Rivista Anarchica Online
ACNA NO
di Paolo Finzi e Gruppo Anarchico SciarpaNera (Alessandria)
Intervista a Salvatore Corvaio, del
gruppo anarchico SciarpaNera di Alessandria, su lotte in val Bormida,
modalità dell'intervento anarchico, rapporti con
l'associazione per la rinascita della val Bormida, astensionismo,
operai dell'ACNA, ecc. ecc.
L'inquinamento in Val Bormida?
Appena entri in valle, basta dare un'occhiata al colore del fiume. In
genere, è rosso: altrimenti è nero - di un colore tipo
Coca-Cola.
Salvatore Corvaio conosce molto bene la
valle e la sua gente. Abita ad Alessandria, dove è attivo nel
gruppo anarchico SciarpaNera: ma in valle è ormai "di
casa", da almeno tre anni: da quando, cioè, è
iniziata la lotta contro l'ACNA.
Parlare dell'ACNA, in realtà,
significa parlare di più di un secolo di veleni scaricati da
questa industria nel fiume Bormida
- spiega Salvatore – L'ACNA originariamente
fabbricava esplosivi e già con i propri scarichi avvelenava la
valle: oggi gran parte degli scarichi vengono riversati nel fiume. La
fabbrica, poi, è in gran parte costruita sul terreno nel quale
anno dopo anno sono stati interrati i bidoni di scorie chimiche: oggi
questi bidoni creano un percolato che dal terreno della fabbrica
arriva al Bormida, un vero e proprio fiume sotterraneo, un fiume
velenoso.
Ma non basta. Salvatore riferisce la
voce - che a tutt'oggi non è stato possibile verificare -
secondo cui ancora oggi all'ACNA si fabbricherebbero anche componenti
per armi chimiche. Anche se, ufficialmente, la fabbrica si limita
alla produzione di coloranti.
Quel che è certo, è che
l'ACNA uccide. Il tasso di morbilità e di mortalità per
cancro, soprattutto in alta valle, è altissimo: il più
alto in Italia.
Secondo Democrazia Proletaria -
aggiunge Salvatore - ci sarebbe mediamente un caso di cancro per
ogni nucleo famigliare. L'ACNA comunque è responsabile
dell'avvelenamento, tramite il fiume e l'aria (le sostanze scaricate
sono estremamente volatili), della terra, della flora, della fauna e
degli uomini.
Inutile proseguire, in questa sede,
sull'ACNA, sul suo terribile impatto ambientale, sulla necessità
ed urgenza di una sua chiusura. Molto è già stato
scritto in proposito. In un documento elaborato dal gruppo
SciarpaNera, si afferma che sicuramente il caso dell'ACNA di
Cengio rientra nella più vasta casistica delle produzioni di
morte. Quest'industria ex-Montedison oggi Enimont ha, al di sopra di
qualunque altra logica, messo il proprio profitto e il proprio potere
politico! Cosa che d'altronde fanno tutte le industrie, solo che nel
caso di un'industria chimica il danno arrecato all'ambiente e
all'uomo è talmente palpabile che in alcuni casi dà
vita istintivamente ad un movimento d'opposizione.
Obiettivo chiusura
Proprio di questo movimento
d'opposizione vogliamo parlare con un compagno, come Salvatore, che
lo ha vissuto "dall'interno" fin dai suoi primi passi.
Gli domando, innanzitutto, se solo
negli ultimi tre anni vi siano state forme di protesta e di lotta
contro l'ACNA, o se anche nel (quasi) secolo precedente qualcuno si
fosse già mosso in tal senso. Risponde che sì,
sporadiche proteste, pubbliche denunce (ed anche esposti alla
magistratura) , iniziative varie c'erano state in passato. Alcune,
promosse dagli stessi lavoratori, sul tema della salute in fabbrica.
Ma che mai, prima dell'86, si era sviluppato un movimento spontaneo
di tali dimensioni e soprattutto con la parola d'ordine chiara e
martellante della chiusura della fabbrica: non di un suo
(impossibile) risanamento o di migliori condizioni di lavoro al suo
interno. Chiusura, e basta.
È un fatto molto importante -
sottolinea Salvatore - che per la prima volta, nell'86, un gruppo
di ragazzi abbia deciso di impegnarsi in prima persona per questo
obiettivo, prima di allora mai posto. Nasceva così
l'Associazione per la rinascita della Val Bormida (che d'ora in
poi chiameremo semplicemente "l'Associazione" - n.d.r.):
si tratta di un organismo popolare di base contro l'ACNA. Tra le sue
premesse fondamentali c'erano:
1) la cessazione dell'attività
dell'ACNA;
2) la crescita e diffusione di un
movimento popolare apartitico, con lo scopo di chiudere
definitivamente la fabbrica e di bonificare la Val Bormida;
3) la richiesta di sequestro
dell'area e di un intervento di emergenza con concentrazione di
rifiuti in zona x (comprese le discariche a monte ed a valle
dell'ACNA), insarcofagamento (a monte, a valle, al di sopra) e
trattamento del percolato minimizzato ad opera di consorzi,
ricostruzione del letto del fiume, ricostruzione del territorio per
nuove attività, smantellamento completo di ogni tipo di veleno
dalla valle;
4) il monitoraggio dell'aria,
dell'acqua, del terreno, dei vegetali, delle falde, per seguire il
recupero;
5) progetti pilota per accelerare il
recupero;
6) il riequilibrio idrologico per
accelerare il recupero;
7) la costituzione di un Istituto
storico-scientifico sulle produzioni devastanti e di un Centro di
ricerca sulla bonifica dell'ambiente.
Su queste basi l'Associazione ha
conosciuto una crescita eccezionale per quantità e per
velocità. Tanta gente, nel giro di pochissimo tempo, si è
mobilitata concretamente per la chiusura dell'ACNA, dando vita ad un
movimento di massa di proporzioni assolutamente inimmaginabili fino a
poco tempo prima.
Nelle lotte con la gente
In genere, con simili movimenti
spontanei capita che, dopo una prima fase magmatica ed entusiasmante,
i soliti politici di professione piombino come falchi per cercate di
dirigere, condizionare, strumentalizzare il tutto, con l'obiettivo
comune - al di là delle differenze - di ricondurre la
conflittualità in precisi canali burocratico-istituzionali.
Chiedo a Salvatore se anche in Val Bormida sia andata così.
La sua risposta è affermativa,
ma solo fino ad un certo punto.
Certo - precisa Salvatore - il
movimento sorto spontaneo, si è fatto sempre più
eterogeneo e politici, sindaci e preti hanno cercato di guadagnare
consensi. D'altra parte agli abitanti della valle interessa la
chiusura dell'ACNA e sentono vicino chiunque condivida questa
battaglia. Eppure le persone impegnate in questa lotta, pur non
avendo mai fatto prima d'ora attività politica né
avendo mai frequentato una sede (ed essendo quindi facile bersaglio
per aspiranti leader), sono riuscite, senza mai uscire
dall'Associazione, a metterla in crisi, a modificarne il percorso, a
praticare l'azione diretta, a scegliere in prima persona la propria
lotta.
Dunque, un'Associazione sui generis.
Domando al mio interlocutore quali rapporti abbiano avuto e tuttora
abbiano gli anarchici attivi in valle - ed in particolare quelli del
gruppo SciarpaNera - con l'Associazione.
Salvatore ci tiene a fare una premessa,
affinché questo rapporto con l'Associazione possa esser
compreso nell'ambito delle più generali modalità
d'intervento nella vicenda ACNA.
Diversamente da quanto spesso i
compagni fanno altrove - spiega Salvatore - noi anarchici di
Alessandria (o meglio, quelli che di noi sono stati e sono tuttora
attivi in valle) abbiamo escluso il "classico" intervento
dall'esterno, tutto incentrato sulla nostra specificità
anarchica. Siamo anarchici e la gente ci conosce in quanto tali: ma
in valle, fin dall'inizio, siamo intervenuti non come gruppo
anarchico (anzi, il gruppo SciarpaNera in sé ne è
rimasto fuori), ma come singole persone che, come le altre della
valle impegnate per la chiusura dell'ACNA, hanno fatto e fanno
riferimento all'Associazione.
Salvatore ricorda che, a parte alcune
occasioni particolari (in genere, i grossi cortei in cui ciascuna
forza sfilava con le proprie bandiere, ed anche gli anarchici
tiravano fuori le loro), l'intervento dei compagni si è
caratterizzato per i suoi contenuti più che per la sua
esteriorità. E i contenuti erano la critica alle tendenze
filo-istituzionali e filo-patteggiamenti rispetto all'obiettivo della
chiusura definitiva dell'ACNA, la valorizzazione delle pratiche di
azione diretta, ecc... Il tutto, comunque, accompagnato da una grande
disponibilità al dialogo, al dibattito, al confronto con le
diverse posizioni presenti in valle.
Nonostante in alcuni casi ci sia
costato un po' turarci il naso e tener chiusa la bocca, - spiega
Salvatore - abbiamo preferito in genere non attaccare
frontalmente l'Associazione, scegliendo invece di restare tra la
gente della valle.
Tirando le somme (provvisorie) di
questi primi anni di presenza in valle e di lotta, che bilancio si
può fare?
Salvatore ci tiene a precisare che
anche nello SciarpaNera ci sono opinioni diversificate in merito. E
cita il caso di una compagna che è stata attiva per molto
tempo in valle (dove, tra l'altro, allora abitava) ma che oggi non ne
vuol più sapere, schifata da troppe cose.
Il giudizio mio e di qualcun altro
- spiega Salvatore - è invece tutto sommato positivo. Non
che non veda anch'io i limiti ed i problemi, ma il rapporto che siamo
riusciti a costruire con alcune persone in valle (non tante,
d'accordo) mi fa sperare che anche in un domani, quand'anche la lotta
contro l'ACNA fosse finita, qualcosa resterà.
Già oggi i compagni sono ben
conosciuti in tutta la valle: conosciuti e stimati dalla gente.
Capita così - aggiunge
Salvatore - che anche coloro che, se potessero, nemmeno ti
rivolgerebbero la parola (perché tu sei d'impiccio per i loro
giochi politici) alla fin fine ti salutino e si sentano quasi in
dovere di parlare con te. Un comportamento diverso, da parte loro non
sarebbe accettato dalla gente.
E a questo proposito Salvatore cita il
fatto che un giorno che si doveva tenere un dibattito in piazza
promosso dagli anarchici, in un paese della valle, la pioggia
rischiava di far sì che l'iniziativa saltasse. Ma l'intervento
di uno del paese, che chiese al prete di concedere agli anarchici
l'uso della sala, permise di tenere il dibattito al chiuso:
nonostante il nostro tradizionale anticlericalismo aggiunge
Salvatore. Anche in questo caso, un "no" agli anarchici
per un'iniziativa contro l'ACNA sarebbe risultato incomprensibile
alla gente. E il prete sarebbe stato di sicuro chiamato a risponderne
pubblicamente. Se si considera qual è in generale il
trattamento riservato agli anarchici, tanto più in questi
tempi, mi sembra che il mio giudizio positivo abbia qualche
fondamento.
Né cavalcatori né
missionari
Il discorso con Salvatore prosegue su
altri aspetti delle lotte di questi anni ed in particolare
sull'intervento degli anarchici. Si parla, tra l'altro, dei due
campeggi promossi in valle dagli anarchici (nell'estate,
rispettivamente, dell'88 e dell'89): due iniziative specificatamente
anarchiche, rivolte agli anarchici, ma pur sempre con l'obiettivo di
segnare una presenza "diversa" in valle. Inevitabile, poi,
parlare della questione elettorale, o meglio della questione
astensionista, dal momento che - pur con molti distinguo -
l'Associazione si è fatta promotrice di un'astensione di massa
- che, nel corso delle scorse elezioni europee (giugno '89), ha
coinvolto la quasi totalità dei potenziali elettori di molti
centri della Val Bormida.
Un discorso a parte merita la realtà
di Cengio (una cittadina costruita tutta intorno all'ACNA,
praticamente da generazioni, spiega Salvatore). Ci tiene a
sottolineare che non è vero che tutti gli operai dell'ACNA
siano incondizionatamente dalla parte della direzione aziendale (e
dei sindacati). Ma si tratta di frange di dissenso limitate
numericamente e soprattutto compresse dall'ambiente circostante: se
chiudesse l'ACNA tutto cambierebbe nella loro vita. E la paura di
dover cambiare è troppo grossa! Il discorso torna sui due elementi
forse più interessanti, a mio avviso, di quest'esperienza di
lotta in Val Bormida: il comportamento della gente della valle e
quello degli anarchici.
Salvatore, richiamando le origini e lo
sviluppo dell'Associazione, sostiene che la popolazione della Val
Bormida attiva all'interno dell'Associazione è riuscita finora
a non far passare tutti i tentativi da parte di un solo partito di
impadronirsi delle direttive dell'associazione, anzi finora è
riuscita ad imporre la propria presenza e spesso a decidere il da
farsi. Al punto che, pur essendoci numerosi aspiranti leader
indiscussi, non si può dire che ci sia un'unica persona che
rappresenti l'Associazione.
Ma soprattutto il mio interlocutore
mette in risalto il fatto che in Val Bormida la popolazione ha
sino ad ora dato vita a momenti di lotta che, se pur con alcuni
limiti, hanno avuto caratteristiche di vera e propria azione
diretta: blocco del Giro d'Italia, blocchi stradali e ferroviari,
occupazione dell'USL di Carcare, manifestazioni non autorizzate,
presidio permanente di un mese e mezzo davanti al percolato nei
pressi del muro di cinta dell'ACNA, tentativo di riconquistarsi il
presidio dopo la cacciata da parte della polizia. E la stessa
popolazione ha perciò dovuto subire manganellate, controlli,
offese, ingiurie, diffamazioni, aggressioni da parte degli abitanti
di Cengio.
In questo contesto, l'intervento
anarchico si differenzia profondamente da quello dei partiti e di
altri movimenti tutti tesi a cercare di tirar l'acqua al proprio
mulino.
Noi non cerchiamo pecorelle da
inserire nel nostro recinto - conclude
Salvatore - La nostra presenza non deve essere il tentativo
di un'entità politica di cavalcare la tigre delle lotte, per
cui è necessaria la capacità di porsi il meno possibile
in termini ideologici, ma il più possibile in termini pratici.
Al contempo, non essendo dei missionari del verbo dell'azione
diretta, non ci dimenticheremo mai che ci muoviamo in Val Bormida,
perché in ogni caso anche noi come abitanti della zona ci
sentiamo minacciati fisicamente da questa fabbrica assassina.
Paolo Finzi
ANTIACNA STORY
L'opposizione dell'Acna di Cengio è
vissuta in maniera epidermica dalla quasi totalità degli
abitanti della Valle Bormida e in particolar modo dall'86 si è
via via sempre di più sviluppato un movimento che mantenendo
la propria eterogeneità ha dato vita ad iniziative quasi
quotidiane. Ovviamente le già esistenti idee politiche, la
cultura delle deleghe e della sottomissione, l'esistenza di taluni
aspiranti leader indiscussi ha fatto sì che queste lotte
andassero da veri e propri momenti di azione diretta a vergognosi
momenti di delega e di sottomissione ai politici. Col crescere delle
iniziative però cresceva la sfiducia nei politici di
professione, e cresceva di pari passo la difficoltà che i vari
istituzionalisti e servi di partito avevano nel riportare la
mobilitazione popolare nell'ambito dell'istituzione.
Presentiamo qui di seguito alcune delle
lotte e delle iniziative istituzionali e di azione diretta che
riteniamo possano fare un quadro della situazione in valle.
Gruppo anarchico SciarpaNera (Alessandria)
1987 Dichiarazione della Valle Bormida come
"area ad elevato rischio di crisi ambientale", 27 novembre
1987, da parte del consiglio dei ministri in base a denunce e
pressioni che provengono direttamente dalla popolazione della Valle
Bormida.
1988 5 marzo. Convegno a Cortemilia
dove si ribadisce la richiesta di chiusura dell'Acna e si gettano le
basi per un nuovo piano di sviluppo, per la rinascita della valle.
20 marzo. Prima grande
manifestazione contro l'Acna più di 8.000 persone a Cengio
sulla parola d'ordine: "chiusura dell'Acna c.o. (Chimica
organica); salvaguardia del reddito degli addetti; piano di
rinascita". Una manifestazione estremamente combattiva
contrapposta ad un presidio organizzato dal sindacato davanti alla
fabbrica dove, istigato dai dirigenti Acna, parlava già di
pericolo piemontese. Lo spezzone anarchico alla manifestazione (circa
100 persone) si faceva notare per la combattività e la
comparsa per la prima volta di quello striscione che più tardi
anche i mass-media, badando bene di riportare che è uno
striscione anarchico, porteranno come simbolo della lotta contro
l'Acna.
6 giugno. Una tappa del giro
d'Italia viene annullata in seguito all'iniziativa popolare
dell'Associazione per la Rinascita della Valle Bormida che intendeva
protestare contro il perdurare dell'attività dell'Acna di
Cengio.
17 luglio. Inizia il primo
campeggio organizzato dagli anarchici contro l'Acna di Cengio;
aderiscono il Coordinamento autogestito contro le produzioni di morte
più individualità del Cuneese e gruppi anarchici di
Genova, Savona e Imperia. Fra le prime iniziative del campeggio si
registrano volantinaggi davanti alla fabbrica per parlare con gli
operai: è questo il primo tentativo di incontro diretto con
gli operai della fabbrica da parte di chi è per la chiusura,
in precedenza l'Associazione si era limitata a scontrarsi con il muro
dei dirigenti sindacali. Durante la settimana del campeggio a seguito
di un comizio anarchico la popolazione spontaneamente attuava il
primo blocco stradale in Val Bormida.
23 luglio. Incidente all'Acna,
una nube tossica supera i confini di Cengio e giunge a Saliceto,
sensi di vomito e bruciore agli occhi i sintomi della popolazione.
Nasce spontaneamente la protesta a cui aderiscono attivamente anche
gli anarchici presenti al campeggio. Blocchi stradali, blocchi
ferroviari e cortei non autorizzati. In seguito a questa
mobilitazione la fabbrica chiude per 45 giorni.
19 agosto. L'Acna riapre senza
alcuna garanzia, tranne un suo progetto di costruire un inceneritore
(costo complessivo degli interventi circa 100 miliardi).
11 settembre. Manifestazione
contro l'Acna da Cortemilia a Saliceto. La manifestazione doveva
essere fatta a Cengio ma il questore di Savona, adducendo motivi di
ordine pubblico, negava il permesso, allora gli organizzatori
(Associazione Rinascita) decidevano di optare per una manifestazione
a Savona, ma anche questa veniva negata, si sceglieva allora di
rimanere in Valle Bormida, gli anarchici con alcuni abitanti della
valle avanzavano fino al confine superandolo di pochi passi dopo aver
cercato di coinvolgere tutta la popolazione presente.
Autunno. 21 sindaci si dimettono
dichiarando che sono impossibilitati a tutelare la salute della
popolazione con l'Acna in funzione. Queste dimissioni proposte da un
sindaco e chieste a furor di popolo poi dalla popolazione sono state
rinviate a più non posso dai sindaci che non volevano
assolutamente alzarsi dalla loro poltrona, optando per non far
dimettere la giunta sono riusciti infine a rimanere dov'erano e
praticando così delle dimissioni puramente formali.
Inizio novembre. L'Ansaldo,
l'Acquater e la Battelle consegnano il piano di disinquinamento e di
bonifica della Valle Bormida commissionato dal ministero
dell'Ambiente che prevede la spesa di circa 1200 miliardi ma non
risolve il problema dell'inquinamento.
26 novembre. Convegno nazionale
a Savona organizzato dall'Associazione rinascita e dal Comitato
nazionale per la chiusura dell'Acna e per la rinascita della Valle
Bormida, dove si contesta il piano di risanamento dell'Acna e il
piano di disinquinamento e bonifica della valle proponendo gli unici
interventi possibili: chiusura dell'Acna, salvaguardia del reddito
per gli addetti, piano di rinascita che nel frattempo si sta
coagulando.
27 novembre. Manifestazione a
Cengio, presenti circa 8000-9000 persone. Combattivo lo spezzone
anarchico presenti circa 50 compagni.
20 dicembre. La regione Piemonte
rifiuta il piano dell'Ansaldo, come aveva già fatto per il
piano di risanamento dell'Acna.
1989
17 gennaio. Una delegazione di
sindaci, consiglieri provinciali e regionali dell'associazione si
reca a Strasburgo e consegna al presidente della commissione
petizioni dell'Euro-parlamento 15000 firme raccolte in valle perché
il parlamento europeo prenda posizione sul caso Acna.
25 febbraio. La popolazione
della Valle Bormida voleva recarsi a San Remo in occasione del
festival allo scopo di dare peso alla loro richiesta della chiusura
della fabbrica. Le manovre di alcuni politici vicini al PCI hanno con
dichiarazioni allarmiste fatto sì che la polizia vietasse
l'iniziativa al solo scopo di poterla far realizzare sotto il
patrocinio di questo partito che così si poneva come paladino
della lotta in valle. Ma la polizia cerca di fermare il corteo che
passa seguendo un'altra strada, volano alcune manganellate, una scusa
per un politico per passare per martire, la popolazione arriva fino a
San Remo scortata da un folto numero di poliziotti.
12 marzo. A Cortemilia prima
assemblea pubblica sull'Euro voto: in barba a politicanti
dell'associazione e non, l'87% della popolazione presente si esprime
per l'astensionismo elettorale. Ma di astensionismo in valle se ne
parlava già da tempo e anche noi avevamo fatto la nostra
parte.
2l marzo. Occupazione dell'USSL
di Carcare colpevole di non effettuare i controlli sull'Acna, con
incatenamento negli uffici.
Aprile. Il C.T.A. ligure dà,
a maggioranza, parere favorevole alla costruzione dell'inceneritore
Acna.
4,14,17,18 aprile. Alcuni
esponenti dell'Associazione mentre si recano a fare prelievi allo
scarico Acna notano vicino al fiume alcune pozze color rosso scuro
alimentate da rigagnoli provenienti dal sottosuolo dell'azienda.
19 aprile. L'Acna comincia
lavori di scavo: ingenti quantità di percolato defluiscono
verso il fiume; esponenti dell'associazione avvertiti da una
telefonata anonima accorrono per denunciare il fatto all'Usl:
"scoperti", vengono portati in caserma e tenuti per più
di tre ore: gli si vuole dare il reato di violazione di domicilio. In
reazione a questo inizia un presidio popolare proprio sul greto del
fiume, quel greto che i dirigenti Acna ritengono di loro proprietà.
30 aprile. La trasmissione
televisiva "Linea verde" trasmette le immagini del
presidio.
l maggio. Festa del Lavoro al
presidio: presenti gli anarchici e alcuni abitanti di Massa Carrara,
quelli che da nove mesi presidiavano la Farmoplant.
5/11 maggio. Il parlamento
tratta nuovamente la questione Acna ma al momento del voto manca il
numero legale. Mancano anche non pochi di quei parlamentari che in
valle si erano riempiti la bocca per dimostrare il loro impegno per
la chiusura della fabbrica e che avevano fondato un gruppo
parlamentare denominato Gruppo Parlamentare per la rinascita della
Valle Bormida, così anche grazie a questi ciarlatani il tutto
viene rinviato a data da destinarsi. Le reazioni della valle sono di
rabbia e di promesse di ricordare alle prossime elezioni europee.
19 maggio. La polizia autorizza
alcuni squadristi facenti parte del sindacato dell'Acna ma anche
della popolazione di Cengio ad avvicinarsi al presidio. Questi
individui capeggiati dal sindaco di Cengio Gamba (dipendente Acna)
tirano pietre, minacciano coi megafoni gli abitanti della valle, si
improvvisano assalitori del campo del presidio, gridano "di
sbaraccare quegli zingari con la forza". La stessa polizia
impedisce agli abitanti della valle di avvicinarsi al presidio, la
situazione è tesissima, gli istituzionalisti dell'associazione
invitano le centinaia di persone della valle a tornare a casa per
evitare disordini ma nonostante questo una quarantina di persone
riescono ad arrivare al presidio per portare man forte agli
assediati, nel frattempo c'era già stato un caso di percosse e
si stava sviluppando una situazione da panico collettivo, dopo questo
blocco altri passano gli sbarramenti di polizia e cengesi e arrivano
al presidio. Nella notte fra il 19 e il 20 la celere rimuove con la
forza il presidio popolare. Oltre cento persone vengono caricate sui
cellulari. Un ingente cordone di polizia impedisce ogni accesso al
greto del fiume: è subito blocco stradale.
20 maggio. Manifestazione al
confine tra Piemonte e Liguria per riconquistare il diritto al
presidio, brutale carica della polizia, gli abitanti della valle
reagiscono come possono, anche alcuni poliziotti devono fare ricorso
alle cure. In questi tre giorni di lotta si è fatta sentire la
presenza anarchica come parte di popolo.
2l maggio. Gli istituzionalisti
e i pompieri riescono a rimuovere la popolazione della valle che si
era fermata al confine, sbandierando come vittoria un accordo con la
controparte cengese che stabiliva che al greto del fiume potevano
andare solo cinque persone per parte. Si ritorna a casa con molta
rabbia.
25 maggio. Per impedire che la
tensione si alzi troppo si arriva ad un accordo fra il ministero
dell'ambiente, Enimont e organizzazioni sindacali (nessuno ha
interpellato gli abitanti della valle). L'Acna si ferma per realizzare
la verifica di alcune operazioni per il contenimento del percolato e
l'abbattimento dei micro inquinanti. Viene occupata per protesta
dagli abitanti della Valle Bormida l'aula del consiglio regionale
piemontese che aveva accettato questa chiusura che suonava a mò
di consenso nei riguardi della fabbrica che comunque stante
quest'accordo così com'è deve riaprire.
29 maggio. A Cosseria una bomba
fa saltare un traliccio che porta energia elettrica all'Acna, l'atto
viene firmato con una A cerchiata.
1 giugno. L'associazione
rinascita insieme al sindacato Acna e alla controparte cengese
organizzano una manifestazione unitaria a Cairo contro le bombe.
Scarsa la presenza della popolazione.
9 giugno. Cortemilia: assemblea
dibattito pubblica indetta dagli anarchici contro l'euro voto,
ingenti le forze di polizia, presente il vice questore di Savona e
quello di Cuneo, una cinquantina di abitanti della valle sono
presenti. Alla fine del comizio la popolazione insulta i questori, ne
nasce una animata discussione.
18 giugno. A dispetto di tutti
la Valle Bormida non vota: in dodici paesi il 91,7% degli elettori
non si presenta alle urne.
6 luglio. In mattinata l'Acna
riapre a sorpresa nonostante la diffida ad aprire inviatagli da
Ruffolo. Nel pomeriggio il ministro dell'ambiente firma l'ordinanza
di chiusura per sei mesi. Più tardi si dichiarerà
disposto a rivedere questa sua posizione per una posizione più
elastica nei riguardi dell'Acna.
18 luglio. Incomincia un
presidio popolare davanti alla prefettura di Alessandria in attesa
della riunione del comitato stato-regione previsto per il 20, che deve
decidere sulle sorti dello stabilimento. La riunione è
rinviata a data da destinarsi, così i capini dell'associazione
convincono la popolazione che è il caso di tornare a casa.
27 agosto al 3 settembre.
Campeggio autogestito organizzato dagli anarchici a Bergolo; un buon
rapporto con la popolazione, una rosa di iniziative di
controinformazione e un segno tangibile del nostro passaggio lasciato
con scritte, volantini e manifesti. Le scritte sui muri sono arrivate
fino a Cengio con sommo dispiacere delle maestranze cengesi, tant'è
che un giornale della parrocchia scriveva di un poco dignitoso
campeggio anarchico che aveva fatto lavorare anche la domenica gli
operai del comune per cancellare scritte contro l'Acna e contro lo
squadrismo.
25, 26, 27, 28 Ottobre. Il
sindacato organizza ancora una volta lo squadrismo, viene bruciata la
roulotte che sta al presidio sul greto del fiume dichiarando che
nessun abitante piemontese doveva più mettere piede vicino
alla fabbrica, cercano di bruciare un autobus, minacciano
personalmente o telefonicamente alcuni abitanti della valle, bruciano
manichini con i nomi di persone di spicco dell'associazione e
distribuiscono volantini di minaccia in valle, lanciano petardi di
notte.
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