Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 24 nr. 206
febbraio 1994


Rivista Anarchica Online

ZIO FRANK
di Marco Pandin

Il 1993 ha portato via con se uno zio d'America che amavamo tanto: non zio Sam, quello antipatico e guerrafondaio, ma purtroppo zio Frank, il musicista. Non è una perdita da poco: con lui se n'è andata una grossa fetta della nostra musica e della nostra cultura.
Per quasi trent'anni si è offerto di accompagnarci al suo luna park effervescente, un'enorme giostra luminosa che non s'è mai accesa delle luci della cultura ufficiale. Col pretesto degli spartiti e delle scorribande zio Frank ci ha insegnato quella che era la sua idea di libertà: un sogno composito e mutevole che bisogna realizzare e a tutti i costi. Un sogno fatto di tentazioni, esagerazioni, risate e sberleffi, gesti sporcaccioni, e parolacce buffe ma soprattutto di uno sconfinato amore per i grandi spazi della creatività e della saggezza. Offrendoci caramelle fatte di allucinazioni e presagi, zio Frank ci ha insegnato che c'è un' altra faccia dell'educazione: ci ha mostrato la vera faccia del perbenismo, ha fatto nomi e cognomi dei poliziotti della censura, ci ha svelato i trucchi dei predicatori e mostrato le mutandine sporche delle casalinghe annoiate...
Zio Frank ci ha tenuto sulle ginocchia allegramente, facendoci divertire e riflettere. Ha inventato per noi una galleria di personaggi strampalati apposta per insegnarci a pensare, a crescere. Un bestiario che prende vita in quei quintali di ore di registrazione che sono, alla fine, la migliore autobiografia ed eredità: un enorme album di fotografie sonore scattate ovunque, nel garage di Joe o in compagnia di principesse ebree, King Kong o esseri-pesce, esquimesi o aspirapolvere zingari, con lui in primo piano (...in prima linea, sempre!) la chitarra stretta in pugno, carica di micidiali pallottole eversive. Uno zio scomodo e attaccabrighe, che non aveva rispetto di niente (tantomeno che delle ferree regole del pentagramma, da lui più volte massacrate) e di nessuno.
«Qual'è la parte più sporca del vostro corpo?» - aveva osato chiedere, ancora tanti anni fa, alla Moral Majority. «Per alcuni di voi è il naso, per altri le dita dei piedi, ma io penso sia la vostra mente!».