Rivista Anarchica Online
Io non sciopero...
a cura della Redazione
Il Centro d'Incontro del quartiere Lingotto è una delle strutture create
dall'amministrazione comunale a Torino per occuparsi della "questione giovanile".
Come in tutto il resto d'Italia, quando il 16 marzo scorso giunse la notizia del rapimento
di Moro e dell'uccisione dei cinque della sua scorta, i dirigenti sindacali proclamano ed
impongono lo sciopero generale ed anche il Centro d'Incontro viene chiuso.<>All'indomani i frequentatori del Centro trovano un documento affisso e sottoscritto da
Maurizio Tonetto, obiettore in servizio civile, destinato dall'amministrazione comunale a
svolgere il suo servizio civile quale operatore presso quel Centro. Tonetto critica
duramente la decisione sindacale di chiudere il Centro e se ne dissocia completamente. La risposta delle autorità non si fa attendere: il 7 aprile Tonetto riceve una lettera
dell'assessore (comunista) Alfieri, che gli comunica il suo licenziamento. Decisione
irrevocabile, contro la quale nulla può nemmeno la dichiarazione di solidarietà con
Tonetto sottoscritta dal comitato di gestione nel corso di un'assemblea aperta a tutti i
frequentatori del Centro. La vicenda ci pare emblematica della condizione nella quale si trova ad operare un
obiettore che cerchi di utilizzare il lungo periodo del servizio civile per "fare qualcosa"
diverso da quello che lo Stato vorrebbe imporgli. Pubblichiamo sia il documento del
compagno Tonetto sia la lettera dell'assessore Alfieri.
Mi dissocio con fermezza dall'iniziativa che ha avuto come conseguenza la chiusura del
centro d'incontro nel pomeriggio di ieri. La decisione dei bonzi sindacali di comandare lo
sciopero "per protesta contro la strategia della tensione", ordine impartito dall'alto e calato
sulla testa dei lavoratori di tutto il Paese come autentica IMPOSIZIONE di chiaro stampo
autoritario, aveva lo scopo di giustificare e legittimare l'immancabile affermazione
"unitaria" (naturalmente) del giorno successivo che avrebbe dichiarato essere "volontà di
TUTTI i lavoratori il rifiuto della provocazione fascista contro le istituzioni democratiche
nate dalla Resistenza bla, bla, bla...". Chi, infatti, non d'accordo con le motivazioni dello
sciopero pensato, deciso, ordinato ai lavoratori dalle gerarchie dei sindacati di regime ha
cercato di rimanere sul posto di lavoro è stato con la violenza buttato fuori o gli si è
impedito, sempre con spinte e percosse (anche dure, come alla Fiat), di entrare. Il mio
essere antimilitarista ha un senso se, e solo se, la mia lotta si estende a tutte le strutture
autoritarie e gerarchiche, contro tutti gli ordini imposti da strette minoranze elitarie (che si
arrogano il diritto di parlare "in nome del popolo") alla gran massa di persone; lotta
dunque alle gerarchie dell'esercito, ma anche a quelle padronali, dei sindacati di stato, dei
partiti, della chiesa. Lotta alla propaganda martellante dei mezzi sofisticati di
comunicazione che il potere ha inventato ed usa ogni giorno di più in modo scientifico,
realizzando così una manipolazione senza precedenti dei cervelli e una dittatura delle
coscienze dei cittadini. Le adunate oceaniche di piazza come quella di ieri in S.Carlo
vengono preparate accuratamente attraverso l'uso incredibile di termini come "folle,
criminale, strage, sterminio, omicidio, violenza...", sprecati senza nessun pudore. I partiti
che stanno al potere, quelli che da cento anni ci prendono tutti per il fondello promettendo
giustizia sociale, uguaglianza di reddito, sviluppo nel mezzogiorno, diritti civili, ecc.
devono nascondere la VERITÀ: che cioè la criminalità e la violenza SONO SEMPRE
VENUTE DALLO STATO PERCHÉ È LO STATO MASSIMA ESPRESSIONE
DELLA VIOLENZA DELLE CLASSI DOMINANTI, della loro barbarie e volontà
omicida. Vogliono farci passare tutti per criminali, in modo che ci si dimentichi delle
decine di uomini, lavoratori e compagni, caduti sotto il piombo delle armi di regime, delle
migliaia di vittime uccise nella guerra che ogni giorno, da sempre, si combatte dentro le
fabbriche tra PROFITTO e SFRUTTAMENTO PADRONALI da una parte e GIUSTE
ASPIRAZIONI D'UMANA ESISTENZA per i lavoratori dall'altra. Il mio totale appoggio
va invece alle lotte autonome dei lavoratori per creare una società diversa dove l'odio
fomentato dal potere e dai suoi scagnozzi non abbia più ragione di essere, dove tutti gli
individui abbiano l'opportunità di vivere in migliori condizioni, tutti cioè, giovani e anziani,
donne e uomini. Ma questo avverrà solo quando avremo abolito lo Stato, i partiti che ci
governano, le gerarchie dell'esercito, quelle padronali assassine e tutte le bande
organizzate dello Stato.
IL CENTRO SAREBBE DOVUTO RIMANERE APERTO PERCHÉ ESSO VUOLE
OFFRIRE UNA POSSIBILITÀ D'INCONTRO PER GIOVANI ED ANZIANI DEL
QUARTIERE; invece il rapimento di uno dei tanti capi che dalle loro poltrone in
parlamento ci impongono una sempre più difficile esistenza quotidiana è stato ritenuto
motivo sufficiente per non fare entrare nessuno.
l'obiettore antiautoritario del c.d'i. (Maurizio Tonetto)
... e io ti licenzio
Città di Torino Assessorato per lo sport, la gioventù ed il tempo libero; l'Assessore Torino, 7/4/78 Al sig. Maurizio Tonetto obiettore di Coscienza in Servizio Civile presso il Comune di Torino
La dichiarazione che Lei ha redatto e resa nota all'Assessorato e, mediante pubblicazione,
ai frequentatori del Centro di Incontro del Quartiere Lingotto il 16 u.s. a seguito della
chiusura del Centro stesso in relazione allo sciopero indetto dalle Confederazioni Sindacali
per i tragici fatti di quel giorno, mi induce ad alcune considerazioni ed a trarre determinate
conseguenze.
All'origine vi è un equivoco di fondo:
da parte Sua non è stato compreso l'esatto ruolo che Le compete come obiettore di
coscienza che liberamente ha accettato di svolgere il Servizio Civile presso il Comune di
Torino dopo che ampiamente Le era stato illustrato il progetto cui era chiamato a
collaborare.
Lei con la pubblicazione del Suo documento si è servito del Centro come tribuna per la
propaganda delle Sue idee politiche quando ripetutamente era stato ribadito che gli
operatori dovevano adoperarsi affinché nei centri di incontro non venissero affissi
comunicati incompatibili con le finalità della istituzione comunale.
Come conciliare il Suo dovere di agire in modo da favorire il verificarsi delle condizioni
ottimali per il più libero ed ampio accesso dei cittadini nei locali del centro con la
strumentalizzazione del Centro stesso ai fini della diffusione dei suoi personali giudizi sullo
Stato sorto dalla Resistenza e dalla lotta di liberazione definito come "massima espressione
della violenza delle classi dominanti della loro barbarie e volontà omicida"?
Per queste ragioni che denotano in modo evidente una insanabile incompatibilità tra
l'attività che Lei autonomamente intende svolgere nel posto di lavoro cui è stato assegnato
ed il tipo di collaborazione che la Civica Amministrazione Le chiede, La invito a
considerare l'opportunità di completare il Suo periodo di Servizio Civile presso altro Ente.
Sono giunto a questa determinazione con rammarico perché il Suo comportamento è stato
finora disciplinarmente corretto, ma spero si renda conto che il Servizio Civile come inteso
presso il Comune di Torino, richiede da parte degli obiettori di coscienza una disponibilità
diversa da quella che Lei, per le Sue convinzioni ideologiche, è in grado di garantire.
Nel caso non intendesse accogliere questa proposta sarà necessario risolvere detta
incompatibilità seguendo la procedura prevista dal regolamento.
Con i migliori saluti.
L'ASSESSORE (Prof. Fiorenzo Alfieri)
|