Rivista Anarchica Online
LETTURE
di Maria Teresa Romiti
VIAGGIO ATTRAVERSO UTOPIA, di Maria Luisa Berneri, edizione a cura del Movimento
Anarchico Italiano, Pistoia 1981, pagg. 382, lire 10.000.
È appena uscita la traduzione del libro di Maria Luisa Berneri Viaggio attraverso
Utopia,
purtroppo molti anni dopo la pubblicazione dell'originale (Londra, 1950). È un vero peccato che
solo ora sia stato possibile tradurre questo libro, importante per molti aspetti. Le antologie
utopiche non sono certo molte, ma questa è praticamente l'unica di approccio libertario.
Paradossalmente, infatti, un tema così importante per gli anarchici viene trattato solo
raramente. Maria Luisa Berneri svolge un paziente lavoro di cernita e sistemazione storica delle
varie
utopie, meditandole attraverso lo spirito libertario. Ne risulta una guida all'utopia di facile
lettura, ma non per questo superficiale. Ci vengono proposte insieme alle più note, utopie meno
conosciute: da Rabelais, con la sua Abbazia di Teleme, al Diderot dell'Appendice al viaggio
di
Bouganville, dove attraverso la supposta descrizione di una terra selvaggia appena scoperta
viene descritta la gioiosa vita del "selvaggio", i suoi liberi costumi e la distruzione di questo
mondo di fronte all'impatto con i bianchi, con il potere che distrugge e corrompe. Quasi in
contrappunto alle utopie positive, sono raccolte, in fondo al libro, le anti-utopie, le
utopie in negativo. Dopo il sogno della società felice, statica e autoritaria o l'utopia, sempre in
minoranza, della società nella libertà, abbiamo gli incubi delle società autoritarie: i sogni
si
sono tramutati in mostri. Tra queste la più interessante e non molto conosciuta è Immagini
del
futuro socialista di Eugene Richter, che più che un'utopia sembra l'anticipazione della realtà
delle società comuniste. Di fronte alle immagini di lavoro coatto, di impossibilità di
spostamento, in mancanza di libertà e critica, non si può non pensare alle società comuniste
alla
loro realtà d'incubo. L'utopia totalitaria è forse diventata la nuova
realtà? L'accento che viene posto nel libro è la differenza tra utopie totalitarie e
utopie non-autoritarie.
Partendo dal concetto di utopia in positivo (punto d'arrivo e nello stesso di partenza
dell'immaginario sociale), Maria Luisa Berneri vede la discriminante in ciò che sta dietro
l'immaginazione. La distinzione è tra utopie autoritarie (quelle che ad idee anche rivoluzionarie
e aperte uniscono il mito dello stato, del potere centralizzato) e utopie antiautoritarie (quelle che
puntano allo sviluppo armonico di tutte le capacità dell'individuo). Per la Berneri la differenza è
tutta qui, la contraddizione nasce dal diverso modo di porsi. Lo stato forte autoritario pretende
una società uniforme, controllata, dove perfino i pensieri non sono più liberi anche se in nome di
una libertà superiore. La differenza che rileva acutamente Maria Luisa Berneri è una differenza
di mentalità, di segno. Quando il costruttore, il demiurgo si ritiene infallibile, quando è convinto
che i suoi gusti personali siano i soli ammissibili, i soli "secondo natura", il risultato non può
essere altro. Per quanto questi costumi siano liberi e aperti, la società che ne risulterà sarà
una
società uniforme, di uguali, dove non c'è spazio per il diverso: una società accentrata, con
ferree
leggi e una ancor più ferrea disciplina. È solo se si postula la possibilità del cambiamento,
l'incertezza, se si postula il diritto alla diversità, in definitiva il diritto alla libertà che l'utopia
è
il sogno, il progetto del domani di una società nella libertà. Nota Maria Luisa
Berneri parlando di William Morris: "Tutte le utopie sono, naturalmente,
espressione di preferenze personali, ma i loro autori di solito, ritengono di presumere che i loro
gusti personali dovrebbero essere tradotti in legge; se sono mattinieri, tutta la loro comunità
immaginaria dovrà svegliarsi alle quattro del mattino; se a loro non va che le donne si
trucchino, l'uso dei cosmetici deve essere considerato un crimine; se sono mariti gelosi,
l'infedeltà sarà punita con la morte. Morris confessa candidamente le sue simpatie e le sue
antipatie, ma nessuno è obbligato ad accettarle e non ci sono punizioni per coloro che hanno
gusti diversi. Comprendeva che il modo di vivere di una comunità non può essere organizzato
artificialmente, secondo la mentalità di un individuo, ma deve essere spontaneamente creato da
tutti i membri di quella comunità. Poteva sognare e lavorare per il suo ideale, ma non poteva
realizzarlo per gli altri". Ecco il segno discriminante per Maria Luisa Berneri, ciò che
dà il segno alle utopie, la
differenza che ella ricerca nella storia; segno anarchico che guida la sua ricerca. Qui è anche
l'importanza del libro.
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