Rivista Anarchica Online
Consiglio di fabbrica o commissione interna
allargata?
Milano alla S.A.M.P.A.S.
Venerdì 22 ottobre il sindacalista della Fiom-Cgil Grassi, della
filiale di Corso Lodi, è tornato alla carica
alla Sampas, diffamando il reale senso dei Consigli di Fabbrica, distorcendone tutta la realtà
storica e
politica, falsandone il reale significato di "democrazia di base", proponendo, in realtà una
rielezione della
vecchia Commissione Interna allargata a più reparti. Il "compagno" Grassi ha una buona
dialettica e
quindi sa destreggiarsi molto bene (1). Attaccando una proposta degli impiegati che volevano formare
una Commissione autonoma dal sindacato (e anche dagli operai), Grassi si è scagliato contro
l'autonomia
proletaria, contro l'anarchia che è menefreghismo (2), affermando (e sputtanando tutta la sua
bella
retorica sulla pseudo "democrazia di base") che il CdF è l'espressione del nuovo sindacato e della
nuova
linea sindacale, guai a chi non si iscrive!, i sindacati sono soltanto tre, ce ne è anche un quarto
ma gli fa
schifo a pronunciarlo, non si tollereranno "sindacati di comodo" od organismi che non siano sotto il
controllo del totem di Corso di Porta Vittoria. Ad un compagno che gli precisava che esisteva anche
un quinto sindacato, l'U.S.I., riconosciuto persino
legalmente e che i lavoratori del marmo di Carrara in proposito ne sanno qualcosa per avere conquistato
nel 1911 le sei ore lavorative, Grassi (udite! udite! infedeli!) rispondeva che non ne era a conoscenza,
era
la prima volta che lo sentiva nominare (3). Ormai CdF e Sindacato sono tutt'uno, si confondono
insieme, si sa benissimo che questi CdF saranno
svuotati di ogni senso libertario, cioè della vera democrazia diretta operaia, si sa benissimo che
i CdF
ricopriranno la carica dell'ormai inutile e morta C.I. ("sbaglio del sindacato" a detta di Grassi),
mascherandolo di una falsa ventata di gestione del potere operaio (che i sindacati identificano nella loro
organizzazione forte dal pugno di ferro) nella fabbrica. Il CdF avrebbe un senso soltanto secondo
le parole di un compagno intervenuto all'assemblea e che
Grassi ambiguamente ha approvato con riserve: "Il CdF dovrebbe essere qualche cosa di nuovo, che
rivoluzioni i rapporti tra chi dà la delega e i delegati
revocabili in qualsiasi momento ed a rotazione in ultima analisi a decidere debbono essere coloro che
danno la delega. Il CdF deve sostituire l'ormai inutile e tramontata funzione della C.I., che viene
così
automaticamente eliminata e non lasciata in sospeso ed è ovvio che cambia anche il rapporto tra
delegati
degli operai e i loro diretti avversari e sfruttatori. Se fino a ieri la C.I. ha avuto il compito burocratico di
elemosinare presso il padronato e di creare la falsa coscienza nell'operaio del salariato; oggi il CdF deve
sostituire e cercare di creare nell'operaio la coscienza del produttore, cioè di chi porta avanti la
barca
economica e sociale, e nello stesso tempo creare il nuovo dialogo col padronato: la lotta! Non lotta tanto
per lottare, perché non si ha un cazzo da fare, non il casino per il casino come qualcuno in
evidente
malafede interpreta, ma lotta organizzata di tutti i produttori contro i responsabili della propria condizione
di miseria non solo economica ma soprattutto sociale. Lotta come unica forma di dialogo coi padroni!
Del resto che queste non sono menate mie o degli anarchici che diffamavi prima e di tutti coloro che le
cose che si spettano di diritto se le vogliono prendere con la lotta e non con l'elemosina-richiesta. Queste
menate sono il frutto dell'esperienza del Mov. dei Consigli di Torino, a cui parteciparono comunisti e
anarchici; questo Mov. dei Consigli che, ancora oggi a 51 anni di distanza, può ancora darci degli
insegnamenti. Il CdF deve essere solamente il portavoce degli operai, non deve avere poteri decisionali
né il monopolio dell'informazione (come sempre si è verificato con la C.I.), ma piuttosto
deve avere la
funzione di informare gli operai, deve essere il punto di coordinamento degli operai e delle loro lotte non
solo di fabbrica ma anche esterne". Ma purtroppo sappiamo che le cose non stanno così e
tanto meno lo diventeranno: il CdF è uno
strumento di recupero da parte della tecnoburocrazia (di cui i sindacati sono parte integrante) di tutte
quelle forme di autonomia operaia, tanto denigrata da Grassi e da imbecilli pari suo e falsamente
decantata confondendola volontariamente con l'organizzazione sindacale. I problemi che ci si presentano
sono due: 1) o entrare nel CdF e cercare di fare esplodere il vero senso Libertario di esso; 2) oppure
creare dei nuovi organismi al di fuori di ogni controllo burocratico, veramente autonomi. Ma questo
è un affare che va analizzato molto più profondamente sia dagli anarchici che dai
proletari,
per tirar fuori la nostra organizzazione autonoma.
Il solito compagno operaio della S.A.M.P.A.S.
1) Vedere "A" nr.7, pag.14: "SAMPAS: UN'OCCUPAZIONE MANCATA". Grassi è
riuscito a castrare
con cinque punti-elemosina uno sciopero spontaneo dei lavoratori contro l'organizzazione capitalistica
del lavoro; uno sciopero che senza il becchinaggiamento del sindacato si sarebbe tramutato in
un'occupazione di fabbrica, come risposta alla "crisi" padronale e le sue casse d'integrazione. Ad un mese
di distanza, finita la c. d'i., ciò che gli operai avevano previsto s'è realizzato: la
produzione è aumentata
di circa 15 tonnellate in più con meno ore lavorative. 2) Evidentemente Grassi deve aver
letto l'articolo di cui alla nota 1), visto che si scagliava duramente e
con ferocia che neanche Zicari del "Corriere della Serva" avrebbe saputo o potuto immaginare, contro
l'anarchia e gli anarchici presenti nei CdF. 3) Finita l'assemblea, Grassi, dopo essersi guardato bene
in giro che non ci fossero operai presenti, ha
affermato che lo conosceva e che non l'aveva nominato "sai, perché... eh eh".
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