Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 3
aprile 1971


Rivista Anarchica Online

Cari compagni,

vi prego di pubblicare su "A" questa mia lettera.

... La donna è oggi, in questa società, un animale di razza spregevole; è uno strumento del sistema più ancora dell'uomo. L'uomo è tutta un'altra cosa; sulla donna gravano da millenni pesi sociali e religiosi, tabù di ogni misura che la schiacciano e l'avviliscono, le tolgono la libertà di essere individuo.
Problemi che ho sempre sentito, sentendomi anzi a lungo colpevole, fuori dalla realtà, fino a dubitare di me come persona "normale". Ormai è qualche anno che ho vissuto nella pratica queste convinzioni e ho cercato di spiegare a chi poteva essere in qualche modo interessato; compreso il mio attuale compagno, su cui ho dovuto fare la pressione consentitami dal suo affetto e dalla sua amicizia, per fargli capire, in teoria e in pratica, i diritti del mio essere donna e la repressione usata, oltre che dalla società, dai mariti, figli, genitori contro questo bistrattato sesso femminile.
Alla donna, al di là dei molti problemi sociali, manca la libertà di esistere: da millenni le è chiesto di vegetare, di svolgere un ruolo prefissato, di non pretendere d'avere idee o personalità proprie. Dice bene Kate Millet: "Il sottoproletario negro soffre: perché è sottoproletario e negro. Ma sua moglie soffre di più; perché è sottoproletaria, negra e donna. Non serve solo il padrone, non è umiliata solo dal bianco: serve anche il marito ed è umiliata anche da lui, che le chiede di fargli da cuoca, domestica, amante, balia, e poi tornando a casa magari la picchia. I maschi poveri hanno come un bisogno psicologico di crearsi le loro vittime per vendicare su di esse gli abusi subiti. Sì, è lecita la guerra agli uomini, a tutti gli uomini, compresi quelli che credono d'essere moderni, rivoluzionari e in realtà sono così reazionari. Perché tutti sostengono il concetto patriarcale che da millenni è alla base della società umana".
Bene o male, del problema si comincia a parlare anche in Italia; apprezzo il congresso del Movimento di Liberazione della donna svoltosi a Roma, cui avrei volentieri partecipato se mi fosse stato possibile. Spero che qualcosa del genere si possa fare presto anche a Milano; con fini non solo teorici, ma anche pratici.
Desidero mettermi in contatto con persone che sentono il problema e siano decise a fare qualcosa. Il primo concreto obiettivo, per me, è l'organizzazione di un ASILO-NIDO LIBERTARIO, ANTIAUTORITARIO, in cui ogni madre possa lasciare tranquillamente i propri figli, per potersi dedicare liberamente allo svolgimento delle proprie attività; alla realizzazione di se stessa, alla soluzione dei propri problemi.
L'assistenza pubblica è del tutto insufficiente, dal punto di vista e qualitativo e quantitativo. Il problema dell'educazione infantile dovrebbe essere sentito, gravemente, da ognuna di noi, madre o no, da ogni individuo che si possa rispettare: ogni bambino di oggi è l'uomo di domani. La nostra lotta comincia col prevenire e risolvere questo problema, che è gravissimo, con conseguenze che potranno farsi sentire molto presto. Allo stesso tempo questo obiettivo è anche un efficace strumento di lotta politica, certo più rivoluzionario di un congresso, più di rottura. Se non altro per i dissensi che incontrerà a tutti livelli.

Dani Maria Turriccia