Rivista Anarchica Online
Liberarete
a cura di Marco Cagnotti(cagnotti@venus.it)
Difendersi dallo spamming
L'invio di posta elettronica non richiesta su vasta scala, noto in gergo con il nome di spamming, si sta
diffondendo. Finché alla Rete accedevano solo i quattro gatti che fanno ricerca scientifica si trattava
più che altro
di scherzi o di stupide "catene di sant'Antonio", ma oggi che Internet ha decine di milioni di utenti la
semplicità
di spedizione di messaggi commerciali in forma elettronica è diventata una provocazione irresistibile per
molti.
Esistono perfino agenzie specializzate che, a pagamento, si incaricano di lanciare campagne di spamming
più o
meno mirate. Se la pubblicità nella cassetta delle lettere è una seccatura analoga e in più
è anche uno spreco di
risorse, lo spamming dal canto suo è uno spreco di larghezza di banda. E, diciamocelo, è anche
la goccia che fa
traboccare il vaso della pazienza di chi già è stufo di suo di trovarsi la pubblicità in
televisione, al cinema, sui
muri, sugli autobus, sulle strade, fra la posta
e ora anche nei libri scolastici. Che fare, dunque? Tanto per
cominciare, difesa passiva: filtrare, filtrare sempre. Una volta colpiti da uno spammer, si deve
registrarne l'indirizzo e usarlo per creare un filtro con il proprio client di posta elettronica (tutti i più
diffusi nelle
ultime versioni lo permettono), in modo che da quel momento in poi tutte le e-mail provenienti da lì
vengano
automaticamente cestinate. Resterà la seccatura di doversi scaricare in ogni caso la spazzatura, anche se
immediatamente farà la fine che merita. In secondo luogo, avendo un po' più di tempo e di
iniziativa, si può
passare a un ruolo più attivo. Per esempio è una buona idea informare gli amministratori del
server da cui è partita
l'azione di spamming. Nessun provider infatti è contento di sapere che il suo nome viene associato ad
abusi delle
risorse della Rete. Inoltre spesso, per ignoranza della netiquette o per semplice inesperienza, chi ha dato avvio
allo spamming non sa che si tratta di un'azione oltremodo seccante per chi la subisce. Oddio, non è che
ci
vorrebbe molto ad arrivarci, pensandoci, ma com'è noto nel mondo ogni minuto nasce un pollo. Una tirata
d'orecchie da parte del sistemista, magari sottolineata dalla minaccia di cancellare l'account, servirà a
chiarire
le idee anche al più fesso. Indicazioni in proposito si possono trovare presso il sito How To
Complain To The
Spammer's Provider,
all'indirizzo http://spam.abuse.net/spam/howtocomplain.html C'è
però un problema: gli spammer più furbi si guardano bene dal fornire il proprio vero indirizzo
di posta
elettronica, e risalire al server originario può diventare difficile. Un'altra reazione assennata consiste nel
riferire
l'episodio, con tutta la dovizia di particolari necessaria, nei newsgroup dedicati alla discussione degli abusi delle
risorse della Rete, e in particolare in quelli della gerarchia
news:news.admin.net-abuse.*. Informazioni su questi gruppi possono essere trovate
al sito
news.admin.net-abuse.* Homepage, il cui URL
è: http://www.math.uiuc.edu/~tskirvin/nana/ Non servirà a
granché, ma ci si sarà tolti lo sfizio di un pubblico sputtanamento. Che, inviando copia
dell'intervento a chi di dovere, non è poco. E ora veniamo alle cose da non fare assolutamente. Per
cominciare, nonostante la tentazione sia forte, bisogna
evitare le reazioni scomposte a base di insulti o, peggio ancora, di mailbombing rivolte direttamente alla fonte.
Infatti molti spammer forniscono indirizzi inesistenti (e allora le nostre risposte torneranno al mittente) o di
persone che non c'entrano (e in tal caso romperemo solo le scatole a qualche innocente). E' sciocco correre il
rischio di farsi del male da soli o di vendicarsi su chi non c'entra. Per motivi analoghi, quando nel campo "Cc:"
c'è una lunga lista di persone, è stupido rispondere con la funzione "Reply all". Che c'entra tutta
quella gente con
la nostra personale seccatura? Magari loro sono anche più incazzati di noi, e il nostro intervento potrebbe
farli
imbestialire anche di più. E' opinione comune, inoltre, che è inutile anche inviare una richiesta
di rimozione dalla
lista automatizzata che ha proceduto all'azione di spamming, anche laddove è esplicitamente suggerito,
perché
molti spammer interpretano (idiotamente
) la richiesta di rimozione come espressione di interesse nei loro
confronti. E poi, se anche l'indirizzo fosse rimosso dalla lista corrente, ci rientrerebbe in quattro e quattr'otto la
prossima volta che verrà ricostruita con un programma per la ricerca automatica di indirizzi che scheda
i
partecipanti a mailing-list e gruppi di discussione. Il tasto DEL è forse, tutto sommato, ancora la
soluzione più semplice. Di sicuro è la più innocua, e senza dubbio
è quella che meno soddisfa il (legittimo) desiderio di vendetta che assale dopo la terza azione di
spamming subita.
Però, se è vero che raramente gli uffici marketing che ci riempiono la cassetta delle lettere di
pubblicità raramente
subiscono rappresaglie o azioni di protesta, è altrettanto vero che la flessibilità e la
comodità della posta
elettronica giocano a favore anche delle vittime dello spamming. Rispedire al mittente un dépliant
pubblicitario
può essere seccante e costa almeno il prezzo dei francobolli, ma con il "Copia & Incolla" inviare due
righe di
protesta a un amministratore di sistema e segnalare brevemente un episodio di spamming in un gruppo di
discussione richiede pochi minuti e non costa praticamente niente.
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