Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 3
aprile 1971


Rivista Anarchica Online

Anarchia a teatro
di Emilio Marchesini

Ho sempre pensato che il Teatro, così com'è oggi, non fosse interessante da un punto di vista sociale e politico, se non come mezzo di propaganda (mezzo troppo caro e dispendioso per noi anarchici). Come ambiente di lavoro, come struttura non si presta ad un'emancipazione, non dico rivoluzionaria ma nemmeno semplicemente progressista. Gli elementi che compongono questo nostro teatro sembrano appartenere ad una razza assolutamente refrattaria a qualsiasi idea di uguaglianza o di libertà. Eppure in nessun ambiente di lavoro vi sono tanti elementi truccati da umili servi del proletariato.
Queste persone, che hanno instaurato nel proprio ambiente persino il razzismo dell'intelligenza, pretendono di portare il verbo di una lotta di classe, mentre non sanno nemmeno che cosa sia una classe. Infatti non si è mai vista una categoria di lavoro tanto discorde e disunita persino nelle più elementari questioni, con una organizzazione sindacale, la S.A.I., che si destreggia fra il corporativismo di marca fascista, la meritocrazia di marca marxista ed una strumentalizzazione consumistica delle idee, perdendo di vista i problemi della categoria e facendo il gioco di pochi.
In poche parole, il teatro si è evoluto e si evolverà seguendo, come un cane in ritardo, i cambiamenti sociali.
Ecco perché non credevo utile occuparmene. Ma ora accade un fatto nuovo, un fatto miracoloso, straordinario! Lo spettacolo ha scoperto l'Anarchia. E, coerentemente con se stesso, l'ha scoperta con fini prettamente consumistici. Non parliamo di alcuni films in progetto, semplicemente ridicoli. Ma giacché una struttura organizzativa importante, per quanto può esserlo, come il Piccolo Teatro di Milano, non sapendo resistere al fatto di moda che s'è sviluppato dopo il 12 dicembre 1969, ha voluto tirare in ballo gli anarchici per una ragione e di strumentalizzazione e di politica lecchina, io mi sento in dovere di pensarci un poco a questi ricchi classisti teatranti.
Prenderò quindi di mira per tutti questo famoso Piccolo Teatro di Milano, questa organizzazione miliardaria che si sforza di apparire popolare e che non è mai riuscita ad altro che ad essere un'espressione intellettualistica di una élite per un'altra élite, completamente staccata dal popolo. Un'organizzazione che non è mai riuscita a crearsi un pubblico popolare perché non ha mai parlato né voluto parlare al popolo. Un'organizzazione che sarebbe troppo facile attaccare solo sul piano di coloro che le rimproverano le spese di 150, 200, 300 milioni, per questo o quello spettacolo. Io, come anarchico, l'accuso di tradimento di quel popolo di cui il "compagno" direttore Grassi dovrebbe essere al servizio e che invece ignora, sprecando il denaro del popolo per raggiungere piccole, meschine posizioni di potere.
Ed è con lo stesso denaro che il Piccolo ha programmato un "Toller" che è un falso storico e in cui gli anarchici vengono presentati come idioti politici.
Non si venga a raccontarci che il "Toller" è un'opera d'arte, lo sappiamo bene. Sono i "compagni" teatranti che lo devono ricordare anche quando cacciano dal teatro il suo realizzatore Patrice Chereau. Sono loro che dovrebbero sapere che non è corretto attaccare, in questo momento in cui loro stessi chiedono un ravvicinamento alle forze proletarie, l'Anarchia, che non è solo libertà e piena attuazione dell'individuo, non è solo individualismo ma è una teoria ed una pratica proletaria per la quale sono morti migliaia di uomini.
Ma gli anarchici fanno cassetta adesso, ed evidentemente più importante di quello che si dice al teatro è quanto denaro si incassa dicendolo.
Non basta! È ancora il Piccolo che manda in scena "Viva Bresci". È uno spettacolo divertente, troppo divertente. Dal punto di vista ricreativo non c'è nulla da dire. Ed è proprio questo il suo difetto, l'errore che lo rende inaccettabile: si ride troppo.
Parenti, da vero professionista, dona una naturale simpatia al personaggio, niente di male, anzi. Ma Bresci non era solo simpatico, solo spiritoso. Non credo proprio che un uomo parta dalla lontana America, col proposito di uccidere un altro uomo, solo per ottenere un processo dove dar sfogo al proprio umorismo. Le ragioni del suo atto Bresci le urlò dal banco degli imputati. Qui, in questo spettacolo, quelle ragioni sono ignorate o nascoste dalle risate. Tutto ciò in onore d'un teatro di ricreazione.
Questo spiega come alcuni compagni trovandosi di fronte ad un personaggio a noi tutti caro, che per la prima volta viene presentato con simpatia, come un uomo e non come una bestia, abbiamo espresso d'istinto, romanticamente, ingenuamente, approvazione per quella che in fondo non è che l'ennesima vergognosa strumentalizzazione. Difatti questa approvazione può durare fino all'uscita dal teatro, poi, ripensandoci, è subito evidente il contesto della politica teatrale in cui lo spettacolo si muove. Politica in cui la soluzione divertente, ricreativa, non è che l'astuto espediente per meglio utilizzare l'Anarchia ridotta a richiamo di mercato, a pura merce.
La propaganda non richiesta delle idee libertarie, fatta solo per esigenze di moda, di cassetta, ci lascia indifferenti. Ma non ci può lasciare indifferenti la mistificazione delle nostre idee, la loro presentazione svilita, che si spera non venga colta dagli interessati, trascinati dalla comicità dello spettacolo.
Non saremo noi a rifiutare l'uso dell'ironia sull'anarchismo; noi stessi ne facciamo. Ma non possiamo permettere a nessuno l'uso del ridicolo.
In questo momento l'Anarchia andrebbe esaminata con più attenzione, perlomeno da chi si dice socialista. Se questo esame ci fosse stato negli ambienti del potente "mostro morente" che è il Piccolo di Milano, non si sarebbe potuto commettere né falso storico né strumentalizzazione (volendo ancora credere in un residuo di onestà nei dirigenti di quel teatro). Ma forse il signor Grassi è troppo occupato a conteggiare i milioni di deficit, non avrà avuto il tempo di informarsi su ciò che si commetteva nel suo teatro. Forse non sa che la causa del popolo non è una vacca da mungere al momento opportuno. Forse non sa che assieme al suo degno collaboratore artistico De Bosio, si sta comportando inconsapevolmente come una iena od una cornacchia, irridendo al sacrificio d'un vero uomo, morto per il popolo. Forse non sai tutto questo "compagno" Grassi. O forse non ti interessa? E allora, commendator Grassi, eccoti una riserva di gente che potrà servirti da smerciare impunemente sul tuo mercato: Caserio, i "martiri di Chicago", Ferrer, Salsedo, Sacco e Vanzetti, Schirru, Sbardellotto, Granados, Delgado, Pinelli... Questo e un può del materiale che la borghesia ti ha fornito. Un elenco di morti per il popolo, di parte anarchica. Serviti pure a piene mani. È gente che non ha avuto né ha alcun partito a difenderne la memoria, sono tombe che si possono calpestare impunemente perché nessuno ti taglierà le sovvenzioni per questo!

Emilio Marchesini