Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 28 nr. 242
febbraio 1998


Rivista Anarchica Online

Il marciapiede mobile
di enrico Bonfatti

Il marciapiede mobile: "Grazie all'invenzione di questo marciapiede sono stati aboliti i tram, i filobus e le automobili. La strada c'è ancora ma è vuota e serve ai bambini per giocarci alla palla, e se un vigile urbano tenta di portargliela via, prende la multa" (Gianni Rodari).
Quand'ero bambino questa meravigliosa invenzione mi affascinava moltissimo; rispondeva sia al mio bisogno di "giocare a palla", sia alla necessità di spostarmi senza dover chiedere aiuto a un "grande". Probabilmente, per superare l'impasse in cui la motorizzazione di massa ci ha gettato, dovremmo cercare di inventare un mezzo di trasporto che risponda a questi due requisiti: bassissimo livello di interferenza con la vita delle zone attraversate e possibilità di essere sfruttato anche dai cosiddetti "utenti deboli" della strada, in modo che tutti, o quanto meno una porzione di popolazione la più vasta possibile, possano gestire i propri spostamenti in perfetta autonomia. Nessuno di questi due requisiti è soddisfatto dall'autovettura privata, ingombrante, inquinante, con un costo di esercizio elevatissimo, che necessità di un'abilità di guida di non scontata acquisizione.
Caratteristiche di un mezzo di trasporto ideale sarebbero quindi quelle esattamente opposte: dovrà essere leggero, piccolo, con un'alimentazione ad emissione zero, maneggevole, con una velocità massima che sia poco più di quella di una bicicletta (che nel trasporto urbano è già una velocità elevata).
IN questo mondo da fiaba dove le automobili non esistono, le persone si sposterebbero allora sulla "filobicicletta", una bici a propulsione elettrica alimentata da una filovia interrata. Dove la filovia non arriva, si arriva pedalando. E se piove? Potremmo inventare una cosa che secondo me dovrebbe chiamarsi portico. Ma questa, in un'epoca nella quale l'uomo non è ancora arrivato nemmeno su Marte, è pura fantascienza. Vabbè, vorrà dire che aspetteremo le ricadute civili della ricerca spaziale che ci permetteranno senz'altro di superare il problema dell'impenetrabilità dei corpi, magari inventando forme di teletrasporto.
Per tornare ad essere un poco più seri, dopo questa galoppata nella fantasia, vorrei che chi legge si chiedesse questo: il desiderio di vedere le nostre città libere dal traffico e di avere a disposizione mezzi di trasporto che, analizzati alla luce del principio di realtà possono sembrare improbabili, come la filobici o il marciapiede mobile, è più p meno realizzabile del desiderio (che senz'altro i lettori di questa rivista non nutrono), di sviluppare tecnologie sempre più sofisticate che, nel loro complesso, hanno una utilità marginale (per dirla in termini economistici) negativa?
Le parole "rispetto dell'ambiente", "ecologia" e tante altre loro simili, richiamano continuamente alla mente dell'occidentale il concetto di "rinuncia": ai consumi, ai simboli di status, alle comodità; finché non si riuscirà a far capire che la rinuncia ha come contropartita un "guadagno" (e la città demotorizzata lo è senz'altro) in termini di maggior possibilità di partecipazione alle scelte politiche, di maggior qualità della vita, di minor ricattabilità da parte del potere economico, secondo me la nostra civiltà è destinata all'estinzione per autocombustione, si spera il più lenta possibile, perché storicamente non si sono mai visti accadere cambiamenti epocali che partissero da una volontà di rinuncia: Cristoforo Colombo si avventurò nell'Atlantico spinto da un desiderio, per quei tempi assolutamente da incosciente, non certo dallo spirito di sacrificio; gli stessi Calvinisti della Riforma Protestante, che con i loro costumi di rigorosissima austerità modificarono così profondamente il sistema economico allora dominante, erano mossi dal desiderio di raggiungere la certezza della salvezza eterna. Così oggi solo il desiderio (utopico) di inventare il marciapiede mobile può fungere da antidoto al desiderio (distopico) massificato e prometeico di velocità assassine e di ubiquità, non certo le autoflagellazioni di certi ecologisti o gli atteggiamenti da struzzo stile New Age che profetizzano un futuro di energia iperaberrante per tutti. Con desiderio.