Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 236
maggio 1997


Rivista Anarchica Online

Un convegno sulle nuove lotte
di Guido Barroero

Si è tenuto sabato 22 e domenica 23 marzo, a Chiavari, un Convegno su "Flessibilizzazione del lavoro, segmentazione di classe e qualità delle nuove lotte", come prosecuzione ideale del Convegno di Genova-Sestri Ponente dell'1 e 2 novembre 1996.
Il pool delle riviste organizzatrici era sempre lo stesso: Collegamenti/Wobbly; Sindacalismo di Base; Ombrerosse-Materiali di discussione; Chaos; Comunismo Libertario. Ad esse si è aggiunto il Circolo Culturale Donato Renna di Chiavari che ha - anche materialmente - reso possibile l'iniziativa.
Una partecipazione discreta - sebbene un po' troppo caratterizzata geograficamente - ha contraddistinto la giornata di sabato: prevalentemente compagni della Liguria e del Piemonte, pochi provenienti da altre regioni.
Abbiamo parlato di prosecuzione del convegno genovese proprio perché in questi si era prevalentemente sviluppata un'analisi della ristrutturazione produttiva in chiave "oggettiva" e dunque precipuamente inerente la flessibilizzazione produttiva, le sue caratteristiche generali e specifiche, la critica delle categorie interpretative (post-fordismo, toyotismo, ecc.). Categorie che taluni pretendono di elevare a paradigma generale di ogni trasformazione presente dell'assetto socio-economico complessivo. Quello che evidentemente mancava era il quadro "soggettivo" delle condizioni di classe che la flessibilizzazione del lavoro - con i suoi effetti destrutturanti sulla solidarietà tra i lavoratori e sulla qualità delle lotte praticate e possibili - tende a frammentare.
A ciò si è tentato di ovviare con il convegno chiavarese dove la buona qualità delle relazioni è stata contrappuntata da un dibattito un po' parziale ma che ha offerto spunti assai interessanti.
Proprio per quanto concerne le relazioni ci corre l'obbligo di segnalare quella di Fumagalli (presentata in forma scritta in quanto il relatore è stato impossibilitato a partecipare fisicamente al convegno) per il suo ampio respiro. La relazione titolata "Le nuove forme della conflittualità nel paradigma dell'accumulazione flessibile", dettagliava le nuove conflittualità del lavoro e l'emersione del lavoro autonomo precarizzato come elemento nuovo di quadro. Un'analisi dei principali livelli di flessibilità del lavoro (flessibilità delle mansioni, flessibilità oraria e salariale, mobilità del lavoro, ruolo delle imprese cooperative e figura del socio-lavoratore) introduceva un'articolata analisi delle dinamiche della conflittualità, proprio in rapporto alle nuove figure del lavoro flessibile e precario e in particolare alle nuove forme di conflittualità territoriale. Una disamina della crisi di rappresentanza politica e sindacale di questi nuovi strati concludeva, con ricchezza di problematiche, la relazione.
Anche Cosimo Scarinzi si soffermava, nella sua relazione, nell'analisi delle forme di lavoro destrutturato e denormato, rilevando la problematicità e, al contempo, la necessità di una linea di difesa delle condizioni immediate d'esistenza in grado di saldare microconflittualità diffuse (che si manifestano con particolare radicalità anche in settori di lavoratori senza particolari tradizioni di lotta) e interessi percepiti come divaricati in un progetto comune. La natura organizzativa di questo progetto non potrà che emergere da una sperimentazione della quale l'attuale diversificazione delle ipotesi e delle proposte che emergono dal sindacalismo di base e alternativo è una valida palestra.
Concludeva la serie delle relazioni quella di Pino Caputo (della redazione di Chaos) che prendeva in esame, come paradigma del lavoro flessibile, il telelavoro (cioè il lavoro svolto a distanza tramite computer, modem e linee telefoniche) nelle sue svariate tipologie e in rapporto ai tentativi di una sua regolamentazione.
Il dibattito che si apriva dopo le relazioni si incentrava su questioni assai rilevanti ma poste da alcuni in maniera un po' troppo tranciante. Cioè se le attuali difficoltà ad individuare un terreno ad individuare un terreno di difesa sindacale ricomponente i diversi settori della working-class (normati e "garantiti", denormati, precarizzati, in nero, senza lavoro tout-court) non dovessero far propendere per la ricerca di una immediata trascrescenza sul piano politico di uno scontro sociale segmentato e frammentato, che in questo modo riacquisterebbe la sua comprensibilità e la chiarezza di scelte di campo. L'obiezione più condivisibile che è stata mossa a questa impostazione è che l'aut-aut fra una progettualità sindacale ed una politica non farebbe altro che trasferire sul piano della seconda tutte le difficoltà che si incontrano nella prima. Altra efficacia avrebbe - come da qualcuno è stato fatto notare - una estensione al territorio delle lotte dei lavoratori, ovvero una trasposizione sul terreno sociale della rivendicazione di diritti fondamentali di corporativismi settoriali e confliggenti.
Nel complesso il convegno si chiudeva con un bilancio soddisfacente, soprattutto se considerato come naturale prosecuzione di quello genovese del novembre scorso. Due occasioni di incontro e di dibattito (tre se si considera il Convegno FAI di Torino dei primi di gennaio) tra militanti politici e sindacali o semplici lavoratori, di aree anche diverse, su temi attuali e cogenti. Due occasioni di confronto non ideologico, ma ad ampio respiro e con l'attenzione dovuta alla soluzione pratica delle difficoltà del momento. E con i tempi che corrono non sembra essere poco.