Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 24 nr. 214
dicembre 1994 - gennaio 1995


Rivista Anarchica Online

Svizzera: una storia che si ripete?
di Croce Nera Anarchica Ticino

La Croce Nera Anarchica, organismo di difesa delle vittime della repressione di Stato operante in Ticino dal 1976 (Caso Petra Krause) denuncia la sistematica persecuzione messa in atto nei confronti di Giorgio Bellini e Marina Berta da parte della magistratura. Bellini, già arrestato nel 1975 a Zurigo nell'ambito di un'inchiesta risoltasi con un non luogo a procedere, chiamato in causa, con un nulla di fatto, dal governo egiziano nel 1978 in relazione all'inchiesta Mantovani, detenuto illegalmente per 9 mesi in Germania nel 1981 in quanto ricercato dall'Italia per motivi politici e poi liberato con tante scuse è oggi di nuovo agli arresti. A suo carico ci sarebbero documenti della polizia politica della Germania dell'Est, ossia quei documenti che per decenni le borghesie occidentali hanno considerato lo specchio infamante delle dittature dell'Est e che oggi improvvisamente diventano fonti sicure e probanti per mandare in prigione i cittadini dell'Ovest. Rimane un mistero quale possa essere la differenza di affidabilità rispetto alle dichiarazioni del pentito Fioroni che nel 1981 avevano portato la Svizzera a respingere la richiesta di estradizione presentata dall'Italia a carico del Bellini per la completa mancanza di qualsivoglia riscontro oggettivo. Francamente, ci chiediamo se questa mania persecutoria nei confronti di Giorgio Bellini non abbia a che fare con un semplice dato di fatto già rilevato a suo tempo dal "Tages-Anzeiger" di Zurigo: "le disavventure giudiziarie di Bellini hanno soltanto una ragione certa: si tratta di un cittadino scomodo". Talmente scomodo che il suo impegno politico e sociale libertario, la sua costante denuncia dell'imperialismo, la sua attività culturale come giornalista e libraio a qualcuno continua a dare fastidio. Ora, nel timore che si ripeta un'altra volta il copione farcito di cumuli di congetture e speculazioni che ha caratterizzato più di un'istruttoria contro presunti autori di reati politici (dalle "prove" dei Tribunali di Stalin alle "prove" contro Valpreda ... ); che si utilizzino fonti illatorie per costruire un teorema di colpevolezza tanto privo di riscontri da risultare infalsificabile, costringendo gli inquisiti in un'assurda inversione dei ruoli, a dover dimostrare la propria innocenza; e che il fantasma delle schedature torni a colpire con le armi delle più arbitrarie connessioni, del "reato di conoscenza" e delle fantastiche deduzioni; chiediamo la revoca dei fermi e il ripristino delle garanzie di tutela dei diritti dell'individuo teoricamente sanciti dalla legge. Mentre lo stato di detenzione dei due ticinesi e dei due militanti antinucleari ginevrini arrestati lo scorso settembre su ordine del Ministero Pubblico della Confederazione si protrae ormai da oltre un mese, si moltiplicano anche in ambienti moderati le voci che ne chiedono la scarcerazione. Alle denunce di ostacolazione dei diritti della difesa da parte degli avvocati degli accusati si è aggiunta la ferma protesta della Lega Svizzera dei Diritti dell'Uomo. Al Pubblico Ministero si rimprovera in particolare il fatto di negare alla difesa l'accesso all'insieme dei dossier, il ritardo con il quale è stato concesso il primo colloquio dei detenuti con i legali che hanno il mandato di rappresentarli, l'incoscienza dell'accusa ("cattive fotocopie di pretesi documenti della STASI", afferma l'avvocato ginevrino Laurent Moutinot) e, per quanto concerne Olivier de Marcellus, il trasferimento arbitrario da Ginevra alla prigione vodese di Bois-Mermet, dove è trattenuto in isolamento. Per il professore di diritto Dominique Poncet, si tratta di una "procedura inammissibile, in contraddizione con i patti internazionali sui diritti civili", Secondo l'avvocato Dominique Barone, che difende la detenuta ginevrina, "Il Pubblico Ministero non sa nemmeno quali accuse formulare" e Tuto Rossi, avvocato di Bellini, precisa di "non aver visto ancora nessuna prova a carico del suo cliente". Anche negli ambienti degli esperti in giurisprudenza si fa largo l'ipotesi che i quattro arresti siano avvenuti sulla base di una mentalità inquisitoria per la quale prima si arrestano presumibili sospetti di reati e poi si cercano indizi o prove a giustificazione dell'arresto. Si assiste così a una curiosa inversione dei ruoli per cui non sta più alla magistratura provare la colpevolezza, ma all'accusato dimostrare la propria innocenza, cosa tanto più difficile in quanto non è nemmeno dato a sapere esattamente in cosa consistono le accuse.
Nella trasmissione "Zehn vor Zehn" mandata in onda venerdì scorso dalla Televisione della Svizzera Tedesca, avvocati e giuristi hanno concordemente affermato come a questo punto la procedura del pubblico ministero violi la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali del 4 novembre 1950, entrata in vigore per la Svizzera nel 197 4. Così, mentre si attende a giorni una sentenza del Tribunale Federale in merito alla legittimità del prolungamento della carcerazione, dall'avvocato Barbara Hug di Zurigo è stato inoltrato un ricorso contro il Ministero della Confederazione. Altre iniziative pubbliche di solidarietà con i carcerati hanno avuto luogo a Zurigo, con un meeting al Centro Kanzlei, a Lugano al Centro degli Orti e a Ginevra.