Rivista Anarchica Online
Una nuova alleanza
Multinazionali
Un nuovo potente nemico dei lavoratori si sta affermando in tutto il
mondo: l'alleanza tra le imprese
multinazionali e le grandi banche. I due partners, nemici istituzionali degli interessi degli
sfruttati, hanno
ravvisato la possibilità di ingigantire il loro, già enorme, potere unendosi in sofisticate
combinazioni d'affari.
Questo pernicioso incontro è stato favorito dalla recente e perdurante crisi energetica e
dall'aumento costante del
costo delle materie prime. Infatti per contenere questa situazione sfavorevole le multinazionali hanno
esteso la
loro influenza in aree del terzo mondo fino a poco tempo fa quasi ignorate, ma probabili custodi di
giacimenti
petroliferi finora non sfruttati. Altro elemento sfavorevole (per le multinazionali, beninteso) è
stato l'aumento del costo del lavoro nei paesi
industrializzati, accompagnato da una persistente conflittualità. Questi elementi negativi per i loro
profitti hanno
spinto le multinazionali ad intraprendere una nuova fase dello sfruttamento neocoloniale: il terzo mondo
non è
più visto solo come zona per il reperimento di materie prime e di trasformazioni primarie di
queste, ma anche e
sempre più come zona di investimento dove impiantare grandi complessi industriali. I vantaggi
sono notevoli;
accenniamone alcuni: in primo luogo la manodopera locale è decisamente meno costosa di quella
europea e nord-americana e soprattutto è nella quasi totalità non-organizzata
sindacalmente. Inoltre oggi riesce molto più agevole
impiantare nel Terzo Mondo imprese inquinanti e ad alto consumo di energia che non nei paesi
industrializzati. La tendenza attuale delle multinazionali per sviluppare questi investimenti è
di rifornirsi di capitali presi a prestito
direttamente nei paesi dove operano. È in questa fase che intervengono le grandi banche (Chase
Manhattan Bank,
First National City Bank, Bank of America, ecc.) che negli ultimi anni hanno potenziato enormemente
la loro rete
di filiali operanti nel Terzo Mondo. Cosa avviene in pratica? Le grandi banche reperiscono il "capitale
indigeno"
disponibile e con quello finanziano "sul posto" i programmi di investimento delle multinazionali.
Questo modo di operare è gravido di conseguenze soprattutto per le imprese locali. Infatti
la vicinanza delle
multinazionali crea problemi, a volte insormontabili, per gli "sfruttatori indigeni": le prime fanno loro una
concorrenza non solo sul mercato della manodopera e delle materie prime, ma anche su quello dei
capitali e le
imprese locali si vedono prosciugate le fonti di approvvigionamento del credito. In America Latina,
Indonesia,
Africa la cronaca di questi ultimi anni ha registrato la chiusura di numerose imprese nazionali schiacciate
dal peso
delle multinazionali. Le grandi banche, comunque, non si limitano a "finanziare passivamente" le
multinazionali,
ma i loro interventi sono molto spesso condizionati, e riescono ad "orientare" la politica di investimento
delle
imprese. In molti casi infatti le multinazionali hanno dovuto concordare con le grandi banche la loro
politica di
espansione. Questa nuova, potente alleanza, è in grado di condizionare e, forse, dirigere lo
sviluppo economico mondiale e
di perfezionare e razionalizzare la divisione internazionale del lavoro. Una alleanza tra cannibale che
vede, per
il momento, le banche assumere una posizione di preminenza.
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