Rivista Anarchica Online
Perché mi rifiuto di diventare soldato
Una obiezione di coscienza anarchica
Come anarchico, non mi è difficile spiegare la mia decisione.
L'antimilitarismo attivo è sempre stato uno
degli aspetti della lotta degli anarchici. Anche nella "grande" guerra patriottica del '15-18 che vide,
prima o poi, tanti partiti socialisti su
entrambi i fronti della guerra rinnegare il loro antimilitarismo ed il loro internazionalismo ed aderire al
massacro, anche allora gli anarchici continuarono, ad ogni prezzo, ad indicare ai compagni lavoratori,
che si lasciavano condurre al macello, la via del rifiuto, della ribellione. Perché quella guerra,
come quelle
che la precedettero e quelle che la seguirono, significava assassinii in massa, violenze insensate,
pazzesche devastazioni, milioni di vite e milioni di anni-lavoro distrutti. Eppoi, tra una guerra e
l'altra, mentre i governanti parlan solo di pace e di difesa della pace (pronti a
cambiar musica alla prossima occasione ed a parlar di nuovo di patria in pericolo eccetera), tra una
guerra e l'altra, parlando di pace si ricostruiscono e si potenziano tutti gli apparati militari, la cui
destinazione è, evidentemente, una nuova guerra. Così lo sfruttamento del lavoro,
già tanto gravoso, è
appesantito dal mantenimento di questi enormi, costosissimi apparati, che inghiottono quantità
incredibili
di ore lavorative e di materiali. Ed oltre al costo, in fatiche umane, dell'esercito italiano, si pensi ai
costi di mantenimento, ancora più
pazzeschi, degli eserciti delle "grandi potenze" (U.S.A., e U.R.S.S., ecc.), degli armamenti atomici....
Costi che gravano su tutta l'umanità e di cui i governanti di quei paesi devono rendere conto
a tutta
l'umanità, perché oggi tutti i sistemi economici, di produzione di consumo, sono in un
modo o nell'altro
interdipendenti e la ricchezza dei paesi più ricchi si fonda sulla miseria di quelli più
poveri (per esempio,
mediante l'acquisto di certe merci, compresa la merce lavoro, a bassi prezzi, e la vendita di altre merci
a prezzi alti). Questi sprechi folli e questo incubo continuo di nuove guerre possono essere eliminati
solo con il
licenziamento di tutti gli effetti armati di terra, di mare e dell'aria, con la distruzione di tutte le armi,
atomiche e non, di tutte le munizioni, di tutti i mezzi chimici e biologici di guerre, di tutti gli altri mezzi
d'armamento e ordigni di distruzione, con la demolizione di tutte le navi da guerra e degli aeroplani
militari, delle fortezze e delle basi navali ed aeree e delle postazioni missilistiche, delle officine di guerra
speciali e dell'attrezzatura per la produzione militare nell'industria generale.... Questo non
avverrà mai, a mio avviso, per accordo fra gli Stati, cioè fra le classi dirigenti,
perché sempre
gli interessi delle classi dirigenti hanno richiesto l'esistenza di eserciti per difendere le rispettive posizioni
di privilegio o conquistarne delle nuove, per mantenere o estendere il proprio potere su nuovi territori
e su nuove masse di lavoratori.... Ed inoltre una guerra è anche un sistema, efficace pur se
criminale, per
distogliere tragicamente l'attenzione degli sfruttati dai problemi sociali e dalla lotta allo sfruttamento e
volgere le loro energie, i loro furori contro un nemico "straniero", e non è difficile, almeno
all'inizio,
spacciare l'orribile massacro per eroica e meritevole avventura, tanto più facilmente accettabile
quanto
più la loro vita è scialba, miserabile, senza speranze. Non dai vari governi e dai vari
padroni, quindi, ci si può aspettare qualcosa, ma solo dalla azione diretta
degli operai, dei contadini, di tutti coloro che occupano i posti più bassi della piramide sociale,
di tutti
coloro che sopportano il maggior sacrificio di fatiche in pace e di sangue in guerra. Dopo queste
considerazioni, mi sembra appaia del tutto logico e coerente il mio rifiuto di indossare l'uniforme, di
prestare servizio di leva nell'esercito.
Voglio testimoniare la mia opposizione attiva ad ogni militarismo, ad ogni organizzazione
di tipo
militare, il fatto di vivere e di lottare in Italia mi pone, come obiettivo concreto del rifiuto, un esercito
al servizio della classe dirigente borghese italiana. Questo non significa però, beninteso, che mi
identifichi o che potrei identificarmi con un altro esercito al servizio di un'altra classe dirigente
(sedicente socialista od altro) che si oppongono o potrebbero opporsi all'esercito italiano e ai padroni
italiani e ai loro alleati. In una eventuale guerra mi rifiuterei di combattere sia per l'una
che per l'altro dei contendenti (che
presumibilmente sarebbero un blocco di potenze "occidentali" ed un blocco di potenze "orientali").
So benissimo, come in fondo sanno o sentono tutti, che non combatterei per una
"patria" o per dei
"valori", ma per degli interessi contrapposti (una classe dirigente contro un'altra, un sistema di
oppressione e di sfruttamento del lavoro umano contro un altro sistema di sfruttamento e di
oppressione) per nessuno dei quali mi sento di simpatizzare e tanto meno di uccidere e di farmi
uccidere. Mi rifiuto di commettere e di prepararmi a commettere indegne ed insensate
violenze su ordinazione. Voglio testimoniare pubblicamente che non mi inganna e che
vorrei non ingannasse più nessuno questa
colossale e dispendiosissima e atroce mistificazione della "pace armata".
L'esercito poi, oltre ad essere uno strumento di guerra, è anche un apparato educativo (o
meglio,
diseducativo) con la funzione di integrare psicologicamente i cittadini di un ordine sociale autoritario,
gerarchico, violento, oppressivo, di addestrarli al comando ed alla solida ubbidienza, al privilegio ed alla
rassegnazione, mediante l'abitudine ad un rigido sistema disciplinare con sistematiche umiliazioni subite
o inflitte, repressione sessuale, ferreo formalismo, ecc. È una specie di severo collegio,
obbligatorio per
tutti, che, anche se in parte sorpassato dai nuovi sistemi di intruppamento psicologico, dalle nuove forme
più sottili ed all'apparenza più democratiche di controllo delle "masse", ancora svolge
tuttavia un
indubbio e notevole ruolo nel condizionamento degli individui a schemi di vita sado-masochistici. Ci
sarà sicuramente chi pontificherà che la rivolta individuale, il rifiuto dell'individuo
è sterile. Io non lo
credo. Credo invece che proprio nel risveglio della coscienza critica dell'individuo, nella scoperta che
è in suo potere di accettare o no certe cose, nella decisione dell'individuo, di tutti gli individui
di non
riconoscere a nessuno il diritto di disporre della loro vita e della loro morte, in questo sta l'unica
possibilità di uscire dal vicolo cieco di violenza e di ingiustizia in cui si sono cacciati gli uomini,
lasciandosi legare mani e piedi a mastodontici meccanismi di potere che sfuggono al loro controllo.
I. D. S.
(Il testo su riportato è quello delle dichiarazioni al tribunale - pubblicizzate con una
conferenza stampa
ed un volantino preventivo - di un obiettore di coscienza anarchico del 1965. Da esse risulta chiaro che
si trattava di una obiezione politica rivoluzionaria, intesa come azione esemplare antimilitarista).
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