Rivista Anarchica Online
XI congresso del P.C.C.: ordine e produttività
a cura della Redazione
L'XI congresso del Partito Comunista cinese ha definitivamente sancito la vittoria della linea tecnocratica
su quella prevalentemente politica voluta da Mao Tse-tung e sostenuta senza fortuna dalla cosiddetta
"banda di Shanghai".
La completa riabilitazione di Teng Hsiao-ping, anzi la sua acclamazione a vicepresidente insieme a Yeh
Chien-yng e Li Hsien-mien sta a confermare la svolta dell'economia cinese. Teng Hsiao-ping è stato per
lunghi anni l'oppositore di rilievo di Mao. La sua visione efficientistica e i suoi tentativi (in alcuni casi
riusciti) di indirizzare l'economia cinese su binari determinati dalla produttività e dall'economicità di
gestione si sono scontrati contro la linea capeggiata da Mao che, proprio per riuscire ad avere ragione
della tecnocrazia cinese, innescò quel grande sommovimento noto come "rivoluzione culturale".
Hua Kuo-feng, adesso, ha proclamato la fine della rivoluzione culturale e ha preannunciato il ritorno ad
una situazione di ordine e di produttività dopo undici anni di "fermenti" e di scontri politici per poter
"fare della Cina una grande, potente e moderna nazione socialista entro la fine del secolo".
Con un programma efficientista e pragmatico torna alla ribalta la tecnocrazia aziendale messa in disparte
in questi ultimi anni dall'egemonia della "banda di Shanghai", espressione della burocrazia politica. Teng
Hsiao-ping è l'identificazione, nel vertice politico, di questa riaffermazione, tanto che non è azzardato
indicare proprio in Teng l'uomo oggi più potente in Cina.
Il grande escluso da questi giochi di potere è il popolo che oggi inneggia ai nuovi capi con la stessa
docilità con cui ieri esaltava i "rinnegati traditori della rivoluzione".
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