Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 41
estate 1975


Rivista Anarchica Online

Come Cunhal meglio di Cunhal?
di E. Fanelli

La strategia del PC spagnolo

In ottobre si terranno in tutta la Spagna le elezioni sindacali di "secondo grado". Quelle di primo grado si sono svolte, com'è noto, in giugno ed hanno riguardato la nomina degli "enlaces de empresa"(delegati d'impresa). Ora questi delegati a loro volta "eleggeranno" una parte dei dirigenti provinciali (non quelli nazionali che sono nominati dal regime) ed i deputati "sindacali" alle Cortes (nel "Parlamento" spagnolo un terzo dei deputati è costituito da "rappresentanti" del sindacato). Il sindacato di cui parliamo è il sindacato fascista di stato, la C.N.S., che "rappresenta" sia i padroni, sia i lavoratori, sia i tecnici ed i dirigenti di un'unica struttura. Un'organizzazione di tipo corporativo, copiata dal modello fascista italiano. Un'organizzazione verticale, burocratica, che è un centro di potere rilevante ed uno dei pilastri del regime. Un'organizzazione che, naturalmente, non "rappresenta" affatto i lavoratori ed i loro interessi di classe. Rappresenta abbastanza bene gli interessi dei capitalisti, ma non più bene come in passato. Rappresenta benissimo gli interessi dei suoi funzionari e dirigenti. La C.N.S. è un centro di potere non solo politico ma anche economico: ha un patrimonio proprio, mobiliare ed immobiliare, di oltre 10 miliardi di pesetas e partecipazioni negli enti assistenziali e mutualistici dipendenti dal Ministero del Lavoro. Questi enti hanno, a loro volta, cointeressenze nelle principali imprese industriali spagnole: una stima del '62 (oggi certo abbondantemente superata) gli attribuiva investimenti per 120 miliardi di pesetas.
Questo schizzo sommario della C.N.S. può dare un'idea della sua natura interclassista inconciliabile non solo con una concezione rivoluzionaria del sindacalismo ma anche con una decentemente riformista.
Eppure, come è stato abbondantemente e spudoratamente strombazzato ai 4 venti, alle elezioni di giugno il Partito Comunista Spagnolo ha partecipato con una massiccia propaganda e con la presentazione quasi ovunque di suoi candidati. Tutto questo attraverso la cosiddetta "Coordinadora nacional" delle "Comisiones Obreras" che è controllata dal P.C.E. In sè, la partecipazione dei comunisti alla farsa elettoral-sindacale non è una novità. È in linea con tutta la politica di entrismo praticata sin dalla fine della guerra (con modestissimi risultati), all'insegna della reconciliacion nacional. È relativamente nuovo l'impegno sviluppato in quest'ultimo sforzo entrista e la pubblicità che vi hanno voluto dare a livello internazionale. È una novità, anche, la scelta partecipazionista di alcuni gruppi sedicenti rivoluzionari come la O.R.T. (Organización Revolucionaria de Trabajadores), Bandera Roja, ecc.
Lasciamo perdere questi ultimi (per la loro scarsissima rilevanza e per il loro sistematico complesso di mini-PC) e cerchiamo di capire il perché della partecipazione comunista. La motivazione ufficiale è che si vuole in questo modo utilizzare gli "spazi legali" che il regime consente. La motivazione non regge perché tali spazi non esistono. La lotta di classe non può trovare spazio in una organizzazione corporativa, interclassista e gerarchicamente dipendente dal regime. La lotta di classe in Spagna - lo dimostra la storia dei conflitti operai degli ultimi anni (nel solo '74, 2.196 scioperi, con 700.000 scioperanti e 14 milioni di ore di lavoro perse) - si sa aprire i suoi spazi al di fuori delle pastoie burocratiche. Non una delle lotte condotte in questi anni ha trovato il suo "spazio" nella C.N.S., ma nelle fabbriche, nelle miniere, nelle piazze (anche a Barcellona, per esempio, nel gennaio scorso, con migliaia di operai in piazza per solidarietà con lo sciopero SEAT)... Né d'altro canto può avere alcuno spazio legale uno sciopero in Spagna perché se anche "riconosciuto" recentemente dal governo fascista, il diritto di sciopero è condizionato da tanti e tali limiti da rendere farsesco il "riconoscimento".
Oltre a ciò, la legge sindacale stabilisce l'incompatibilità delle cariche sindacali con chi non accetti l'ordine sociale esistente ed i principi (fascisti, corporativi) della C.N.S. In realtà dunque non esiste alcuna possibilità di vero lavoro sindacale all'interno degli "spazi legali" ed il P.C.E. lo sa benissimo.
Se ciononostante ha impiegato tante energie per infiltrarsi nella C.N.S. è per altri motivi. È perché, come abbiamo visto, la C.N.S. è un centro di potere politico ed economico che i comunisti vorrebbero nel post-franchismo non distruggere ma ereditare. Vuole perciò infiltrarvi i suoi uomini di fiducia non perché "utilizzino gli spazi legali" a sostegno delle lotte dei lavoratori (se per ipotesi lo facessero, sarebbero automaticamente esclusi) ma perché vi rimangano buoni buoni fino a quando la situazione diventi favorevole alla loro sortita, fino a mutamenti sostanziali del regime che consentano loro di manifestarsi e prendere il controllo della C.N.S. con qualche "epurazione" dei massimi dirigenti.
È la stessa operazione che è riuscita (sinora, almeno) ai comunisti portoghesi, infiltratisi nelle corporazioni fasciste silenziosamente e impadronitisi per questa via, grazie anche all'aiuto del nuovo regime militare che ha impedito il pluralismo sindacale, di una sorta di egemonia sul movimento operaio organizzato. È evidente che se in Spagna si operasse un trapasso non traumatico al post-franchismo che conservasse la struttura sindacale unica (seppure depurandola della troppo stridente collaborazione corporativa con gli esponenti padronali) ed impedisse il risorgere legale dei sindacati storici della classe lavoratrice spagnola, la U.G.T. socialista e la C.N.T. libertaria, il P.C.E. avrebbe in mano una carta importante da giocare. Una carta che probabilmente saprebbe giocare con più abilità e moderazione dello stalinista Cunhal. Una carta importante per la partita del potere che l'opposizione moderata conta di giocare presto. Una carta che, assieme a quella alleanza badogliesca tra monarchici e comunisti e democristiani che si chiama Juntas Democraticas dovrebbe garantire al PCE un ruolo di tutto riguardo.

E. Fanelli