Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 169
dicembre 1989 - gennaio 1990


Rivista Anarchica Online

ACNA NO
di Paolo Finzi e Gruppo Anarchico SciarpaNera (Alessandria)

Intervista a Salvatore Corvaio, del gruppo anarchico SciarpaNera di Alessandria, su lotte in val Bormida, modalità dell'intervento anarchico, rapporti con l'associazione per la rinascita della val Bormida, astensionismo, operai dell'ACNA, ecc. ecc.

L'inquinamento in Val Bormida? Appena entri in valle, basta dare un'occhiata al colore del fiume. In genere, è rosso: altrimenti è nero - di un colore tipo Coca-Cola.
Salvatore Corvaio conosce molto bene la valle e la sua gente. Abita ad Alessandria, dove è attivo nel gruppo anarchico SciarpaNera: ma in valle è ormai "di casa", da almeno tre anni: da quando, cioè, è iniziata la lotta contro l'ACNA.
Parlare dell'ACNA, in realtà, significa parlare di più di un secolo di veleni scaricati da questa industria nel fiume Bormida - spiega Salvatore – L'ACNA originariamente fabbricava esplosivi e già con i propri scarichi avvelenava la valle: oggi gran parte degli scarichi vengono riversati nel fiume. La fabbrica, poi, è in gran parte costruita sul terreno nel quale anno dopo anno sono stati interrati i bidoni di scorie chimiche: oggi questi bidoni creano un percolato che dal terreno della fabbrica arriva al Bormida, un vero e proprio fiume sotterraneo, un fiume velenoso.
Ma non basta. Salvatore riferisce la voce - che a tutt'oggi non è stato possibile verificare - secondo cui ancora oggi all'ACNA si fabbricherebbero anche componenti per armi chimiche. Anche se, ufficialmente, la fabbrica si limita alla produzione di coloranti.
Quel che è certo, è che l'ACNA uccide. Il tasso di morbilità e di mortalità per cancro, soprattutto in alta valle, è altissimo: il più alto in Italia.
Secondo Democrazia Proletaria - aggiunge Salvatore - ci sarebbe mediamente un caso di cancro per ogni nucleo famigliare. L'ACNA comunque è responsabile dell'avvelenamento, tramite il fiume e l'aria (le sostanze scaricate sono estremamente volatili), della terra, della flora, della fauna e degli uomini.
Inutile proseguire, in questa sede, sull'ACNA, sul suo terribile impatto ambientale, sulla necessità ed urgenza di una sua chiusura. Molto è già stato scritto in proposito.
In un documento elaborato dal gruppo SciarpaNera, si afferma che sicuramente il caso dell'ACNA di Cengio rientra nella più vasta casistica delle produzioni di morte. Quest'industria ex-Montedison oggi Enimont ha, al di sopra di qualunque altra logica, messo il proprio profitto e il proprio potere politico! Cosa che d'altronde fanno tutte le industrie, solo che nel caso di un'industria chimica il danno arrecato all'ambiente e all'uomo è talmente palpabile che in alcuni casi dà vita istintivamente ad un movimento d'opposizione.


Obiettivo chiusura

Proprio di questo movimento d'opposizione vogliamo parlare con un compagno, come Salvatore, che lo ha vissuto "dall'interno" fin dai suoi primi passi.
Gli domando, innanzitutto, se solo negli ultimi tre anni vi siano state forme di protesta e di lotta contro l'ACNA, o se anche nel (quasi) secolo precedente qualcuno si fosse già mosso in tal senso. Risponde che sì, sporadiche proteste, pubbliche denunce (ed anche esposti alla magistratura) , iniziative varie c'erano state in passato. Alcune, promosse dagli stessi lavoratori, sul tema della salute in fabbrica. Ma che mai, prima dell'86, si era sviluppato un movimento spontaneo di tali dimensioni e soprattutto con la parola d'ordine chiara e martellante della chiusura della fabbrica: non di un suo (impossibile) risanamento o di migliori condizioni di lavoro al suo interno. Chiusura, e basta.
È un fatto molto importante - sottolinea Salvatore - che per la prima volta, nell'86, un gruppo di ragazzi abbia deciso di impegnarsi in prima persona per questo obiettivo, prima di allora mai posto. Nasceva così l'Associazione per la rinascita della Val Bormida (che d'ora in poi chiameremo semplicemente "l'Associazione" - n.d.r.): si tratta di un organismo popolare di base contro l'ACNA. Tra le sue premesse fondamentali c'erano:
1) la cessazione dell'attività dell'ACNA;
2) la crescita e diffusione di un movimento popolare apartitico, con lo scopo di chiudere definitivamente la fabbrica e di bonificare la Val Bormida;
3) la richiesta di sequestro dell'area e di un intervento di emergenza con concentrazione di rifiuti in zona x (comprese le discariche a monte ed a valle dell'ACNA), insarcofagamento (a monte, a valle, al di sopra) e trattamento del percolato minimizzato ad opera di consorzi, ricostruzione del letto del fiume, ricostruzione del territorio per nuove attività, smantellamento completo di ogni tipo di veleno dalla valle;
4) il monitoraggio dell'aria, dell'acqua, del terreno, dei vegetali, delle falde, per seguire il recupero;
5) progetti pilota per accelerare il recupero;
6) il riequilibrio idrologico per accelerare il recupero;
7) la costituzione di un Istituto storico-scientifico sulle produzioni devastanti e di un Centro di ricerca sulla bonifica dell'ambiente.
Su queste basi l'Associazione ha conosciuto una crescita eccezionale per quantità e per velocità. Tanta gente, nel giro di pochissimo tempo, si è mobilitata concretamente per la chiusura dell'ACNA, dando vita ad un movimento di massa di proporzioni assolutamente inimmaginabili fino a poco tempo prima.


Nelle lotte con la gente

In genere, con simili movimenti spontanei capita che, dopo una prima fase magmatica ed entusiasmante, i soliti politici di professione piombino come falchi per cercate di dirigere, condizionare, strumentalizzare il tutto, con l'obiettivo comune - al di là delle differenze - di ricondurre la conflittualità in precisi canali burocratico-istituzionali. Chiedo a Salvatore se anche in Val Bormida sia andata così.
La sua risposta è affermativa, ma solo fino ad un certo punto.
Certo - precisa Salvatore - il movimento sorto spontaneo, si è fatto sempre più eterogeneo e politici, sindaci e preti hanno cercato di guadagnare consensi. D'altra parte agli abitanti della valle interessa la chiusura dell'ACNA e sentono vicino chiunque condivida questa battaglia. Eppure le persone impegnate in questa lotta, pur non avendo mai fatto prima d'ora attività politica né avendo mai frequentato una sede (ed essendo quindi facile bersaglio per aspiranti leader), sono riuscite, senza mai uscire dall'Associazione, a metterla in crisi, a modificarne il percorso, a praticare l'azione diretta, a scegliere in prima persona la propria lotta.
Dunque, un'Associazione sui generis. Domando al mio interlocutore quali rapporti abbiano avuto e tuttora abbiano gli anarchici attivi in valle - ed in particolare quelli del gruppo SciarpaNera - con l'Associazione.
Salvatore ci tiene a fare una premessa, affinché questo rapporto con l'Associazione possa esser compreso nell'ambito delle più generali modalità d'intervento nella vicenda ACNA.
Diversamente da quanto spesso i compagni fanno altrove - spiega Salvatore - noi anarchici di Alessandria (o meglio, quelli che di noi sono stati e sono tuttora attivi in valle) abbiamo escluso il "classico" intervento dall'esterno, tutto incentrato sulla nostra specificità anarchica. Siamo anarchici e la gente ci conosce in quanto tali: ma in valle, fin dall'inizio, siamo intervenuti non come gruppo anarchico (anzi, il gruppo SciarpaNera in sé ne è rimasto fuori), ma come singole persone che, come le altre della valle impegnate per la chiusura dell'ACNA, hanno fatto e fanno riferimento all'Associazione.
Salvatore ricorda che, a parte alcune occasioni particolari (in genere, i grossi cortei in cui ciascuna forza sfilava con le proprie bandiere, ed anche gli anarchici tiravano fuori le loro), l'intervento dei compagni si è caratterizzato per i suoi contenuti più che per la sua esteriorità. E i contenuti erano la critica alle tendenze filo-istituzionali e filo-patteggiamenti rispetto all'obiettivo della chiusura definitiva dell'ACNA, la valorizzazione delle pratiche di azione diretta, ecc... Il tutto, comunque, accompagnato da una grande disponibilità al dialogo, al dibattito, al confronto con le diverse posizioni presenti in valle.
Nonostante in alcuni casi ci sia costato un po' turarci il naso e tener chiusa la bocca, - spiega Salvatore - abbiamo preferito in genere non attaccare frontalmente l'Associazione, scegliendo invece di restare tra la gente della valle.
Tirando le somme (provvisorie) di questi primi anni di presenza in valle e di lotta, che bilancio si può fare?
Salvatore ci tiene a precisare che anche nello SciarpaNera ci sono opinioni diversificate in merito. E cita il caso di una compagna che è stata attiva per molto tempo in valle (dove, tra l'altro, allora abitava) ma che oggi non ne vuol più sapere, schifata da troppe cose.
Il giudizio mio e di qualcun altro - spiega Salvatore - è invece tutto sommato positivo. Non che non veda anch'io i limiti ed i problemi, ma il rapporto che siamo riusciti a costruire con alcune persone in valle (non tante, d'accordo) mi fa sperare che anche in un domani, quand'anche la lotta contro l'ACNA fosse finita, qualcosa resterà.
Già oggi i compagni sono ben conosciuti in tutta la valle: conosciuti e stimati dalla gente.
Capita così - aggiunge Salvatore - che anche coloro che, se potessero, nemmeno ti rivolgerebbero la parola (perché tu sei d'impiccio per i loro giochi politici) alla fin fine ti salutino e si sentano quasi in dovere di parlare con te. Un comportamento diverso, da parte loro non sarebbe accettato dalla gente.
E a questo proposito Salvatore cita il fatto che un giorno che si doveva tenere un dibattito in piazza promosso dagli anarchici, in un paese della valle, la pioggia rischiava di far sì che l'iniziativa saltasse. Ma l'intervento di uno del paese, che chiese al prete di concedere agli anarchici l'uso della sala, permise di tenere il dibattito al chiuso: nonostante il nostro tradizionale anticlericalismo aggiunge Salvatore. Anche in questo caso, un "no" agli anarchici per un'iniziativa contro l'ACNA sarebbe risultato incomprensibile alla gente. E il prete sarebbe stato di sicuro chiamato a risponderne pubblicamente. Se si considera qual è in generale il trattamento riservato agli anarchici, tanto più in questi tempi, mi sembra che il mio giudizio positivo abbia qualche fondamento.


Né cavalcatori né missionari

Il discorso con Salvatore prosegue su altri aspetti delle lotte di questi anni ed in particolare sull'intervento degli anarchici. Si parla, tra l'altro, dei due campeggi promossi in valle dagli anarchici (nell'estate, rispettivamente, dell'88 e dell'89): due iniziative specificatamente anarchiche, rivolte agli anarchici, ma pur sempre con l'obiettivo di segnare una presenza "diversa" in valle. Inevitabile, poi, parlare della questione elettorale, o meglio della questione astensionista, dal momento che - pur con molti distinguo - l'Associazione si è fatta promotrice di un'astensione di massa - che, nel corso delle scorse elezioni europee (giugno '89), ha coinvolto la quasi totalità dei potenziali elettori di molti centri della Val Bormida.
Un discorso a parte merita la realtà di Cengio (una cittadina costruita tutta intorno all'ACNA, praticamente da generazioni, spiega Salvatore). Ci tiene a sottolineare che non è vero che tutti gli operai dell'ACNA siano incondizionatamente dalla parte della direzione aziendale (e dei sindacati). Ma si tratta di frange di dissenso limitate numericamente e soprattutto compresse dall'ambiente circostante: se chiudesse l'ACNA tutto cambierebbe nella loro vita. E la paura di dover cambiare è troppo grossa!
Il discorso torna sui due elementi forse più interessanti, a mio avviso, di quest'esperienza di lotta in Val Bormida: il comportamento della gente della valle e quello degli anarchici.
Salvatore, richiamando le origini e lo sviluppo dell'Associazione, sostiene che la popolazione della Val Bormida attiva all'interno dell'Associazione è riuscita finora a non far passare tutti i tentativi da parte di un solo partito di impadronirsi delle direttive dell'associazione, anzi finora è riuscita ad imporre la propria presenza e spesso a decidere il da farsi. Al punto che, pur essendoci numerosi aspiranti leader indiscussi, non si può dire che ci sia un'unica persona che rappresenti l'Associazione.
Ma soprattutto il mio interlocutore mette in risalto il fatto che in Val Bormida la popolazione ha sino ad ora dato vita a momenti di lotta che, se pur con alcuni limiti, hanno avuto caratteristiche di vera e propria azione diretta: blocco del Giro d'Italia, blocchi stradali e ferroviari, occupazione dell'USL di Carcare, manifestazioni non autorizzate, presidio permanente di un mese e mezzo davanti al percolato nei pressi del muro di cinta dell'ACNA, tentativo di riconquistarsi il presidio dopo la cacciata da parte della polizia. E la stessa popolazione ha perciò dovuto subire manganellate, controlli, offese, ingiurie, diffamazioni, aggressioni da parte degli abitanti di Cengio.
In questo contesto, l'intervento anarchico si differenzia profondamente da quello dei partiti e di altri movimenti tutti tesi a cercare di tirar l'acqua al proprio mulino.
Noi non cerchiamo pecorelle da inserire nel nostro recinto - conclude Salvatore - La nostra presenza non deve essere il tentativo di un'entità politica di cavalcare la tigre delle lotte, per cui è necessaria la capacità di porsi il meno possibile in termini ideologici, ma il più possibile in termini pratici. Al contempo, non essendo dei missionari del verbo dell'azione diretta, non ci dimenticheremo mai che ci muoviamo in Val Bormida, perché in ogni caso anche noi come abitanti della zona ci sentiamo minacciati fisicamente da questa fabbrica assassina.

Paolo Finzi

ANTIACNA STORY

L'opposizione dell'Acna di Cengio è vissuta in maniera epidermica dalla quasi totalità degli abitanti della Valle Bormida e in particolar modo dall'86 si è via via sempre di più sviluppato un movimento che mantenendo la propria eterogeneità ha dato vita ad iniziative quasi quotidiane. Ovviamente le già esistenti idee politiche, la cultura delle deleghe e della sottomissione, l'esistenza di taluni aspiranti leader indiscussi ha fatto sì che queste lotte andassero da veri e propri momenti di azione diretta a vergognosi momenti di delega e di sottomissione ai politici. Col crescere delle iniziative però cresceva la sfiducia nei politici di professione, e cresceva di pari passo la difficoltà che i vari istituzionalisti e servi di partito avevano nel riportare la mobilitazione popolare nell'ambito dell'istituzione.
Presentiamo qui di seguito alcune delle lotte e delle iniziative istituzionali e di azione diretta che riteniamo possano fare un quadro della situazione in valle.

Gruppo anarchico SciarpaNera (Alessandria)


1987
Dichiarazione della Valle Bormida come "area ad elevato rischio di crisi ambientale", 27 novembre 1987, da parte del consiglio dei ministri in base a denunce e pressioni che provengono direttamente dalla popolazione della Valle Bormida.

1988
5 marzo. Convegno a Cortemilia dove si ribadisce la richiesta di chiusura dell'Acna e si gettano le basi per un nuovo piano di sviluppo, per la rinascita della valle.

20 marzo. Prima grande manifestazione contro l'Acna più di 8.000 persone a Cengio sulla parola d'ordine: "chiusura dell'Acna c.o. (Chimica organica); salvaguardia del reddito degli addetti; piano di rinascita". Una manifestazione estremamente combattiva contrapposta ad un presidio organizzato dal sindacato davanti alla fabbrica dove, istigato dai dirigenti Acna, parlava già di pericolo piemontese. Lo spezzone anarchico alla manifestazione (circa 100 persone) si faceva notare per la combattività e la comparsa per la prima volta di quello striscione che più tardi anche i mass-media, badando bene di riportare che è uno striscione anarchico, porteranno come simbolo della lotta contro l'Acna.

6 giugno. Una tappa del giro d'Italia viene annullata in seguito all'iniziativa popolare dell'Associazione per la Rinascita della Valle Bormida che intendeva protestare contro il perdurare dell'attività dell'Acna di Cengio.

17 luglio. Inizia il primo campeggio organizzato dagli anarchici contro l'Acna di Cengio; aderiscono il Coordinamento autogestito contro le produzioni di morte più individualità del Cuneese e gruppi anarchici di Genova, Savona e Imperia. Fra le prime iniziative del campeggio si registrano volantinaggi davanti alla fabbrica per parlare con gli operai: è questo il primo tentativo di incontro diretto con gli operai della fabbrica da parte di chi è per la chiusura, in precedenza l'Associazione si era limitata a scontrarsi con il muro dei dirigenti sindacali. Durante la settimana del campeggio a seguito di un comizio anarchico la popolazione spontaneamente attuava il primo blocco stradale in Val Bormida.

23 luglio. Incidente all'Acna, una nube tossica supera i confini di Cengio e giunge a Saliceto, sensi di vomito e bruciore agli occhi i sintomi della popolazione. Nasce spontaneamente la protesta a cui aderiscono attivamente anche gli anarchici presenti al campeggio. Blocchi stradali, blocchi ferroviari e cortei non autorizzati. In seguito a questa mobilitazione la fabbrica chiude per 45 giorni.

19 agosto. L'Acna riapre senza alcuna garanzia, tranne un suo progetto di costruire un inceneritore (costo complessivo degli interventi circa 100 miliardi).

11 settembre. Manifestazione contro l'Acna da Cortemilia a Saliceto. La manifestazione doveva essere fatta a Cengio ma il questore di Savona, adducendo motivi di ordine pubblico, negava il permesso, allora gli organizzatori (Associazione Rinascita) decidevano di optare per una manifestazione a Savona, ma anche questa veniva negata, si sceglieva allora di rimanere in Valle Bormida, gli anarchici con alcuni abitanti della valle avanzavano fino al confine superandolo di pochi passi dopo aver cercato di coinvolgere tutta la popolazione presente.

Autunno. 21 sindaci si dimettono dichiarando che sono impossibilitati a tutelare la salute della popolazione con l'Acna in funzione. Queste dimissioni proposte da un sindaco e chieste a furor di popolo poi dalla popolazione sono state rinviate a più non posso dai sindaci che non volevano assolutamente alzarsi dalla loro poltrona, optando per non far dimettere la giunta sono riusciti infine a rimanere dov'erano e praticando così delle dimissioni puramente formali.

Inizio novembre. L'Ansaldo, l'Acquater e la Battelle consegnano il piano di disinquinamento e di bonifica della Valle Bormida commissionato dal ministero dell'Ambiente che prevede la spesa di circa 1200 miliardi ma non risolve il problema dell'inquinamento.

26 novembre. Convegno nazionale a Savona organizzato dall'Associazione rinascita e dal Comitato nazionale per la chiusura dell'Acna e per la rinascita della Valle Bormida, dove si contesta il piano di risanamento dell'Acna e il piano di disinquinamento e bonifica della valle proponendo gli unici interventi possibili: chiusura dell'Acna, salvaguardia del reddito per gli addetti, piano di rinascita che nel frattempo si sta coagulando.

27 novembre. Manifestazione a Cengio, presenti circa 8000-9000 persone. Combattivo lo spezzone anarchico presenti circa 50 compagni.

20 dicembre. La regione Piemonte rifiuta il piano dell'Ansaldo, come aveva già fatto per il piano di risanamento dell'Acna.

1989

17 gennaio. Una delegazione di sindaci, consiglieri provinciali e regionali dell'associazione si reca a Strasburgo e consegna al presidente della commissione petizioni dell'Euro-parlamento 15000 firme raccolte in valle perché il parlamento europeo prenda posizione sul caso Acna.

25 febbraio. La popolazione della Valle Bormida voleva recarsi a San Remo in occasione del festival allo scopo di dare peso alla loro richiesta della chiusura della fabbrica. Le manovre di alcuni politici vicini al PCI hanno con dichiarazioni allarmiste fatto sì che la polizia vietasse l'iniziativa al solo scopo di poterla far realizzare sotto il patrocinio di questo partito che così si poneva come paladino della lotta in valle. Ma la polizia cerca di fermare il corteo che passa seguendo un'altra strada, volano alcune manganellate, una scusa per un politico per passare per martire, la popolazione arriva fino a San Remo scortata da un folto numero di poliziotti.

12 marzo. A Cortemilia prima assemblea pubblica sull'Euro voto: in barba a politicanti dell'associazione e non, l'87% della popolazione presente si esprime per l'astensionismo elettorale. Ma di astensionismo in valle se ne parlava già da tempo e anche noi avevamo fatto la nostra parte.

2l marzo. Occupazione dell'USSL di Carcare colpevole di non effettuare i controlli sull'Acna, con incatenamento negli uffici.

Aprile. Il C.T.A. ligure dà, a maggioranza, parere favorevole alla costruzione dell'inceneritore Acna.

4,14,17,18 aprile. Alcuni esponenti dell'Associazione mentre si recano a fare prelievi allo scarico Acna notano vicino al fiume alcune pozze color rosso scuro alimentate da rigagnoli provenienti dal sottosuolo dell'azienda.

19 aprile. L'Acna comincia lavori di scavo: ingenti quantità di percolato defluiscono verso il fiume; esponenti dell'associazione avvertiti da una telefonata anonima accorrono per denunciare il fatto all'Usl: "scoperti", vengono portati in caserma e tenuti per più di tre ore: gli si vuole dare il reato di violazione di domicilio. In reazione a questo inizia un presidio popolare proprio sul greto del fiume, quel greto che i dirigenti Acna ritengono di loro proprietà.

30 aprile. La trasmissione televisiva "Linea verde" trasmette le immagini del presidio.

l maggio. Festa del Lavoro al presidio: presenti gli anarchici e alcuni abitanti di Massa Carrara, quelli che da nove mesi presidiavano la Farmoplant.

5/11 maggio. Il parlamento tratta nuovamente la questione Acna ma al momento del voto manca il numero legale. Mancano anche non pochi di quei parlamentari che in valle si erano riempiti la bocca per dimostrare il loro impegno per la chiusura della fabbrica e che avevano fondato un gruppo parlamentare denominato Gruppo Parlamentare per la rinascita della Valle Bormida, così anche grazie a questi ciarlatani il tutto viene rinviato a data da destinarsi. Le reazioni della valle sono di rabbia e di promesse di ricordare alle prossime elezioni europee.

19 maggio. La polizia autorizza alcuni squadristi facenti parte del sindacato dell'Acna ma anche della popolazione di Cengio ad avvicinarsi al presidio. Questi individui capeggiati dal sindaco di Cengio Gamba (dipendente Acna) tirano pietre, minacciano coi megafoni gli abitanti della valle, si improvvisano assalitori del campo del presidio, gridano "di sbaraccare quegli zingari con la forza". La stessa polizia impedisce agli abitanti della valle di avvicinarsi al presidio, la situazione è tesissima, gli istituzionalisti dell'associazione invitano le centinaia di persone della valle a tornare a casa per evitare disordini ma nonostante questo una quarantina di persone riescono ad arrivare al presidio per portare man forte agli assediati, nel frattempo c'era già stato un caso di percosse e si stava sviluppando una situazione da panico collettivo, dopo questo blocco altri passano gli sbarramenti di polizia e cengesi e arrivano al presidio. Nella notte fra il 19 e il 20 la celere rimuove con la forza il presidio popolare. Oltre cento persone vengono caricate sui cellulari. Un ingente cordone di polizia impedisce ogni accesso al greto del fiume: è subito blocco stradale.

20 maggio. Manifestazione al confine tra Piemonte e Liguria per riconquistare il diritto al presidio, brutale carica della polizia, gli abitanti della valle reagiscono come possono, anche alcuni poliziotti devono fare ricorso alle cure. In questi tre giorni di lotta si è fatta sentire la presenza anarchica come parte di popolo.

2l maggio. Gli istituzionalisti e i pompieri riescono a rimuovere la popolazione della valle che si era fermata al confine, sbandierando come vittoria un accordo con la controparte cengese che stabiliva che al greto del fiume potevano andare solo cinque persone per parte. Si ritorna a casa con molta rabbia.

25 maggio. Per impedire che la tensione si alzi troppo si arriva ad un accordo fra il ministero dell'ambiente, Enimont e organizzazioni sindacali (nessuno ha interpellato gli abitanti della valle). L'Acna si ferma per realizzare la verifica di alcune operazioni per il contenimento del percolato e l'abbattimento dei micro inquinanti. Viene occupata per protesta dagli abitanti della Valle Bormida l'aula del consiglio regionale piemontese che aveva accettato questa chiusura che suonava a mò di consenso nei riguardi della fabbrica che comunque stante quest'accordo così com'è deve riaprire.

29 maggio. A Cosseria una bomba fa saltare un traliccio che porta energia elettrica all'Acna, l'atto viene firmato con una A cerchiata.

1 giugno. L'associazione rinascita insieme al sindacato Acna e alla controparte cengese organizzano una manifestazione unitaria a Cairo contro le bombe. Scarsa la presenza della popolazione.

9 giugno. Cortemilia: assemblea dibattito pubblica indetta dagli anarchici contro l'euro voto, ingenti le forze di polizia, presente il vice questore di Savona e quello di Cuneo, una cinquantina di abitanti della valle sono presenti. Alla fine del comizio la popolazione insulta i questori, ne nasce una animata discussione.

18 giugno. A dispetto di tutti la Valle Bormida non vota: in dodici paesi il 91,7% degli elettori non si presenta alle urne.

6 luglio. In mattinata l'Acna riapre a sorpresa nonostante la diffida ad aprire inviatagli da Ruffolo. Nel pomeriggio il ministro dell'ambiente firma l'ordinanza di chiusura per sei mesi. Più tardi si dichiarerà disposto a rivedere questa sua posizione per una posizione più elastica nei riguardi dell'Acna.

18 luglio. Incomincia un presidio popolare davanti alla prefettura di Alessandria in attesa della riunione del comitato stato-regione previsto per il 20, che deve decidere sulle sorti dello stabilimento. La riunione è rinviata a data da destinarsi, così i capini dell'associazione convincono la popolazione che è il caso di tornare a casa.

27 agosto al 3 settembre. Campeggio autogestito organizzato dagli anarchici a Bergolo; un buon rapporto con la popolazione, una rosa di iniziative di controinformazione e un segno tangibile del nostro passaggio lasciato con scritte, volantini e manifesti. Le scritte sui muri sono arrivate fino a Cengio con sommo dispiacere delle maestranze cengesi, tant'è che un giornale della parrocchia scriveva di un poco dignitoso campeggio anarchico che aveva fatto lavorare anche la domenica gli operai del comune per cancellare scritte contro l'Acna e contro lo squadrismo.

25, 26, 27, 28 Ottobre. Il sindacato organizza ancora una volta lo squadrismo, viene bruciata la roulotte che sta al presidio sul greto del fiume dichiarando che nessun abitante piemontese doveva più mettere piede vicino alla fabbrica, cercano di bruciare un autobus, minacciano personalmente o telefonicamente alcuni abitanti della valle, bruciano manichini con i nomi di persone di spicco dell'associazione e distribuiscono volantini di minaccia in valle, lanciano petardi di notte.