Rivista Anarchica Online
Eremita, no
Non c'è uno dei grandi totalitarismi del XX sec. che non si dichiari profondamente
e ferocemente nemico
dell'individualismo, dai campi hitleriani della morte ai Gulag, dal genocidio cambogiano, ai massacri e al
fanatismo dell'Iran - Khomeinista, fino alle guerre pseudo-etniche dei nostri giorni, niente che non sia votato
allo sradicamento definitivo della libertà individuale ed allo sterminio sistematico degli individui
giudicati
refrattari ad essere assorbiti dal grande «tutto-sociale», essendo propriamente intollerabile e dunque danno
supremo, l'individuo dotato di una personalità singolare e di una coscienza di sé. Dal nazismo
al sovietismo,
dal fascismo al maoismo, niente che sfugga alla onnipotenza dello stato-partito, alla integrazione obbligatoria
nel gruppo, alla collettivizzazione di tutti gli aspetti della vita sociale e personale. Ma la struttura dei
discorsi che legittimano queste imprese non è meno rivelatrice, e la denuncia vi appare in
posizione centrale. Così Mussolini facendo la teoria del fascismo «anti-individualista»: la sua
concezione antiindividualista è a favore dello stato, sognando di inglobare grandi folle sotto il suo
impero. Sempre dalla parte
dell'estrema destra, Hitler parlando dei fondamenti dottrinari del nazismo in questi termini impregnati di
riferimenti all'ideale comunitario ed allo organicismo: «La conservazione della razza, la condizione essenziale
di ogni organizzazione è che l'individuo rinunci a fare prevalere la propria opinione personale allo
stesso modo
rinunci ai propri interessi particolari e si semplifichi a profitto della comunità». Addirittura l'ebreo e
l'individualista si ritroveranno accomunati nella stessa accusa di essere agenti distruttori della società
e
dell'autorità, questa era una tendenza di ispirazione paratotalitaria diffusa negli anni trenta. La
tentazione totalitaria propria dell'anti-individualismo, del personalismo comunitario, portò più
di un
sostenitore di queste tesi a testimoniare una irresistibile attrazione per lo stalinismo. È proprio il
totalitarismo
di estrema sinistra, di ispirazione marxista, la quale identificava l'individualismo come un prodotto della classe
«piccolo-borghese», e per questo perseguitato dai padri fondatori dell'Urss (Stalin e Lenin), che a loro volta
misero in guardia la gioventù sovietica, contro le tentazioni di cedere a questo terribile peccato contro
il
socialismo. Nessuno poi meglio di Mao ha saputo spiegare in modo negativo l'individualismo giustificando
con tali analisi
il suo «anti-individualismo»: l'individualismo è visto come nemico del partito, del popolo, di tutto il
genere
umano, tanto è vero che nel famoso libretto rosso, si legge: «un comunista metterà gli interessi
della rivoluzione
al di sopra della propria vita e subordinerà loro gli interessi personali, si preoccuperà
più del partito e delle
masse, che dell'individuo». Questa concezione che si preoccupa più delle masse che del proprio
sè, era già
presente nel vangelo, dove si innalza la figura di un Gesù Cristo che rinuncia alla autodifesa, ma non
alla difesa
degli altri. Alla fine, l'anti-individualismo appare sia come effetto obbligato, sia come finalità ultima
del
progetto totalitario. Per la verità anche nei più moderni stati-democratici: l'individuo non esiste
che per la
famiglia, la società, la patria, da cui riceve tutti gli strumenti per vivere, l'individualista a loro parere
riceve tutto
dalla società e non le rende nulla. L'individualista si comporta da parassita. L'individualista non
manifesta
secondo loro virtù creative. Importante è distinguere l'individualismo della corrente
anarco-libertaria da quello
di tipo liberale. Nel primo lo Stato o ordine sociale è visto come arbitrario e coercitivo, esso differisce
dunque
in modo notevole su numerosi piani dall'individualismo liberale, civilizzato e ragionevole, nel quale non
c'è
opposizione tra individuo e società, ma gerarchia. Tenendo conto che l'anarco- individualismo
tradizionale non
condivide le posizioni economiche del liberalismo che fa della proprietà il punto fermo
dell'indipendenza
dell'individuo e della libera competizione mercantile uno degli spazi di realizzazione da questi
preferiti. L'anarco-individualismo tradizionale si è sempre opposto al socialismo (sinistra) e al
conservatorismo
reazionario (destra), per non parlare dei totalitarismi, così come la libertà si oppone
all'autoritarismo. Diceva
bene il Signor Devaldes quando affermava che l'individualista non è un eremita, né un animale
da branco, gli
individualisti conferma Stirner lottano per l'unità personalmente voluta che nasce dalle associazioni e
per
concludere come diceva Nietzsche «l'alta e libera intellettualità, la decisione di essere solo, la grande
ragione
appaiono come pericoli».
Mimmo Mannarelli (Milano)
|