Rivista Anarchica Online
Achtung eco-fascisti
di Green Perspective
Nel presentare il saggio sulla nuova destra ed il suo "ecologismo" (pubblicato qui di seguito alle pagg. 16-20),
la redazione del bollettino eco-sociale americano Green Perspectíve sottolinea l'enorme importanza del
dibattito
tra ecologisti sociali e "profondi". E mette in guardia dal sottovalutare la pericolosità dell'eco-fascismo
Se mai lo slogan dei verdi "non siamo né di sinistra, né di destra,
ma siamo in prima linea" ha avuto un
significato, l'emergere sempre più notevole di una "destra ecologica" ne sancisce il definitivo fallimento.
L'ecologia politica, ambiguamente concepita come ideologia che privilegia il mondo naturale su quello sociale
con un'attenzione biocentrica per il "valore intrinseco" della vita, si è mescolata a un nazionalismo che
invoca
l'"antimperialismo" come paravento per la xenofobia evocando un oscuro regno di idee che possono essere
messe al servizio di fini estremamente reazionari. Pregi e difetti delle idee ecologiche non dipendono solo
dal modo in cui definiscono il posto dell'umanità nella
natura, ma anche dal contesto sociale e politico in cui si inseriscono. Se tale contesto è astorico,
intuitivo e, da
un punto di vista culturale, parrocchiale, e se inoltre la strategia è amorale e "possibilista" (la parola
più tenue
possibile per indicare il desiderio di acquistare un ampio appoggio sociale), può venirsi a creare
facilmente
un'atmosfera sociale favorevole alla reazione e, come è già successo in passato,
all'eco-fascismo. Se d'altronde
un movimento ecologista sostiene i più apprezzabili e generosi ideali universalistici, propri
dell'illuminismo
come parte delle proprie prospettive ecologiche, può se non altro erigere barriere contro regressioni e
diversioni
quasi religiose dal proprio obiettivo umanistico di pervenire a un mondo sociale equamente diviso e a
un'umanità ecologicamente creativa. Di qui l'enorme importanza del dibattito fra ecologisti sociali
ed ecologisti "profondi", fra coloro cioè che
invocano l'intuizionismo e le eco-teologie dell'ecologia "profonda" e coloro che sottolineano il razionalismo
e il naturalismo dell'ecologia sociale. Negli Stati Uniti, queste direttrici opposte del movimento ecologista si
sono delineate con grande chiarezza nell'ambito di discussioni sull'etica e la filosofia dell'ecologia, mentre in
Europa solo da poco hanno fatto l'ingresso nel regno concreto della pratica e della politica ecologica. Ora di
problemi ecologici non si sente più parlare solo negli ambienti radicali della sinistra eco-anarchica o
magari
eco-socialista, ma anche in quelli di una destra estremamente autoritaria che tende verso la tradizione fascista
e addirittura mutua da questa in modo esplicito molti dei suoi sentimenti "naturalistici". In effetti l'estrema
destra, come presenza crescente nel movimento ecologico europeo di questi ultimi anni,
spesso si serve di una retorica radicale affine a quella della sinistra ecologica. La più sofisticata (e torva)
di
queste sfide ideologiche viene forse dalla cosiddetta Nuova Destra (che già la scelta del termine pone
in una
relazione alquanto oscurantista con la Nuova Sinistra della fine degli anni '60) che in modo quasi spengleriano
critica la civiltà occidentale (illuminismo compreso) in quanto decadente e la visione del mondo
giudaico-cristiana in quanto antinaturalistica. Essa dichiara un'ostilità per la "civiltà
occidentale" (precisamente
nel senso della cultura americana), della giudeo-cristianità in particolare e di una società
industriale che tutto
appiattisce e burocratizza. Esalta invece le culture pagane e pre-cristiane e ammanta le proprie idee di insegne
antimperialiste. All'inizio del secolo, l'NSDAP fece demagogicamente appello non solo all'amore dei
tedeschi per la natura, ma
anche a molti altri sentimenti che destano giustamente interesse negli ecologisti e negli eco-anarchici dei giorni
nostri, fra cui l'opposizione alla "cieca industrializzazione", al "consumismo materiale", alla società
moderna,
appiattita e senz'anima, e agli eccessi della recente tecnologia. Anche i nazisti sollecitavano un ritorno a
modi di vita più semplici, più salutari, più "naturali". Persino mentre costruivano
uno stato totalitario violentemente nazionalista, pilotavano uno stridente culto della
personalità dominante e compivano genocidi, le loro stravaganze indottrinatorie promettevano
"autenticità" in
un romanticismo mistico.
Stare ben attenti Il fatto che gli attuali estremisti di destra usino il problema
ecologico e sfruttino la genuina alienazione della
gente distoglie, naturalmente, da tali sortite fasciste. Ci troviamo di fronte a una crisi ecologica di proporzioni
monumentali. Stili di vita alternativi, più "organici", le comuni e i vari ritorni alla terra hanno storie
lunghe e
gloriose, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna almeno quanto in Germania. Anticapitalismo e decentralismo
puntellano un ampio ventaglio di posizioni libertarie e di sinistra, per quanto la Nuova Destra possa
reinterpretare e rielaborare. La ricerca popolare di ideali, di un significato della vita che vada al di là
del
materialismo, di creatività e di comunità è genuina, tanto quanto la "crisi dello spirito"
nelle società moderne.
Negli anni '70 la richiesta di "sfere autonome" e di "autenticità", unita alla sfiducia nelle istituzioni
esistenti,
ebbe un ruolo importante nel portare in superficie "nuovi movimenti sociali" in tutto il mondo. Teorici e
attivisti ecologici farebbero bene però a stare ben attenti al modo in cui usano queste idee e al contesto
in cui le collocano. A dispetto degli apparenti punti di convergenza fra ecologisti di estrema destra e di sinistra,
la vera sinistra non condivide, fra tante cose, l'atteggiamento della destra nei confronti dei popoli provenienti
da paesi estranei al proprio nazionalismo. In risposta a un'Europa che sta diventando sempre più
multiculturale,
per esempio, i vecchi argomenti della destra vengono ora accortamente riformulati in termini "ecologici". Cosa
notissima, l'"ecologia" viene invocata da alcuni (non solo nell'estrema destra) per proporre motivi
apparentemente "ecologici" per tener fuori o espellere gli immigranti e per scandire slogan nazionalistici in
nome dell'identità etnica e di convinzioni falsamente antimperialiste. Certe tendenze su questa linea
sono piuttosto rumorose. "La conservazione razziale è Verde" proclama un libello
di un gruppo chiamato Fronte Nazionale in Gran Bretagna. In Germania, i programmi dei Rivoluzionari
Nazionali sollecitano "cambiamenti radicali in campo ecologico" insieme alla espulsione graduale e forzata di
tutti gli stranieri (eccettuati i rifugiati politici) nel giro di dieci anni. Ma oggigiorno ancor più rumoroso
è forse
Herbert Gruhl, un estremista di destra che si occupa di questioni ambientali fin dai primi anni '70 quando, in
qualità di rappresentante della CDU al parlamento federale (Bundestag), presiedeva il gruppo di lavoro
del
vertice del partito sull'ambiente. Il suo libro del 1985, A Planet Is Plundered: The Balance of Terror of
Our
Politics, si segnala per l'esplicita interpretazione socialdarwinista dell'ecologia e per la dubbia concezione
della
democrazia. Nelle sue pagine, l'autore prefigura una forte dittatura armata ecologica che fornisca "un massimo
di preparazione militare con un soddisfacimento dei consumi minimo, e quindi un impiego molto minore delle
risorse naturali". In una recente conversazione con gli editori di Young Freedom, pubblicazione che
è la bandiera dei
Rivoluzionari Nazionali, venne chiesto a Gruhl se in una democrazia si possano risolvere i problemi di
protezione dell'ambiente e della vita. Ecco la sua risposta: "Probabilmente no perché le democrazie
seguono
lo spirito dei tempi (Zeitgeist) e oggi lo Zeitgeist di tutti i paesi del mondo è volto a elevare ancora di
più il
livello di vita. Direi che i partiti che mettono in guardia contro questa tendenza e invitano a moderare i consumi
hanno poche possibilità". Questa curiosa svolta verso ciò che nei paesi di lingua inglese viene
chiamata "vita
semplice" è un'estensione affascinante della convenzionale saggezza ambientale sulle virtù
dell'austerità. Gruhl ha fatto parte a quel miscuglio di gruppi che alla fine degli anni '80 e all'inizio
degli anni '90 sono
confluiti a formare i Verdi tedeschi. Ha fondato l'Azione Verde Futura (GAZ) e ne è stato la figura di
punta;
avendo una struttura organizzata assai povera, si trattava essenzialmente di un partito di capi. Nel loro libro del
1984 Green Politics, Charlene Spretnak e Fritjof Capra sottolineavano che era stato Gruhl a creare
lo slogan
"Non siamo né di sinistra né di destra; siamo in prima linea". Alla fine però Gruhl
andò su tutte le furie quando
il centro-sinistra prese il controllo del nascente partito Verde adottando un programma che secondo lui
equivaleva a "una lista della spesa socialista". Le correnti di destra e di sinistra della politica ecologica si
separarono e Gruhl uscì dalla cerchia dei Verdi. Dopo essersene andato, con l'aiuto di altri
ecologisti di estrema destra Gruhl fondò una formazione dal nome
innocente, il Partito Ecologico Democratico (ODP). Nel marzo 1982 divenne il presidente del gruppo,
collaborando alla stesura di gran parte del suo materiale programmatico. Nel gennaio 1989 tuttavia, sette anni
dopo, Gruhl uscì anche dall'ODP, quando il congresso nazionale del partito approvò una
risoluzione nella quale
prendeva formalmente le distanze da due partiti fascisti, il Partito Democratico Nazionale Tedesco (NPD) e i
Repubblicani. Il gruppo costituito successivamente da Gruhl, il Circolo di Lavoro per la Politica Ecologica,
approvò fra le sue prime mozioni una richiesta di "porre termine all'immigrazione per motivi ecologici",
con
il patrocinio di Gruhl. Dalla metà degli anni '80 Gruhl è stato spesso invitato a parlare in
assemblee di neonazisti
e ai congressi dei gruppi per la Revisione Storica (che considerano l'olocausto una mistificazione creata dagli
ebrei). Nel mondo odierno la destra, sempre più turbolenta, si è armata di una retorica
ecologica che spesso risulta
indiscernibile da quella del movimento ecologico convenzionale. La fusione squisitamente demagogica di
termini e di idee operata da Gruhl conferisce una spaventosa consistenza a un ecologismo permeato di intenti
fascisti. Il suo emergere come portavoce dell'"ecologismo" rende ancora più urgente la necessità
di una sinistra
ecologica, o meglio ancora di una sinistra eco-anarchica, saldamente ancorata a un sistema chiaro e coerente
di concezioni anticapitaliste, democratiche e antigerarchiche. Senza robuste radici nell'internazionalismo di
sinistra e senza quella critica razionale, umanistica e autenticamente ugualitaria all'oppressione sociale che fu
parte dell'illuminismo, soprattutto nelle sue diramazioni libertarie rivoluzionarie, l'ecologia può
diventare una
mano di vernice con cui ricoprire l'irrazionalismo, e lo stesso può succedere dell'identità politica
per il razzismo,
dell'adorazione pagana della natura per l'antisemitismo, del biocentrismo per il malthusianesimo. Di fronte a
tutto ciò, la sinistra eco-anarchica deve riaffermare con fermezza i propri principi di base, cioè
le stesse idee
che lo definiscono, nel suo conflitto con il misticismo, con il darwinismo sociale e con il biologismo
antiumanistico che va prendendo piede in questi giorni. Il grido "Né di destra né di sinistra" ha
un suono cupo
quando a usarlo enfaticamente (come di fatto avviene) sono eco-fascisti che vogliono ritornare alle loro
ideologie e attività invece che andare "avanti". La sinistra tedesca di orientamento ecologico sta
ora cercando di contrastare l'influenza di Gruhl.
traduzione di Andrea Buzzi
|