Rivista Anarchica Online
Repressione consenso e prospettive di lotta
a cura della Redazione
È difficile rendere pienamente l'idea di che cosa sia e come funzioni oggi la repressione
in Germania. Bisogna infatti analizzare non solo il ruolo dello Stato, ma il
funzionamento dell'intera società tedesca contemporanea. E non è poco. All'inizio del
nostro colloquio Ingrid, una giovane compagna anarchica di Berlino appena giunta a
Milano per ragioni di lavoro, mi sembra particolarmente scettica sulla possibilità di "essere
utile". L'articolo "Achtung, mass-media!" che avete pubblicato sul numero di febbraio è
molto giusto, mi trova completamente d'accordo.
Insisto. Ciò che mi interessa mettere a fuoco in questo nostro colloquio non è in generale
(e forse in astratto) la realtà socio-politica della Germania Occidentale oggi, ma molto più
modestamente (anche più concretamente) quali sono i problemi pratici, le difficoltà, le
insicurezze che incontra un militante anarchico a Berlino (come a Monaco, a Francoforte,
ecc.) oggi.
Negli ultimi anni tutta la stampa è andata paurosamente a destra - afferma Ingrid - Non
solo la stampa conservatrice si è spostata su posizioni sempre più reazionarie, ma anche
la stampa fino a qualche tempo fa di sinistra (seppur moderata e "occidentale") ha
subito un'involuzione mica male. L'esempio di Der Spigel è significativo in proposito:
questo settimanale, tradizionalmente odiato e disprezzato dalle destre, si è pienamente
allineato con lo Stato in occasione di tutti i recenti avvenimenti, arrivando al punto di
pubblicare un forte articolo/denuncia contro tutte le librerie di sinistra. Se poi consideri
che la grande maggioranza dei tedeschi si abbevera alle fonti di giornalacci tipo Bild
Zeitung, avrai un'idea precisa di come si forma in Germania l'opinione pubblica.
Chiedo a Ingrid di tracciarmi una geografia seppur sommaria della sinistra tedesca. Ne
esce un quadro estremamente frammentato, ricco di partiti e partitini (il primato spetta
come al solito ai marxisti-leninisti), alla cui sinistra si ritrovano gli anarchici, i consiliari, i
marxisti libertari ed altre tendenze spesso composite e mischiate tra di loro.
A Berlino uno dei punti principali di riferimento di quest'area antiautoritaria è il Berliner
Undogmatischer Gruppe ("gruppo non-dogmatico di Berlino"), che produce il periodico
INFO-BUG. Nell'ex capitale tedesca, come nei principali centri della repubblica federale,
l'aggregazione dei compagni avviene principalmente intorno alle librerie di sinistra e nel
corso delle numerose occupazioni di case e di centri sociali.
Continuamente ci si ritrova faccia a faccia con l'apparato repressivo. Le "visite" della
polizia sono frequenti: entrano nelle sedi, buttano all'aria tutto, aprono e rendono
inservibili i materassi su cui dormono i compagni (con il pretesto di cercarvi dentro
chissà che cosa), sequestrano regolarmente i giradischi, i registratori, ecc. e soprattutto
portano in questura tutti i presenti. Se va bene, una volta identificati, si è rilasciati. Se no
son botte e violenze di vario tipo, e magari anche un fermo prolungato.
Per comprendere appieno questa situazione, è necessario tenere presente il Berufsverbot,
cioè quella legge che vieta l'assunzione (o la continuazione del rapporto di lavoro) in
tutti gli incarichi statali a tutti coloro che sono considerati in qualche modo pericolosi
per la sicurezza dello Stato. Un concetto, questo, che viene allargato facilmente a tutti
coloro che sono conosciuti come attivi militanti di sinistra: e per essere definiti tali un
fermo (con conseguente identificazione) è più che sufficiente. Morale: basta che tu sia
fermato in un centro sociale occupato per avere buone possibilità di perdere (o di non
trovare in futuro) un impiego statale. Ingrid sottolinea a questo punto lo stretto
collegamento esistente tra apparato statale e grande industria, con il conseguente stretto
cambio di informazioni: per cui senza difficoltà il Berufsverbot si estende dal settore
pubblico a quello privato.
Mi ricordo un episodio, piccolo ma significativo. Quando la polizia invase la sede di
INFO-BUG, attuando molti fermi e qualche arresto, io mi trovavo con tanti altri
compagni/i in un centro sociale occupato. Ci informarono dell'intervento poliziesco
subito al giornale e subito ci riunimmo in assemblea per decidere il da farsi. C'era chi
proponeva di andare tutti in massa alla sede di INFO-BUG per testimoniare la nostra
presenza e per non lasciare soli i compagni nel probabile caso di una nuova visita della
polizia a tempi ravvicinati. Molti compagni si opposero, sostenendo che rischiare così di
essere fermati, schedati e privati (in molti casi) del posto di lavoro era fuori luogo: il
dibattito in proposito fu molto acceso, alla fine una parte ci andò, un'altra no.
In questo contesto già al simpatizzante, che frequenti anche solo saltuariamente una sede
di sinistra, è necessaria una buona dose di convinzione, se non proprio di "coraggio": dal
momento in cui mette piede in una libreria frequentata da gente di sinistra, sa di "rischiare"
qualcosa, certo di più che qui da noi (per quanto?).
E in campo sindacale? Peggio che andar di notte: pensa che da vari anni ormai
applicano una prassi parallela al Berufsverbot, per cui i militanti ed i simpatizzanti della
sinistra rivoluzionaria vengono espulsi sulla base di una precisa norma
controrivoluzionaria. I compagni sono messi di fatto nell'impossibilità di agire, se non
addirittura di lavorare. Ed il sindacalismo rivoluzionario contrapposto a quello
"ufficiale" socialdemocratico, non ha avuto modo finora di prendere piede. Ci sono sì
dei sindacati locali "autonomi", ma la loro importanza è stata finora molto ridotta. Più
in generale, c'è da sottolineare che proprio nelle ultime settimane c'è stata una ripresa
della lotta di classe "dura" che interessa per ora le categorie dei tipografi e dei portuali.
Anche in campo studentesco - sottolinea Ingrid - c'è una certa vivacità, così come tra gli
insegnanti. Mi sembra che ci sia almeno qualche sintomo che induca a non essere
pessimisti.
E la R.A.F.? Il suo ruolo? Gli effetti della sua strategia? Ingrid è molto critica con la
Baader e compagni, non solo per la loro ideologia marxista. Il loro porsi come
avanguardia, tanto settaria quanto sprezzante verso chi nella sinistra rivoluzionaria
dissente dalla loro strategia della lotta armata, li ha sempre più estraniati dalla realtà del
movimento di lotta. Francamente non posso dimenticarmi i violenti comunicati che la
Frazione Armata Rossa ha emesso, con durissime critiche (ed insulti) a tutti quelli che si
dissociavano dalle loro posizioni, pur difendendoli contro la bestiale campagna di
linciaggio promossa dal regime e dai mass-media. A volte tanti compagni/e, me
compresa, erano presi da una profonda disillusione e frustrazione, nel leggere la durezza
di quelle critiche. Baader e compagni - conclude Ingrid - si sono sempre considerati
quelli perfetti, quelli-che-hanno-l'analisi-giusta, quelli che distruggeranno con il loro
metodo (e solo con quello) il sistema. E invece, alla fine, la loro metodologia si è
confermata suicida per loro e tutto sommato funzionale al sistema. Si sono voluti
ghettizzare, isolare da tutto il resto del movimento rivoluzionario. I risultati sono davanti
agli occhi di tutti.
La situazione non invita certo all'ottimismo. In Germania come in Italia. Che cosa ne
pensi? La recente ripresa della lotta di classe in alcuni settori produttivi, l'intensificarsi
del dissenso nel mondo scolastico contro la paurosa involuzione autoritaria, la vivacità
di alcune campagne di massa (come quella anti-nucleare) sono i primi sintomi - dopo
lunghi mesi (qualche anno) di forzata stasi - di una certa ripresa della combattività. Può
sembrare poco, ma nell'attuale realtà tedesca ha già la sua importanza.
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