno secondo le sue capacità
a ciascuno secondo i suoi bisogni.
Il Nemico non esiste
Credo nella fratellanza, altrimenti
detta amore, come mezzo e luogo della crescita individuale
interpersonale e sociale. Credo nella fratellanza fra le persone e i
popoli come strumento imprescindibile di emancipazione e progresso
sociale e culturale.
Credo nell'amore come mezzo di
auto-realizzazione e di liberazione sociale. Credo nella nonviolenza
come prassi sociale e politica che sola assicura nella lotta per la
distruzione del potere e dell'oppressione la salvaguardia della
controparte (il Nemico non esiste), della sua salvezza fisica e della
sua autonomia intellettuale. La nonviolenza è la ricerca di
una verità superiore alle "verità parziali"
che si scontrano in un conflitto.
Credo nella comunicazione come
strumento dell'amore e della nonviolenza: comunicare significa
confrontarsi senza preconcetti e paritariamente, essere costantemente
disponibili a mettere se stessi in discussione, a cambiare le proprie
opinioni, i punti di riferimento, i modi di vita, essere aperti e
liberi da schematismi e pregiudizi per poter valutare il messaggio
col maggior grado di obiettività e compenetrazione. La
comunicazione permette che un conflitto si risolva in un confronto
creativo anziché in uno scontro in cui le controparti tendono
alla liquidazione delle rispettive posizioni se non addirittura all'
annientamento reciproco.
La coscienza e il calendario
I tempi della coscienza non sono
riducibili ai tempi della Legge che irregimentano, cristallizzano,
isteriliscono, devitalizzano in ogni campo delle attività
umane individuali e sociali la complessità che è vera
ricchezza della vita. Ciò che è umano non è né
necessariamente privo di contraddizioni, né cristallizzato e
immutabile come una statua o un'iscrizione funeraria o una pagina
della Legge-idolo. È molto più simile a una poesia con
la sua ricchezza di ambiguità e sensazioni e musicalità
e misteriosi collegamenti d'idee e immagini improvvise e comprensioni
irrazionali. Il calendario, fisiologicamente
impossibilitato ad accordarsi con gli imperscrutabili tempi della
coscienza umana, oggi fissa i termini entro cui le coscienze dei
cittadini maschi italiani conservano la libertà. Dopo "il
31 dicembre dell'anno precedente a quello in cui gli interessati sono
effettivamente tenuti a rispondere alla chiamata alle armi" le
coscienze degli "interessati" non sono più libere,
non hanno più il diritto di rifiutare l'ingresso in quella
macchina della violenza e scuola di sottomissione che sono le forze
armate. Entro il 31 dicembre i cittadini maschi italiani hanno il
diritto di scegliere. Per grazia vostra.
Entro il 31 dicembre le nostre
coscienze hanno il diritto di appellarsi allo Stato affinché
un'Apposita Commissione indaghi dentro di esse coscienze e giudichi
se realmente esse sono buone o incolpevoli e quindi meritevoli della
concessione dell'etichetta di obiettori. Sono convinto che una
persona può maturare convinzioni e scelte pacifiste o
nonviolente o comunque contrarie alla irreggimentazione e
subordinazione e autoritarismo dell'esercito anche dopo il 31
dicembre. Sono convinto che, indipendentemente dal motivo per cui lo
fa, ogni persona abbia il diritto di cambiare idea, di respingere
valori e istituzioni che prima accettava consapevolmente o no. Sono
convinto che vada salvaguardato il diritto di crescere e di maturare
di ogni persona al di là e contro ogni regolamentazione
burocratica. Sono convinto che nessuna commissione può
giudicare della coscienza delle persone (se non su fatti oggettivi).
Con questa domanda di obiezione di
coscienza, consegnata il giorno precedente alla mia effettiva
chiamata alle armi (il 15 settembre 1988 dovrei presentarmi all'89°
battaglione "Salerno" della caserma di Salerno), rivendico
il diritto di ogni cosiddetto giovane di leva ad essere riconosciuto
come obiettore di coscienza in qualsiasi momento della sua vita prima
del servizio militare o durante lo svolgimento dello stesso.
Rivendico il diritto di essere io umano
contro gli ingranaggi della macchina burocratica statuale e militare.
Rivendico il diritto di comprendere improvvisamente la natura
violenta dei condizionamenti che fino a ieri m'inducevano a
riconoscermi in valori e istituzioni falsi e alienanti. Rivendico il
diritto di avere un ripensamento, di entrare in crisi, di cominciare
da capo la mia vita, di rifiutare ciò che ieri apprezzavo e di
abbracciare ciò che ieri mi ripugnava. Rivendico il diritto di
essere diverso dagli altri e diverso da un altro me stesso morto o
superato. Rivendico il diritto di crescere e di rinascere in
qualunque momento della mia vita. Rivendico il diritto alla mia
libertà a dispetto di leggi regolamenti ordini e carte
bollate.
Dichiaro che il mio servizio civile non
potrà essere utilizzato a fini di lucro, né sostitutivo
del lavoro disponibile secondo gli elenchi degli uffici regionali e
provinciali del Lavoro e della Massima Occupazione, né
sostitutivo del lavoro di chi stia esercitando il diritto di
sciopero.
14 settembre 1988
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