Rivista Anarchica Online
Trasgressione a comando
Sono stati in parecchi ad applaudire ed a rallegrarsi alla notizia dei fatti avvenuti durante il
ferragosto scorso
a Riccione. La piazza che insorge contro i poliziotti che arrestano due piccoli spacciatori di fumo fa un
bell'effetto, in mezzo alla lobotomia generale che si acutizza durante il periodo estivo; diversi compagni,
anche non anarchici o libertari, compreso "il Manifesto" con un articolo di Zuffa, hanno prontamente colto
l'occasione per leggere nei fatti di Riccione un rigurgito di lotta politica, una nascente presa di coscienza
giovanile sul problema delle droghe, una più o meno lucida azione di rivendicazione. Ma veniamo
ai fatti, e agli antefatti. Per chi vive a Rimini o a Riccione, la piazza teatro degli scontri, nei
pressi di viale Ceccarini, è nota come "Columbus". Dal 1986, quasi tutte le estati, durante il periodo di
ferragosto, qui si verificano risse o tafferugli. Nel 1986 gli scontri videro come protagonisti alcuni gruppi
punk e skinhead, freak e cosiddetti paninari. Il via alle danze lo diede un gruppo di sedicenti fascisti e
naziskin, che fecero dei gavettoni d'acqua ad un gruppo di punks. Questi risposero giungendo infine alle mani
e coinvolgendo le altre tribù sopra citate. La spirale crebbe finché, per il ferragosto, fu guerriglia
per il
Columbus e per viale Ceccarini; vi furono addirittura alcuni tentativi di barricata ed auto rovesciate. L'evento
fu archiviato come tutto sommato modesto tentativo di imitazione del "Giorno del caos" dei punk tedeschi, ed
i saccopelisti si beccarono, utile capro espiatorio del caso, tutte le colpe che i perbenisti, bottegai ed
albergatori romagnoli attendevano da tempo di poter affibbiare loro per stroncare finalmente questa brutta
abitudine di dormire in sacco a pelo in spiaggia. Da allora la caccia la sacco a pelo si fece sempre più
cruda, ed è sempre più raro vedere qualche coraggioso
affrontare l'alba romagnola sotto i colpi di manganello dei poliziotti addetti alla "protezione dell'immagine
turistica". Del resto, usi, costumi ed abitudini sono comunque cambiati ed ai falò in spiaggia si preferisce
ormai tutt'altro. Ma il Columbus attraversa tutte le stagioni e salvo qualche rara eccezione non manca di
fornire la sua brava rissa o tafferuglio di ferragosto ogni anno: per i motivi più diversi, sempre che valga
la
pena ricercarli. Oggi il Columbus resta quel che è sempre stato: un punto di smercio di varie sostanze,
dal fumo alla maria,
all'eroina, alla coca, all'ecstasy, alle pasticche di ogni genere. E durante il periodo estivo, e normalmente
durante i fine settimana di tutto l'anno, qui si fermano gli acquirenti diretti verso le discoteche. Si "fa la
spesa", prima di entrare normalmente intorno alle due o alle tre. Questi clienti, estivi e dei fine settimana,
sono diversi per tipo di consumo e per costumi dagli acquirenti abitudinari. Non sono tossicomani, non
comprano eroina. Quando i soldi lo consentono loro, comparano coca, ma in linea di massima si limitano a
procurarsi qualsiasi cosa consenta loro, in un frullato selvaggio, di sballarsi completamente. Le pasticche e
l'ecstasy sono le preferite: lo slogan dell'estate, cantato in coro per il lungomare e sugli autobus notturni, era
"sale sale e non fa male". In gergo, la pasticca sale quando fa effetto; può salire tardi, può salire
presto, salire
male a seconda degli individui e delle altre sostanze a cui è stata associata. La pasticca è "pulita",
non richiede
pratiche e competenze particolari per la preparazione, è veloce, è difficilmente individuabile, non
è associata
ad immagini di degrado o di cosiddetta devianza, a differenza dell'eroina e anche del fumo. Che pure continua
ad avere estimatori fra il "popolo della notte", ed è anch'esso una sostanza richiesta da questo mercato
pre-discoteca. Questi ragazzi provengono da tutta Italia, hanno una età compresa tra i sedici e i trent'anni
grossomodo, in ugual misura uomini e donne; per la stragrande maggioranza studiano o lavorano, si tratta di
individui bene integrati e più o meno consci di aver accettato i valori diffusi e dominanti. In genere
vagano in
branco e si identificano fra gruppi scambiandosi i cori degli ultrà di calcio della città di
appartenenza. poi, a
seconda dei rapporti intessuti durante la stagione calcistica, si scambiano saluti, insulti o botte. La curva dello
stadio è lo stereotipo culturale attraverso il quale avviene l'identificazione, il riconoscimento
del "nemico"; attraverso il quale si svelano con pienezza i meccanismi diabolici di appartenenza al branco, di
solidarietà fra i membri, di sottomissione ai capi, di fede nella bandiera. Questi "branchi", legati al
consumo
discotecaro, sono la caratteristica nuova e principale del mercato turistico giovanile locale: gli imprenditori
turistici e la lobby del divertimentificio, discoteche e parchi acquatici, lo hanno scoperto subito. A differenza
dei saccopelisti del passato, questa "fascia di mercato" consuma e spende, non ha grosse esigenze in termini di
servizi, si accontenta di un letto qualunque, anche di un buco in un sottoscala, se ne frega nel modo più
assoluto delle condizioni ambientali o delle alghe: solitamente di giorno dorme. Unico neo, non si può
avere
tutto, i problemi di "ordine pubblico" dovuti allo sballo che è diventato un obbligo socialmente necessario
per
questi forzati della trasgressione. Questa quantità enorme di sballati che si riversa durante i fine settimana
e
nel periodo estivo fra discoteche, pub, pizzerie ed alberghi, crea risse a non finire, tafferugli fra branchi,
vandalismi per le vie e nei locali, superlavoro per i vari Pronto Soccorso che tutte le notti si vedono arrivare
ragazzi e ragazze collassati o con intossicazioni da alcool, oppure feriti da innumerevoli incidenti stradali. Al
problema si è trovata rapida soluzione. Tutte le discoteche ingaggiano squadroni di buttafuori,
costantemente in aumento. Polizia, Carabinieri e Vigili chiedono ed ottengono rinforzi, ed alle sei di mattina,
ora in cui comincia l'uscita dalle discoteche, vi sono più posti di blocco sulle vie principali di quanti non
se ne
vedano durante tutto l'arco dell'anno. Le auto o gli autobus notturni riversano questi sacchi dalle sembianze
umane nei pressi della pensione o dell'albergo, alle sei, alle sette, fino alle nove del mattino. Chi si regge
ancora in piedi raggiunge il letto, molti si accasciano sulle panchine o sui marciapiedi del lungomare a
dormire finché il sole non picchia troppo forte. La sera, si riprende da capo, finché ci sono soldi
e ferie. Questo è il pubblico che durante l'ultimo ferragosto ha dato vita ai tafferugli di Riccione. Due
poliziotti in
borghese arrestano due tizi con 250 grammi di fumo; i due fanno resistenza, i poliziotti cominciano a
picchiare per trascinarli sulla volante che è sopraggiunta. I due tizi dal finestrino incitano la folla che si
è
radunata tutto intorno ad aiutarli, mentre dalla volante si chiamano rinforzi. Quel che segue, è cronaca
da
stadio. Diversi gruppi, in totale un migliaio di persone circa, cominciano a rincorrere i poliziotti giunti per via
Ceccarini, fino all'arrivo della celere che saprà contribuire al divertimento inaspettato per questi ragazzi
in
attesa di recarsi in discoteca. I cori da curva e l'appartenenza di branco di cui sopra, hanno fatto il resto;
qualcosa di molto simile alle squadracce di triste memoria. Sarebbe una davvero miserabile soddisfazione,
se non completa idiozia, fare di questi fatti qualcosa di diverso
per il semplice fatto di aver intravisto un migliaio di ragazzi tener testa per un'ora ai poliziotti di Riccione.
Questi ragazzi volevano unicamente divertirsi, ed hanno colto l'occasione per menare le mani e provare per
un'ora l'ebbrezza di essere i padroni di viale Ceccarini. Si tratta purtroppo di un migliaio di cani da guardia ai
quali è stata sciolta la catena per qualche giorno, come avviene ogni domenica negli stadi di tutta Italia.
E'
difficile vedere in queste larve, che si imbottiscono di tutto pur di sballare ed evitare di pensare alla loro
esistenza avvilita ed alienante, qualcosa di diverso o di migliore; torneranno tutti, sono già ritornati,
scodinzolando alla loro catena e saranno questi i migliori servi del potere di domani. Questa è la
trasgressione a comando ed a pagamento, ed il suo senso, antico quanto attuale, è evidente: pane e
circo. Cercare ad ogni costo istanze libertarie nei comportamenti di questi branchi potrebbe essere
estremamente controproducente, oltre che dannoso. La cultura del branco è la violenza e la sopraffazione,
la
solidarietà riservata ai soli membri e le atrocità più inaudite per il "nemico", l'esterno
vissuto come mezzo da
usare per il proprio divertimento nel migliore dei casi, il maschilismo più becero e lo sciovinismo, il culto
del
leader e della bandiera. Insomma l'anticamera e il riconoscimento di ogni forma di autoritarismo e di potere.
Questi i meccanismo che hanno giocato intorno ai fatti di Riccione e che ogni sabato sera o ogni estate
potrebbero di nuovo scoppiare. Che alcuni compagni anarchici o libertari vi trovino motivo di interesse
politico o addirittura di soddisfazione,
ci sembra quantomeno avvilente. A meno che non si voglia festeggiare ogni azione intrapresa da chicchessia
contro polizia, carabinieri e sbirraglia in genere: festeggeremo anche la mafia e la camorra, in futuro? O
prenderemo a frequentare le curve degli stadi con striscioni nei e rossi?
Circolo Libertario (Rimini)
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