Rivista Anarchica Online
Contro Nestlè
di Dario Sabbadini
Un terribile esempio di come una multinazionale per il profitto favorisce la morte
di migliaia di bambini nel Sud
del Mondo. Anche ora, dopo il primo boicottaggio e la stesura del Codice Internazionale, muoiono oltre 2500
bambini al giorno a causa del latte in polvere. La Nestlé è il più grande produttore di
latte in polvere del Mondo
e attua tuttora una politica omicida nel Sud del Mondo. Diventare consumatori coscienti e proporre parziali
alternative può portare al rafforzamento del consenso e manipolazione di questo sistema; oppure
può dare valore
e potere alle proprie scelte fino a sentirsi in grado di creare una economia di non-sfruttamento. Sembra che
quando si parla di economia, non solo si raggeli la fantasia, ma vengano alla mente mostri
irraggiungibili che sfruttano la manodopera a basso costo, inquinano, e violentano qualsiasi tipo di
autorganizzazione. Ed è così, specie nel Sud del Mondo, ma noi possiamo conoscere quello che
combinano, dire
i nomi, possiamo distinguere, informare, non comprare, proporre alternative e dire (alla Beppe Grillo) «state
attenti, che noi sappiamo». A molti sembra che l'allattamento artificiale sia innocuo, anzi faccia del bene, ma
non è così; nei paesi poveri addirittura uccide, per denutrizione e per mancanza di igiene.
Tramite la pubblicità
(con bionde madri, biberon e bambini sanissimi), pacchi regalo e disinformazione, le madri vengono istigate
ad utilizzare il latte in polvere. A quel punto diventa difficile tornare all'allattamento materno per adattamento
del bambino; così, quando la madre e il bambino lasciano l'ospedale, si ritrovano a dover comprare a
prezzo alto
il latte in polvere per tutti i mesi di allattamento. Si calcola che nei paesi poveri il costo dell'allattamento
artificiale sia la metà dell'economia familiare; il costo di un pacco di 450 g. di latte in polvere che nutre
un
bimbo al massimo per 3 giorni, costa come due pasti di una intera famiglia di 4-6 persone. L'alto costo e la
mancanza di igiene portano a effetti disastrosi. Il latte viene allungato diverse volte più del prescritto
provocando malnutrizione. Inoltre la mancanza di condizioni igieniche adatte, la scarsità di acqua e la
difficoltà
di sterilizzare il biberon, oltre all'alto costo di acqua e fuoco per queste operazioni causano infezioni intestinali,
diarrea, deidratazione e debolezza del sistema immunitario. «Lavatevi le mani con cura e col sapone ogni
volta che preparate il pasto del bambino» così comincia il libricino
distribuito dalla Nestlé, nella lingua del paese. Ma l'analfabetismo affligge il 60% della popolazione e
le più
colpite sono proprio le donne; e poi il 60% della capitale del Malawi non ha l'acqua potabile né la cucina
all'interno della propria abitazione. «Mettete il biberon e il succhiotto in una pentola con abbastanza acqua
da coprirli e fate bollire per dieci
minuti» dice ancora l'opuscolo mostrando l'immagine di una pentola d'alluminio scintillante posta su un fornello
elettrico. Ma la grande maggioranza delle famiglie africane non possiede cucina elettrica; esse cucinano su tre
sassi che sostengono una pentola (l'unica di casa) scaldata da fuoco di legna o di foglie. I biberon a malapena
sciacquati, con tettarelle esposte all'aria su cui si posano di continuo decine di mosche. Il risultato è
che ogni anno nel mondo muoiono 1 milione di bambini a causa dell'allattamento artificiale. Questo
di fronte ad un business di miliardi di dollari, per cui le compagnie arrivano a regalare il latte in polvere negli
ospedali e a pubblicizzare il latte in polvere come il «sicuramente ottimo prodotto dei paesi ricchi». Promosso
da associazioni di consumatori parte nel 1977 il primo boicottaggio contro la Nestlé, multinazionale
leader del
settore. La denuncia da parte della compagnia per diffamazione di alcuni attivisti si trasforma presto in un
boomerang per l'immagine della Nestlé, per cui la Nestlé è costretta prima a cambiare
la pubblicità e infine, nel
1984, a promettere formalmente l'attuazione del «Codice Internazionale sulla commercializzazione dei
succedanei del latte materno», stilata da IBFAM (International Baby Food Action Network) e approvata nel
1981 dalla OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo WHO). Questo codice per la
promozione del latte materno (notoriamente migliore di qualsiasi latte artificiale soprattutto
per le difese immunitarie) e per la corretta condotta commerciale e pubblicitaria per i produttori e i rivenditori
del latte artificiale recita ad esempio: art. 5 - Per le madri e il pubblico in generale - «Non deve esserci
pubblicità o altre forme di promozione al pubblico di prodotti succedanei del latte materno», « le
industrie e i
distributori non devono fornire, direttamente o indirettamente alle gestanti, alle madri o a membri delle loro
famiglie, campioni omaggio dei succedanei del latte materno»; inoltre le etichette e il materiale informativo
devono indicare chiaramente la superiorità dell'allattamento al seno, le istruzioni di preparazione
adeguate e i
rischi nel caso di utilizzo inappropriato; infine invita i governi a trovare metodi legali per l'applicazione del
codice (l'Italia deve ancora recepire la direttiva CEE che si ispira a tale codice). La Nestlé,
però, ha ricominciato a non rispettare il codice e nel 1988 in 13 paesi è ricominciato il
boicottaggio.
Come in altri casi, il boicottaggio punta ad un prodotto specifico: in questo caso il Nescafè, tra i
maggiori
prodotti Nestlé, è indicativo di una politica di sfruttamento del sud. Anche in Italia, prima con
una petizione
lanciata dalla rivista «Azione Nonviolenta», e ora con il neonato NAM (Network per l'Allattamento Materno)
sta iniziando la campagna per il boicottaggio. Questa rete si propone come fine ultimo il raggiungimento
dello spirito e della lettera della «Dichiarazione degli
Innocenti - sulla protezione, promozione e sostegno dell'allattamento al seno» scritta dall'UNICEF e sottoscritta
da 32 governi e 10 agenzie ONU, che intende cambiare la «cultura dell'allattamento artificiale» in una «cultura
dell'allattamento al seno». L'idea della rete è di mettere in collegamento individui, associazioni o gruppi
interessati allo specifico, senza appesantire una struttura o sprecare energie nella duplicazione dell'informazione.
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