Rivista Anarchica Online
Se questa è trasgressione
di Emanuela Scuccato
Lo hanno già premiato a Berlino, dove è risultato vincente; ora
Woody Harrelson avrebbe potuto portarsi a casa
anche l'Oscar come miglior attore protagonista. Qualcuno - Natalia Aspesi - lo ha definito "interessante e
divertente" e questa è stata più o meno l'opinione corale
di tutta la critica cinematografica italiana, con qualche isolato: peccato però che ci tocchi prendere le parti
di un
pornografo!, osato un po' snobisticamente da schizzinosi non abbastanza al passo coi tempi. Avete presente
i manifesti pubblicitari con quel giovane uomo crocefisso al pube di una donna? Bene! Il film è
proprio quello, è Larry Flynt - Oltre lo scandalo. Ultima fatica di Milos Forman. Ed
è, nelle intenzioni del suo
regista, un film sulla censura. La censura, un tema goloso; la censura e la pornografia poi... Gli spunti alla
riflessione non dovrebbero mancare. Anche se quei manifesti pubblicitari, mah... Quando mai si è visto
un uomo,
giovane e bello, crocefisso a un pube di donna? Mettiamo da parte ogni diffidenza, accantoniamo il sospetto che
si tratti di una operazione un po' furbetta e paghiamo il biglietto. Paghiamolo, alla fine, questo prezzo.
Per ricevere in cambio qualcosa. Cosa, in questo caso? La parabola ascendente di Larry Flynt comincia
presto.
Quando, ragazzino intraprendente, gestisce con l'aiuto del fratello un casereccio spaccio di alcolici. Che è
lui
stesso a produrre in una capanna-distilleria nel folto dei boschi. Forman abbozza il ritratto psicologico del
futuro proprietario della porno rivista Hustler (ed attualmente, come
ci informano i titoli di coda, di altre 29 riviste di tal fatta) con pochi, ma efficaci tratti: spregiudicato, industrioso,
risoluto a lasciarsi alle spalle, costi quel che costi, la cornice di estrema povertà dalla quale proviene.
Padre
ubriacone e profittatore compreso. Poche sequenze e ritroviamo il nostro eroe, adulto, nell'Ohio, dove
è gerente in compagnia dell'inseparabile
fratello di un localetto che offre svariati numeri di strip-tease. I Flynt sono "al verde". Come
uscirne? Individuato il problema, e il problema è "che la gente non sa quanto scopano bene queste
ragazze", si tratta
solamente di porvi rimedio. E se la pubblicità è l'anima del commercio, riflette il caleidoscopico
Larry, perché
non provare a pubblicizzare quelle "vagine" che Dio stesso ha provveduto a creare? Detto fatto. Al
fotografo appena ingaggiato, che vorrebbe ingentilire i suoi scatti con decorazioni floreali, Flynt chiarisce con
paziente ragionamento sillogistico che "noi non vogliamo vendere fiori". Della signorina in questione, esemplifica
con professionalità, si vuole vendere proprio ciò che ha in mezzo alle gambe. E passa di
persona ad illustrare come. Esaurito il proemio, il racconto filmico si snoda didascalico: Larry incontra
l'amore in Althea, una spogliarellista
non ancora maggiorenne che si esibisce nel suo locale; i due - uniti sono una potenza! - cominciano a fare un
mucchio di quattrini; la censura crea le prime grane. L'apice della travagliata vicenda di questo instancabile
manager, su cui si incardina a questo punto una piccola
industria del porno, è rappresentato dalla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti d'America,
divenuta
storica, che nel 1988 lo assolse dall'accusa di aver subdolamente e volgarmente diffamato con le sue
pubblicazioni uno dei leader religiosi più in vista del Paese. Per Larry Flynt, bizzarro paladino della
libertà di stampa, quantunque di ben basso livello, è il trionfo! The end. Congegnato
benissimo, di scrittura accattivante, televisivamente appetibile, il film di Forman è, a mio avviso, un
prodotto culturalmente e politicamente disonesto. Se la scelta di raccontare la storia di un pornografo
plurimiliardario voleva essere provocatoria, la provocazione -
tutto qua? - è del tipo "digestione no-problem". Non solo viene ottimamente riassorbita dallo stesso
Sistema che l'ha prodotta, potremmo anzi dire che gli è
assolutamente funzionale. Se fossimo in vena di dejà vu diremmo che "...Essi non sono più
immagini di un altro
modo di vita, ma sono piuttosto ibridi o tipi usciti dalla solita vita, che servono ad affermare piuttosto che a negare
l'ordine costituito. (L'uomo a una dimensione, H. Marcuse)". Dio, Stato e Famiglia sono infatti
i confini entro i quali, ancora una volta, viene fatta rientrare tutta la vicenda. Un dio infine negato; uno stato
combattuto a suon di dollari; una famiglia sui generis: d'accordo! ma pur sempre
Dio, Stato e Famiglia, perni di un Potere disposto forse a perdere una battaglia, certamente non a farsi mettere
radicalmente in discussione. (Posto che Larry Flynt o Milos Forman, cecoslovacco di nascita e americano dal '95,
si siano mai sognati di farlo!). "L'America è un grande Paese dove tutti hanno il diritto di dire quello
che vogliono, anche se quello che dicono
non ci piace. Perché gli Stati Uniti d'America sono un Paese libero". Alla pari di un rullo compressore
questo è
il leitmotiv che ci accompagna per tutto il film, riuscendo infine a vanificare completamente lo sforzo di cogliere
quel groviglio di significato che a Berlino e da noi in molti sono pur riusciti a districare con soddisfazione. E chi
non lo conosce questo ritornello? Chi non conosce l'epopea dei primi pionieri d'America, questi eroi che hanno
saputo costruire dal nulla un Grande Paese? Ecco, Larry Flynt ha tutte le stimmate del pioniere. E' un eroe
negativo, sicuro! ma pur sempre un eroe. E l'America sa come vendere i suoi eroi. Oltre lo scandalo, non
è un film sulla censura, nè tanto meno sulla
pornografia. E' semplicemente un'operazione commerciale gestita con tattica sapiente dalle potentissime
industrie
cinematografica e pornografica. Un prodotto rozzo, un film che non si perita di lasciar passare battute del tipo:
"Larry, questa ragazza è frigida" e lui, calandosi le brache: "Beh! vediamo cosa si pu
fare..." Indimenticabili restano le ultime strisciate, quando Flynt riceve dal suo avvocato - altro personaggio
mitologico -
la notizia della vittoria alla Corte Suprema. Ormai paralizzato da anni per le fucilate di un ignoto squilibrato,
Larry sta vedendo un video di Althea, la moglie
nel frattempo morta di AIDS. La poveretta (nella vita l'attrice Courtney Love, moglie di Kurt Kobain, il leader
dei Nirvana morto suicida), "fottuta, drogata e ora anche con l'AIDS", come l'aveva salutata il marito uscendo
di galera, sta esibendosi, fiasco alla mano, in uno spogliarello ad uso - come lei stessa lo definisce - del suo
amatissimo "storpio". E lui? Lui piange. Quasi quasi si avrebbe voglia che i piccoli E.T. di Tim
Burton invadessero lo schermo. Si avrebbe voglia che la
scena di Mars Attack! in cui il presidente degli Stati Uniti, alias quella faccia di bronzo di Jack Nicholson,
pronuncia il suo ipocrita e melenso discorso di fronte all'ambasciatore di Marte, si sovrapponesse come per
incanto a queste sequenze finali di Larry Flynt - Oltre lo scandalo... Il piccolo alieno piangerebbe, come
accade infatti in Mars Attack!... Oh sì, piangerebbe. E poi... Poi, dopo l'emozione, lo
devasterebbe. No, il film di Milos Forman non è un film culturalmente e politicamente
disonesto. Mi sono sbagliata. Larry Flynt - Oltre lo scandalo è solo lo scontato apogeo
critico di una società pornografica. "Che agli imbecilli vende il cielo / E dà un blasone e uno
stile..." (Nè dio nè padrone, Léo Ferré).
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