Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 28 nr. 242
febbraio 1998


Rivista Anarchica Online

Leggere senza imposizioni
di Roberto denti

Anche sulla lettura di bambini e ragazzi pare si stiano addensando ombre cupe.
Come è noto, i primi libri per l'infanzia avevano una decisa impronta moralistica, ed erano costituiti da racconti edificanti o nozionistici. Il "Giannetto" del Parravicini, ad esempio, sembra che abbia venduto nella seconda metà del secolo scorso circa due milioni di copie: si trattava di una specie di enciclopedia del sapere (come del resto sono ancora oggi i "sussidiari" della scuola elementare) triturata in rudimenti che dovevano venire imparati a memoria senza pretenderne la comprensione.
Il caso più clamoroso, in campo narrativo, resta la grande passione degli adulti per il "Cuore" di De Amicis, eletto a modello del ben leggere e del ben comportarsi, a casa come a scuola. Enrico Bottini (protagonista di "Cuore") pensa e agisce soltanto in base alle indicazioni di mamma papà e maestro. Un bambino non può -e non deve- essere autonomo: gli adulti, prima di lui, sanno già tutto e quindi lui non può che affidarsi alle imposizioni derivanti dalla loro esperienza. Evidentemente, J.J.Rousseau ha scritto inutilmente l'"Emilio"! Del tutto sbagliato, quindi, il personaggio di Pinocchio, che privilegia il "piacere" rispetto al "dovere" e si comporta in modo trasgressivo, sia quando vende l'abbecedario per andare al teatro dei burattini sia quando decide di continuare a giocare (anche se la minaccia è quella di diventare un asinello).
Pinin Carpi, nell'avvertimento al suo ultimo libro per bambini Il Mare in Fondo al Bosco (ed.Einaudi Ragazzi 1997) afferma: "I libri per bambini, devono essere appassionanti, emozionanti, devono farli ridere, devono affascinarli con un susseguirsi di fatti sorprendenti, devono renderli felici. Insomma devono essere belli, sia perché sono belle le storie, sia perché sono belle le figure, fantastici o realistici che siano. E anzitutto non devono mai proporsi di educarli, di istruirli, di insegnare come ci si comporta, non devono contenere niente che li annoi, li infastidisca, che li spinga a smettere di leggere, soprattutto non devono mai torturarli, come spesso succede, con i torvi spettri delle schede didattiche".
L'atteggiamento di molti adulti è invece improntato esattamente dal contrario: si tende a imporre un metodo di lettura coercitivo e strettamente didattico e si consigliano libri di narrativa che dovrebbero indicare "valori" e modelli di comportamento ("Cuore" di De Amicis non lo si legge quasi più, per fortuna, ma non è tramontato il suo ruolo di parametro come esempio di lettura specificatamente finalizzata). Così, si dimentica che le nuove generazioni hanno raggiunto -a partire dagli otto anni se non prima- un alto grado di autonomia nella scelta dei libri che "piacciono".
Nella scuola media dell'obbligo la tendenza prevalente da parte degli insegnanti è quella di suggerire un libro di narrativa.
Tuttavia, la norma ministeriale fa obbligo della scelta da parte dell'insegnante ma non dice "un libro uguale per tutti". Invece la scelta cade inequivocabilmente su un solo libro (con apparato didattico di "schede di comprensione" davvero terrificante) che viene letto in modo "didattico" da ottobre a maggio, con il ritmo di circa un capitolo alla settimana. Già la durata del tempo di lettura dimostra tutta la sua inutilità.
Le scuole elementari e medie dell'obbligo italiane, inoltre, sono le uniche in Europa che non hanno al loro interno le "biblioteche scolastiche" (l'istituzione implicherebbe i locali indispensabili all'attività, la disponibilità economica annuale per l'aggiornamento del patrimonio librario e la figura specifica e competente del bibliotecario). Si fa scuola quindi con il libro e non con i libri: questo è un preciso indice di mancanza di libertà.
Se questo modo di imporre libri nella scuola media purtroppo costituisce ormai un metodo di cui non si scorge -se non in rare eccezioni- alcuna possibilità di cambiamento, le cupe ombre che recentemente cercano di avvolgere la questione della lettura di bambini e ragazzi, finalizzandola esclusivamente alla sua utilità "morale" (ma quanta confusione con il moralismo!) - rischiano di trovare terreno fertile nell'ambiente scolastico: un ambiente ancora restìo a rendersi conto che "insegnare" (secondo i canoni aristotelico-tomistici) è un'operazione superata e che tutto quello che possiamo fare per i bambini e ragazzi è "aiutarli ad imparare". Aiutiamoli quindi a leggere senza imposizioni, senza quei metodi e quelle scelte che niente hanno a che vedere con le capacità che bambini e ragazzi dimostrano di possedere.
Ignacio Paco Taibo II (che insegna all'Università di Città del Messico) nel suo ultimo romanzo Ma tu lo sai che è impossibile (ed.Marco Tropea, 1997) lascia cadere a pag.38 un avvertimento, forse non del tutto casuale:
"Perché vuoi andare a scuola? Vuoi diventare stupido?"

Roberto Denti, nato nel 1924 a Cremona, dopo aver esercitato diversi mestieri manuali e intellettuali, ha fondato a Milano con la moglie Gianna nel 1972 la Libreria dei Ragazzi, la prima del suo genere in Europa. Ha scritto un romanzo (Incendio a Cervara, 1974), due saggi (I bambini leggono, Einaudi 1978 e Come far leggere i bambini, Editori Riuniti 1982) e diversi racconti per ragazzi, come Ti piace la tua faccia (E. Elle 1983), La Luna, i delfini e i gatti (E. Elle 1989), Il cerchio dei tre fratelli (Mondadori 1990), Athanor (Mondadori 1994). Due annni fa, per Eleuthera, ha pubblicato Conversazioni con Marcello Bernardi (Il libertario intollerante).