Rivista Anarchica Online
Anarchici in Cina
di Jean Jacques Gandini
La storia del movimento anarchico dall'inizio del secolo alla Lunga Marcia. E oltre
Approfondendo le ricerche che nell'opera precedente l'avevano portato a stabilire
il debito ideologico del giovane
partito comunista cinese verso l'anarchismo, con Anarchism in the Chinese Revolution (University
of California
Press, 1991) A. Dirlik ci presenta una sintesi dell'anarchismo cinese che, per quanto gli si possano rimproverare
alcune ripetizioni e una certa difficoltà nel seguire il filo conduttore, farà testo, trent'anni dopo
l'incompleto e
parziale Chinese Anarchist Movement di Scalapino e Yu.
1906-1907 i fondatori: i gruppi di Parigi e di Tokyo
Gli anni 1906-1907 vedono l'emergere della corrente anarchica in Cina, o più
precisamente fra gli studenti cinesi
che soggiornano all'estero e soprattutto a Parigi e a Tokyo. Il gruppo più noto è quello raccoltosi
nel 1906 attorno
a Li Shizeng, Wu Zihui e Zhang Jingjiang, a partire dall'anno seguente dotato di un giornale, Le Nouveau
Siècle,
sottotitolo "La Tempoj Novaj", incentrato sulla traduzione degli scritti di tre grandi figure dell'anarchismo del
momento: Piotr Kropotkin, Errico Malatesta e Elysée Reclus. Rifiutando lo stato e l'idea della
competizione, i
membri del gruppo insistono sull'aiuto reciproco come fattore di evoluzione dell'umanità e incitano alla
rivoluzione sociale, che non sarà possibile se non grazie all'educazione. Secondo loro, l'educazione
è
fondamentale in quanto, conquistate in tal modo le masse alla causa rivoluzionaria, la rivoluzione sociale si
attuerà pacificamente e gli obiettivi anarchici verranno raggiunti progressivamente. È questo
il motivo che li
induce a concentrare i propri attacchi sul confucianesimo e sulla famiglia, pilastri gemelli dell'autorità
nella
società cinese: "La società odierna è una società di classe. In apparenza
è come una torre alta. Le sue fondamenta
sono il matrimonio, la famiglia, i piani sono le frontiere nazionali e razziali e il governo è il tetto."
Poiché il senso
morale del popolo è proporzionale alla sua istruzione, c'è una relazione dialettica fra educazione
e rivoluzione;
non esiste dunque separazione fra il processo e i suoi scopi, fra i mezzi e i fini. In definitiva, la rivoluzione
appare
come un processo continuo, garanzia della sua irreversibilità. In questo stesso momento in
Giappone si costituisce il Gruppo di Tokyo, animato principalmente da Liu Shipel
e da sua moglie, He Zhen, il cui giornale è I principi naturali. Se gli articoli che appaiono
su quest'ultimo e su
Le Nouveau Siècle riflettono gli stretti legami esistenti fra i due gruppi, il loro approccio
ideologico è differente.
Segnato dal passato di studente tradizionale, prima di divenire anarchico sotto l'influenza della moglie, Liu vede
in Lao Tze, figura di spicco del taoismo, il padre dell'anarchismo cinese, mentre fra gli anarchici occidentali
si
sente vicino soprattutto a Tolstoj, che come lui idealizzava la vita rurale e il lavoro manuale. Uno degli
articoli più interessanti apparsi su I principi naturali, ispirato a Kropotkin, esalta la
combinazione di
agricoltura e industria, nel quadro di un'economia rurale, idea che in seguito sarà ripresa da Mao Tze
Tung. Liu
sostiene anche una mescolanza di lavoro manuale e intellettuale come fattore che avrebbe eliminato
l'ineguaglianza sociale con la creazione di una personalità anarchica ideale. A differenza di
Le Nouveau Siècle, i cui articoli sono di stampo piuttosto intellettuale, orientati verso
l'internazionalismo, e propagandano la scienza come nuova panacea universale, I principi naturali
si interessa
più concretamente alla condizione delle donne e dei contadini cinesi. Ma i due fogli in qualche modo
si
completano a vicenda e la loro idea forte, pensare la rivoluzione sociale innanzitutto come rivoluzione culturale
mettendo l'accento sulla trasformazione dell'individuo, assicurerà lo sviluppo del pensiero anarchico,
mantenendolo in primo piano sulla scena cinese per i quindici anni successivi.
Gli anni '10: preminenza dell' anarchismo E' Canton, sotto la spinta di Shi
Fu, che diventa la principale roccaforte dell'anarchismo in Cina. Per prima cosa
Shi Fu crea, nel 1912, la "Società della coscienza", la cui essenza era improntata più sull'etica
che sull'azione
sociale e si basava su dodici comandamenti, esattamente opposti ai costumi sociali allora dominanti: 1)
essere vegetariani; 2) non fare uso di bevande alcoliche; 3) non fumare; 4) non servirsi di
domestici; 5) non servirsi di risciò né di portantine; 6) restare celibi; 7) rinunciare
al proprio nome di famiglia; 8) rifiutare qualsiasi carica pubblica; 9) non diventare deputato; 10)
non aderire a un partito politico; 11) non prestare servizio nell'esercito né in marina; 12) fare
professione di ateismo. L'anno seguente, insieme ai suoi compagni, fonda la "Società del Gallo
che canta di notte", che avrebbe dovuto
propagare l'anarchismo a livello di massa, un giornale, La voce del popolo, sottotitolato in
esperanto "La Voco
del Popolo", e una casa editrice che pubblica i grandi classici dell'anarchismo e una raccolta degli articoli
apparsi
su Le Nouveau Siècle e I principi naturali, diffusi in parecchie migliaia di
copie. A Canton gli anarchici danno
vita ai primi moderni sindacati operai sorti in Cina: una quarantina in tutto, prevalentemente nei settori
dell'artigianato e dei servizi. Nel 1914 però, a causa della repressione politica, il gruppo di Shi Fu lascia
Canton
per Shanghai e vi fonda la "Società dei compagni anarco-comunisti", che servirà da modello
per altre società
dello stesso genere nate negli anni a seguire. Esausto, Shi Fu muore di tubercolosi nel marzo del 1915, ma
il cambio è assicurato. Nel 1918 così a Shanghai
viene pubblicato il primo giornale interamente dedicato ai problemi del lavoro, La rivista del
lavoro, il cui
direttore è Linag Bingxian, uno dei primi compagni di Shi Fu. Sono ancora gli anarchici che nello stesso
anno
organizzano la prima celebrazione del 1° maggio. Da parte sua il gruppo di Parigi, rientrato in Cina in seguito
alla
rivoluzione del 1911 che vide l'abbattimento della monarchia Manchu per mano dei nazionalisti repubblicani
del
Kuomintang, non resta inattivo. A partire dal gennaio 1912 fonda a Pechino la "Società per il progresso
morale",
poiché solo una nuova morale consentirà l'avvento di una nuova società, tutti i
cambiamenti politici passando
peraltro attraverso una radicale riforma sociale. Badando bene nel frattempo a conservare i legami con
l'Europa, crogiolo dei movimento rivoluzionario, in
particolare con la Francia, nello stesso anno il gruppo mette in piedi la "Società per la promozione degli
studi
economici" il cui scopo è di incitare gli studenti a una vita frugale che permetta loro di reperire i mezzi
per andare
in Francia e restarvi il tempo necessario per portare a termine gli studi. L'accento viene messo naturalmente
sulle
discipline scientifiche e tecniche. Questa iniziativa è incoraggiata da Cai Yuanpei, membro sia della
"Società per
il progresso morale" che del Kuomintang, diventato nel frattempo ministro dell'educazione del governo
nazionalista. Arriviamo così a uno dei punti cruciali del gruppo di Parigi, che avrà
ripercussioni importantissime
sull'evoluzione del movimento anarchico a partire dagli anni 1924-25, ossia la doppia appartenenza di alcuni
dei
suoi membri, fra cui Li Shizeng e Wu Zihui, al Kuomintang per il fatto che la sua dottrina, fondata sui "Tre
principi del popolo", concepiva l'anarchia come scopo ultimo da raggiungere. Ma il rapido insuccesso della
rivoluzione nazionalista arresterà le attività della società che nel 1914-15
cederà il passo alla "Nuova società per
la promozione del lavoro diligente e degli studi economici", agendo sui duecentomila lavoratori cinesi emigrati
in Francia durante la Prima Guerra Mondiale per sopperire alla mancanza di mano d'opera provocata dallo
sforzo
bellico. Nelle scuole preparatorie i conferenzieri anarchici dispensano loro un'educazione elementare
nonché le
basi dell'organizzazione sindacale, mettendo l'accento sui principi morali anarchici. Con la fine della
guerra, la società si rivolge agli studenti che si vedono proporre due anni di studi per ogni anno
di lavoro in Francia. Più nota sotto il nome di "Movimento lavoro-studio", la società
conoscerà un rapido
sviluppo e un deciso successo. Oltre mille studenti approfitteranno di questa possibilità, ma ancora
più numerosi
saranno quelli che non potranno partire pur avendo frequentato i corsi: tra questi, un certo Mao TzeTung... Il
concetto di "lavoro-studio" e l'apertura alla modernità andando a studiare in Europa le materie
scientifiche vanno
messi in parallelo con il "Movimento per una nuova cultura", fondato da Chen Duxiu, allora professore
all'università di Pechino e redattore capo della rivista Nuova Gioventù, anch'essa
comparsa sulla scena nel 1915.
In risposta al fallimento delle istituzioni politiche insediate dalla rivoluzione repubblicana del 1911, gli
intellettuali cercano in effetti soluzioni al livello più fondamentale della cultura e del pensiero comune,
di cui è
il caso di riappropriarsi collegandosi direttamente alla tradizione egemonica del confucianesimo. Uso nella
scrittura della lingua parlata, sovvertimento della famiglia patriarcale, appelli in favore della "scienza" e della
"democrazia": sono queste le nuove parole d'ordine, anticipate già da gli anarchici otto o dieci anni
prima, il che
spiega la propagazione delle loro idee via via che il movimento guadagna sempre più intensità.
Il movimento del 4 Maggio La scintilla che darà fuoco alla pianura
è la manifestazione del 4 maggio 1919 di tremila studenti pechinesi contro
la decisione presa a favore del Giappone dal Trattato di Versailles sulla "Questione di Shandong". Arrivati
davanti alla casa di Cao Rulin, diplomatico d'alto rango noto per i propri sentimenti filo nipponici, i
manifestanti
cominciano a scandire slogan ostili poi, sobillati dall'anarchico Kuang Husheng, penetrano all'interno e la
mettono
a fuoco. A quest'atto di sfida al potere si accompagnerà una serie di scioperi e di boicottaggi contro il
Giappone
in tutto il paese della durata di parecchie settimane, che inaugurerà un periodo di agitazione
rivoluzionaria
culminato nel 1927. Fioriscono centinaia di pubblicazioni e se il cambiamento sociale ne è il tema
centrale, la maggior parte delle
volte esse si esprimono in termini anarchici. Le opere di Bakunin, Emma Goldman, Elisée Reclus,
Tolstoj e
Malatesta vengono tradotte e pubblicate in migliaia di copie e recensite nei giornali a grande tiratura. La figura
dominante è quella di Kropotkin, i cui "La conquista del pane", e soprattutto "L'appello alla
gioventù", figurano
in testa alle classifiche delle letture popolari. L'anarchismo viene diffuso anche attraverso il teatro, come nel
Sichuan dove uno dei suoi adepti più ferventi è il giovane Ba Jin. Fra il 1919 e il 1928 Arif
Dirlik conta
novantadue gruppi anarchici sorti in differenti parti della Cina, la maggior parte dei quali pubblica una propria
rivista. A suo parere, c'è una "congiuntura fra la logica sociale dell'idea di rivoluzione culturale
e la logica culturale
dell'idea anarchica di rivoluzione sociale" che porrà l'anarchismo al punto nodale del pensiero
rivoluzionario e
ne farà un fenomeno nazionale. D'altra parte i bolscevichi russi non si ingannano, visto che gli anarchici
figurano
fra i primi contatti dell'agente del Comintern Gregory Voitinski, incaricato di organizzare un partito comunista
di stampo bolscevico. Vista dall'esterno in effetti, la rivoluzione d'Ottobre, con parole d'ordine come "Tutto il
potere ai soviet", sembra più anarchica che marxista e gli scritti in proposito della fine del 1918 di Li
Dazhao,
soprannominato per questo "il primo marxista cinese", hanno un'evidente connotazione anarchica. Secondo
gli anarchici, i problemi economici della società contemporanea sono provocati principalmente dallo
sfruttamento dei lavoratori a opera di una classe parassita. La combinazione di lavoro intellettuale e manuale
viene
proposta come il mezzo per vincere lo sfruttamento economico, particolarmente rilevante nella società
cinese
dove la tradizione confuciana ha stabilito da oltre duemila anni una distinzione fra lavoro intellettuale e manuale
per giustificare la separazione fra governanti e governati. Fra i gruppi principali costituiti a questo scopo,
bisogna
citare l'"Associazione per la promozione del lavoro diligente e degli studi economici" e i "Gruppi di aiuto
reciproco fra lavoratori e studenti". Altrettanto importante è l'azione degli anarchici verso le campagne,
con il
"Movimento dei nuovi villaggi" a cui dà vita Zhu Zuoren, fratello di Lu Xun, incoraggiato da
quest'ultimo.
Ispirato all'omonimo movimento giapponese e alle tesi di Tolstoj e Kropotkin, esso incoraggia il moltiplicarsi
delle comuni rurali, in seno alle quali l'abolizione della proprietà privata permetterà
l'applicazione del principio
"da ciascuno secondo il proprio lavoro, a ciascuno secondo i propri bisogni". Va infine segnalato l'esperimento
intrapreso a Fujian, dove le idee anarchiche potevano circolare liberamente, mentre altrove spesso andavano
incontro a dure repressioni, grazie alla protezione (ironia della storia!) del signore della guerra Chen Jiongming.
La regione si guadagnò così l'appellativo di "Russia sovietica del sud del Fujian", esempio
tipico di confusione
ideologica nata dalla rivoluzione russa.
1919-1924: il confronto anarchici-marxisti Per quasi due anni anarchici
e marxisti collaboreranno. Così, nell'estate del 1919, Huang Lingshuang fonda con
Chen Duxiu e Li Dazhao l'"Alleanza socialista". Gli anarchici partecipano ai gruppi marxisti che scendono in
campo sotto l'impulso di Voitinsky e in quello di Canton, all'epoca della sua creazione, sono addirittura in
maggioranza. La scissione arriverà nel novembre 1920,con la ristrutturazione dei gruppi marxisti locali
nel seno
di un'embrionale organizzazione comunista nazionale dotata di un giornale espressamente bolscevico,
Il
comunista. Certo, nel primo numero si lancia un appello agli anarchici perché aderiscano al
partito comunista
diventando anche loro altrettanti avversari della proprietà privata e del capitalismo. Devono dunque
partecipare alla lotta per trasferire il potere alla classe operaia. Agire diversamente vorrebbe dire
fare il gioco di quel capitalismo che vorrebbero rovesciare. La tesi dell'anarchismo "alleato oggettivo del
capitalismo" per il rifiuto a unirsi al partito della classe operaia è già in nuce... Inoltre
l'organizzazione comunista
incentra la propria piattaforma sul tema cruciale della "dittatura del proletariato" e delle regole di funzionamento
destinate a imporre una disciplina uniforme a livello nazionale. Di fronte a un simile diktat gli anarchici si
ritirano
e ha inizio la polemica, poi cristallizzatasi nel famoso dibattito del marzo 1921 che opporrà Chen
Duxiu, futuro
segretario generale del PCC, a U Shengbai, portavoce degli anarchici cantonesi. Per Chen l'anarchismo
è inapplicabile, in quanto la sua perorazione in favore di una "libertà assoluta" è
incompatibile con l'esistenza di gruppi sociali organizzati. Inoltre, se il fine sociale da raggiungere è
lo stesso, vale
a dire una società senza stato nonché l'abolizione della classe capitalista, per raggiungerlo
bisogna munirsi dei
mezzi necessari, e cioè di un'organizzazione centralizzata che permetta la presa del potere politico.
Perciò non
bisogna esitare a sacrificare i diritti individuali agli interessi del gruppo, cosa che rende inevitabile, e anzi
funzionale, l'uso della coercizione per arrivare allo scopo prefissato, assicurando al contempo lo sviluppo
economico ed evitando il caos... che immancabilmente si produrrebbe se le tesi anarchiche avessero il
sopravvento. U gli risponderà che gli anarchici non rifiutano la vita di gruppo, ma il dispotismo del
gruppo
sull'individuo. A suo parere l'educazione permetterà di correggere progressivamente i comportamenti
antisociali.
Inoltre, lo scopo della rivoluzione non è di creare una nuova classe, ma di abolirle tutte, mentre la
"dittatura del
proletariato" non farà altro che riprodurre semplicemente i mali della vecchia società. Non vi
sarà vera rivoluzione
sociale se non nel quadro di un'associazione volontaria degli individui interessati, garanzia dell'avvento di una
società nello stesso tempo libera e comunista. Malgrado la scissione, una certa collaborazione
continuerà, se ancora nella primavera del 1922 gli anarchici
saranno invitati a mandare rappresentanti al Congresso dei lavoratori d'Estremo Oriente a Mosca e numerosi
comunisti continuano a pensare che l'anarchia è lo stadio finale del comunismo in atto. Proprio l'anno
1922 segna
l'apogeo del movimento anarchico, che in quel momento conta parecchie migliaia di membri, con un rapporto
di
circa dieci a uno con il partito comunista fondato l'anno precedente. Ma i gruppi che si vengono a formare non
hanno legami organizzati fra loro, languiscono per mancanza di mezzi finanziari e fingono di ignorare la
questione
nazionale che occuperà la scena del quarto di secolo successivo.
1924-1927: il gioco a tre In seguito all'accordo fra il Comintern e il
Kuomintang del 1923, i comunisti si avvicinano ai nazionalisti e a
partire dal gennaio 1924 tre di loro, fra cui Li Dazhao, siederanno nel comitato centrale del Kuomintang.
Quest'alleanza gli permetterà di "decollare", visto che dopo l'incidente del 30 maggio 1925 a Shanghai,
che
provoca la proclamazione dello sciopero generale, il boicottaggio dei prodotti stranieri e varie manifestazioni
antimperialiste, passerà dai mille ai cinquantamila membri, assicurandosi la supremazia nel mondo del
lavoro
consacrata dal 2° Congresso nazionale del lavoro, tenutosi a Shanghai nello stesso anno. Questa seconda
ondata rivoluzionaria dividerà il movimento anarchico. I puristi vorrebbero restarsene in disparte,
ritenendo che l'alleanza PCC-Kuomintang diretta contro il capitale straniero non rimetta affatto in discussione
l'essenza del sistema, dato che il Kuomintang è sostenuto dalla borghesia nazionale e il PCC è
un sostenitore del
capitalismo di stato. I pragmatici per parte loro si stringono attorno all'incipiente rivoluzione popolare alla quale
bisogna partecipare per darle un orientamento anarchico. Come faceva notare Ba Jin: "La Cina è
già entrata in
una fase rivoluzionaria... decine di migliaia di lavoratori sono in sciopero, innumerevoli giovani sono sul campo
di battaglia pronti a offrire la propria vita... La lotta per la liberazione di una nazione semi-coloniale non
è 1o
scopo dell'anarchismo, ma gli anarchici non vi si possono opporre; possono casomai battersi per spingerla
ancora
più oltre...Odio l'Unione Sovietica, ma odio anche di più le potenze imperialiste; odio il
Kuomintang, ma odio
anche di più i signori della guerra del nord. Se possiamo portare qualche miglioramento alle masse..."
e conclude:
"Se non abbiamo molta influenza sul movimento attuale, la colpa è nostra." E infatti quell'influenza
andò scemando, mentre parallelamente cresceva la potenza del PCC, che credette arrivata
la propria ora lanciando nell'aprile del 1927, alla maniera di Stalin, uno sciopero generale a Shanghai, presto
soffocato nel sangue grazie a un cambio d'alleanza di Chang Kai Shek, ormai padrone assoluto del
Kuomintang. Fu a questo punto che, pensando di riconquistare un ascendente in seno al movimento operaio,
una parte degli
anarchici, guidata da Li Shizeng e Wu Zihui, decise di collaborare con il Kuomintang, creando così una
frattura
insanabile all'interno del movimento, poiché U Shengbai e gli anarchici del Sichuan in particolare , fra
cui Ba Jin,
considerarono quella collaborazione un tradimento. Per Li e Wu, membri a titolo individuale del Kuomintang
dal
190l ed eletti nel 1924 alla sua commissione centrale di controllo, sostenere la campagna rivoluzionaria
intrapresa
dal Kuomintang contro i signori della guerra del nord è un passo avanti nella marcia della rivoluzione
che porterà
gli anarchici ancora più vicini alla sua realizzazione. Per loro è tatticamente possibile
considerare i "tre principi
del popolo" un mezzo per giungere all'anarchia...
L'università nazionale del lavoro Alla fine dell'anno 1927, in linea
con il programma "lavoro-studio", viene creata a Shanghai l'Università nazionale
del lavoro. In conformità con l'insegnamento di Kropotkin, si tratta di "trasformare le scuole in campi
e in
officine, e le officine e i campi in scuole". La combinazione lavoro-studio farà sorgere un nuovo tipo
di individuo,
ossia indifferentemente un lavoratore-intellettuale o un intellettuale-lavoratore, in quanto ogni livello di studio
comporta il quaranta per cento di lavoro manuale, vale a dire mediamente tre ore al giorno. Si abolirà
così la
distinzione fondamentale esistente fra le classi sociali, si compirà una rivoluzione sociale pacifica e si
preparerà
l'avvento futuro dell'anarchismo in Cina. Elemento essenziale di questo tipo di funzionamento universitario:
il reclutamento di studenti d'origine contadina
e operaia che non abbiano i mezzi per seguire un simile corso di studi, che beneficino anche di una borsa del
governo, così da porre fine al monopolio dell'istruzione a vantaggio delle classi agiate. Fra i professori
di fama
selezionati figurano Lu Xun, decano della facoltà di "letteratura cinese" e Jacques Reclus, pronipote
di Elisée
Reclus, essendo d'altro canto il francese la prima lingua straniera insegnata. In pieno anno 1928, a vele spiegate,
l'università aveva una capienza di seicento posti e contava duecento ottantanove studenti. E' in
questo stesso momento che il Kuomintang comincia a riprendere in mano politica e ideologia. Infatti, mentre
lo scopo che si prefiggono gli anarchici è di formare dei militanti in grado di promuovere un movimento
sindacale
indipendente, il partito nazionalista cerca dirigenti da mettere a capo di un movimento sindacale che sia una
semplice cinghia di trasmissione dal potere politico alla piazza. E' il momento in cui viene imbrigliata la
"Federazione dei sindacati di Shanghai", concorrente del "Sindacato generale del lavoro" di fede comunista e
forte
di cinquantamila lavoratori fra una cinquantina di sindacati e di associazioni operaie, alla cui direzione vi sono
anarchici e membri del Kuomintang. La realtà è che i "movimenti di massa" non sono
più necessari a un partito
"rivoluzionario" che ormai dispone del potere statale; chiamati i signori della guerra al massacro dei
rivoluzionari,
ora definiti "controrivoluzionari", la rivoluzione sociale auspicata dagli anarchici diviene intollerabile per il
partito
nazionalista. I militanti anarchici, qualificati come "comunisti", vengono messi al bando senza una parola da
parte
di Li e Wu, che ormai rivolgono le loro preferenze ai legami tessuti con i gradi superiori del
Kuomintang. L'Università del lavoro continua malgrado tutto a funzionare fino al 1932, ma nel giro
di un anno l'ideale
anarchico perderà gran parte del proprio contenuto e a partire dal 1930 gli stanziamenti per il suo
mantenimento
subiscono un duro colpo. Il sogno anarchico è al tramonto e ormai per i vent'anni a venire solo due forze
occuperanno il terreno: i nazionalisti e i comunisti.
Gli anni '30: PCC e Kuomintang La rivoluzione sociale ormai ha lasciato
il posto alla battaglia per il potere. I comunisti abbandonano ben presto
le città per le campagne, ma il loro obiettivo primario ora è di dar prova di una capacità
organizzata sufficiente
a dar vita a un governo proprio e a imporlo su tutto il territorio secondo la nuova strategia dell'"accerchiamento
delle città dalla campagna", che consacrerà la supremazia di Mao Tze Tung in seno al
PCC. Fra gli anarchici, alcuni vanno a ingrossare le file del PCC o si stabiliscono nelle "zone rosse"
controllate da
quello, altri abbandonano qualsiasi attività militante, ma la maggior parte continua a operare in
clandestinità nelle
regioni governate dal Kuomintang, al cui interno solo un piccolo nucleo ha raggiunto Li Shizeng e Wu Zihui.
Come Ba Jin, gli anarchici rimasti fedeli alle loro convinzioni si limitano ad attività di pubblicazione
e diffusione,
spesso sotto la copertura dell'esperanto. La speranza risorge quando, nel 1936-37, gli anarchici spagnoli balzano
alla ribalta internazionale e Printemps, edita a Chengdu, se ne fa l'eco fedele per tutta la durata
della guerra civile.
Sempre nel 1937, quando il Giappone dichiara la guerra alla Cina, andando contro le loro convinzioni
antibelliche, numerosi anarchici cinesi, di nuovo con Ba Jin in prima linea, sostengono il conflitto contro il
Giappone in quanto "guerra contro l'oppressione" e incoraggiano la mobilitazione popolare per combatterla.
Dopo il 1949: "vita, morte e resurrezione"? La vittoria del PCC nel 1949
suona la campana a morto per le attività anarchiche. Alcuni preferiranno andarsene
a Hong Kong, Taiwan, Parigi o negli Stati Uniti; chi rimane, si confonde con il paesaggio. Vi fu anche chi fece
atto di sottomissione al nuovo regime e Ba Jin divenne addirittura una figura ufficiale, ma la sua schiettezza gli
attirò dure critiche in occasione della campagna contro la destra del 1957; durante la Rivoluzione
culturale fu
pubblicamente umiliato e trattato da "erba velenosa dell'anarchismo"! Il "fondo" anarchico tuttavia riemerge
periodicamente: alla fine del 1961 fa la sua comparsa il gruppo hunanese "Shengwuliano", i cui modelli sono
la
Comune di Parigi e il Soviet di Pietrogrado del 1917. Nel suo manifesto "Dove va la Cina?", segnalando che
altri
gruppi simili si sono costituiti in diverse parti del paese, incita "le masse a sollevarsi per prendere in mano il
destino della patria socialista e gestire direttamente le città, l'industria, le comunicazioni e
l'economia". All'epoca della prima Primavera di Pechino, nel 1978, che vide il ritorno al potere di Deng
Xiao Ping, Wei
Jingsheng (che per queste frasi venne condannato a quindici anni di prigione ed è tuttora detenuto)
parlò della
"quinta modernizzazione, la democrazia: che cos'è la democrazia? La vera democrazia è la
consegna di tutti i
poteri alla collettività dei lavoratori...Noi vogliamo diventare padroni del nostro destino, noi non
abbiamo bisogno
di dei né di imperatori, non abbiamo fede in nessun salvatore, vogliamo stare alla guida del nostro
destino". La
seconda Primavera di Pechino, nel 1989, repressa nel sangue dallo stesso Deng Xiao Ping, vide emergere una
"Unione autonoma degli operai della capitale", organizzazione completamente indipendente che vuole
contribuire
"...a mandare all'inferno la tirannia... a rovesciare la dittatura e il totalitarismo... e a promuovere la democrazia".
Il volantino distribuito per le strade della capitale il 27 maggio termina così: "E' la lotta finale,
uniamoci e domani
potremo arrivare finalmente a una società libera e democratica". Gli anarchici hanno dato la loro
impronta alla
storia della Cina moderna e il grande merito del libro di Arif Dirlik è di averci restituito questo ricordo,
volutamente occultato dall'orwelliano partito comunista cinese. Di fronte alla catastrofe ideologica ed
economica
dell'ex-blocco comunista e del vuoto di pensiero del blocco occidentale consumista che ormai la fa da padrone
su tutto il pianeta, è il caso di "rivisitare" l'anarchismo.
(Traduzione dal francese di Andrea Buzzi)
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