Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 195
novembre 1992


Rivista Anarchica Online

I camerati verdi
di Gruppo anti-CEE di Colonia

Il tragitto politico di Herbert Gruhl e le vicende politico-ecologiche della nuova destra tedesca. Una storia istruttiva anche per noi in Italia.

L'anno scorso a Maastricht, in Olanda, i governi della comunità europea hanno raggiunto un accordo per costituire, entro la fine del decennio, un mercato unitario con una moneta e una struttura politica comune. Gran parte della sinistra ecologica tedesca si oppone al mercato unitario, da una parte perché la cosa finirebbe per smorzare la severità delle norme ambientali in Germania, dall'altra perché significherebbe un'integrazione maggiore del capitalismo in Europa, e infine perché, avversa a una centralizzazione eccessiva, essa preferirebbe una collaborazione fra nazioni a un super-stato di Bruxelles.
La sinistra ecologica tedesca non è la sola a opporsi a Maastricht: sulle stesse posizioni si trovano anche parecchi economisti neo-liberali e molti altri che si preoccupano per la stabilità delle rispettive valute nazionali. Lo stesso vale anche per diversi nazionalisti di estrema destra, i quali temono che la Germania, di recente unificata, venga "infiltrata" o risulti indebolita dall'unione europea. Franz Schönuber, per dirne uno, ex membro delle Waffen-SS che nel 1983 ha fondato i Republikaner, continua a sbraitare che il mercato unitario sposterebbe il centro di gravità dell'Europa verso il sud e il sud-est: "La ragione principale per cui rifiuto la CEE è che questo significherebbe importare crimine, droga, mafia e camorra".
L'anno scorso una coalizione di gruppi liberali e di sinistra ha promosso una campagna congiunta chiamata: "1992: Anno della resistenza" per opporsi all'elevato grado di centralizzazione, di integrazione capitalistica e di danno ecologico che il mercato unitario creerebbe. Questi gruppi hanno organizzato un collettivo per coordinare le proprie azioni, una delle quali si è svolta durante il summit di Monaco del Gruppo dei 7 lo scorso luglio e di cui la stampa internazionale ha dato ampi resoconti. Il fatto che in questo collettivo sia rappresentato anche il vecchio partito di Herbert Gruhl, l'ÖDP, crea allarme in almeno uno dei gruppi, il Gruppo Anti-CEE di Colonia. Il loro istruttivo opuscolo contro questa assai poco santa alleanza descrive dettagliatamente i programmi di Gruhl e dell'ÖDP, rivelando il volto che il rinascente eco-fascismo mostra al giorno d'oggi.

Green Perspective

"A partire dalla metà di quest'anno" si legge in un documento informativo dei membri dell'ÖDP del 1991 "si riunisce una tavola rotonda chiamata Clearinghouse 1992, la quale annovera rappresentanti di varie iniziative cittadine, coalizioni ambientali, gruppi ecclesiastici, confederazioni e partiti. Il nostro presidente, Hans-Joachim Ritter, ha opportunamente ritenuto che anche l'ÖDP sia rappresentato nella Clearinghouse". Nel frattempo, un gruppo di lavoro a cui partecipa l'ÖDP si è impegnato a fondo per elaborare idee per un "summit alternativo" che si terrà parallelamente a quello economico mondiale del 6/8 luglio 1992 di Monaco.
In effetti, l'ÖDP ha tutte le ragioni per essere soddisfatto dei propri sforzi per costituire un'alleanza. Dopo tutto due anni fa, durante la campagna elettorale tedesca del 1990, i gruppi antifascisti distribuivano adesivi che dicevano: "Stronchiamoli sul nascere! Nessuno spazio ai Republikaner, al DVU, all'NPD e all'ÖDP!" Oggi invece, nella campagna "1992: Anno della Resistenza", l'ÖDP si trova a sedere non solo nella Clearinghouse, ma addirittura nell'alleanza per la Campagna 1992, alla quale appartengono anche i Verdi e altri gruppi liberali e radicali. Che cos'è successo in questi due anni? Tutto a un tratto gli eco-fascisti sono diventati partner accettabili in una coalizione?
Fino a questo momento, nessuno ha affrontato l'ÖDP sul terreno dell'ideologia o della sua attività politica. Chi prova a criticare la formazione di un'alleanza con questo partito riceve rassicurazioni che l'ÖDP del 1992 non è lo stesso ÖDP degli anni '80, quando il capo era Herbert Gruhl. Gruhl è uscito dal partito, si dice ai dubbiosi, e da allora l'ÖDP ha avuto ripensamenti e cambiamenti di rotta.
Tutto ciò semplicemente non è vero. Infatti non è stato l'ÖDP a separarsi da Herbert Gruhl, ma lo stesso Gruhl a lasciare il partito che aveva contribuito a fondare, palesemente esitante a seguirlo nella palude dell'estrema destra dove lui voleva portarlo, o almeno riluttante a farlo tanto apertamente quanto avrebbe voluto lui.

Utopismo sociale?
Per quanto riguarda i fatti, lo spunto per l'allontanamento di Gruhl dall'ÖDP arrivò nel febbraio 1989 al congresso di Saarbrücken, con una risoluzione che la maggioranza dei delegati ÖDP passò di misura, secondo la quale il partito si opponeva ad alleanze con i Republikaner e altri schieramenti di estrema destra. Tuttavia nella "Breve storia dell'ÖDP", che il successore di Gruhl alla guida del partito, Hans-Joachim Ritter, contribuì a scrivere (e che l'ÖDP continua a distribuire) il partito prende le distanze dai precedenti "disturbatori interni": "Ciò che si esprimeva in quella risoluzione" leggiamo "...erano diffamazioni propagate da elementi dell'estrema sinistra che sono state raccolte acriticamente da diversi membri". Ecco quindi che l'ÖDP non si distacca dall'estrema destra, smentisce le proprie risoluzioni pubbliche come qualcosa di estraneo a sé e prosegue le attività politiche pratiche senza cambiare una virgola.
In realtà, il fatto che Gruhl si allei con l'estrema destra e compaia nelle vesti di oratore davanti a gruppi neonazisti non ha indotto l'ÖDP a lanciare una voce di dissenso contro le idee di Gruhl, sulle quali peraltro tutti i programmi e le risoluzioni del gruppo continuano a basarsi. Al contrario, l'ÖDP sostiene Gruhl e le sue idee, da lui promosse fra i membri dell'ÖDP (Parteivolk) fin dalla pubblicazione nel 1975 del best-seller Un pianeta saccheggiato (400.000 copie vendute). Il suo successore Ritter lo cita con ammirazione, senza una parola di critica, in ogni singolo paragrafo della propria storia dell'ÖDP (anche questa, distribuita tuttora dall'ÖDP).
Nei primi tempi dei Verdi, ci dice il resoconto di Ritter, Gruhl aveva fatto notare che la sinistra aveva "messo da parte" "l'interesse centrale dei Verdi per l'ecologia a favore di un'ideologia di sinistra dell'emancipazione". Gruhl e il noto eco-coltivatore Baldur Springmann intrapresero una lotta contro la "mentalità della sinistra di avanzare richieste, alla cui base c'è dell'utopismo sociale".
Ma Gruhl e Springmann persero la loro battaglia in favore dei Verdi e dopo essersi allontanati dall'organizzazione nel marzo 1982 fondarono il Partito Ecologico Democratico (ÖDP). Gruhl ne divenne il capo e Springmann il suo portavoce. Il programma di fondazione dell'ÖDP uscì dalla penna di Gruhl, insieme a vari "documenti programmatici di area speciale" su diversi temi; l'ÖDP continua a distribuire gran parte degli scritti che risalgono agli anni di Gruhl nel partito. Nel momento in cui scriviamo, l'ÖDP non smette di far circolare le sue direttive d'orientamento che risalgono al congresso di fondazione del partito del 1982, e lo stesso fa con il suo Lineamenti di una nuova politica economica e con decine di altri scritti a cui Gruhl collaborò quando era a capo del gruppo.

Radici nel darwinismo sociale
Si può far risalire la concezione dell'ecologia di Gruhl a Ernst Haeckel e al suo circolo alla fine del XIX secolo. Nel 1866 Haeckel trasformò il concetto di "ecologia", originariamente una sotto-disciplina della biologia, in una crociata politica. Secondo le sue intenzioni, l'"ecologia" politicizzata avrebbe dovuto trascendere tutte le scienze naturali e, invocando le leggi naturali, prescrivere i rapporti sociali umani. Questi rozzi riflessi di fenomeni del mondo naturale sul regno sociale dettero luogo alla teoria del darwinismo sociale, che applicava la massima della "sopravvivenza del più idoneo" alla società e forniva quindi il terreno teorico a ideologie razziste ancora oggi correnti. I primi ecologisti trasportarono anche concetti come "riproduzione selettiva" e "pulizia razziale" dalla natura non umana alla società degli uomini.
Conseguentemente, il pensiero "olistico" dei successivi ecologisti politicizzati venne impiegato come argomentazione contro la concezione materialistica della storia e le "credenze illuministiche" delle scienze naturali. Secondo tali approcci, l'ecologia doveva diventare la "scienza suprema".
Le sue spiegazioni del mondo non dovevano dipendere solo dalla ragione, ma anche dall'"intuizione" e dalla "spiritualità". Da tale visione dell'ecologia alle sette religiose e all'occultismo il passo era breve, e ancora più breve era quello che portava alle teorie fasciste dei nazisti.
Nel modello societario associato a questo tipo di ecologia, l'individuo è considerato come un semplice membro di una totalità più grande, la "totalità del Volk" come venne definita, o "comunità del Volk", come la chiamavano i nazisti. In quest'ottica, ognuno tende a occupare la propria nicchia "naturale" all'interno dell'ordine sociale: il forte e il debole, il ricco e il povero, l'uomo e la donna, i tedeschi "ariani" e i non tedeschi altrove, il cui "minor valore", si diceva, appare chiaro anche dal loro ambiente. Per dirla con le parole di uno scrittore nazista: "I paesaggi germanici si distinguono da quelli polacchi e russi in ogni loro caratteristica essenziale, esattamente come i popoli stessi".
Anche per Gruhl l'ecologia è una scienza onnicomprensiva che cerca di descrivere quanto vi è di "imperscrutabile" in natura, le "forze occulte" alle quali tutti devono necessariamente adattarsi e sottomettersi. In quest'ottica, tutte le lotte mondiali per l'emancipazione e la giustizia sono inutili: "Il cigno è bianco, senza bisogno di nessuno che lo pulisca artificialmente. Il corvo è nero; tutto spontaneamente ha un proprio posto naturale e così deve essere. Tutte le lotte dei popoli... per una giustizia organizzata sono semplicemente inutili". Invece di continuare a battersi per la possibilità di creare un ordine sociale più giusto, secondo Gruhl i popoli dovrebbero seguire intuitivamente il richiamo della natura. "Tutte le leggi che si applicano alla natura vivente in genere si possono applicare anche alle persone, visto che anch'esse sono parte di quella". La prima cosa che dovremmo imparare dalla natura è adattarci alle condizioni esistenti, poiché "ogni forma di vita si adegua a ciò che non può cambiare". Tra l'altro, "la natura è governata da una crescente tendenza all'adattamento, come pure da un'inevitabile stato di allerta. La lotta continua da parte degli organismi è dunque in realtà forzata, in quanto la vita esiste sempre sotto la minaccia della morte. La natura non ha pietà per gli errori."
Ma gli implacabili meccanismi di selezione naturale che secondo Gruhl sono riconoscibili in natura purtroppo, a suo parere, vengono applicati in misura insufficiente alla nostra viziata società: "La trama di istituzioni di carità che oggi viene chiamata la "rete di sicurezza sociale" in realtà funziona solo per chi ha già deteriorato la propria situazione. Di qui il grande inganno: continuiamo a dirci che viviamo in uno stato di sicurezza, quando questa "sicurezza" è completamente e totalmente innaturale". Se la società fosse costituita secondo natura, sostiene Gruhl, le civiltà istituirebbero prescrizioni contro estranei, eccentrici e minoranze, poiché "nei selvaggi territori di caccia, se un animale infrange la legge non scritta del branco e se ne va per conto suo, in genere paga la propria indipendenza con la vita".
Forse fu l'aver sollevato questioni consimili che fruttò a Gruhl niente meno che la Croce Federale di Servizio, che Monika Griefahn, ex attivista di Greenpeace e ora ministro dell'ambiente in Bassa Sassonia, gli appuntò sul petto nel novembre 1991.
"Come mai" riflette Gruhl "tanta parte della gioventù moderna è così terribilmente preoccupata per l'umanità e tuttavia dimostra indifferenza, spesso addirittura disprezzo, per il proprio popolo (Volk), la propria terra (Heimat) e la propria Patria?".

Giustificazioni "ecologiche" del razzismo
I nazisti hanno sempre accompagnato il rifiuto degli "stranieri" con imprecazioni contro i "traditori della Patria"; con Gruhl, questo rifiuto diventa una richiesta di "porre fine all'immigrazione per ragioni ecologiche". Dopo tutto, gli stranieri, provenendo da climi più caldi, in Germania hanno freddo e tengono alto il riscaldamento nelle loro case, impiegando così molta più energia e sovraccaricando l'ambiente assai più di quanto facciano gli individui di razza tedesca.
Come l'ÖDP, Gruhl considera "l'ondata di umanità" nei paesi del Terzo Mondo una minaccia primaria. Il suo timore per i "miliardi di persone in aumento" affiora fin dal primo paragrafo del programma economico scritto per l'ÖDP (anche questo distribuito a tutt'oggi dal partito) e tutti i suoi scritti sono costellati da moniti contro l'"esplosione demografica". Arriva a paragonare il presunto "potenziale di distruzione" degli "eserciti di persone in cerca di lavoro" a "una bomba nucleare". Le leggi di natura invece assicurano un rimedio: "L'unica moneta ammessa, con la quale si pagano le violazioni alla legge di natura, è la morte. La morte livella, decima la vita su questo pianeta in tutte le sue forme, così che il pianeta ritrova sempre il proprio equilibrio."
Ma questi dannati in terra, condannati alla morte, sembrano non accettare il loro destino tanto pacificamente come vorrebbe Gruhl. Per questo egli chiede uno "stato forte", sia sul fronte internazionale che su quello interno, se possibile anche uno stato con "poteri dittatoriali". Infatti la corsa alla sopravvivenza "negli anni futuri assumerà le proporzioni di un'emergenza e i tentativi che si faranno per prevalere produrranno uno stato di emergenza permanente".
In questa lotta sociale globale per l'esistenza di stampo darwiniano, a quanto pare imminente, ad avere le migliori probabilità di sopravvivenza è, naturalmente, chi dispone di un maggior numero di armi e di quelle più potenti: "Per il periodo che abbiamo immediatamente davanti, la considerazione più importante nella politica mondiale dovrà essere il livello degli armamenti di un popolo, le sue dimensioni numeriche, la quantità di terreno fertile con cui sostentarsi, le materie prime e le industrie... In futuro, quei popoli (volker) che riusciranno a portare la propria preparazione militare ai livelli più alti tenendo invece basso il tenore di vita si troveranno enormemente avvantaggiati."
Gruhl sa benissimo che le guerre si fondano assai poco sugli armamenti: "Non c'è dubbio che le guerre future si combatteranno sulla disponibilità di ciò che è primario per l'esistenza, vale a dire sulla base del nutrimento e dei sempre più preziosi prodotti del suolo. In circostanze simili, le guerre future saranno molto più spaventose di quelle precedenti."
Ma Gruhl teme soprattutto per i suoi compatrioti: "ora come ora, abbiamo tutte le ragioni di credere che i tedeschi siano fra gli ultimi a rendersi conto di ciò. E questo nonostante che solo trent'anni fa si aggirassero per le strade frugando i rigagnoli in cerca di qualche patata da mangiare."
Anche l'ÖDP teme soprattutto per la Germania: "Il potenziale di distruzione non solo civile ma anche militare minaccia l'ulteriore esistenza dell'umanità, soprattutto quella del popolo tedesco" recita il programma di fondazione del partito.
Come Gruhl, l'ÖDP domanda "una guida dello stato degna di questo nome", che sia in grado "anche in momenti di crisi internazionale di assicurare i generi di base nell'ambito della sussistenza, acqua, energia e trasporti." E ancora, "in un mondo che si trova di fronte alla fame perché la sua popolazione cresce di qualcosa come ottanta milioni di persone all'anno, l'agricoltura tedesca deve raggiungere livelli di efficienza tali da potersi permettere il massimo rifornimento alla popolazione".
Con l'uso della parola popolazione, l'ÖDP intende soprattutto individui di razza tedesca. Leggiamo infatti in Lineamenti per una politica d'immigrazione che "le infrazioni dell'equilibrio ecologico e la distruzione dei naturali spazi vitali [Lebensraum] sono collegate direttamente alla densità di popolazione". Questa teoria di "un popolo senza spazio" ha precise conseguenze logiche: "A causa della sua elevata densità di popolazione, la Repubblica Federale Tedesca, uno dei paesi più fittamente abitati della terra, non può diventare meta di immigranti. Per questo motivo rifiutiamo di accettare stranieri in numero illimitato."
L'ÖDP continua poi sostenendo ché "agli stranieri provenienti da stati al di fuori della comunità Europea che arrivano nella Repubblica Federale in cerca di lavoro dovrebbe venir negato sia il visto che il permesso di lavoro. Si dovrebbe fare un'eccezione solo per coloro che non hanno bisogno di permessi di lavoro, come gli scienziati."
D'altra parte, il destino che spesso attende nei loro paesi di origine i rifugiati in cerca di asilo, la morte e la tortura, non minaccia direttamente i membri dell'ÖDP! "Né l'insoddisfazione verso un sistema politico, né la condizione economica di povertà dovrebbero essere considerate basi legittime per ricevere asilo".
Come moltissimi razzisti, gli ideologi dell'ÖDP parlano di "culture" quando in realtà vogliono dire che non bisogna mescolare le razze: "Bisognerebbe muoversi in direzione di accordi a lungo termine con i paesi amici di tutto il mondo con l'obiettivo di far sì che coloro che cercano rifugio vengano accolti da paesi appartenenti alla stessa area culturale". In altri termini: tornate da dove siete venuti!
Invece di riconoscere l'uguaglianza di tutti i popoli e la loro parità di diritti, nel suo programma di fondazione l'ÖDP, come in genere la Nuova Destra, sottolinea "i differenti tipi e la diversità delle genti". L'ideologia dell'"etnòpluralismo" diventa per l'ÖDP il pretesto per la sua vera missione: la difesa del Volk germanico. Così, per evitare che "l'area culturale" tedesca venga danneggiata più di quanto, secondo loro, non lo sia già stata, il programma economico-politico del partito, intitolato "Creare un mondo ragionevole", chiede a gran voce che "il ritorno in patria per i lavoratori stranieri" venga reso "invitante".
Gruhl da tempo va predicando che chi vuole sopravvivere deve lottare. Ancora oggi, l'ÖDP richiede l'intervento della NATO che, "dopo il crollo del Patto di Varsavia" dovrebbe diventare "il sistema di sicurezza collaborativa pan-europeo". Le esportazioni di armi dalla Germania non dovrebbero affatto cessare, ma dovrebbero essere indirizzate esclusivamente ai paesi amici: così, "le forniture di armi della Germania Ovest non dovrebbero andare a paesi estranei alla NATO", per esempio, non alla Turchia.
In luogo di una "politica per la donna a senso unico", l'ÖDP invoca una "politica familiare". In particolare, il partito si occupa soprattutto della "difesa dei bambini non nati"; infatti, "proteggere la vita è per noi il più alto obiettivo politico".
Secondo una risoluzione approvata al congresso del partito del 1987 (che, come tutti gli scritti citati in questo articolo viene ancora applicata e divulgata) "in uno stato umano non dovrebbe esistere" l'aborto. E aggiunge che "se la vita deve essere distrutta irrevocabilmente, con le armi nucleari, l'energia nucleare, la devastazione del nostro ambiente comune o l'aborto, lo stato deve affrontare il problema per mezzo di leggi".
Su tale questione della "protezione della vita" [l'equivalente tedesco del "diritto alla vita"], l'ÖDP si trova d'accordo con tutti i raggruppamenti di destra, reazionari e anche fascisti. Nel suo recente articolo in cui analizzava le "Nuove tendenze della rete eco-fascista", Volkmar Wölk definisce la connessione dei "temi di difesa della vita con la difesa dell'ambiente" una "pietra miliare" dell'ideologia dell'estrema destra, in cui "un problema estremamente popolare, l'ecologia, si mescola a politiche reazionarie e fasciste dello stato".
Il riavvicinamento al diritto della vita da tempo ha una cornice organizzativa nell'Action Right to Life for All (ALfA). Gruppi attivi dell'ALfA operano in diversi posti e fra i suoi circa undicimila membri vi sono numerosi legislatori federali e regionali. Molti attivisti dell'ALfA appartengono all'ÖDP; fra loro si trova anche lo stesso capo dell'ÖDP, Ritter. Ai raduni dell'ALfA a cui Ritter partecipa probabilmente non incontra solo politici democratici cristiani, ma anche membri di gruppi radicali di destra come Action Life e Action European Doctors.

"Madrepatria, non multi-cultura"
Nel 1989, dopo aver lasciato l'ÖDP, Gruhl portò il proprio Gruppo di lavoro di politica ecologica ancora più a destra. Altri ex membri dell'ÖDP si unirono a lui in una formazione chiamata Ecologisti Indipendenti di Germania, nella quale confluirono apertamente appartenenti a schieramenti di estrema destra. Nell'aprile 1991 i due gruppi si fusero sotto il nome di Ecologisti Indipendenti di Germania. Nel corso dell'assemblea di fondazione Gruhl espose i principi orientativi. All'epoca proclamò che, dal momento della riunificazione, il "tedesco medio" si era dimostrato impreparato "di fronte a ideali marxisti di emancipazione come l'occupazione femminile".
Non è affatto raro che ex membri dell'ÖDP o di organizzazioni di difesa della madre patria o altre ancora di estrema destra passino nelle file degli Ecologisti Indipendenti, come si può vedere da uno sguardo alla pletora di pubblicazioni ecologiche di destra. La seconda riunione degli Ecologisti Indipendenti si è svolta all'insegna dello slogan "Madrepatria, non multi-cultura". Il raduno ha avuto luogo nel luglio 1991 a Breitengüssbach, in una "sala stipata, decorata da bandiere germaniche, bavaresi, sassoni e dal vecchio vessillo della Bassa Sassonia". Qui, con la partecipazione dell'ÖDP, rappresentanti di gruppi con nomi come Alleanza Sassone, Alleanza Franca e Partito Bavarese, si sono proclamati unanimemente favorevoli a un "federalismo tedesco basato sull'identità etnica".
Fu pressappoco in questo momento che a Bonn si formò il collettivo per la Campagna 1992, anche questo con la partecipazione dell'ÖDP. All'inizio del 1992, l'ÖDP venne ammesso nella coalizione del collettivo, nonostante che i suoi membri e funzionari intervenissero a oscure riunioni per la "madrepatria" della destra nazionalista e pubblicassero articoli in periodici della Nuova Destra e nonostante che il partito ancora oggi cerchi di riguadagnare nei propri ranghi il "pensatore primo" di tutti questi loschi schieramenti: Herbert Gruhl.
Nel 1990, un anno dopo il suo allontanamento, l'ÖDP gli ha offerto la carica di "presidente onorario".
Per la Croce Federale di Servizio che oggi gli adorna il petto, Gruhl può ringraziare Hans Joachim Ritter, alleato dei Verdi e degli altri gruppi del collettivo. Ritter venne invitato alla cerimonia in cui Gruhl venne insignito, tenutasi nel ministero dell'ambiente di Hannover, dal Ministro dell'ambiente Griefhan, il cui gabinetto dice di "non aver mai sentito una parola critica" a proposito dell'eco-fascista Gruhl. Si lasciò che Ritter pronunciasse il proprio encomio subito dopo il discorso della Griefhan ed egli colse l'occasione per dirsi "felice dell'onorificenza, che già anni prima aveva suggerito al presidente federale, e che ora finalmente diventava realtà".

Questo articolo, "Mit LebenschützerInnen und RassistInnen gegen EG und Kolonialismus? Anmerkungen zur ÖDP und anderen BundnispartnerInnen in der Kampagne '92", è apparso in ÖkoLinX: Zeitschrift der Ökologischen Linken (Ökoli) 6 (luglio-agosto-settembre 1992), la rivista della Sinistra Ecologica.

Traduzione di Andrea Buzzi