Rivista Anarchica Online
I camerati verdi
di Gruppo anti-CEE di Colonia
Il tragitto politico di Herbert Gruhl e le vicende politico-ecologiche della nuova destra tedesca. Una storia
istruttiva anche per noi in Italia.
L'anno scorso a Maastricht, in Olanda, i governi della comunità
europea hanno raggiunto un accordo per
costituire, entro la fine del decennio, un mercato unitario con una moneta e una struttura politica comune. Gran
parte della sinistra ecologica tedesca si oppone al mercato unitario, da una parte perché la cosa finirebbe
per
smorzare la severità delle norme ambientali in Germania, dall'altra perché significherebbe
un'integrazione
maggiore del capitalismo in Europa, e infine perché, avversa a una centralizzazione eccessiva, essa
preferirebbe una collaborazione fra nazioni a un super-stato di Bruxelles. La sinistra ecologica
tedesca non è la sola a opporsi a Maastricht: sulle stesse posizioni si trovano anche
parecchi economisti neo-liberali e molti altri che si preoccupano per la stabilità delle rispettive valute
nazionali. Lo stesso vale anche per diversi nazionalisti di estrema destra, i quali temono che la Germania, di
recente unificata, venga "infiltrata" o risulti indebolita dall'unione europea. Franz Schönuber, per dirne
uno,
ex membro delle Waffen-SS che nel 1983 ha fondato i Republikaner, continua a sbraitare che il mercato
unitario sposterebbe il centro di gravità dell'Europa verso il sud e il sud-est: "La ragione principale per
cui
rifiuto la CEE è che questo significherebbe importare crimine, droga, mafia e
camorra". L'anno scorso una coalizione di gruppi liberali e di sinistra ha promosso una
campagna congiunta chiamata:
"1992: Anno della resistenza" per opporsi all'elevato grado di centralizzazione, di integrazione capitalistica
e di danno ecologico che il mercato unitario creerebbe. Questi gruppi hanno organizzato un collettivo per
coordinare le proprie azioni, una delle quali si è svolta durante il summit di Monaco del Gruppo dei 7
lo scorso
luglio e di cui la stampa internazionale ha dato ampi resoconti. Il fatto che in questo collettivo sia
rappresentato anche il vecchio partito di Herbert Gruhl, l'ÖDP, crea allarme in almeno uno dei gruppi,
il
Gruppo Anti-CEE di Colonia. Il loro istruttivo opuscolo contro questa assai poco santa alleanza descrive
dettagliatamente i programmi di Gruhl e dell'ÖDP, rivelando il volto che il rinascente eco-fascismo
mostra al
giorno d'oggi.
Green Perspective
"A partire dalla metà di quest'anno" si legge in un documento informativo dei membri
dell'ÖDP del 1991 "si
riunisce una tavola rotonda chiamata Clearinghouse 1992, la quale annovera rappresentanti di varie iniziative
cittadine, coalizioni ambientali, gruppi ecclesiastici, confederazioni e partiti. Il nostro presidente, Hans-Joachim
Ritter, ha opportunamente ritenuto che anche l'ÖDP sia rappresentato nella Clearinghouse". Nel
frattempo, un
gruppo di lavoro a cui partecipa l'ÖDP si è impegnato a fondo per elaborare idee per un "summit
alternativo"
che si terrà parallelamente a quello economico mondiale del 6/8 luglio 1992 di Monaco. In effetti,
l'ÖDP ha tutte le ragioni per essere soddisfatto dei propri sforzi per costituire un'alleanza. Dopo tutto
due anni fa, durante la campagna elettorale tedesca del 1990, i gruppi antifascisti distribuivano adesivi che
dicevano: "Stronchiamoli sul nascere! Nessuno spazio ai Republikaner, al DVU, all'NPD e all'ÖDP!"
Oggi
invece, nella campagna "1992: Anno della Resistenza", l'ÖDP si trova a sedere non solo nella
Clearinghouse,
ma addirittura nell'alleanza per la Campagna 1992, alla quale appartengono anche i Verdi e altri gruppi liberali
e radicali. Che cos'è successo in questi due anni? Tutto a un tratto gli eco-fascisti sono diventati partner
accettabili in una coalizione? Fino a questo momento, nessuno ha affrontato l'ÖDP sul terreno
dell'ideologia o della sua attività politica. Chi
prova a criticare la formazione di un'alleanza con questo partito riceve rassicurazioni che l'ÖDP del 1992
non
è lo stesso ÖDP degli anni '80, quando il capo era Herbert Gruhl. Gruhl è uscito dal
partito, si dice ai dubbiosi,
e da allora l'ÖDP ha avuto ripensamenti e cambiamenti di rotta. Tutto ciò semplicemente non
è vero. Infatti non è stato l'ÖDP a separarsi da Herbert Gruhl, ma lo stesso Gruhl
a lasciare il partito che aveva contribuito a fondare, palesemente esitante a seguirlo nella palude dell'estrema
destra dove lui voleva portarlo, o almeno riluttante a farlo tanto apertamente quanto avrebbe voluto lui.
Utopismo sociale? Per quanto riguarda i fatti, lo spunto per l'allontanamento
di Gruhl dall'ÖDP arrivò nel febbraio 1989 al
congresso di Saarbrücken, con una risoluzione che la maggioranza dei delegati ÖDP passò
di misura, secondo
la quale il partito si opponeva ad alleanze con i Republikaner e altri schieramenti di estrema destra. Tuttavia
nella "Breve storia dell'ÖDP", che il successore di Gruhl alla guida del partito, Hans-Joachim Ritter,
contribuì
a scrivere (e che l'ÖDP continua a distribuire) il partito prende le distanze dai precedenti "disturbatori
interni":
"Ciò che si esprimeva in quella risoluzione" leggiamo "...erano diffamazioni propagate da elementi
dell'estrema
sinistra che sono state raccolte acriticamente da diversi membri". Ecco quindi che l'ÖDP non si distacca
dall'estrema destra, smentisce le proprie risoluzioni pubbliche come qualcosa di estraneo a sé e prosegue
le
attività politiche pratiche senza cambiare una virgola. In realtà, il fatto che Gruhl si allei
con l'estrema destra e compaia nelle vesti di oratore davanti a gruppi
neonazisti non ha indotto l'ÖDP a lanciare una voce di dissenso contro le idee di Gruhl, sulle quali
peraltro tutti
i programmi e le risoluzioni del gruppo continuano a basarsi. Al contrario, l'ÖDP sostiene Gruhl e le sue
idee,
da lui promosse fra i membri dell'ÖDP (Parteivolk) fin dalla pubblicazione nel 1975 del best-seller
Un pianeta
saccheggiato (400.000 copie vendute). Il suo successore Ritter lo cita con ammirazione, senza una parola
di
critica, in ogni singolo paragrafo della propria storia dell'ÖDP (anche questa, distribuita tuttora
dall'ÖDP). Nei primi tempi dei Verdi, ci dice il resoconto di Ritter, Gruhl aveva fatto notare che la
sinistra aveva "messo
da parte" "l'interesse centrale dei Verdi per l'ecologia a favore di un'ideologia di sinistra dell'emancipazione".
Gruhl e il noto eco-coltivatore Baldur Springmann intrapresero una lotta contro la "mentalità della
sinistra di
avanzare richieste, alla cui base c'è dell'utopismo sociale". Ma Gruhl e Springmann persero la loro
battaglia in favore dei Verdi e dopo essersi allontanati
dall'organizzazione nel marzo 1982 fondarono il Partito Ecologico Democratico (ÖDP). Gruhl ne divenne
il
capo e Springmann il suo portavoce. Il programma di fondazione dell'ÖDP uscì dalla penna di
Gruhl, insieme
a vari "documenti programmatici di area speciale" su diversi temi; l'ÖDP continua a distribuire gran parte
degli
scritti che risalgono agli anni di Gruhl nel partito. Nel momento in cui scriviamo, l'ÖDP non smette di
far
circolare le sue direttive d'orientamento che risalgono al congresso di fondazione del partito del 1982, e lo stesso
fa con il suo Lineamenti di una nuova politica economica e con decine di altri scritti a cui Gruhl
collaborò
quando era a capo del gruppo.
Radici nel darwinismo sociale Si può far risalire la concezione
dell'ecologia di Gruhl a Ernst Haeckel e al suo circolo alla fine del XIX secolo.
Nel 1866 Haeckel trasformò il concetto di "ecologia", originariamente una sotto-disciplina della
biologia, in
una crociata politica. Secondo le sue intenzioni, l'"ecologia" politicizzata avrebbe dovuto trascendere tutte le
scienze naturali e, invocando le leggi naturali, prescrivere i rapporti sociali umani. Questi rozzi riflessi di
fenomeni del mondo naturale sul regno sociale dettero luogo alla teoria del darwinismo sociale, che applicava
la massima della "sopravvivenza del più idoneo" alla società e forniva quindi il terreno teorico
a ideologie
razziste ancora oggi correnti. I primi ecologisti trasportarono anche concetti come "riproduzione selettiva" e
"pulizia razziale" dalla natura non umana alla società degli uomini. Conseguentemente, il pensiero
"olistico" dei successivi ecologisti politicizzati venne impiegato come
argomentazione contro la concezione materialistica della storia e le "credenze illuministiche" delle scienze
naturali. Secondo tali approcci, l'ecologia doveva diventare la "scienza suprema". Le sue spiegazioni del
mondo non dovevano dipendere solo dalla ragione, ma anche dall'"intuizione" e dalla
"spiritualità". Da tale visione dell'ecologia alle sette religiose e all'occultismo il passo era breve, e
ancora più
breve era quello che portava alle teorie fasciste dei nazisti. Nel modello societario associato a questo tipo
di ecologia, l'individuo è considerato come un semplice membro
di una totalità più grande, la "totalità del Volk" come venne definita, o
"comunità del Volk", come la
chiamavano i nazisti. In quest'ottica, ognuno tende a occupare la propria nicchia "naturale" all'interno dell'ordine
sociale: il forte e il debole, il ricco e il povero, l'uomo e la donna, i tedeschi "ariani" e i non tedeschi altrove,
il cui "minor valore", si diceva, appare chiaro anche dal loro ambiente. Per dirla con le parole di uno scrittore
nazista: "I paesaggi germanici si distinguono da quelli polacchi e russi in ogni loro caratteristica essenziale,
esattamente come i popoli stessi". Anche per Gruhl l'ecologia è una scienza onnicomprensiva che
cerca di descrivere quanto vi è di
"imperscrutabile" in natura, le "forze occulte" alle quali tutti devono necessariamente adattarsi e sottomettersi.
In quest'ottica, tutte le lotte mondiali per l'emancipazione e la giustizia sono inutili: "Il cigno è bianco,
senza
bisogno di nessuno che lo pulisca artificialmente. Il corvo è nero; tutto spontaneamente ha un proprio
posto
naturale e così deve essere. Tutte le lotte dei popoli... per una giustizia organizzata sono semplicemente
inutili".
Invece di continuare a battersi per la possibilità di creare un ordine sociale più giusto, secondo
Gruhl i popoli
dovrebbero seguire intuitivamente il richiamo della natura. "Tutte le leggi che si applicano alla natura vivente
in genere si possono applicare anche alle persone, visto che anch'esse sono parte di quella". La prima cosa che
dovremmo imparare dalla natura è adattarci alle condizioni esistenti, poiché "ogni forma di vita
si adegua a ciò
che non può cambiare". Tra l'altro, "la natura è governata da una crescente tendenza
all'adattamento, come pure
da un'inevitabile stato di allerta. La lotta continua da parte degli organismi è dunque in realtà
forzata, in quanto
la vita esiste sempre sotto la minaccia della morte. La natura non ha pietà per gli errori." Ma gli
implacabili meccanismi di selezione naturale che secondo Gruhl sono riconoscibili in natura purtroppo,
a suo parere, vengono applicati in misura insufficiente alla nostra viziata società: "La trama di istituzioni
di
carità che oggi viene chiamata la "rete di sicurezza sociale" in realtà funziona solo per chi ha
già deteriorato la
propria situazione. Di qui il grande inganno: continuiamo a dirci che viviamo in uno stato di sicurezza, quando
questa "sicurezza" è completamente e totalmente innaturale". Se la società fosse costituita
secondo natura,
sostiene Gruhl, le civiltà istituirebbero prescrizioni contro estranei, eccentrici e minoranze,
poiché "nei selvaggi
territori di caccia, se un animale infrange la legge non scritta del branco e se ne va per conto suo, in genere paga
la propria indipendenza con la vita". Forse fu l'aver sollevato questioni consimili che fruttò a Gruhl
niente meno che la Croce Federale di Servizio,
che Monika Griefahn, ex attivista di Greenpeace e ora ministro dell'ambiente in Bassa Sassonia, gli
appuntò sul
petto nel novembre 1991. "Come mai" riflette Gruhl "tanta parte della gioventù moderna è
così terribilmente preoccupata per l'umanità
e tuttavia dimostra indifferenza, spesso addirittura disprezzo, per il proprio popolo (Volk), la propria terra
(Heimat) e la propria Patria?".
Giustificazioni "ecologiche" del razzismo I nazisti hanno sempre
accompagnato il rifiuto degli "stranieri" con imprecazioni contro i "traditori della Patria";
con Gruhl, questo rifiuto diventa una richiesta di "porre fine all'immigrazione per ragioni ecologiche". Dopo
tutto, gli stranieri, provenendo da climi più caldi, in Germania hanno freddo e tengono alto il
riscaldamento
nelle loro case, impiegando così molta più energia e sovraccaricando l'ambiente assai
più di quanto facciano
gli individui di razza tedesca. Come l'ÖDP, Gruhl considera "l'ondata di umanità" nei paesi
del Terzo Mondo una minaccia primaria. Il suo
timore per i "miliardi di persone in aumento" affiora fin dal primo paragrafo del programma economico scritto
per l'ÖDP (anche questo distribuito a tutt'oggi dal partito) e tutti i suoi scritti sono costellati da moniti
contro
l'"esplosione demografica". Arriva a paragonare il presunto "potenziale di distruzione" degli "eserciti di persone
in cerca di lavoro" a "una bomba nucleare". Le leggi di natura invece assicurano un rimedio: "L'unica moneta
ammessa, con la quale si pagano le violazioni alla legge di natura, è la morte. La morte livella, decima
la vita
su questo pianeta in tutte le sue forme, così che il pianeta ritrova sempre il proprio equilibrio." Ma
questi dannati in terra, condannati alla morte, sembrano non accettare il loro destino tanto pacificamente
come vorrebbe Gruhl. Per questo egli chiede uno "stato forte", sia sul fronte internazionale che su quello interno,
se possibile anche uno stato con "poteri dittatoriali". Infatti la corsa alla sopravvivenza "negli anni futuri
assumerà le proporzioni di un'emergenza e i tentativi che si faranno per prevalere produrranno uno stato
di
emergenza permanente". In questa lotta sociale globale per l'esistenza di stampo darwiniano, a quanto pare
imminente, ad avere le
migliori probabilità di sopravvivenza è, naturalmente, chi dispone di un maggior numero di
armi e di quelle più
potenti: "Per il periodo che abbiamo immediatamente davanti, la considerazione più importante nella
politica
mondiale dovrà essere il livello degli armamenti di un popolo, le sue dimensioni numeriche, la
quantità di
terreno fertile con cui sostentarsi, le materie prime e le industrie... In futuro, quei popoli (volker) che riusciranno
a portare la propria preparazione militare ai livelli più alti tenendo invece basso il tenore di vita si
troveranno
enormemente avvantaggiati." Gruhl sa benissimo che le guerre si fondano assai poco sugli armamenti: "Non
c'è dubbio che le guerre future
si combatteranno sulla disponibilità di ciò che è primario per l'esistenza, vale a dire
sulla base del nutrimento
e dei sempre più preziosi prodotti del suolo. In circostanze simili, le guerre future saranno molto
più spaventose
di quelle precedenti." Ma Gruhl teme soprattutto per i suoi compatrioti: "ora come ora, abbiamo tutte le
ragioni di credere che i
tedeschi siano fra gli ultimi a rendersi conto di ciò. E questo nonostante che solo trent'anni fa si
aggirassero per
le strade frugando i rigagnoli in cerca di qualche patata da mangiare." Anche l'ÖDP teme soprattutto
per la Germania: "Il potenziale di distruzione non solo civile ma anche militare
minaccia l'ulteriore esistenza dell'umanità, soprattutto quella del popolo tedesco" recita il programma
di
fondazione del partito. Come Gruhl, l'ÖDP domanda "una guida dello stato degna di questo nome",
che sia in grado "anche in momenti
di crisi internazionale di assicurare i generi di base nell'ambito della sussistenza, acqua, energia e trasporti." E
ancora, "in un mondo che si trova di fronte alla fame perché la sua popolazione cresce di qualcosa come
ottanta
milioni di persone all'anno, l'agricoltura tedesca deve raggiungere livelli di efficienza tali da potersi permettere
il massimo rifornimento alla popolazione". Con l'uso della parola popolazione, l'ÖDP intende
soprattutto individui di razza tedesca. Leggiamo infatti in
Lineamenti per una politica d'immigrazione che "le infrazioni dell'equilibrio ecologico e la
distruzione dei
naturali spazi vitali [Lebensraum] sono collegate direttamente alla densità di popolazione". Questa
teoria di "un
popolo senza spazio" ha precise conseguenze logiche: "A causa della sua elevata densità di popolazione,
la
Repubblica Federale Tedesca, uno dei paesi più fittamente abitati della terra, non può diventare
meta di
immigranti. Per questo motivo rifiutiamo di accettare stranieri in numero illimitato." L'ÖDP continua
poi sostenendo ché "agli stranieri provenienti da stati al di fuori della comunità Europea che
arrivano nella Repubblica Federale in cerca di lavoro dovrebbe venir negato sia il visto che il permesso di
lavoro. Si dovrebbe fare un'eccezione solo per coloro che non hanno bisogno di permessi di lavoro, come gli
scienziati." D'altra parte, il destino che spesso attende nei loro paesi di origine i rifugiati in cerca di asilo,
la morte e la
tortura, non minaccia direttamente i membri dell'ÖDP! "Né l'insoddisfazione verso un sistema
politico, né la
condizione economica di povertà dovrebbero essere considerate basi legittime per ricevere
asilo". Come moltissimi razzisti, gli ideologi dell'ÖDP parlano di "culture" quando in realtà
vogliono dire che non
bisogna mescolare le razze: "Bisognerebbe muoversi in direzione di accordi a lungo termine con i paesi amici
di tutto il mondo con l'obiettivo di far sì che coloro che cercano rifugio vengano accolti da paesi
appartenenti
alla stessa area culturale". In altri termini: tornate da dove siete venuti! Invece di riconoscere l'uguaglianza
di tutti i popoli e la loro parità di diritti, nel suo programma di fondazione
l'ÖDP, come in genere la Nuova Destra, sottolinea "i differenti tipi e la diversità delle genti".
L'ideologia
dell'"etnòpluralismo" diventa per l'ÖDP il pretesto per la sua vera missione: la difesa del Volk
germanico. Così,
per evitare che "l'area culturale" tedesca venga danneggiata più di quanto, secondo loro, non lo sia
già stata, il
programma economico-politico del partito, intitolato "Creare un mondo ragionevole", chiede a gran voce che
"il ritorno in patria per i lavoratori stranieri" venga reso "invitante". Gruhl da tempo va predicando che chi
vuole sopravvivere deve lottare. Ancora oggi, l'ÖDP richiede l'intervento
della NATO che, "dopo il crollo del Patto di Varsavia" dovrebbe diventare "il sistema di sicurezza collaborativa
pan-europeo". Le esportazioni di armi dalla Germania non dovrebbero affatto cessare, ma dovrebbero essere
indirizzate esclusivamente ai paesi amici: così, "le forniture di armi della Germania Ovest non
dovrebbero
andare a paesi estranei alla NATO", per esempio, non alla Turchia. In luogo di una "politica per la donna
a senso unico", l'ÖDP invoca una "politica familiare". In particolare, il
partito si occupa soprattutto della "difesa dei bambini non nati"; infatti, "proteggere la vita è per noi il
più alto
obiettivo politico". Secondo una risoluzione approvata al congresso del partito del 1987 (che, come tutti
gli scritti citati in questo
articolo viene ancora applicata e divulgata) "in uno stato umano non dovrebbe esistere" l'aborto. E aggiunge
che "se la vita deve essere distrutta irrevocabilmente, con le armi nucleari, l'energia nucleare, la devastazione
del nostro ambiente comune o l'aborto, lo stato deve affrontare il problema per mezzo di leggi". Su tale
questione della "protezione della vita" [l'equivalente tedesco del "diritto alla vita"], l'ÖDP si trova
d'accordo con tutti i raggruppamenti di destra, reazionari e anche fascisti. Nel suo recente articolo in cui
analizzava le "Nuove tendenze della rete eco-fascista", Volkmar Wölk definisce la connessione dei "temi
di
difesa della vita con la difesa dell'ambiente" una "pietra miliare" dell'ideologia dell'estrema destra, in cui "un
problema estremamente popolare, l'ecologia, si mescola a politiche reazionarie e fasciste dello stato". Il
riavvicinamento al diritto della vita da tempo ha una cornice organizzativa nell'Action Right to Life for All
(ALfA). Gruppi attivi dell'ALfA operano in diversi posti e fra i suoi circa undicimila membri vi sono numerosi
legislatori federali e regionali. Molti attivisti dell'ALfA appartengono all'ÖDP; fra loro si trova anche lo
stesso
capo dell'ÖDP, Ritter. Ai raduni dell'ALfA a cui Ritter partecipa probabilmente non incontra solo politici
democratici cristiani, ma anche membri di gruppi radicali di destra come Action Life e Action European
Doctors.
"Madrepatria, non multi-cultura" Nel 1989, dopo aver lasciato l'ÖDP,
Gruhl portò il proprio Gruppo di lavoro di politica ecologica ancora più
a destra. Altri ex membri dell'ÖDP si unirono a lui in una formazione chiamata Ecologisti Indipendenti
di
Germania, nella quale confluirono apertamente appartenenti a schieramenti di estrema destra. Nell'aprile 1991
i due gruppi si fusero sotto il nome di Ecologisti Indipendenti di Germania. Nel corso dell'assemblea di
fondazione Gruhl espose i principi orientativi. All'epoca proclamò che, dal momento della
riunificazione, il
"tedesco medio" si era dimostrato impreparato "di fronte a ideali marxisti di emancipazione come l'occupazione
femminile". Non è affatto raro che ex membri dell'ÖDP o di organizzazioni di difesa della
madre patria o altre ancora di
estrema destra passino nelle file degli Ecologisti Indipendenti, come si può vedere da uno sguardo alla
pletora
di pubblicazioni ecologiche di destra. La seconda riunione degli Ecologisti Indipendenti si è svolta
all'insegna
dello slogan "Madrepatria, non multi-cultura". Il raduno ha avuto luogo nel luglio 1991 a
Breitengüssbach, in
una "sala stipata, decorata da bandiere germaniche, bavaresi, sassoni e dal vecchio vessillo della Bassa
Sassonia". Qui, con la partecipazione dell'ÖDP, rappresentanti di gruppi con nomi come Alleanza
Sassone,
Alleanza Franca e Partito Bavarese, si sono proclamati unanimemente favorevoli a un "federalismo tedesco
basato sull'identità etnica". Fu pressappoco in questo momento che a Bonn si formò il
collettivo per la Campagna 1992, anche questo con
la partecipazione dell'ÖDP. All'inizio del 1992, l'ÖDP venne ammesso nella coalizione del
collettivo, nonostante
che i suoi membri e funzionari intervenissero a oscure riunioni per la "madrepatria" della destra nazionalista
e pubblicassero articoli in periodici della Nuova Destra e nonostante che il partito ancora oggi cerchi di
riguadagnare nei propri ranghi il "pensatore primo" di tutti questi loschi schieramenti: Herbert Gruhl. Nel
1990, un anno dopo il suo allontanamento, l'ÖDP gli ha offerto la carica di "presidente onorario". Per
la Croce Federale di Servizio che oggi gli adorna il petto, Gruhl può ringraziare Hans Joachim Ritter,
alleato
dei Verdi e degli altri gruppi del collettivo. Ritter venne invitato alla cerimonia in cui Gruhl venne insignito,
tenutasi nel ministero dell'ambiente di Hannover, dal Ministro dell'ambiente Griefhan, il cui gabinetto dice di
"non aver mai sentito una parola critica" a proposito dell'eco-fascista Gruhl. Si lasciò che Ritter
pronunciasse
il proprio encomio subito dopo il discorso della Griefhan ed egli colse l'occasione per dirsi "felice
dell'onorificenza, che già anni prima aveva suggerito al presidente federale, e che ora finalmente
diventava
realtà".
Questo articolo, "Mit LebenschützerInnen und RassistInnen gegen EG und Kolonialismus?
Anmerkungen zur
ÖDP und anderen BundnispartnerInnen in der Kampagne '92", è apparso in ÖkoLinX:
Zeitschrift der
Ökologischen Linken (Ökoli) 6 (luglio-agosto-settembre 1992), la rivista della Sinistra
Ecologica.
Traduzione di Andrea Buzzi
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