Rivista Anarchica Online
Uguali ma diversi
Già nel mondo pre-ellenico, la figura dell'omosessualità appare come
qualcosa di stupefacente. Nonostante le
poche testimonianze giunteci riguardo al modo di concepire il comportamento omosessuale in questo periodo,
sembra che nelle culture semite, colui che aveva tendenze omosessuali, partecipasse in qualche modo alla
categoria del sacro, e ciò è testimoniato sia dalla presenza di prostituti sacri nei templi (dove
rappresentavano
la divinità), sia dal duplice significato del termine ebraico «qadesh», che vuoi dire sia sacro, santo che
prostituto
omosessuale. Leggermente diversa la situazione presso gli antichi del mondo greco-latino, presso i quali
non esisteva neppure
tale concetto. Essi pur avendo notato che alcune persone avevano un comportamento diverso da quello della
maggioranza, possedevano un modello sessuale meno fondato sulle differenze innate e più sul ruolo
attivo/passivo. Eccezione di questo periodo è il filosofo Platone (ispiratore tra l'altro di una gran
parte della filosofia
medioevale-cristiana), per il quale il comportamento omosessuale è contronatura, e i precorritori del
pensiero
storico-popolare. Opinione questa, che si affermerà col trionfo del Cristianesimo. Per il cristiano difatti
l'ordine
delle cose di natura è stato stabilito da Dio con un atto cosciente, l'omosessualità, cioè
l'andare contronatura,
significherà quindi ai suoi occhi, andare contro la volontà divina. L'omofilo sarà quindi
visto come un peccatore,
che non sa resistere al Demonio, concezione che perdurerà per tutto l'alto medioevo cristiano, sino ai
giorni
nostri. Dal X sec. la figura dell'omosessuale sarà associata all'eretico, qualche anno più
tardi, infatti, Gregorio IX
dichiarerà che i sodomiti sono da considerarsi degli eretici, poiché entrambi andando contro la
volontà divina,
si autoescludono volontariamente dalla comunità dei suoi fedeli. La Sacra Inquisizione
colpì sempre con determinatezza; oltre alla famosa crociata anticatara, voluta da
Innocenzo III nel 1209 e terminata nel 1229, le condanne al rogo continueranno sino al 1783, anche se con meno
frequenza. Solo durante il periodo dei Lumi, l'evoluzione del pensiero filosofico guarderà con un occhio
diverso
i concetti di natura e di contronatura; Montaigne, per esempio, affermerà nei suoi «Saggi», che
ciò che noi
chiamiamo contronatura è solo ciò che in realtà va contro la consuetudine. Si
farà strada l'idea per la quale la omosessualità sia una sorta di malattia, e che quindi gli atti
contronatura sono
compiuti non per vizio o cattiveria, ma per una sorta di dissesto innato in taluni individui; il loro modo di essere
sarà quindi interpretato come una colpa della natura, è ovvio perciò che essi, compiendo
atti sessuali differenti
da quelli della maggioranza, non fanno che agire secondo la loro natura. D'accordo con ciò sarebbe stato
(senza
volerlo) il logico cristiano Abelardo, per il quale il peccato è soltanto ciò che (in senso proprio)
non può
verificarsi senza che ci sia consapevolezza; non si può dunque, per quest'ultimo, affermare che hanno
peccato
i persecutori del Cristo e dei cristiani se essi ritenevano di dover agire in tal modo. Se Abelardo giustificava gli
oppressori dei cristiani, perché ciò non poteva valere anche per questi coerenti pervertiti?
Nel 1787 l'Austria abolirà la pena di morte nei confronti dei sodomiti, seguita dalla Francia qualche
anno più
tardi. Partirà proprio dalla Francia quel codice napoleonico che sancirà una volta per tutte che
gli atti
omosessuali non sono affare dello stato, ma faccenda privata, regola che si diffonderà in quasi tutta
l'Europa
Continentale (Italia compresa). Da questo momento la figura dell'omosessuale, diventerà fissa nella
letteratura, pensiamo solo ad esempio a
Proust, a Cocteau, ma anche a Navarre, ecc. Solo la chiesa cattolica continuerà a condannare con
fermezza
questi diversi come peccatori, incapaci di resistere alle tentazioni del Diavolo. Sembra l'inizio di una nuova
possibilità (che purtroppo non durerà poi molto) per gli omosessuali, innovativa
in questo senso sarà la tesi di Freud; per il dottore viennese l'essere umano ha una base perversa
polimorfa e
perciò disponibile a tutte le perversioni, ragione per la quale l'omosessualità non può
essere considerata come
una tara genetica, ma è qualcosa di innato in ogni essere umano. La normalità, secondo la tesi
freudiana, non
può che essere il comportamento statisticamente maggioritario, ma non per solo questo fatto giusto.
Purtroppo però le persecuzioni di Stalin e di Hitler, ed infine la guerra bloccheranno ogni tentativo
di fare
evolvere la concezione per la quale appunto l'omosessualità non è una malattia, ma una variante
del
comportamento umano. Per essere arrestati, non servirà avere avuto effettivamente rapporti sessuali con
persone
dello stesso sesso, ma il solo essere omosessuale basterà per essere uccisi. Solo nel 1936, furono
sterminati dai
nazisti 5.321 di questi viziosi. Lo stesso Eric Musham, anarchico e omosessuale, per chi non lo ricorda fece
questa tragica fine. Dalla partecipazione al Divino, nel mondo preellenico alle persecuzioni medioevali ad
opera del mondo
cristiano, ai genocidi nazisti e stalinisti, alle fucilazioni degli anni Ottanta nell'Iran khomeinista, sino alle
continue discriminazioni da parte di diversi stati, sia quelli di carattere democratico, ma anche quelli legati
all'ideologia comunista-totalitaria. Niente che riesca a fermare la battaglia perbenista, ogni mezzo
diventerà necessario, persino la religione
psicoanalitica, con il suo fanatismo di guarigione, di conversione dell'omosessuale in un eterosessuale, non si
fermerà di fronte a cure che demoliranno il paziente, quali ad esempio l'elettroshock (casi denunciati
anche in
Italia nei primi anni Ottanta). Teorici, esperti che parlano di cose che non conoscono, che non vivono di
persona, stati che pur continuando la loro opera riformatrice sotto altri nomi, e attraverso strumenti diversi,
rimangono carnefici, vittime inconsapevoli da sempre di una falsa educazione progressista, gruppi di individui
assuefatti da falsi rivoluzionari ben inseriti nel branco e con una morale ben ferma. Davanti a tutto ciò
non posso
che riportare la trattazione presa dallo spettacolo teatrale di M. Consoli, nel quale si afferma che l'uomo
è un
animale sociale, dotato di una componente sessuale ed affettiva che può (e a mio parere deve) trovare
espressione liberatoria in tutte le direzioni. Con individui del proprio sesso, di quello opposto, con altri
componenti del mondo animale o vegetale, con elementi inanimati o, addirittura, con la fantasia, con il frutto
della propria immaginazione. La convenienza, le false religioni, le classi dominanti, la produttività, la
necessità
di un capro espiatorio ... ha imposto tutta una serie di discriminanti che, per esclusioni e rimozioni successive,
hanno riportato alla situazione attuale che ordina tassativamente ed in maniera univoca il solo rapporto erotico
ed affettivo tra individui di sesso opposto e che tollera l'omosessualità solo come un male inevitabile,
ma da
praticare esclusivamente nel ghetto e tra ghettizzati. Mi sembrava giusto terminare con tale affermazione per
me significativa (e da me totalmente condivisa). Da parte mia non posso che ribadire la mia avversione verso
ogni morale conservatrice e verso ogni forma di integralismo religioso e non, che abbia come fine
l'annientamento di un qualsiasi modo di essere (lontano da sé). Agli amici omosessuali, non posso che
dire ciò
che B. Vanzetti disse prima di morire innocente «...Non disperate. Continuate la battaglia intrapresa per la
libertà e l'indipendenza dell'uomo».
Massimo Mannarelli (Milano)
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