Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 7
ottobre 1971


Rivista Anarchica Online

Mao e Nixon
di Emilio Cipriano

Perché Nixon va in Cina? Perché il rappresentante della conservazione e dello status quo si incontra con i dirigenti della cosiddetta "rivoluzione permanente"?
Al di là delle ragioni di parte vediamo di analizzare quali sono le motivazioni che spingono a questo incontro. La nostra sarà una enumerazione di situazioni oggettive sulle quali ci ripromettiamo di tornare per una più meditata analisi.

La bilancia commerciale U.S.A. in passivo
Non è più un mistero per nessuno come i prodotti americani abbiano perso molto terreno sui mercati internazionali. Sia per il sorgere di potenze produttive nuove (M.E.C., Giappone) sia per la crisi insita nel sistema americano.
Ci troviamo di fronte ad una situazione decisamente anomala rispetto agli schemi degli economisti sia classici che marxisti. La potenza produttiva capitalistica americana si trova di fronte non ad una tipica congiuntura sfavorevole, bensì ad una crisi di sottoproduzione rispetto al mercato conquistato.
Comprensibili quindi le misure protezionistiche adottate: frenare l'afflusso dei prodotti esteri, dare vigore (apparente) alle industrie nazionali che potranno ritornare competitive soprattutto su mercati più favorevoli che non quelli attuali.

La Cina grande mercato per gli U.S.A.
Le carenze riscontrate dai prodotti U.S.A. sui mercati internazionali necessitano di un nuovo sbocco di grande assimilabilità; è per questo che in logica conseguenza con le misure sopra accennate Nixon ricerchi un futuro acquirente per i prodotti non più vendibili ad esempio in Europa.
D'altro canto la Cina necessita di moltissimi prodotti sia per uso industriale che per il consumo.

La fastidiosa potenza del Giappone
L'espansione economico-produttiva del Giappone sta notevolmente impensierendo sia gli U.S.A. che la Cina.
Per gli U.S.A. rappresentano un nemico sui mercati dell'Estremo Oriente, per la Cina una potenza in grado di mettere in forse la supremazia cinese in quel settore del globo.

Le basi dell'incontro
Altro dato estremamente importante sul quale vogliamo fermare la nostra bozza di analisi è il saggio di scambio dei prodotti U.S.A.-Cina. Dato il differente grado di tecnologia raggiunto nei due paesi, in contropartita dei prodotti finiti americani ad alto valore specifico Mao non potrà offrire null'altro che prodotti naturali o poco lavorati a basso valore specifico.
Offrirà cioè innumerevoli ore di lavoro di contadini ed operai cinesi per avere i prodotti risultanti dagli investimenti capitalistici americani. In definitiva agevolerà lo sfruttamento degli operai e dei contadini cinesi da parte del capitale americano. Par già di udire le urla isteriche dei maoistelli nostrani, ma nulla è meno soggettivo dell'economia e della legge di scambio.
Se ti cedo un manufatto per il quale ho investito un capitale di L. 100 unitamente a 4 ore di lavoro in cambio di un prodotto agricolo per il quale, tralasciando il tuo capitale investito (sementi, concimi, ecc.), hai impiegato 30 ore di lavoro è evidente che il mio capitale sfrutta, pur nell'ambito del libero scambio commerciale, il tuo lavoro. Così accadrà per la Cina.

Salvare il dollaro
Nixon oltretutto con questa manovra tenta un'operazione a livello finanziario non indifferente. Il dollaro sta rapidamente decadendo come moneta internazionale di pagamento, ma se si aprono relazioni commerciali con la Cina (dato che i regolamenti delle partite dovranno essere fatti in dollari, non essendo la moneta cinese valutata sul mercato internazionale) risulta evidente che si impone agli stessi paesi un ulteriore dilemma circa l'abbandono o meno del dollaro come moneta di pagamento.

Il Vietnam
La "sporca guerra" non costa cara solo agli americani, ma sta divenendo troppo costosa anche per l'economia cinese.
Inoltre in cambio dell'enorme favore fatto a Nixon nel "gelare" la situazione vietnamita (ora che gli americani non sanno più che pesci prendere) Mao potrebbe richiedere condizioni più favorevoli in altri settori.

I paesi del terzo mondo e il nuovo "status quo"
La Cina con una accorta e lungimirante politica è riuscita ad includere nella sua area egemonica numerosi paesi asiatici ed africani. Questa situazione di fatto attende ora la sua sanzione "giuridica". Una nuova Yalta passerà una altra volta sopra la testa dei popoli del mondo intero.
Si perverrà quindi ad includere tra i gendarmi a livello mondiale anche la Cina, con grande imbarazzo di coloro che ritenevano questo paese la guida della rivoluzione mondiale. La Cina del resto ha già dato dei buoni saggi della sua disponibilità alla funzione di garante dell'ordine costituito appoggiando la repressione controrivoluzionaria nel Pakistan, a Ceylon e nel Sudan.

La stampa marxista-leninista italiana
La notizia del prossimo incontro ha suscitato notevole scalpore e le forze politiche più direttamente interessate (cioè marxiste-leniniste) hanno assunto varie posizioni: dalla difesa ad ogni costo al cauto distinguo.
Dalle tesi sonoramente imbecilli (e neppure meritevoli di commento) di "Servire il Popolo" organo dell'Unione dei Comunisti Italiani (m.l.) e di "Nuova Unità" del PCI che a tutte lettere esaltano la vittoria di Mao su un Nixon in ginocchio, passiamo di sfumatura in sfumatura a posizioni più "intelligenti" più "autonome". In questo ambito "Il Manifesto" pur lodando la Cina quale "solo paese rivoluzionario su scala mondiale" ammette che certe scelte politiche, soprattutto in questi ultimi tempi - Ceylon, Pakistan, Sudan - unitamente all'avvicinamento a Nixon sono "purtroppo situazioni difficili a comprendersi in una strategia rivoluzionaria".
Anche "Lotta Continua" formula numerose critiche alla politica internazionale e con un'abile operazione riesce a recuperare l'ideologia di un partito che oggi pone le sue premesse di potenza imperialista. La manovra - lo ripetiamo - è abile, soprattutto per come è presentata. Solo oggi i lottatori continui fingono di accorgersi che qualcosa in Cina non va come la loro propaganda vorrebbe. Ha un solo e sostanziale difetto: è la trita storia di tutte le chiesuole marxiste leniniste che rifiutano la storia quando questa non rientra nei loro schemi. Anni fa è stata la volta dell'U.R.S.S., oggi cautamente si comincia con la Cina e tra qualche anno i dirigenti cinesi saranno dei "biechi revisionisti". L'importante è salvare l'ideologia, ed ogni partito o movimento assicurerà di essere l'interprete più autentico del dogma rivoluzionario; sempre ignorando volutamente che se nonostante le "corrette premesse" si perviene immancabilmente al tanto odiato "revisionismo" vuol dire che qualcosa nell'ideologia marxista non funziona e la sua scientificità è soltanto pretesa ma non reale.

Significato e portata di questo incontro
Dopo l'elencazione schematica di alcuni dati del problema, vediamo di impostare una prima sintesi (sulla quale - ripetiamo - ritorneremo in maniera più completa) del fenomeno in esame.
Le ragioni principali crediamo vadano ricercate nell'interesse economico che spinge queste due potenze a commerciare.
Le merci, si sa, non necessitano di ideologie per circolare, vanno dove sono richieste, ai filosofi ed ai teorici di partito spetterà poi il compito di spiegare e giustificare. Intravediamo i notevoli vantaggi che l'economia americana (in crisi) dovrebbe trarre da questo incontro (pareggio della bilancia commerciale, salvataggio del dollaro, ecc.) e constatiamo lo stato di necessità della Cina (bisogno di prodotti finiti, riconoscimento politico, status quo nel terzo mondo, ecc.); ma il fenomeno in tutta la sua interezza e in tutte le sue implicazioni avrà una portata più ampia della quale è prematuro dare definizioni con le poche notizie in nostro possesso.
D'altronde le voci dei dissidi all'interno del vertice cinese non ci lasciano perplessi: la dialettica a livello di classe dirigente esiste dappertutto, ed anche in Cina ritroviamo "Falchi" e "Colombe". Il grande escluso dalle decisioni sarà come sempre il popolo anche se Ciu En-lai per giustificare questa politica non ha esitato ad affermare, con la disinvoltura che lo contraddistingue: "Nel mondo oggi esistono ancora gli Stati e senza una normalizzazione dei loro rapporti sarebbe impossibile dare libero corso allo sviluppo dei contatti tra i popoli".

Emilio Cipriano