Rivista Anarchica Online
Cari compagni,
vi prego di pubblicare su "A" questa mia lettera.
... La donna è oggi, in questa società, un animale
di razza spregevole; è uno strumento del sistema più
ancora dell'uomo. L'uomo è tutta un'altra cosa; sulla donna gravano da millenni pesi sociali e
religiosi, tabù di ogni misura che la schiacciano e l'avviliscono, le tolgono la libertà di
essere
individuo. Problemi che ho sempre sentito, sentendomi anzi a lungo colpevole, fuori
dalla realtà, fino a dubitare
di me come persona "normale". Ormai è qualche anno che ho vissuto nella pratica queste
convinzioni
e ho cercato di spiegare a chi poteva essere in qualche modo interessato; compreso il mio attuale
compagno, su cui ho dovuto fare la pressione consentitami dal suo affetto e dalla sua amicizia, per
fargli capire, in teoria e in pratica, i diritti del mio essere donna e la repressione usata, oltre che dalla
società, dai mariti, figli, genitori contro questo bistrattato sesso femminile. Alla
donna, al di là dei molti problemi sociali, manca la libertà di esistere: da millenni le
è chiesto di
vegetare, di svolgere un ruolo prefissato, di non pretendere d'avere idee o personalità proprie.
Dice
bene Kate Millet: "Il sottoproletario negro soffre: perché è sottoproletario e negro. Ma
sua moglie
soffre di più; perché è sottoproletaria, negra e donna. Non serve solo il padrone,
non è umiliata solo
dal bianco: serve anche il marito ed è umiliata anche da lui, che le chiede di fargli da cuoca,
domestica, amante, balia, e poi tornando a casa magari la picchia. I maschi poveri hanno come un
bisogno psicologico di crearsi le loro vittime per vendicare su di esse gli abusi subiti. Sì, è
lecita la
guerra agli uomini, a tutti gli uomini, compresi quelli che credono d'essere moderni, rivoluzionari e
in realtà sono così reazionari. Perché tutti sostengono il concetto patriarcale che
da millenni è alla
base della società umana". Bene o male, del problema si comincia a parlare
anche in Italia; apprezzo il congresso del Movimento
di Liberazione della donna svoltosi a Roma, cui avrei volentieri partecipato se mi fosse stato possibile.
Spero che qualcosa del genere si possa fare presto anche a Milano; con fini non solo teorici, ma anche
pratici. Desidero mettermi in contatto con persone che sentono il problema e siano decise a
fare qualcosa. Il
primo concreto obiettivo, per me, è l'organizzazione di un ASILO-NIDO LIBERTARIO,
ANTIAUTORITARIO, in cui ogni madre possa lasciare tranquillamente i propri figli, per potersi
dedicare liberamente allo svolgimento delle proprie attività; alla realizzazione di se stessa, alla
soluzione
dei propri problemi. L'assistenza pubblica è del tutto insufficiente, dal punto di vista
e qualitativo e quantitativo. Il problema
dell'educazione infantile dovrebbe essere sentito, gravemente, da ognuna di noi, madre o no, da ogni
individuo che si possa rispettare: ogni bambino di oggi è l'uomo di domani. La nostra lotta
comincia
col prevenire e risolvere questo problema, che è gravissimo, con conseguenze che potranno farsi
sentire molto presto. Allo stesso tempo questo obiettivo è anche un efficace strumento di lotta
politica,
certo più rivoluzionario di un congresso, più di rottura. Se non altro per i dissensi che
incontrerà a
tutti livelli.
Dani Maria Turriccia
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