Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 197
febbraio 1993


Rivista Anarchica Online

Anarchici in Cina
di Jean Jacques Gandini

La storia del movimento anarchico dall'inizio del secolo alla Lunga Marcia. E oltre

Approfondendo le ricerche che nell'opera precedente l'avevano portato a stabilire il debito ideologico del giovane partito comunista cinese verso l'anarchismo, con Anarchism in the Chinese Revolution (University of California Press, 1991) A. Dirlik ci presenta una sintesi dell'anarchismo cinese che, per quanto gli si possano rimproverare alcune ripetizioni e una certa difficoltà nel seguire il filo conduttore, farà testo, trent'anni dopo l'incompleto e parziale Chinese Anarchist Movement di Scalapino e Yu.

1906-1907 i fondatori: i gruppi di Parigi e di Tokyo
Gli anni 1906-1907 vedono l'emergere della corrente anarchica in Cina, o più precisamente fra gli studenti cinesi che soggiornano all'estero e soprattutto a Parigi e a Tokyo. Il gruppo più noto è quello raccoltosi nel 1906 attorno a Li Shizeng, Wu Zihui e Zhang Jingjiang, a partire dall'anno seguente dotato di un giornale, Le Nouveau Siècle, sottotitolo "La Tempoj Novaj", incentrato sulla traduzione degli scritti di tre grandi figure dell'anarchismo del momento: Piotr Kropotkin, Errico Malatesta e Elysée Reclus. Rifiutando lo stato e l'idea della competizione, i membri del gruppo insistono sull'aiuto reciproco come fattore di evoluzione dell'umanità e incitano alla rivoluzione sociale, che non sarà possibile se non grazie all'educazione. Secondo loro, l'educazione è fondamentale in quanto, conquistate in tal modo le masse alla causa rivoluzionaria, la rivoluzione sociale si attuerà pacificamente e gli obiettivi anarchici verranno raggiunti progressivamente. È questo il motivo che li induce a concentrare i propri attacchi sul confucianesimo e sulla famiglia, pilastri gemelli dell'autorità nella società cinese: "La società odierna è una società di classe. In apparenza è come una torre alta. Le sue fondamenta sono il matrimonio, la famiglia, i piani sono le frontiere nazionali e razziali e il governo è il tetto." Poiché il senso morale del popolo è proporzionale alla sua istruzione, c'è una relazione dialettica fra educazione e rivoluzione; non esiste dunque separazione fra il processo e i suoi scopi, fra i mezzi e i fini. In definitiva, la rivoluzione appare come un processo continuo, garanzia della sua irreversibilità.
In questo stesso momento in Giappone si costituisce il Gruppo di Tokyo, animato principalmente da Liu Shipel e da sua moglie, He Zhen, il cui giornale è I principi naturali. Se gli articoli che appaiono su quest'ultimo e su Le Nouveau Siècle riflettono gli stretti legami esistenti fra i due gruppi, il loro approccio ideologico è differente. Segnato dal passato di studente tradizionale, prima di divenire anarchico sotto l'influenza della moglie, Liu vede in Lao Tze, figura di spicco del taoismo, il padre dell'anarchismo cinese, mentre fra gli anarchici occidentali si sente vicino soprattutto a Tolstoj, che come lui idealizzava la vita rurale e il lavoro manuale.
Uno degli articoli più interessanti apparsi su I principi naturali, ispirato a Kropotkin, esalta la combinazione di agricoltura e industria, nel quadro di un'economia rurale, idea che in seguito sarà ripresa da Mao Tze Tung. Liu sostiene anche una mescolanza di lavoro manuale e intellettuale come fattore che avrebbe eliminato l'ineguaglianza sociale con la creazione di una personalità anarchica ideale.
A differenza di Le Nouveau Siècle, i cui articoli sono di stampo piuttosto intellettuale, orientati verso l'internazionalismo, e propagandano la scienza come nuova panacea universale, I principi naturali si interessa più concretamente alla condizione delle donne e dei contadini cinesi. Ma i due fogli in qualche modo si completano a vicenda e la loro idea forte, pensare la rivoluzione sociale innanzitutto come rivoluzione culturale mettendo l'accento sulla trasformazione dell'individuo, assicurerà lo sviluppo del pensiero anarchico, mantenendolo in primo piano sulla scena cinese per i quindici anni successivi.

Gli anni '10: preminenza dell' anarchismo
E' Canton, sotto la spinta di Shi Fu, che diventa la principale roccaforte dell'anarchismo in Cina. Per prima cosa Shi Fu crea, nel 1912, la "Società della coscienza", la cui essenza era improntata più sull'etica che sull'azione sociale e si basava su dodici comandamenti, esattamente opposti ai costumi sociali allora dominanti:
1) essere vegetariani;
2) non fare uso di bevande alcoliche;
3) non fumare;
4) non servirsi di domestici;
5) non servirsi di risciò né di portantine;
6) restare celibi;
7) rinunciare al proprio nome di famiglia;
8) rifiutare qualsiasi carica pubblica;
9) non diventare deputato;
10) non aderire a un partito politico;
11) non prestare servizio nell'esercito né in marina;
12) fare professione di ateismo.
L'anno seguente, insieme ai suoi compagni, fonda la "Società del Gallo che canta di notte", che avrebbe dovuto propagare l'anarchismo a livello di massa, un giornale, La voce del popolo, sottotitolato in esperanto "La Voco del Popolo", e una casa editrice che pubblica i grandi classici dell'anarchismo e una raccolta degli articoli apparsi su Le Nouveau Siècle e I principi naturali, diffusi in parecchie migliaia di copie. A Canton gli anarchici danno vita ai primi moderni sindacati operai sorti in Cina: una quarantina in tutto, prevalentemente nei settori dell'artigianato e dei servizi. Nel 1914 però, a causa della repressione politica, il gruppo di Shi Fu lascia Canton per Shanghai e vi fonda la "Società dei compagni anarco-comunisti", che servirà da modello per altre società dello stesso genere nate negli anni a seguire.
Esausto, Shi Fu muore di tubercolosi nel marzo del 1915, ma il cambio è assicurato. Nel 1918 così a Shanghai viene pubblicato il primo giornale interamente dedicato ai problemi del lavoro, La rivista del lavoro, il cui direttore è Linag Bingxian, uno dei primi compagni di Shi Fu. Sono ancora gli anarchici che nello stesso anno organizzano la prima celebrazione del 1° maggio. Da parte sua il gruppo di Parigi, rientrato in Cina in seguito alla rivoluzione del 1911 che vide l'abbattimento della monarchia Manchu per mano dei nazionalisti repubblicani del Kuomintang, non resta inattivo. A partire dal gennaio 1912 fonda a Pechino la "Società per il progresso morale", poiché solo una nuova morale consentirà l'avvento di una nuova società, tutti i cambiamenti politici passando peraltro attraverso una radicale riforma sociale.
Badando bene nel frattempo a conservare i legami con l'Europa, crogiolo dei movimento rivoluzionario, in particolare con la Francia, nello stesso anno il gruppo mette in piedi la "Società per la promozione degli studi economici" il cui scopo è di incitare gli studenti a una vita frugale che permetta loro di reperire i mezzi per andare in Francia e restarvi il tempo necessario per portare a termine gli studi. L'accento viene messo naturalmente sulle discipline scientifiche e tecniche. Questa iniziativa è incoraggiata da Cai Yuanpei, membro sia della "Società per il progresso morale" che del Kuomintang, diventato nel frattempo ministro dell'educazione del governo nazionalista.
Arriviamo così a uno dei punti cruciali del gruppo di Parigi, che avrà ripercussioni importantissime sull'evoluzione del movimento anarchico a partire dagli anni 1924-25, ossia la doppia appartenenza di alcuni dei suoi membri, fra cui Li Shizeng e Wu Zihui, al Kuomintang per il fatto che la sua dottrina, fondata sui "Tre principi del popolo", concepiva l'anarchia come scopo ultimo da raggiungere. Ma il rapido insuccesso della rivoluzione nazionalista arresterà le attività della società che nel 1914-15 cederà il passo alla "Nuova società per la promozione del lavoro diligente e degli studi economici", agendo sui duecentomila lavoratori cinesi emigrati in Francia durante la Prima Guerra Mondiale per sopperire alla mancanza di mano d'opera provocata dallo sforzo bellico. Nelle scuole preparatorie i conferenzieri anarchici dispensano loro un'educazione elementare nonché le basi dell'organizzazione sindacale, mettendo l'accento sui principi morali anarchici.
Con la fine della guerra, la società si rivolge agli studenti che si vedono proporre due anni di studi per ogni anno di lavoro in Francia. Più nota sotto il nome di "Movimento lavoro-studio", la società conoscerà un rapido sviluppo e un deciso successo. Oltre mille studenti approfitteranno di questa possibilità, ma ancora più numerosi saranno quelli che non potranno partire pur avendo frequentato i corsi: tra questi, un certo Mao TzeTung... Il concetto di "lavoro-studio" e l'apertura alla modernità andando a studiare in Europa le materie scientifiche vanno messi in parallelo con il "Movimento per una nuova cultura", fondato da Chen Duxiu, allora professore all'università di Pechino e redattore capo della rivista Nuova Gioventù, anch'essa comparsa sulla scena nel 1915. In risposta al fallimento delle istituzioni politiche insediate dalla rivoluzione repubblicana del 1911, gli intellettuali cercano in effetti soluzioni al livello più fondamentale della cultura e del pensiero comune, di cui è il caso di riappropriarsi collegandosi direttamente alla tradizione egemonica del confucianesimo. Uso nella scrittura della lingua parlata, sovvertimento della famiglia patriarcale, appelli in favore della "scienza" e della "democrazia": sono queste le nuove parole d'ordine, anticipate già da gli anarchici otto o dieci anni prima, il che spiega la propagazione delle loro idee via via che il movimento guadagna sempre più intensità.

Il movimento del 4 Maggio
La scintilla che darà fuoco alla pianura è la manifestazione del 4 maggio 1919 di tremila studenti pechinesi contro la decisione presa a favore del Giappone dal Trattato di Versailles sulla "Questione di Shandong". Arrivati davanti alla casa di Cao Rulin, diplomatico d'alto rango noto per i propri sentimenti filo nipponici, i manifestanti cominciano a scandire slogan ostili poi, sobillati dall'anarchico Kuang Husheng, penetrano all'interno e la mettono a fuoco. A quest'atto di sfida al potere si accompagnerà una serie di scioperi e di boicottaggi contro il Giappone in tutto il paese della durata di parecchie settimane, che inaugurerà un periodo di agitazione rivoluzionaria culminato nel 1927.
Fioriscono centinaia di pubblicazioni e se il cambiamento sociale ne è il tema centrale, la maggior parte delle volte esse si esprimono in termini anarchici. Le opere di Bakunin, Emma Goldman, Elisée Reclus, Tolstoj e Malatesta vengono tradotte e pubblicate in migliaia di copie e recensite nei giornali a grande tiratura. La figura dominante è quella di Kropotkin, i cui "La conquista del pane", e soprattutto "L'appello alla gioventù", figurano in testa alle classifiche delle letture popolari. L'anarchismo viene diffuso anche attraverso il teatro, come nel Sichuan dove uno dei suoi adepti più ferventi è il giovane Ba Jin. Fra il 1919 e il 1928 Arif Dirlik conta novantadue gruppi anarchici sorti in differenti parti della Cina, la maggior parte dei quali pubblica una propria rivista.
A suo parere, c'è una "congiuntura fra la logica sociale dell'idea di rivoluzione culturale e la logica culturale dell'idea anarchica di rivoluzione sociale" che porrà l'anarchismo al punto nodale del pensiero rivoluzionario e ne farà un fenomeno nazionale. D'altra parte i bolscevichi russi non si ingannano, visto che gli anarchici figurano fra i primi contatti dell'agente del Comintern Gregory Voitinski, incaricato di organizzare un partito comunista di stampo bolscevico. Vista dall'esterno in effetti, la rivoluzione d'Ottobre, con parole d'ordine come "Tutto il potere ai soviet", sembra più anarchica che marxista e gli scritti in proposito della fine del 1918 di Li Dazhao, soprannominato per questo "il primo marxista cinese", hanno un'evidente connotazione anarchica.
Secondo gli anarchici, i problemi economici della società contemporanea sono provocati principalmente dallo sfruttamento dei lavoratori a opera di una classe parassita. La combinazione di lavoro intellettuale e manuale viene proposta come il mezzo per vincere lo sfruttamento economico, particolarmente rilevante nella società cinese dove la tradizione confuciana ha stabilito da oltre duemila anni una distinzione fra lavoro intellettuale e manuale per giustificare la separazione fra governanti e governati. Fra i gruppi principali costituiti a questo scopo, bisogna citare l'"Associazione per la promozione del lavoro diligente e degli studi economici" e i "Gruppi di aiuto reciproco fra lavoratori e studenti". Altrettanto importante è l'azione degli anarchici verso le campagne, con il "Movimento dei nuovi villaggi" a cui dà vita Zhu Zuoren, fratello di Lu Xun, incoraggiato da quest'ultimo. Ispirato all'omonimo movimento giapponese e alle tesi di Tolstoj e Kropotkin, esso incoraggia il moltiplicarsi delle comuni rurali, in seno alle quali l'abolizione della proprietà privata permetterà l'applicazione del principio "da ciascuno secondo il proprio lavoro, a ciascuno secondo i propri bisogni". Va infine segnalato l'esperimento intrapreso a Fujian, dove le idee anarchiche potevano circolare liberamente, mentre altrove spesso andavano incontro a dure repressioni, grazie alla protezione (ironia della storia!) del signore della guerra Chen Jiongming. La regione si guadagnò così l'appellativo di "Russia sovietica del sud del Fujian", esempio tipico di confusione ideologica nata dalla rivoluzione russa.

1919-1924: il confronto anarchici-marxisti
Per quasi due anni anarchici e marxisti collaboreranno. Così, nell'estate del 1919, Huang Lingshuang fonda con Chen Duxiu e Li Dazhao l'"Alleanza socialista". Gli anarchici partecipano ai gruppi marxisti che scendono in campo sotto l'impulso di Voitinsky e in quello di Canton, all'epoca della sua creazione, sono addirittura in maggioranza. La scissione arriverà nel novembre 1920,con la ristrutturazione dei gruppi marxisti locali nel seno di un'embrionale organizzazione comunista nazionale dotata di un giornale espressamente bolscevico, Il comunista. Certo, nel primo numero si lancia un appello agli anarchici perché aderiscano al partito comunista diventando anche loro altrettanti avversari della proprietà privata e del capitalismo.
Devono dunque partecipare alla lotta per trasferire il potere alla classe operaia. Agire diversamente vorrebbe dire fare il gioco di quel capitalismo che vorrebbero rovesciare. La tesi dell'anarchismo "alleato oggettivo del capitalismo" per il rifiuto a unirsi al partito della classe operaia è già in nuce... Inoltre l'organizzazione comunista incentra la propria piattaforma sul tema cruciale della "dittatura del proletariato" e delle regole di funzionamento destinate a imporre una disciplina uniforme a livello nazionale. Di fronte a un simile diktat gli anarchici si ritirano e ha inizio la polemica, poi cristallizzatasi nel famoso dibattito del marzo 1921 che opporrà Chen Duxiu, futuro segretario generale del PCC, a U Shengbai, portavoce degli anarchici cantonesi.
Per Chen l'anarchismo è inapplicabile, in quanto la sua perorazione in favore di una "libertà assoluta" è incompatibile con l'esistenza di gruppi sociali organizzati. Inoltre, se il fine sociale da raggiungere è lo stesso, vale a dire una società senza stato nonché l'abolizione della classe capitalista, per raggiungerlo bisogna munirsi dei mezzi necessari, e cioè di un'organizzazione centralizzata che permetta la presa del potere politico. Perciò non bisogna esitare a sacrificare i diritti individuali agli interessi del gruppo, cosa che rende inevitabile, e anzi funzionale, l'uso della coercizione per arrivare allo scopo prefissato, assicurando al contempo lo sviluppo economico ed evitando il caos... che immancabilmente si produrrebbe se le tesi anarchiche avessero il sopravvento. U gli risponderà che gli anarchici non rifiutano la vita di gruppo, ma il dispotismo del gruppo sull'individuo. A suo parere l'educazione permetterà di correggere progressivamente i comportamenti antisociali. Inoltre, lo scopo della rivoluzione non è di creare una nuova classe, ma di abolirle tutte, mentre la "dittatura del proletariato" non farà altro che riprodurre semplicemente i mali della vecchia società. Non vi sarà vera rivoluzione sociale se non nel quadro di un'associazione volontaria degli individui interessati, garanzia dell'avvento di una società nello stesso tempo libera e comunista.
Malgrado la scissione, una certa collaborazione continuerà, se ancora nella primavera del 1922 gli anarchici saranno invitati a mandare rappresentanti al Congresso dei lavoratori d'Estremo Oriente a Mosca e numerosi comunisti continuano a pensare che l'anarchia è lo stadio finale del comunismo in atto. Proprio l'anno 1922 segna l'apogeo del movimento anarchico, che in quel momento conta parecchie migliaia di membri, con un rapporto di circa dieci a uno con il partito comunista fondato l'anno precedente. Ma i gruppi che si vengono a formare non hanno legami organizzati fra loro, languiscono per mancanza di mezzi finanziari e fingono di ignorare la questione nazionale che occuperà la scena del quarto di secolo successivo.

1924-1927: il gioco a tre
In seguito all'accordo fra il Comintern e il Kuomintang del 1923, i comunisti si avvicinano ai nazionalisti e a partire dal gennaio 1924 tre di loro, fra cui Li Dazhao, siederanno nel comitato centrale del Kuomintang. Quest'alleanza gli permetterà di "decollare", visto che dopo l'incidente del 30 maggio 1925 a Shanghai, che provoca la proclamazione dello sciopero generale, il boicottaggio dei prodotti stranieri e varie manifestazioni antimperialiste, passerà dai mille ai cinquantamila membri, assicurandosi la supremazia nel mondo del lavoro consacrata dal 2° Congresso nazionale del lavoro, tenutosi a Shanghai nello stesso anno.
Questa seconda ondata rivoluzionaria dividerà il movimento anarchico. I puristi vorrebbero restarsene in disparte, ritenendo che l'alleanza PCC-Kuomintang diretta contro il capitale straniero non rimetta affatto in discussione l'essenza del sistema, dato che il Kuomintang è sostenuto dalla borghesia nazionale e il PCC è un sostenitore del capitalismo di stato. I pragmatici per parte loro si stringono attorno all'incipiente rivoluzione popolare alla quale bisogna partecipare per darle un orientamento anarchico. Come faceva notare Ba Jin: "La Cina è già entrata in una fase rivoluzionaria... decine di migliaia di lavoratori sono in sciopero, innumerevoli giovani sono sul campo di battaglia pronti a offrire la propria vita... La lotta per la liberazione di una nazione semi-coloniale non è 1o scopo dell'anarchismo, ma gli anarchici non vi si possono opporre; possono casomai battersi per spingerla ancora più oltre...Odio l'Unione Sovietica, ma odio anche di più le potenze imperialiste; odio il Kuomintang, ma odio anche di più i signori della guerra del nord. Se possiamo portare qualche miglioramento alle masse..." e conclude: "Se non abbiamo molta influenza sul movimento attuale, la colpa è nostra."
E infatti quell'influenza andò scemando, mentre parallelamente cresceva la potenza del PCC, che credette arrivata la propria ora lanciando nell'aprile del 1927, alla maniera di Stalin, uno sciopero generale a Shanghai, presto soffocato nel sangue grazie a un cambio d'alleanza di Chang Kai Shek, ormai padrone assoluto del Kuomintang.
Fu a questo punto che, pensando di riconquistare un ascendente in seno al movimento operaio, una parte degli anarchici, guidata da Li Shizeng e Wu Zihui, decise di collaborare con il Kuomintang, creando così una frattura insanabile all'interno del movimento, poiché U Shengbai e gli anarchici del Sichuan in particolare , fra cui Ba Jin, considerarono quella collaborazione un tradimento. Per Li e Wu, membri a titolo individuale del Kuomintang dal 190l ed eletti nel 1924 alla sua commissione centrale di controllo, sostenere la campagna rivoluzionaria intrapresa dal Kuomintang contro i signori della guerra del nord è un passo avanti nella marcia della rivoluzione che porterà gli anarchici ancora più vicini alla sua realizzazione. Per loro è tatticamente possibile considerare i "tre principi del popolo" un mezzo per giungere all'anarchia...

L'università nazionale del lavoro
Alla fine dell'anno 1927, in linea con il programma "lavoro-studio", viene creata a Shanghai l'Università nazionale del lavoro. In conformità con l'insegnamento di Kropotkin, si tratta di "trasformare le scuole in campi e in officine, e le officine e i campi in scuole". La combinazione lavoro-studio farà sorgere un nuovo tipo di individuo, ossia indifferentemente un lavoratore-intellettuale o un intellettuale-lavoratore, in quanto ogni livello di studio comporta il quaranta per cento di lavoro manuale, vale a dire mediamente tre ore al giorno. Si abolirà così la distinzione fondamentale esistente fra le classi sociali, si compirà una rivoluzione sociale pacifica e si preparerà l'avvento futuro dell'anarchismo in Cina.
Elemento essenziale di questo tipo di funzionamento universitario: il reclutamento di studenti d'origine contadina e operaia che non abbiano i mezzi per seguire un simile corso di studi, che beneficino anche di una borsa del governo, così da porre fine al monopolio dell'istruzione a vantaggio delle classi agiate. Fra i professori di fama selezionati figurano Lu Xun, decano della facoltà di "letteratura cinese" e Jacques Reclus, pronipote di Elisée Reclus, essendo d'altro canto il francese la prima lingua straniera insegnata. In pieno anno 1928, a vele spiegate, l'università aveva una capienza di seicento posti e contava duecento ottantanove studenti.
E' in questo stesso momento che il Kuomintang comincia a riprendere in mano politica e ideologia. Infatti, mentre lo scopo che si prefiggono gli anarchici è di formare dei militanti in grado di promuovere un movimento sindacale indipendente, il partito nazionalista cerca dirigenti da mettere a capo di un movimento sindacale che sia una semplice cinghia di trasmissione dal potere politico alla piazza. E' il momento in cui viene imbrigliata la "Federazione dei sindacati di Shanghai", concorrente del "Sindacato generale del lavoro" di fede comunista e forte di cinquantamila lavoratori fra una cinquantina di sindacati e di associazioni operaie, alla cui direzione vi sono anarchici e membri del Kuomintang. La realtà è che i "movimenti di massa" non sono più necessari a un partito "rivoluzionario" che ormai dispone del potere statale; chiamati i signori della guerra al massacro dei rivoluzionari, ora definiti "controrivoluzionari", la rivoluzione sociale auspicata dagli anarchici diviene intollerabile per il partito nazionalista. I militanti anarchici, qualificati come "comunisti", vengono messi al bando senza una parola da parte di Li e Wu, che ormai rivolgono le loro preferenze ai legami tessuti con i gradi superiori del Kuomintang.
L'Università del lavoro continua malgrado tutto a funzionare fino al 1932, ma nel giro di un anno l'ideale anarchico perderà gran parte del proprio contenuto e a partire dal 1930 gli stanziamenti per il suo mantenimento subiscono un duro colpo. Il sogno anarchico è al tramonto e ormai per i vent'anni a venire solo due forze occuperanno il terreno: i nazionalisti e i comunisti.

Gli anni '30: PCC e Kuomintang
La rivoluzione sociale ormai ha lasciato il posto alla battaglia per il potere. I comunisti abbandonano ben presto le città per le campagne, ma il loro obiettivo primario ora è di dar prova di una capacità organizzata sufficiente a dar vita a un governo proprio e a imporlo su tutto il territorio secondo la nuova strategia dell'"accerchiamento delle città dalla campagna", che consacrerà la supremazia di Mao Tze Tung in seno al PCC.
Fra gli anarchici, alcuni vanno a ingrossare le file del PCC o si stabiliscono nelle "zone rosse" controllate da quello, altri abbandonano qualsiasi attività militante, ma la maggior parte continua a operare in clandestinità nelle regioni governate dal Kuomintang, al cui interno solo un piccolo nucleo ha raggiunto Li Shizeng e Wu Zihui. Come Ba Jin, gli anarchici rimasti fedeli alle loro convinzioni si limitano ad attività di pubblicazione e diffusione, spesso sotto la copertura dell'esperanto. La speranza risorge quando, nel 1936-37, gli anarchici spagnoli balzano alla ribalta internazionale e Printemps, edita a Chengdu, se ne fa l'eco fedele per tutta la durata della guerra civile. Sempre nel 1937, quando il Giappone dichiara la guerra alla Cina, andando contro le loro convinzioni antibelliche, numerosi anarchici cinesi, di nuovo con Ba Jin in prima linea, sostengono il conflitto contro il Giappone in quanto "guerra contro l'oppressione" e incoraggiano la mobilitazione popolare per combatterla.

Dopo il 1949: "vita, morte e resurrezione"?
La vittoria del PCC nel 1949 suona la campana a morto per le attività anarchiche. Alcuni preferiranno andarsene a Hong Kong, Taiwan, Parigi o negli Stati Uniti; chi rimane, si confonde con il paesaggio. Vi fu anche chi fece atto di sottomissione al nuovo regime e Ba Jin divenne addirittura una figura ufficiale, ma la sua schiettezza gli attirò dure critiche in occasione della campagna contro la destra del 1957; durante la Rivoluzione culturale fu pubblicamente umiliato e trattato da "erba velenosa dell'anarchismo"! Il "fondo" anarchico tuttavia riemerge periodicamente: alla fine del 1961 fa la sua comparsa il gruppo hunanese "Shengwuliano", i cui modelli sono la Comune di Parigi e il Soviet di Pietrogrado del 1917. Nel suo manifesto "Dove va la Cina?", segnalando che altri gruppi simili si sono costituiti in diverse parti del paese, incita "le masse a sollevarsi per prendere in mano il destino della patria socialista e gestire direttamente le città, l'industria, le comunicazioni e l'economia".
All'epoca della prima Primavera di Pechino, nel 1978, che vide il ritorno al potere di Deng Xiao Ping, Wei Jingsheng (che per queste frasi venne condannato a quindici anni di prigione ed è tuttora detenuto) parlò della "quinta modernizzazione, la democrazia: che cos'è la democrazia? La vera democrazia è la consegna di tutti i poteri alla collettività dei lavoratori...Noi vogliamo diventare padroni del nostro destino, noi non abbiamo bisogno di dei né di imperatori, non abbiamo fede in nessun salvatore, vogliamo stare alla guida del nostro destino". La seconda Primavera di Pechino, nel 1989, repressa nel sangue dallo stesso Deng Xiao Ping, vide emergere una "Unione autonoma degli operai della capitale", organizzazione completamente indipendente che vuole contribuire "...a mandare all'inferno la tirannia... a rovesciare la dittatura e il totalitarismo... e a promuovere la democrazia".
Il volantino distribuito per le strade della capitale il 27 maggio termina così: "E' la lotta finale, uniamoci e domani potremo arrivare finalmente a una società libera e democratica". Gli anarchici hanno dato la loro impronta alla storia della Cina moderna e il grande merito del libro di Arif Dirlik è di averci restituito questo ricordo, volutamente occultato dall'orwelliano partito comunista cinese. Di fronte alla catastrofe ideologica ed economica dell'ex-blocco comunista e del vuoto di pensiero del blocco occidentale consumista che ormai la fa da padrone su tutto il pianeta, è il caso di "rivisitare" l'anarchismo.

(Traduzione dal francese di Andrea Buzzi)