Rivista Anarchica Online
Francisco Ferrer e la scuola moderna
di Francesco Codello
La vita, le battaglie, l'impegno pedagogico di Francisco Ferrer y Guardia (1859-1909), sostenitore di una
educazione libera, laica e libertaria. L'esperienza della Escuela Moderna
"Ho intenzione di fondare nella vostra città una Scuola emancipatrice
che avrà come scopo di togliere dai
cervelli ciò che divide gli uomini (religione, false idee sulla proprietà, patria, famiglia, ecc.) e di
ottenere la
libertà".
Così si esprime Francisco Y Guardia Y Ferrer (1859 - 1909) in una lettera ad un amico spagnolo di
Barcellona
durante il suo forzato esilio parigino causato dalla repressione che la monarchia spagnola ha messo in atto nei
confronti dei rivoluzionari libertari protagonisti delle lotte sociali, politiche, antimilitariste ed anticlericali. E'
proprio a Parigi che egli, entrando in contatto con numerosi esponenti dell'anarchismo internazionale tra i quali
Sébastien Faure, Jean Grave, Charles Malato e altri e con illustri personaggi della cultura come Emile Zola
ed
Anatole France, nell'ultimo decennio del secolo XIX, si forma e perfeziona le sue convinzioni libertarie e
pedagogiche. In questi anni di lavoro, studio e di numerosi viaggi conosce e frequenta con una certa
assiduità Paul Robin, Luigi
Fabbri, Luigi Molinari ed Elisée Reclus con i quali ha modo di approfondire e di sviluppare la sua
concezione
educazionista. La sua vocazione educativa a favore delle masse proletarie escluse dalle fonti della conoscenza
e della scienza
era già presente fin dalle origini del suo impegno politico-sociale come testimonia la fondazione nel 1884
di una
biblioteca ambulante che egli porta in giro per le realtà rurali della Catalogna per favorire la diffusione
di ogni
conoscenza e ogni sapere e consentire così una più profonda presa di coscienza circa
l'ineludibilità della
rivoluzione sociale. Ma le motivazioni che hanno ispirato il suo impegno nell'ambito dell'educazione
libertaria, sono anche di natura
psicologica nel senso di voler, per reazione anche istintiva, creare un contesto educativo che fosse completamente
diverso da quello che egli visse da ragazzo, in una Spagna fortemente segnata dalla cultura più reazionaria
della
Chiesa e della monarchia, nonché in una situazione familiare di forte stampo tradizionalista. Infatti
aderisce giovanissimo ad una setta massonica e più tardi testimonierà questa reazione psicologica
in
un'altra lettera, nella quale, fra l'altro, si può leggere una frase emblematica di tutto questo: "Non desidero
altro
che fare il contrario di ciò che ho vissuto". E' comunque grazie ad una consistente donazione in
denaro fattagli dalla signorina Meunier, conosciuta in un
corso serale di lingua spagnola che Ferrer teneva a Parigi, e conquistata ai suoi ideali laici e libertari
sull'educazione, che il nostro educatore poté iniziare la sua straordinaria e tragica avventura di simbolo
mondiale
dell'educazione libertaria.
Contro Stato e Chiesa Ma le ragioni del suo impegno e le motivazioni della
sua esperienza scolastica, trovano, come punto di partenza,
la convinzione e le ragioni di una forte critica alla logica e alla funzione ideologica che la scuola svolge nei
confronti delle giovani generazioni. Scrive Ferrer nel suo testo più noto "La Escuela Moderna.
Postuma explicacion y alcance de la ensenanza
razionalista" pubblicato solo dopo la sua tragica fine e cioè nel 1912 a Barcellona: "La scuola imprigiona
i
bambini fisicamente, intellettualmente e moralmente, per dirigere lo sviluppo delle loro facoltà nel senso
voluto;
li priva del contatto della natura per poterli modellare a sua guisa... L'educazione significa oggi domare,
addestrare e addomesticare... Si ha una sola idea molto precisa e una volontà; far si che i bambini siano
abituati
a obbedire, a credere e a pensare secondo i dogmi sociali che ci reggono... Non si bada ad assecondare lo sviluppo
spontaneo delle facoltà del bambino, di lasciargli liberamente soddisfare dei suoi bisogni fisici,
intellettuali e
morali; si tratta solo di imporgli per sempre di pensare altrimenti per conservare le istituzioni attuali; si vuole
insomma farne un individuo strettamente adattato al meccanismo sociale... Lo ripeto: essa (la scuola, ndr) non
è che uno strumento di dominazione nelle mani dei dirigenti. Costoro non hanno mai voluto l'elevazione
dell'individuo, ma il suo asservimento ed è perciò inutile sperare qualcosa dalla scuola
com'è organizzata oggi". Gli insegnanti, quasi sempre, non sono che strumenti coscienti della
volontà dello Stato di indottrinamento e di
riproduzione della cultura dominante obbligando e plasmando le giovani menti secondo i dogmi sociali, culturali,
religiosi che reggono la società autoritaria. Stato e Chiesa, secondo Ferrer, hanno come scopo
educativo quello di formare uomini servili e sottomessi
attraverso principalmente la menzogna di un falso sapere e della religione. Scrive ancora, per suffragare le
proprie convinzioni e le proprie critiche: "Si prenda in considerazione ciò che si
fa attualmente: fuori dai bisogni del bambino si è elaborato un programma di conoscenze che si giudicano
necessarie alla sua cultura e di buon grado, o per forza, senza risparmiare alcun mezzo, lo si obbliga ad
apprenderle. Però unicamente i professori comprendono questo programma e conoscono il suo
oggetto e la sua portata; non
il bambino. Da questo provengono tutti i difetti dell'educazione attuale... E a quali manovre devono ricorrere i
professori per dominare l'irriducibile difficoltà! Con ogni mezzo, qualcuno indecoroso, cercano di attirare
l'attenzione del bambino, la sua attività e la sua volontà e coloro che sono i più ingegnosi
in tali pratiche vengono
considerati i migliori educatori". Occorre contrapporre a questa scuola e a questa educazione allora delle
considerazioni e dei principi
completamente diversi e alternativi, che possono essere così riassunti: 1) Educazione dei bambini su basi
razionali
e su principi scientifici rifiutando ogni dimensione mistica e sovrannaturale; 2) Istruzione integrale e rifiuto
dell'educazione e dell'istruzione esclusivamente basata sull'intelletto; 3) Correlazione di metodi e programmi
con la psicologia del bambino; 4) Rilevanza data ad un'educazione pratica basata sulla legge "naturale" della
solidarietà. Ferrer insisterà sempre molto sul concetto di "razionale" e su quello di
"scientifica" come termini qualificanti
l'educazione. Il concetto di "razionale" si definisce molto in opposizione di un'educazione religiosa e dogmatica,
così come quello di "scientifica" si configura come una scommessa tutta positivistica sul valore assoluto
delle
scoperte scientifiche e nel mutuare dalle scienze, per applicarlo a tutti gli ambiti della vita umana e quindi
soprattutto all'istruzione e all'educazione, il metodo induttivo-deduttivo che le caratterizza. E' presente nelle sue
concezioni una forte segnatura di questi concetti anche a scapito, talvolta, dell'aspetto libertario dell'educazione.
La sua Escuela Moderna, sarà per certi aspetti molto diversa ad esempio dalla scuola di Jasnaja Poljana
di Tolstoj,
pur essendo tutte e due annoverabili nell'alveo della più esaltante esperienza libertaria. Così come
la sua
concezione di istruzione integrale, è sicuramente diversa da quella di Paul Robin e lo può vedere
e constatare
benissimo leggendo lo svolgersi pratico delle due esperienze di Cempuis e della Escuela Moderna. Ferrer sostiene
la validità di un'educazione pratica che però rimandi alla scoperta dei principi scientifici propri
del positivismo.
Dalla coniugazione di teoria e prassi nasce la dimensione rivoluzionaria del rifiuto della divisione gerarchica del
lavoro. Secondo Ferrer se il bambino viene educato all'uso della ragione ne farà automaticamente uso in
ogni
campo e in ogni attività sociale: il razionalismo è quindi, in questa logica, di per se stesso
libertario. In Paul
Robin, sono certamente presenti questi aspetti, ma l'accento è posto, secondo peraltro la tradizione di
pensiero
proudhoniana, nella formazione professionale e nella sua fondamentale importanza per avere comunque lavoratori
preparati e consci delle loro possibilità. Ferrer è sicuramente influenzato da Paul Robin e
anche se non visitò mai l'esperienza di Cempuis, intrattenne con
lui una regolare corrispondenza e si rifece all'esperienza dell' orfanotrofio francese nel progettare la sua scuola
catalana.
Femmine e maschi insieme Quando nel 1901 egli fece ritorno in Spagna, dopo
sedici anni di esilio, la situazione di questo paese era molto
difficile e problematica, per non dire disastrosa. Due terzi della popolazione erano analfabeti, solo un terzo delle
città aveva una scuola e molto conservatrice, sotto lo stretto controllo della Chiesa e della burocrazia
statale. L'otto settembre del 1901 viene inaugurata la prima Scuola Moderna con trenta alunni (dodici
bambine e diciotto
bambini). Fu subito praticata la coeducazione dei sessi nonostante nelle scuola spagnole non fosse mai praticata.
Nel 1905 nella sola provincia di Barcellona esistono già cento quarantasette succursali e nel 1908 nella
sola città
di Barcellona le Scuole Moderne sono ben dieci con circa mille studenti. Sorgono in questi anni su tutto il
territorio nazionale altre scuole a Madrid, Sevilla, Malaga, Granada, Cadiz,
Cordoba, Palma de Mallorca, Valencia. I presupposti sono quelli appunto di un insegnamento razionale e
scientifico (positivismo ferreriano),
dell'educazione intesa come elemento determinante della rivoluzione sociale (più Kropotkin che
Bakunin), del
rifiuto assoluto dell'insegnamento religioso e quindi anche della non accettazione di una sorta di neutralità
rispetto
alla religione (differenziandosi in questo da Robin) e di un certo ateismo militante, di un rifiuto assoluto di ogni
ingerenza dello Stato nell'educazione e nell'istruzione, del valore della coeducazione dei sessi e delle classi
sociali in un sistema educativo di insegnamento misto e non classista. L'attività scolastica si
arricchisce di una biblioteca, di una casa editrice per stampare i testi scolastici in modo
autonomo e idoeni a questo insegnamento e a propagandare le idee libertarie , anticlericali e antimilitariste. Viene
pubblicato un bollettino (Boletin de la Escuela Moderna) diretto all'inizio da Anselmo Lorenzo che uscirà
per
sessantadue numeri tra l'ottobre del 1901 e il maggio del 1909. Ferrer completa il suo disegno con la
fondazione di una scuola per formare gli insegnanti secondo i principi laici
e razionalisti (Escuela Normal). L'educazionismo di Ferrer risulta chiaramente, oltre che da questa impresa
assolutamente unica nella storia del
pensiero alternativo per dimensioni e per complessità, dalla sua convinzione che l'ignoranza è
causa fondamentale
delle differenze di classe e contribuisce a mantenere le disuguaglianze, l'educazione è quindi un elemento
rivoluzionario per eccellenza. Prevale in Ferrer la dimensione e l'importanza del pensiero e delle idee sulle
condizioni materiali come elemento di promozione del cambiamento. La Scuola Moderna ha quindi una
missione redentrice da compiere nei confronti del proletariato e dell'umanità
intera. Ed è proprio la scienza positiva che conferisce all'educazione stessa un carattere fortemente
rivoluzionario
perché libera le menti da ogni dogma. E' altresì evidente come Ferrer privilegi l'aspetto dei
contenuti nel definire
la pedagogia in quanto libertaria: i campi del sapere sono forieri di emancipazione, occorre diffonderli e mutuare
da essi una metodologia di libertà, di ricerca, di autonomia. Traspare nelle tesi ferreriane una
concezione alquanto idealizzata della scienza che risente degli influssi culturale
dell'epoca. In una lettera scritta poco prima dell'apertura della prima scuola possiamo trovare in sintesi alcune
delle idee
ispiratrici dell'intero percorso culturale di Ferrer: "Secondo il mio piano si tratterà di una scuola
elementare... Sarà
mista, maschile e femminile, come Cempuis. E tale dovrà essere, secondo me, la scuola dell'avvenire. Di
giorno
servirà ai bambini e la sera sarà aperta agli adulti... Vi si terranno anche delle conferenze, ci
sarà un locale a
disposizione dei sindacati, delle associazioni operaie e delle casse di resistenza che non si occuperanno di
elezioni, né di migliorare la propria posizione di classe, ma che lavoreranno per ottenere la completa
emancipazione".
Lo strumento cervello Ferrer pensava ad una scuola
e ad un'educazione che non si risolvesse al proprio interno, dando cioè solo spazi
di libertarismo all'interno di una sorta di isola felice, ma l'obiettivo primario era quello di contribuire
all'emancipazione dei lavoratori attraverso l'educazione e l'istruzione. Ferrer cercava di far leva sul concetto di
autoeducazione proletaria ma non voleva che la sua scuola fosse frequentata solo da figli di operai, anzi cercava
di avere bambini di classi sociali diverse confidando di poter superare, almeno tra i bambini, la divisione in classi.
Considerava innaturale l'antagonismo di classe tra persone razionali. La scommessa sulla razionalità
dell'individuo è il cardine della sua concezione pedagogica e filosofica. Egli era convinto che crescendo
in un
contesto educativo libertario e ispirato al razionalismo, i ragazzi sarebbero diventati adulti indipendenti ed
autonomi, di per se capaci di costruire una società conseguentemente libertaria. In sostanza è
l'individuo che
bisogna liberare e non la classe. "L'aspirazione che spinge l'umanità a seguire la via del progresso non
consiste nel trionfo di tale o talaltro partito
o sistema, ne nella realizzazione di tale o talaltra età dell'oro più o meno bella, concepita
dall'immaginazione di
infelici immersi in avversità irreparabili che sognano la felicità, bensì nel raggiungere
un regime sociale libero
da ogni privilegio, che metta l'individuo in grado di godere appieno il suo diritto immanente all'educazione
naturale, libero da ogni vincolo economico o politico, e che garantisca alla società l'accettazione
immediata e
generale di ogni idea e ogni scoperta che richiedono applicazione pratica, senza che lo impediscano timori
tradizionali né indebito attaccamento ai cosiddetti diritti acquisiti". L'insegnamento proposto da Ferrer
non accetta né dogmi né le consolidate tradizioni perché "sono delle forme
che imprigionano la vitalità mentale in limiti imposti dalle esigenze di fasi transitorie dell'evoluzione
sociale. Noi
non accettiamo che soluzioni dimostrate dai fatti, teorie ratificate dalla ragione, e verità confermate da
prove certe.
Scopo del nostro insegnamento è che il cervello dell'individuo deve essere lo strumento della sua
volontà". Ferrer dichiara esplicitamente di preferire di più la spontaneità libera di un
bambino che non sa nulla che
l'istruzione di parole e la deformazione intellettuale di un bambino che ha subito l'educazione
dell'epoca. Proposito della Escuela Moderna è quello di "coadiuvare rettamente, senza concessioni
ai procedimenti
tradizionali, l'insegnamento pedagogico basato sulle scienze naturali". Ferrer non si nasconde le difficoltà
e i
pregiudizi che occorre sconfiggere sia di ordine sociale, culturale che pedagogico. L'educatore della sua
epoca, sostiene Ferrer, impone, viola, costringe sempre; mentre il vero educatore, il vero
maestro, sarebbe colui che, contro le proprie idee e contro la propria volontà, difende meglio e stimola
le energie
proprie del bambino: "Noi vogliamo uomini capaci di distruggere, di rinnovare di continuo gli ambienti e di
rinnovare se stessi, uomini la cui forza consiste nell'indipendenza intellettuale, che non si assoggettino mai a
nulla, sempre disposti ad accettare il meglio, felici per il trionfo delle idee nuove, aspiranti a vivere vite molteplici
in una sola vita". Ferrer è naturalmente convinto che il bambino nasca senza preconcetti e che
acquisisca col trascorrere del tempo
le idee di chi lo circonda, modificandole poi attraverso le conoscenze e la propria esperienza nonché con
la propria
riflessione ed elaborazione personale. Da ciò deriva la convinzione che se si desiderano essere liberi e
autonomi
non bisogna assolutamente, da parte degli adulti, credere in ciò che non sia dimostrabile scientificamente
e con
l'esperienza diretta dell'osservazione razionale. Egli si fa alfiere di un'educazione razionale che permetta
all'uomo di sviluppare le sue facoltà di "desiderare, di
pensare, di idealizzare, di sperare". Rinnovare radicalmente l'educazione quindi sulla base del rifiuto di
un'impostazione pedagogica che fondi tutta la sua struttura sull'istruzione teorica, sull'acquisizione cioè
di
conoscenze che non hanno significato per il bambino, a favore invece di un'istruzione pratica, il cui obiettivo sia
ben visibile ed esplicito, attraverso la pratica della manualità e della costruzione attiva del sapere: "Il
proposito
(della Scuola Moderna, ndr) è di coadiuvare onestamente l'insegnamento pedagogico basato sulle scienze
naturali,
senza concessioni ai procedimenti tradizionali... Non si educa integralmente l'uomo disciplinando la sua
intelligenza, omettendone il cuore e relegandone la volontà... E siccome abbiamo come guida educativa
le scienze,
le scienze naturali, sarà facile capire ciò che segue: faremo in modo che le rappresentazioni
intellettuali, che la
scienza suggerirà all'allievo, vengano convertite in sentimenti e vengano amate profondamente.
Perché il
sentimento, quando è forte, penetra e si diffonde nel più profondo dell'organismo umano, dando
forma e colore
al carattere personale".
Razionalismo pedagogico Il concetto di educazione integrale, motivo costante
nel pensiero dei pensatori e militanti anarchici da Proudhon,
a Bakunin, a Kropotkin, in Francisco Ferrer assume delle caratteristiche diverse e degli sviluppi pratici differenti
che non quelli propri di Paul Robin o di Sébastien Faure. Infatti mentre in questi ultimi l'istruzione
integrale è
vista, nel suo sviluppo pratico in educazione, come un apprendistato politecnico, sull'onda delle teorie di Fourier
e di Proudhon, che doveva servire a preparare un lavoratore più indipendente ed autonomo, Ferrer pone
più
l'accento sul concetto di educazione integrale come sviluppo delle diverse potenzialità più che
come preparazione
ad un determinato lavoro. E' quindi più educativa che istruttiva l'opzione che il catalano assume come
uno dei
punti centrali del suo impianto teorico-pratico. Costituisce insomma più una dimensione e una lettura
psicologica
dello sviluppo della personalità che una vera e propria teoria e pratica istruttiva finalizzata ad un progetto
pratico
e contingente di formazione professionale. Non ci sono laboratori nella Scuola Moderna, non c'è
apprendistato, ma attenzione al rapporto teoria e pratica,
nel senso che alla teoria, seguendo le indicazioni del razionalismo scientifico dell'epoca, si deve arrivare, anche
in ambito educativo, attraverso la sperimentazione pratica. Il razionalismo pedagogico del Ferrer consegna
alla Scuola Moderna la missione di liberare l'uomo dalle
molteplici schiavitù: la scuola come elemento propulsore del cambiamento rivoluzionario non solo nei
confronti
del pregiudizio religioso, ritenuto comunque da Ferrer come elemento centrale dell'oppressione e del
condizionamento, ma rispetto a tutti i dogmi e ai vari ostacoli che impediscono l'emancipazione
dell'umanità.
Scrive allo scopo Ferrer che la Scuola Moderna "adotta quindi il razionalismo umanitario che consiste
nell'infondere nell'infanzia il desiderio di conoscere l'origine di tutte le ingiustizie sociali, perché
conoscendole,
essa possa a sua volta opporvisi e combatterle. Il nostro Razionalismo Umanitario combatte le guerre fratricide
interne ed esterne, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, la schiavitù della donna; combatte tutti i nemici
dell'armonia umana, ignoranza, vizio, cattiveria, orgoglio ed altre brutture che tengono gli uomini divisi in
oppressori e oppressi". E' insomma la scienza positiva che trasforma l'educazione in un fatto assolutamente
rivoluzionario. Nel pensiero
di Ferrer coincidono due filoni di queste teorie: il razionalismo del libero pensiero e lo scientismo positivista che
è alimentato soprattutto dalle teorie evoluzioniste di Herbert Spencer e di Eliseo Reclus e Ernst Hackel.
Il suo
razionalismo educativo è guidato dalla ragione naturale e dalla scienza. Questo insegnamento razionale
e
scientifico si differenzia e si oppone sia all'insegnamento religioso, puramente mistificatorio, che a quello laico
che, denuncia Ferrer, diventa facilmente insegnamento politico. Gli uomini che si formeranno con questa nuova
impostazione e con queste teorie pedagogiche non si aspetteranno niente da nessuno se non da se stessi e dalla
solidarietà liberamente organizzata ed accettata. Ferrer difende la propria convinzione in una scienza
eticamente neutra, senza pregiudizi e in antitesi a ogni
dogma, che combatte tutti i pregiudizi. Solo la scienza, ai suoi occhi, può disfare l'uomo da ogni
compromesso
religioso, morale o di altro genere. Ciò è, secondo Ferrer, conforme alla natura dell'uomo e
abbiamo quindi una
perfetta coincidenza tra ragione e natura, in modo che la ragione naturale si oppone in tutto alla ragione artificiale
o falsa ragione. Un'educazione razionale, conseguentemente, sarà quella che si basa unicamente sulle
necessità
naturali della vita e pertanto si tratta di fondare tutto sulla ragione naturale. "Noi dobbiamo seguire con la
più grande attenzione i lavori degli scienziati che studiano il bambino e sforzarci
di ricercare i mezzi per applicare le loro esperienze all'educazione che vogliamo instaurare al fine di raggiungere
una liberazione sempre più completa dell'individuo... Una certezza ci sosterrà nel nostro lavoro
sapendo che
anche senza raggiungere del tutto il nostro scopo, e prescindendo dall'imperfezione della nostra opera, faremo
di più e meglio di quanto realizza la scuola attuale".
Parola-chiave: la libertà Per rinnovare la scuola ci sono
due possibilità secondo Ferrer: studiare il bambino in modo da poter dimostrare
l'inadattabilità della scuola stessa e migliorarla quindi progressivamente oppure fondare scuole
alternative. La prima strada è sicuramente positiva ed utile al fine di promuovere e far maturare la
coscienza scientifica degli
studi sui bambini e sul loro processo evolutivo. Ma Ferrer al contempo denuncia anche il ruolo ideologico di
asservimento e di condizionamento che la scuola svolge nei confronti della generazioni, tanto che lo Stato investe
sempre più su di essa perché sempre più è evidente l'importanza di questo mezzo
per garantire il consenso e
reprimere il dissenso. Va quindi considerato l'aspetto politico sociale della questione e prodigarsi, secondo Ferrer,
per fondare scuole diverse e libere. La libertà dell'insegnamento è, per il nostro, la grande
preoccupazione del secolo. Ma il problema principale da
porsi non è tanto cosa si deve insegnare ma come si deve insegnare: "Si insegni storia o agricoltura,
letteratura
o chimica, algebra o greco, risulterà sempre che si sarebbe potuto farlo in due modi; uno che irrobustisce
il
giudizio, l'altro che lo atrofizza e lo falsa al suo nascere; uno che fissa per sempre all'alunno l'ordine delle
nozioni che si presentano al suo esame per la prima volta; l'altro che lo disgusta per sempre. La pedagogia
consiste esattamente nel conoscere, formulare e applicare nella misura del possibile il primo di questi metodi"
e la scuola deve stabilire il contatto tra l'allievo e il sapere umano. La libertà dell'insegnamento si esplica
e si
realizza pertanto nel lavoro dell'insegnante che provoca nell'allievo il venire alla luce nell'allievo i diversi ordini
di interessi e di emozioni garantendo che questo processo formativo avvenga nelle migliori condizioni possibili.
L'insegnante dovrebbe, secondo Ferrer, non tanto insegnare "la verità degli altri" ma invitare l'allievo "a
scoprire
una verità che sia un po' la sua verità, per mezzo di un metodo che egli stesso
perfezionerà a poco a poco". La
parola chiave è dunque: libertà: "Libertà per l'allievo di mostrarsi com'è e di
progredire verso il sapere secondo
la propria legge e le proprie forze, non sotto la soffocante autorità di un ordine imposto, di una formula
stabilita
in nome della perfezione e dell'assoluto. Libertà per il maestro di fare ricorso a tutti i mezzi necessari per
sviluppare e interessare l'allievo". La Scuola Moderna, negli intenti del suo fondatore, non doveva diventare
tanto il modello perfetto della futura
scuola di una società matura, quanto la sua promotrice, "cioè la negazione positiva della scuola
del passato,
perpetuata nel presente, l'orientazione veritiera verso quell'insegnamento integrale nel quale si inizierà
l'infanzia
delle future generazioni nel più perfetto essoterismo scientifico". Il compito quindi della Scuola Moderna
è far
si che i bambini e le bambine che la frequentano giungano ad essere persone istruite, giuste e libere da ogni
pregiudizio. Inciterà, svilupperà, dirigerà le attitudini proprie di ogni bambino
affinché questa enorme ricchezza
di diversità contribuisca ad arricchire l'intera società. Per far in modo che ciò avvenga
fin da subito, i locali della
Scuola sono sempre aperti, anche la domenica, e vengono favoriti gli incontri con l'intera comunità
sociale.
Questa scuola rappresenta quindi un elemento di forte discontinuità con il sistema educativo tradizionale
e con
i valori autoritari dello Stato e al contempo ricerca assiduamente la continuità e la contiguità con
l'ambiente
sociale nel quale è inserita. Per garantirsi l'autonomia dallo Stato, la Scuola Moderna era a
pagamento, ma ognuno contribuiva secondo le
sue possibilità. Era, come abbiamo visto, mista e non vi era un atteggiamento di neutralità nei
confronti delle
religioni ma alla dimensione religiosa si contrapponeva esplicitamente l'ideale della razionalità e dello
spirito
scientifico. La scienza non era insomma solo un insieme di saperi da diffondere ma costituiva, oltre che un
metodo, anche una fonte di valori per l'intera vita. Non potevano peraltro, viste le premesse, esistere premi o
castighi, ne esami, ne alcuna forma di valutazione, solo la semplice registrazione dei progressi compiuti dagli
allievi nell'ottica di un'educazione e di un'istruzione permanente e ricorrente. Era però sicuramente
molto più "scuola" delle altre esperienze, soprattutto se paragonata alla scuola di Tolstoj.
L'attenzione sui contenuti scientifici e sulla loro connaturata potenzialità rivoluzionaria, facevano
dell'esperienza
del Ferrer un modello più scolastico anche di quelle di Robin e Faure.
Sfumature molto delicate Forte è il senso del rispetto per i tempi e le
modalità diverse in ogni bambino nei confronti dell'apprendimento:
"Si inizi l'istruzione quando il bambino stesso la richiede. Tutto il programma scolastico, che è il
medesimo, per
esempio, in tutte le regioni della Francia è ridicolo... Perché non lasciare al professore l'iniziativa
di fare ciò che
gli pare visto che conosce i suoi alunni meglio del signor ministro o di qualunque burocrate e deve avere la
libertà
necessaria per regolare l'istruzione a suo piacere e a quello dei suoi discepoli. La medesima razione per tutti gli
stomaci; la medesima razione per tutte le memorie; la medesima razione per tutte le intelligenze, gli stessi studi,
gli stessi lavori". Ferrer ritiene essere un errore enorme quello di considerare necessario applicare in una
scuola una regola uniforme
per tutti gli alunni: "L'applicazione di una regola uniforme è il mezzo più ingiusto a cui si possa
fare ricorso,
proprio perché una stessa azione compiuta da bambini di caratteri diversi è ispirata da motivi
diametralmente
opposti, e per operare con efficacia con ciascuno di questi bambini occorre conoscerli... Per conoscere nei
particolari ciascuno dei discepoli, l'insegnante deve osservarli sempre, soprattutto nei piccoli particolari,
perché
le questioni di dettaglio che sembrano più insignificanti sono di solito quelle che manifestano meglio il
carattere
di un bambino, giacché l'educazione si compone di sfumature molto delicate che si sovrappongono senza
la
minima strozzatura... Come corollario, è della massima importanza concedere ai bambini la
libertà completa di
giocare come vogliono, con l'unica riserva che non facciano nulla di dannoso per se e per gli altri... E'
assolutamente necessario che l'osservazione scrupolosa dell'insegnante si eserciti con la massima riserva,
perché
i bambini, quando si sentono osservati, smettono di essere sinceri". Nel 1906, mentre il movimento delle
Scuole Moderne si è sviluppato in tutta la Spagna, Ferrer viene accusato di
essere complice e mandante dell'attentato contro il re Alfonso XIII, compiuto da un libertario di nome Matteo
Moral che aveva lavorato come traduttore presso la Scuola Moderna. La scuola viene chiusa e Ferrer arrestato.
Dopo tredici mesi di carcere viene processato e poi assolto grazie soprattutto alla mobilitazione internazionale
che si sviluppa in suo favore. Ripara nuovamente in Francia dove il suo impegno a favore di un'educazione
libertaria si concretizza nella fondazione di una rivista "L'Ecole Renovée" a Bruxelles e poi a Parigi. Gli
scopi
di questa rivista sono già contenuti in una lettera del 3 dicembre 1907 a Laisant: "Scopo di questa rivista
è la
elaborazione di un piano di educazione razionale, conforme alle osservazioni della scienza attuale". Il primo
numero porta la data del 15 aprile del 1908 e in questa rivista collaborano numerose personalità della
cultura
scientifica e pedagogica dell'epoca che si riconoscono nei principi ferreriani. In una circolare indirizzata a
numerosi esponenti rivoluzionari libertari e a uomini di cultura dell'epoca datata
aprile 1908, Ferrer annuncia che si costituita anche una "Lega Internazionale per l'Educazione Razionale
dell'Infanzia, i cui principi enunciati sono: 1) L'educazione dell'infanzia deve fondarsi su una base scientifica
e razionale...; 2) L'istruzione è solo una parte dell'educazione; L'educazione morale... deve risultare
soprattutto
dall'esempio e appoggiarsi sulla grande regola naturale della solidarietà; 4) E' necessario che i programmi
e i
metodi d'insegnamento siano adattati fin quanto è possibile alla psicologia del bambino. Ferrer
rientra in Spagna nel 1909, durante i fatti della "Semaña tragica" per motivi familiari. Riconosciuto viene
immediatamente arrestato e rinchiuso in carcere con l'accusa di essere uno dei fomentatori della rivolta. Il
tribunale di guerra lo condanna senza prove a morte, nonostante una enorme e diffusa protesta si levi in tutto il
mondo. Il 13 ottobre 1909 Francisco Ferrer viene fucilato nella fortezza di Montjuich a Barcellona. Prima di
essere assassinato alla domanda su un eventuale ultimo desiderio da esprimere risponde al governatore: "Vorrei
semplicemente, se la cosa è possibile, non essere obbligato a mettermi in ginocchio e di non avere gli
occhi
bendati". Immediatamente prima che il plotone di esecuzione compia questo crimine di Stato, Francisco Ferrer
urla all'umanità intera il suo ideale: "Bambini miei, guardate bene! Non è colpa vostra. Io sono
innocente, Viva
la Scuola Moderna!".
Leggere Francisco Ferrer
- -Tina Tomasi, Ideologie libertarie e formazione umana; La Nuova Italia, Firenze, 1973
- -Maurice Dommanget, Francisco Ferrer; Société Universitaire d'Editions et
de Librairie, Paris,
1952
- -Jordi de Cambra Bassols, Anarquismo y positivismo. El caso Ferre; Centro de investigationes
sociologicas, Madrid, 1981
- -Michel P. Smith, Educare per la libertà; Eleuthera, Milano, 1990
- -Francesco Codello, Educazione e anarchismo; Corso, Ferrara, 1995
- -Francisco Ferrer, La Scuola Moderna; La Baronata, Lugano, 1980
- -Boletin de la Escuela Moderna; Il Vulcano, Treviolo (BG), 1980
- -Sol Ferrer, Le veritable Francisco Ferrer; Ed. Les Deux Sirenes, Paris
- -Francisco Ferrer: un rivoluzionario da non dimenticare; Il Vulcano, Treviolo (BG),
1993
- -Guiseppe Galzerano, La pedagogia anarchica in Ferrer; in: Il calendario del popolo, anno
49 n.
563, Milano, marzo 1993
- -Francesc Ferrer i Guardia i l'escola moderna; Ateneu Enciclopedic Popular, Barcellona,
1991
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