Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 41
estate 1975


Rivista Anarchica Online

Cinquecento anni a dieci compagni
di Comitato Spagna libertaria

Si accentua la repressione in Spagna

Il 5 agosto scorso il pubblico ministero del Consejo de Guerra di Barcellona (Juzgado Militar n. 3) ha presentato le pene richieste per dieci libertari catalani: 517 anni e due giorni. Il 15 agosto i difensori hanno presentato ricorso. Il processo è imminente. Mentre scriviamo, ad un mese di distanza, non si conosce ancora la data del dibattimento: potrebbe essere domani come fra un mese. La consuetudine della "giustizia" franchista è di dare brevissimi preavvisi per rendere più difficile la mobilitazione dell'opinione pubblica. Quando uscirà la rivista probabilmente il processo sarà già concluso.
Si tratta di un processo importante nella strategia repressiva del regime. Lo indicano le pene richieste e la montatura istruttoria che ha riunito in unico procedimento compagni di diversa (seppure simile) colorazione politica, da anarchici ad "autonomi" di varia matrice ideologica antiautoritaria. Tutti costoro, arrestati a diverse riprese tra la primavera e la fine del '74 sono accusati di essere membri di una fantomatica Organizzazione di Lotta Armata (O.L.L.A.), inventata dalla polizia. Una riedizione di quell'inesistente Mano Negra "costruita" giusto un secolo fa dagli sbirri spagnoli per giustificare una violenta repressione antianarchica.
A questa "organizzazione" e dunque a questi compagni il P.M. del tribunale militare ha attribuito una lunga serie di azioni di protesta per l'assassinio del giovane libertario Puig Antich, compiute lo scorso anno in Catalogna: attentati dimostrativi - senza danni alle persone - a monumenti falangisti e ad edifici pubblici. Le condanne chieste dal fascista in divisa, che svolge in questa occasione il compito di pubblico ministero, sono:
- 133 (centotrentatrè!) anni di carcere per Pedro Bartrés Ametller, impiegato, di 21 anni;
- 98 anni di carcere per Roberto Safont Sisa, studente, di 19 anni;
- 55 anni e otto mesi di carcere per Juan-Jorge Vinyoles, chimico di 28 anni;
- 68 anni di carcere per José Ventura Romero-Tájes, operaio, di 20 anni;
- 48 anni di carcere per Raimondo Solè Sungranyes, studente di 18 anni;
- 44 anni e otto mesi di carcere per Ramón Carrion Sanchis, postino, di 26 anni;
- 28 anni ed un giorno di carcere per Enrique Conde Martinez, studente, di 21 anni;
- 20 anni di carcere per Nuria Ballart Capdevila, studentessa, di 20 anni;
- 14 anni otto mesi ed un giorno di carcere per Guillerme Garcia Pons, operaio, di 27 anni;
- 7 anni di carcere per Georgina Nicolau Millá (moglie di Vinyoles Vidal), impiegata, di 25 anni.
Alcuni di questi compagni sono già stati condannati nei mesi scorsi in altri processi. Vinyoles Vidal , Nicolau Milla e Carrion Sanchis sono stati condannati il 18 maggio scorso dal Tribunal De Orden Publico di Madrid (Sumario 595/74) a quattro anni di carcere ciascuno per i "reati" di asociación ilicita e propaganda ilegal connessi ad un "complot anarquista". Ballart Capdevila e Conde Martinez sono stati condannati il 10 giugno scorso rispettivamente a 5 e 4 anni di carcere dal T.O.P. di Madrid (Sumario 163-74) in un processo contro otto compagni barcellonesi, supposti membri dei Colectivos de Estudiantes Libertarios de Cataluña.
Abbiamo inoltre avuto notizia dell'arresto di venti giovani libertari di Granollers (Barcellona) accusati d'aver diffuso materiale propagandistico anarchico. Tre di essi, che la polizia ritiene responsabili del lancio di alcune molotov contro edifici pubblici nella notte tra il 18 ed il 19 luglio scorso (anniversario della rivoluzione del '36) sono sotto la minaccia d'essere deferiti al Consejo de Guerra sulla base della recente legge contro il "terrorismo". Questa legge (Decreto Ley Sobre prevención del terrorismo, del 26 agosto 1975) che all'articolo 4, assimila ai terroristi tutti i "grupos y organizaciones comunistas, anarquistas, separatistas", è, con i recenti mostruosi processi a membri del l'E.T.A. e del F.R.A.P. (terminati con cinque condanne a morte già eseguite) e con la tragica farsa del prossimo processo O.L.L.A., la grossa novità del terrorismo di stato spagnolo. Una novità per modo di dire, perché in sostanza è un aggiornamento di precedenti leggi repressive (quella, ad esempio, della "Responsabilidad politica", quella "Contra el Banditaje", ecc.), che erano parzialmente cadute in disuso. Un aggiornamento in peggio. Ad esempio viene allungato a cinque giorni (prorogabile a dieci su autorizzazione della magistratura) il periodo in cui un sospettato può essere trattenuto nelle Camere di tortura della polizia politica. Ad esempio vengono consentite perquisizioni domiciliari notturne ("urgenti") senza autorizzazione della magistratura. Ad esempio ai membri dei gruppi ed organizzazioni comuniste, anarchiche e separatiste verrà applicato automaticamente il massimo delle pene previste dalle leggi precedenti per "associación ilicita", "propaganda ilegal", ecc. Ad esempio è previsto che gli avvocati difensori i quali "apertamente e gravemente perturbino l'ordine dei dibattimenti, disobbedendo agli avvertimenti del giudice", siano destituiti dall'incarico (sostituendoli con un difensore d'ufficio) e per un anno non possano più difendere imputati politici...
Si tratta di misure repressive eccezionali, tanto che lo stesso ministro della "giustizia" nel presentare la legge s'è sentito in dovere di spiegare che "nessun cittadino onorato e patriota (honorado y patriota) deve sentirsi colpito dalle limitazioni temporanee (il decreto legge avrà ufficialmente vigore per due anni) dei suoi diritti costituzionali" perché "questo piccolo sacrificio è sufficientemente compensato dalla sicurezza e tranquillità che darà a tutta la comunità nazionale, ecc.". Il "piccolo sacrificio" è una specie di estensione dello stato di assedio dai Paesi Baschi a tutta la Spagna!
Che significato ha questa legge nell'attuale situazione politica spagnola? Essa, nella dialettica interna del regime sembra segnare una prevalenza degli elementi più duri su quelli più "aperturisti". Negli ultimi anni vi è stato un andamento oscillatorio, pendolare della politica interna spagnola, tra timidi tentativi di liberalizzazione graduale del regime e brusche sterzate repressive. Un andamento che non riflette solo i rapporti di forza delle varie tendenze che si collocano tra i due estremi dei "falchi" della Falange e delle "colombe" dell'Opus Dei, ma anche le difficoltà oggettive di un passaggio lento ed indolore dal franchismo a quella quasi-democrazia che i tecnocrati opus-deisti ritengono più adeguata della dittatura allo sviluppo socio-economico della Spagna d'oggi.
Ogni tentativo in questo senso provoca delle reazioni a catena, tali da rendere incontrollabile quel processo di democratizzazione che viceversa si vorrebbe attentamente controllare e dosare. Ogni tentativo in questo senso indica l'esistenza di un tale potenziale esplosivo nelle contraddizioni politiche, economiche e sociali che il regime bruscamente è costretto a fare marcia indietro. Così prevalgono di nuovo gli uomini "duri", così la repressione (mai allentata realmente, beninteso) riprende con ferocia e, per qualche tempo, sono accantonati i tentativi di organizzare un "gentlemen's agreement" tra gli esponenti moderati del regime e gli esponenti moderati dell'opposizione (PCE in testa). Non che vengano scartati definitivamente, beninteso. Tant'è che il maglio della repressione è rivolto sempre selettivamente contro l'opposizione rivoluzionaria. Il garrote, infatti, i secoli di carcere, sono riservati agli anarchici, ai militanti dell'E.T.A., a quelli del F.R.A.P. ed ai rivoluzionari è direttamente rivolta la nuova legge.
Quanto all'opposizione moderata (così come, forse, contro la "fronda" più vivace all'interno del regime), il decreto-ley è rivolto solo indirettamente, in funzione intimidatoria. Una doccia fredda per calmare l'impazienza. Non inganni l'inclusione nel decreto-ley dei "comunisti". Nell'applicazione pratica si intenderanno prevedibilmente per "comunisti" i gruppi rivoluzionari, non il P.C.E., il quale opera in Spagna attraverso le Comisiones Obreras e le Juntas Democraticas, cioè come associazioni illegali, ma semi-tollerate. Quanto meno, nel corso degli ultimi anni ha "beneficiato" di questa "interpretazione" giuridico-politica della sua attività, né sembra probabile che il regime franchista voglia giocarsi, con lo smantellamento del P.C.E. (uno degli attuali pilastri dell'opposizione moderata), la più plausibile possibilità di cogestire in qualche misura l'inevitabile, cioè il mutamento.

Comitato Spagna libertaria

Ma la lotta non si ferma

Juan Paredes Manot, Josè Luis Sanchez Bravo, Ramon Garcia Sanz, Alonso Faena, Angel Otaegui: questi i nomi dei cinque militanti antifranchisti (i primi tre del F.R.A.P., gli altri due dell'E.T.A.) assassinati in Spagna all'alba del 27 settembre. Queste barbare esecuzioni si commentano da sé, così come tutti i crimini dello Stato. Con l'aggravante - se di aggravanti si può parlare nel caso di un simile tragico crimine - della lunga e ponderata "premeditazione", che si è anche espressa nel rifiuto da parte del tiranno spagnolo di tener conto delle numerose sollecitazioni alla "clemenza" provenienti da alto loco. Per non parlare, poi delle innumerevoli manifestazioni di protesta che in tutto il mondo si sono succedute con grande concorso di popolo.
Altri militanti rischiano ora la pena di morte. Il vil garrote, inutilizzato da un anno e mezzo (quando servì per assassinare il libertario catalano Puig Antich), è sempre pronto per gli oppositori più decisi. In ogni caso, comunque, "bastano" i soliti plotoni d'esecuzione. E intanto, migliaia di anni di galera sono stati affibbiati negli ultimi anni a decine di oppositori, per lo più rivoluzionari. La repressione si fa sempre più pesante, gli arresti e le perquisizioni si succedono. Il regime franchista, nella sua agonia, si dibatte disperatamente e con i colpi della sua coda micidiale falcia (e sempre più cerca di falciare) i suoi nemici più decisi.
Ma la lotta, nonostante tutto - anzi, forse prendendo rinnovato vigore dalla stessa brutale repressione statale - non può certo essere fermata. E non si fermerà.