Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 196
dicembre 1992 - gennaio 1993


Rivista Anarchica Online

Il corpo negato

(In risposta all'articolo sull'Osservatorio delle donne libertarie sugli integralismi, firmato da Marina Padovese - "A Rivista anarchica n. 193" e "Germinal").

Care compagne,
non faccio parte dell'Osservatorio delle donne libertarie sugli integralismi, "per questioni di priorità" (come direbbe Marina), o perché in questo momento mi interessano altre cose, pur condividendone le motivazioni e le finalità. Anch'io conosco molto bene l'integralismo cattolico, perché la mia famiglia è cattolica praticante; in più vi scorre una goccia di sangue arabo, perciò ho una sensibilità particolare anche per l'"altro versante", tanto da condividerne certi usi quotidiani (il rito dell'hennè, la danza, l'esoterismo, l'uso di spezie e di essenze profumate, l'incenso, certi colori che in pittura prevalgono, ecc.), ma questo sentimento si tramuta necessariamente anche in una maggiore attenzione verso la condizione delle donne arabe, verso sensibilità, tempi e linguaggi differenti dai nostri (e approfitto per segnalare Donne d'Algeri nei loro appartamenti, di Assia Djebar, ed. Giunti. E' una delle maggiori scrittrici algerine, vi si coglie la particolarità del mondo delle donne arabe). Molto importante mi sembra il discorso sul "corpo". Sì, come dice Marina, "il primo controllo è quello sul corpo". Un corpo negato, violentato, ridotto a "contenitore"; la maternità imposta come "destino", o comunque sarebbe meglio parlare di controllo sulla fertilità da parte della Chiesa e dello Stato (negazione del diritto di contraccezione e aborto, attraverso leggi repressive o iter burocratici; pressioni di vario tipo, taglio di fondi stanziati per la ricerca, boicottaggio di alcuni contraccettivi - come il diaframma - che si trovano in pochissime farmacie, e che comunque trovano forti resistenze perché erroneamente definiti "scomodi" e "insicuri"; scarsa quando non assente informazione dei metodi anticoncezionali, censure televisive ecc.; ma anche incentivi alla fertilità, o repressione di questa con sterilizzazioni coatte, vere e proprie mutilazioni).
Un corpo negato anche negli ospedali dove si va a partorire, sottoposte a prassi routinarie che non tengono conto dei tempi e delle diversità tra un parto e quell'altro, dove l'autorità del medico - quasi sempre uomo - è prevalente, nella gerarchia che vede la madre col bambino in un gradino più basso persino delle infermiere addette alle pulizie. Stupri e violenze familiari, in tutti i ceti sociali e a tutte le latitudini, spesso taciute proprio a causa della mentalità bacchettona del "i panni sporchi si lavano in casa", sono continue.
Il controllo sociale sulla "devianza" lesbica attraverso emarginazione, discriminazioni, violenze, schedature (nel 1990, in una discoteca per sole donne in America latina, ci fu una retata di lesbiche, che furono trattenute tutta la notte dalla polizia, con offese e violenze di ogni genere, comprese specialmente quelle di tipo sessuale: notizia raccolta da alcune compagne della Libreria delle donne di Firenze).
Molta violenza soprattutto nei confronti delle prostitute, che sono esposte a qualsiasi tipo di sadismo, di perversione omicida, da parte di "onesti cittadini" che gettano la maschera; prostituzione ancora più pericolosa per procurarsi una "dose" (grazie Jervolino) dove l'autodistruzione si sposa con il cinismo della "brava gente". Figli che vengono tolti, affidati, basta essere soltanto un po' più poveri e disperati... Figli che per averli in adozione bisogna dimostrare di essere irreprensibili, essere una famiglia "tradizionale", avere un certo reddito, raccomandarsi ai santi nei labirinti burocratici; mentre quei bambini vengono venduti e comprati, o restano negli istituti religiosi...
In ogni comportamento discriminatorio, rivolto alle donne che liberamente scelgono di non avere figli, di non avere più figli, di avere figli come, con chi e quando vogliono; di fare l'amore con chi pare a loro, uomo o donna che sia, legalmente riconosciute o no (l'adulterio è sempre stato punito duramente dalle società patriarcali, anche con la tortura e con la morte; i Celti, ad esempio, che avevano una maggiore considerazione della donna, applicavano soltanto sanzioni pecuniarie e riconoscevano i figli illegittimi. Per le religioni monoteiste, considerato peccato tra i più gravi, nell'Islam le coppie "infedeli" vengono frustate - metà frustate per la donna, che vale la metà dell'uomo - ...Da noi il "delitto d'onore", triste souvenir del Codice Rocco, è scomparso solo recentemente), c'è la mano della Chiesa che mira a mantenere intatto il nucleo familiare, a garantire la riproduzione della specie "nella famiglia", a stabilire gerarchie (l'uomo sulla donna, la scienza sulla natura, la morale sull'istinto, la collettività sull'individuo, ecc.) attraverso una fitta rete di leggi scritte e no, di regole, di divieti, la cui trasgressione porta a conseguenze più o meno dure: legali, sociali, familiari, economiche, psicologiche, affettive, esistenziali. Il "controllo del corpo" però, in una società consumista quindi "efficiente", significa anche l'imposizione di certi modelli estetici quali l'eterna giovinezza o la magrezza, dei quali dobbiamo subire un costante e pressante bombardamento da parte della pubblicità e dei mass media.
Sono figure ampiamente riconosciute, acriticamente, dalla stragrande maggioranza delle donne - anche compagne - come modelli "positivi" e "vincenti"; al di fuori dei quali i sensi di colpa, la "non accettazione di sé" sono d'obbligo. "I sensi di POLPA" sono, o non sono, "controllo del corpo"? E si può parlare ancora di un'imposizione maschile, dato che le donne hanno, in questo caso, un atteggiamento ancora più ristretto? Le donne sono molto colpevolizzanti, molto competitive e molto infelici riguardo al loro corpo; gli uomini sono più "pragmatici'", anche se qui occorrerebbe un distinguo, perché i gay ci tengono moltissimo alla loro bellezza (e si fanno anche molti problemi a riguardo)...La stessa donna "formosetta" che è derisa dalle colleghe di lavoro, o che deve ascoltare commenti poco simpatici dalla suocera o dalla vicina, che la invitano ad "adeguarsi", a non opporre ulteriore resistenza perché è lei che sta sbagliando: nell'ostinarsi a essere "troppa", a non bruciare velocemente le calorie che avremmo dovuto destinare al Terzo Mondo... trova un altro atteggiamento negli uomini, che a volte gradiscono, anzi, certe "morbidezze", certe "rotondità": per egoismo, forse, perché ci vedono come oggetti sessuali, sicuramente... ma senza tante menate porcoddio!!
Forse il mio discorso sta prendendo una piega faceta, ma la ricerca della libertà si snoda in molte direzioni. Una società standardizzata è per forza di cose una società che emargina i vecchi, gli handicappati, i deboli, e nella quale le persone "non omologate", non trovano uno spazio per vivere. Succede di sentirsi "fuori posto" anche a chi non raggiunge una certa altezza, o a chi, come me, è costantemente sottoposta a giudizi sommari, soprattutto da parte di donne, perché pesa dieci chili in più del suo "peso forma" (?!!).
Dobbiamo uscire da un atteggiamento ideologico per non tornare alle frasi fatte, alle banalità. Il dominio maschile è un dato di fatto (abbiamo anni di femminismo alle spalle), com'è indubbio che dobbiamo liberarci a partire dalla riappropriazione di questo "contenitore" che è il nostro corpo, ma se non scardiniamo alla base i modelli culturali, etici o estetici, vecchi o nuovi che siano, non ha valore la nostra battaglia. Uscire dal vittimismo (di cui spesso siamo succubi e carnefici); amarci; accettare con allegria la nostra "fisicità"; avere un atteggiamento aperto, disponibile, ironico, autocritico; usare il gioco per mettere in discussione ruoli e comportamenti "sclerotizzati" e quindi istituzionali; rivoluzionare davvero il linguaggio (e farlo diventare una linguaggia); dare spazio alle emozioni, al contatto fisico; riconoscere la dignità di tutte le forme di comunicazione non-verbale, dell'espressione artistica anche non-ufficiale, o ancora, dell'atteggiamento silenzioso, "ricettivo", che ascolta anziché prendere subito posizione (che non significa "assenza" né "inferiorità")... Questa può essere una strategia per migliorare il lavoro di analisi e di critica che ha già dato buoni frutti. Ogni tanto un innesto ci vuole anche qui.
Salute anarchica.

Pralina Tuttifrutti (Patrizia Diamante) (Firenze)