Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 241
dicembre 1997 - gennaio 1998


Rivista Anarchica Online

Liberarete
a cura di Marco Cagnotti(cagnotti@venus.it)

Difendersi dallo spamming

L'invio di posta elettronica non richiesta su vasta scala, noto in gergo con il nome di spamming, si sta diffondendo. Finché alla Rete accedevano solo i quattro gatti che fanno ricerca scientifica si trattava più che altro di scherzi o di stupide "catene di sant'Antonio", ma oggi che Internet ha decine di milioni di utenti la semplicità di spedizione di messaggi commerciali in forma elettronica è diventata una provocazione irresistibile per molti. Esistono perfino agenzie specializzate che, a pagamento, si incaricano di lanciare campagne di spamming più o meno mirate. Se la pubblicità nella cassetta delle lettere è una seccatura analoga e in più è anche uno spreco di risorse, lo spamming dal canto suo è uno spreco di larghezza di banda. E, diciamocelo, è anche la goccia che fa traboccare il vaso della pazienza di chi già è stufo di suo di trovarsi la pubblicità in televisione, al cinema, sui muri, sugli autobus, sulle strade, fra la posta… e ora anche nei libri scolastici. Che fare, dunque?
Tanto per cominciare, difesa passiva: filtrare, filtrare sempre. Una volta colpiti da uno spammer, si deve registrarne l'indirizzo e usarlo per creare un filtro con il proprio client di posta elettronica (tutti i più diffusi nelle ultime versioni lo permettono), in modo che da quel momento in poi tutte le e-mail provenienti da lì vengano automaticamente cestinate. Resterà la seccatura di doversi scaricare in ogni caso la spazzatura, anche se immediatamente farà la fine che merita. In secondo luogo, avendo un po' più di tempo e di iniziativa, si può passare a un ruolo più attivo. Per esempio è una buona idea informare gli amministratori del server da cui è partita l'azione di spamming. Nessun provider infatti è contento di sapere che il suo nome viene associato ad abusi delle risorse della Rete. Inoltre spesso, per ignoranza della netiquette o per semplice inesperienza, chi ha dato avvio allo spamming non sa che si tratta di un'azione oltremodo seccante per chi la subisce. Oddio, non è che ci vorrebbe molto ad arrivarci, pensandoci, ma com'è noto nel mondo ogni minuto nasce un pollo. Una tirata d'orecchie da parte del sistemista, magari sottolineata dalla minaccia di cancellare l'account, servirà a chiarire le idee anche al più fesso. Indicazioni in proposito si possono trovare presso il sito How To Complain To The Spammer's Provider, all'indirizzo
http://spam.abuse.net/spam/howtocomplain.html
C'è però un problema: gli spammer più furbi si guardano bene dal fornire il proprio vero indirizzo di posta elettronica, e risalire al server originario può diventare difficile. Un'altra reazione assennata consiste nel riferire l'episodio, con tutta la dovizia di particolari necessaria, nei newsgroup dedicati alla discussione degli abusi delle risorse della Rete, e in particolare in quelli della
gerarchia news:news.admin.net-abuse.*. Informazioni su questi gruppi possono essere trovate al sito news.admin.net-abuse.* Homepage, il cui URL è:
http://www.math.uiuc.edu/~tskirvin/nana/
Non servirà a granché, ma ci si sarà tolti lo sfizio di un pubblico sputtanamento. Che, inviando copia dell'intervento a chi di dovere, non è poco.
E ora veniamo alle cose da non fare assolutamente. Per cominciare, nonostante la tentazione sia forte, bisogna evitare le reazioni scomposte a base di insulti o, peggio ancora, di mailbombing rivolte direttamente alla fonte. Infatti molti spammer forniscono indirizzi inesistenti (e allora le nostre risposte torneranno al mittente) o di persone che non c'entrano (e in tal caso romperemo solo le scatole a qualche innocente). E' sciocco correre il rischio di farsi del male da soli o di vendicarsi su chi non c'entra. Per motivi analoghi, quando nel campo "Cc:" c'è una lunga lista di persone, è stupido rispondere con la funzione "Reply all". Che c'entra tutta quella gente con la nostra personale seccatura? Magari loro sono anche più incazzati di noi, e il nostro intervento potrebbe farli imbestialire anche di più. E' opinione comune, inoltre, che è inutile anche inviare una richiesta di rimozione dalla lista automatizzata che ha proceduto all'azione di spamming, anche laddove è esplicitamente suggerito, perché molti spammer interpretano (idiotamente…) la richiesta di rimozione come espressione di interesse nei loro confronti. E poi, se anche l'indirizzo fosse rimosso dalla lista corrente, ci rientrerebbe in quattro e quattr'otto la prossima volta che verrà ricostruita con un programma per la ricerca automatica di indirizzi che scheda i partecipanti a mailing-list e gruppi di discussione.
Il tasto DEL è forse, tutto sommato, ancora la soluzione più semplice. Di sicuro è la più innocua, e senza dubbio è quella che meno soddisfa il (legittimo) desiderio di vendetta che assale dopo la terza azione di spamming subita. Però, se è vero che raramente gli uffici marketing che ci riempiono la cassetta delle lettere di pubblicità raramente subiscono rappresaglie o azioni di protesta, è altrettanto vero che la flessibilità e la comodità della posta elettronica giocano a favore anche delle vittime dello spamming. Rispedire al mittente un dépliant pubblicitario può essere seccante e costa almeno il prezzo dei francobolli, ma con il "Copia & Incolla" inviare due righe di protesta a un amministratore di sistema e segnalare brevemente un episodio di spamming in un gruppo di discussione richiede pochi minuti e non costa praticamente niente.