Rivista Anarchica Online
Hannah Arendt, anche e soprattutto donna
Ho letto con molto interesse l'intervista di Gaetano Ricciardo al sociologo Alessandro dal
Lago sull'originale
pensiero di Hannah Arendt ("A" 212). Qualificarlo "originale" è dir poco e dir molto. È
sicuramente adeguato
nella accezione di "origine", elevando lo così dal basso profilo di "stravagante", "particolare". La
categoria della
"natalità", lo sfondo del pensiero politico Arendtiano e della necessità dell'agire in cui si
concretizza la libertà,
conferma che l'origine sta per qualcosa e su qualcosa di decisamente materiale: la nascita, appunto.
Osservazione banale se la si valuta sul tradizionale, monotono, parametro filosofico in base a cui le cose
semplici si danno per scontate, le si cancella come indegne e si va avanti invece con le "alte" interpretazioni
sull'Essere, a beneficio di un futuro lontano quanto astratto. Questo è quanto ci hanno insegnato
i filosofi: o meglio, quanto il pensiero maschile ha saputo non dire sulla vita
e sui corpi. Ma perché questa "insensata"premessa per dire la mia critica alla citata intervista?
Perché non si può
prescindere dal fatto che Hannah Arendt, oltre ad essere ebrea, perseguitata e incompresa, è prima di
tutto una
donna. Certo questo non la rende più intelligente o più autorevole. Ma di sicuro la rende
più originale,
riconoscendo il suo pensiero come un corpo non estraneo al suo corpo. E non è poco che un corpo di
donna non
si sia estraniato dal pensiero. Non conosco in maniera approfondita l'opera di Hannah Arendt. Ma conosco
come e quanto su di lei hanno
pensato, dibattuto e scritto altre donne. Mi riferisco alle filosofe della "differenza". Ed è grazie a loro
che ho
scoperto, se così si può dire, quanto di nascosto c'era nel pensiero di una donna. Nascosto
perché non visto? Nascosto perché non interrogato? Nascosto perché taciuto? Non so
... Forse per tutto
questo ed altro ancora? Lo chiedo al professor Dal Lago e al suo interlocutore. Perché, pur
ammettendo la ripresa di interesse sul pensiero politico e sulla riflessione filosofica di Hannah
Arendt e biasimando l'inaccettazione da parte della cultura marxista e da quella di destra per opposti ma
speculari motivi di difficile collocazione, avete dimenticato di menzionare un filone di studi vivaci e di ricerca
stimolante come quello del pensiero femminista sulla differenza? Ve ne cito un elenco parziale. Spero non
mancherete di apprezzarli anche soltanto con la vostra attenzione.
Monica Cerutti (Gorduno)
Roberta Rossolini: "Nascere ed apparire. Le categorie del pensiero politico di Hannah Arendt e la filosofia
della
differenza sessuale" Rivista D.W.F. n° 2-3 1993
Adriana Cavarero: "Dire la nascita" in Diotima - mettere al mondo il mondo. La tartaruga 1990
Adriana Cavarero: "Nonostante Platone" Ed. Riuniti 1990
G. Duby e M. Perrot: "Storia delle donne in occidente. Il '900" Laterza 1992
Lea Ritter Santini: "La passione di capire. Hannah Arendt e il pensare letteratura" Introduzione a "Il futuro
alle
spalle" di Hannah Arendt. Il Mulino 1981
Laura Boella: "Pensare liberamente pensare il mondo" in Diotima op. cit.
Diana Sartori: "Dare autorità, fare ordine" in Diotima-il cielo stellato dentro di noi. La tartaruga
1992
Diana Sartori: "Nessuno è l'autore della propria storia" (Hannah Arendt) Tema del seminario
all'Università di
Verona 1994. Facoltà di Lettere e Filosofia.
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