Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 163
aprile 1989


Rivista Anarchica Online

Anarchia, secondo me

Cari compagni, la Biblioteca Comunale, nella persona del Direttore, ci mette a disposizione un locale per farci riunire come Gruppo Libertario.
Ci siamo incontrati con Mario Barbani di Bologna, Ugo Mazzucchelli di Carrara e viene spesso anche Raffaele Pedone (il quale si considera più Puteolano, dato che ha lavorato nello stabilimento dell'Olivetti di Pozzuoli, svolgendo anche in fabbrica attività anarchica, per la quale fu molto conosciuto e stimato): cosicché il Direttore della Biblioteca li ha conosciuti tutti.
Un compagno ha avuto la brillante idea di domandargli che cosa pensi dell'anarchia e lui - che è un intellettuale un po' taciturno - l'ha messo per iscritto.
Vi inviamo copia del suo scritto, con i più affettuosi saluti.

Gruppo Libertario (Pozzuoli)


Amo le etimologie fantasiose, anche se mi par di vedere - e mi diverto immensamente - le arie inorridite e sprezzanti degli "addetti ai lavori".
Così mi è caro pensare che "utopia" sia non da "ou" "topos", come universalmente e scientificamente accettato, ma da "ut opto", "come desidero, come sogno che sia"! Perché? Perché cos'altro è l'anarchia se non il desiderio, il sogno possibile di una società di uomini liberi, fieramente gelosi della loro libertà, ma fermamente rispettosi della libertà di ogni altro uomo?
La prima organizzazione sociale è nata ed ha funzionato in virtù dell'autorità instauratasi generalmente con la violenza, si dice molto spesso. Ma, nello stesso momento in cui l'autorità realizza una società gerarchizzata, nessun uomo, per quanto obnubilata sia la sua mente dall'ignoranza, dalla miseria, dalla consuetudine che, nei secoli, abbia acquisito al servire, può ritenere giusta la sottomissione ad un proprio simile, nessun uomo può non sentire l'imperativo morale della rivolta all'ingiustizia.
"Il lavoro, l'amore, la conoscenza- dice Wilhelm Reich - sono diritti inalienabili di ogni essere umano".
"Anarchico è il pensiero e verso l'anarchia va la storia" - dice Giovanni Bovio.
Sono petizioni di principio sulle quali non si dà neppure l'ombra del dubbio, ma la "realtà effettuale", quella nella quale la vita si dispiega, ne rappresenta spesso l'antitesi clamorosa e ad una nominale e teorica "libertà" fa riscontro la sopraffazione e la violenza, sempre più spavaldamente.
Contro di esse il cosiddetto stato di diritto, inquinato e bacato sempre di più, si dimostra debole e, se pure successo ottiene, è col contrapporre violenza a violenza e trascurando di affrontare il male alle radici, intervenendo cioè massicciamente nel sociale, assicurando soprattutto ai giovani, la conoscenza, il lavoro - secondo quanto detta la Costituzione della Repubblica.
Ma siamo ad una contraddizione in termini, ad una "utopia": lo stato - che dovrebbe essere garante della libertà e dell'ordine - è, nei fatti, terra di conquista per bande o per capitani di ventura, che mirano ad accaparrarsi potere e ricchezza, passando - e non solo metaforicamente - sul cadavere del Paese.
Ho conosciuto di persona molti dei più ferventi "utopisti", che hanno sempre pagato sulla propria pelle l'amore per il loro sogno e mi è, di recente, capitata la ventura di rivedere Ugo Mazzucchelli, che è stato - lui ultraottantenne - giovane coi giovani del gruppo libertario che ha suscitato in Pozzuoli l'appassionato amore di Emanuele Visone, "utopista" possente e convinto - il realizzatore del cippo marmoreo che, nei giardini del Tempio di Serapide, consacra con le parole di Errico Malatesta lo sferzante ed orgoglioso richiamo degli anarchici a tutti gli uomini di esercitare in prima persona il diritto alla libertà.
E libertà è coscienza dell'individuo del proprio valore unico ed insostituibile, libertà è guerra senza quartiere ad ogni sopraffazione, ma libertà è anche - come insegna nella pratica Ugo Mazzucchelli - ricerca dell'accordo per una comune azione, degli anarchici con tutti coloro che, nei fatti, condividono sia pure in parte e per singoli obiettivi l'"utopia", il sogno di una umanità libera e concorde.

G. Intermoia (Direttore della Biblioteca Civica di Pozzuoli)